PAOLA PENNACCHIA è nata l’8 novembre 1986 a San Severo, in provincia di Foggia. Nel 1990 si trasferisce a Bari. Dotata di voce di soprano, nel 2009 si laurea con il massimo dei voti in canto lirico presso il Conservatorio Niccolò Piccinni. Nel 2020 si laurea in Filosofia presso l’Università Aldo Moro di Bari. Ha collaborato come soprano con diverse orchestre, come l’Orchestra della Calabria, l’Orchestra dei fiati Davide Delle Cese e la Controrchestra Big Band, entrambe di Bitonto (BA). Ha frequentato i corsi di Dizione e di Recitazione organizzati dall’Istituto di Formazione Universicard di Bari con il riconoscimento della Regione Puglia e il patrocinio del Teatro Manzoni di Milano. Ha fatto parte dall’età di 15 anni di diverse compagnie teatrali come la Compagnia A più voci, la Compagnia Nikolaus, Compagnia del Fauno e la Compagnia Barisound. Ha partecipato al workshop Espressioni d’arte in biblioteca – La cultura tra musica, cinema e teatro, organizzato dalla Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia – Teca del Mediterraneo. Ha partecipato a diverse rassegne teatrali come Babele female – Tutto in una notte. Ha collaborato con la regista tedesca Aischa G. Müller e con Nicola Baldini alla realizzazione del cortometraggio Loko Motiv, per il quale ha scritto ed eseguito al pianoforte la colonna sonora “Train”. Ha composto “Notturne imperfezioni“, un trittico musicale realizzato per Mark, piccolo detective , una fiction tv pugliese, tratta dal libro di Pietro Battipede. E’ stata attrice protagonista nella fiction pugliese “Prima dei tuoi occhi”, tratta dal romanzo dello scrittore Nicola D’Agostino e diretta dal regista Giuseppe Campese della Athor Studio. Ha fatto parte degli artisti della Puglia Records, pubblicando alcuni suoi singoli. Ha collaborato con artisti del calibro di Tony Esposito, New Trolls, Roberta Faccani, Audio2. Scrive spettacoli teatrali, musicali e cortometraggi. Insegna canto e dizione dal 2009. Sta per pubblicare il suo primo disco solista, “Modern Heart”, per cui si è avvalsa del prezioso aiuto degli arrangiatori (ed amici) Francesco Paolo Luiso, Vittorio Russo Frattasi e Francesco Dimundo, ispirato dal libro, in uscita anch’esso, “Tra aria e asfalto, Sinfonia di pensieri op.83” – sua prima raccolta di poesie.
Come è nata la tua passione per il canto lirico e quale è stato il percorso che ti ha portato a laurearti con il massimo dei voti al Conservatorio Niccolò Piccinni?
E’ una storia, in verità, un po’ amara. Mi piaceva cantare. Da bambina, a soli 5 anni, mi esibivo per strada, ma non per soldi. In realtà non mi allontanavo molto da casa, ma disubbidivo a mia madre che non voleva oltrepassassi il cancello di casa e, puntualmente, veniva a prendermi là dove sentiva un gran brusio e gli applausi della gente che mi ascoltava. Prima si scusava per com’ero, oggi ne va molto fiera. Credo si nasca con la passione per lo spettacolo. Ma il mio percorso e la scelta di studiare canto lirico fu tutt’altro che facile e libera. Odiavo il canto lirico. Ascoltavo e replicavo Giorgia, Laura Pausini, Withney Houston, Celine Dion, e volevo essere come loro. Ma bisognava studiare, perché, come dovrebbe essere chiaro anche oggi, il talento senza studio è come una Ferrari che guidi solo in città. Così mia madre si convinse che forse c’era qualcosa in me che andava coltivato e mi disse che se davvero era questo il mio desiderio, avrei dovuto studiare sul serio. Così mi iscrisse in Conservatorio e vi entrai con un esame in cui, inaspettatamente, riuscii a sbaragliare una cinquantina di candidati. La strada che mi portò alla fine degli studi classici non fu proprio in discesa. Trovai degli insegnanti molto bravi ma per quanto riguarda il mio strumento, ho dovuto travagliare e non poco. La mia prima vera insegnante mi faceva studiare da mezzo soprano solo per il gusto di mettermi in difficoltà. Poi però, rispettando la natura delle mie corde vocali, ogni tanto mi faceva cantare arie tipo “Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen” (l’aria della Regina della notte, da Il flauto magico di Mozart), forse ispirata dalla vendetta di cui parla quest’aria, chissà. Purtroppo “insegnanti” così, esistono. Fortunatamente mi sono licenziata con un Maestro che invece ha capito e rispettato anche le mie scelte musicali (in quel periodo cantavo in diverse band “symphonic metal”. Ma questa è un’altra storia.).
Cosa ti ha spinto a intraprendere anche gli studi di Filosofia e come questi due percorsi accademici si influenzano a vicenda nella tua vita artistica?
Ormai è chiaro a chi legge, che non ho quasi mai avuto carta bianca sulla scelta dei miei studi. Iscrivermi alla facoltà di Filosofia, invece, è stata una delle mie scelte autonome. Infatti mi ci sono iscritta a 27 anni. E’ stata una delle esperienze formative più belle della mia vita. Non l’ho fatto per un pezzo di carta (per quanto sia bello da vedere, nella sua cornice dorata), ma un arricchimento personale. Possono sembrare due percorsi che viaggiano su linee parallele, ma in realtà si sono intersecati svariate volte. Lo studio del Canto e le diverse nozioni ad esso legate, mi hanno aperto ad un mondo che prima mi era estraneo (ho imparato ad amare anche il canto lirico: c’è stato un lieto fine.. infine!), e lo studio della Filosofia mi ha aperto la mente, rendendomi ancora più creativa (se possibile!).
Hai collaborato con diverse orchestre e compagnie teatrali nel corso degli anni. Quale collaborazione o progetto ricordi con particolare affetto o che ritieni abbia avuto un impatto significativo sulla tua carriera?
Conservo preziosi ricordi di ogni esperienza vissuta. Con la Compagnia A più voci ho mosso i primi passi nel mondo teatrale e gli spettacoli a cui ho partecipato li ritengo unici. Non ho più recitato e cantato in spettacoli di così grande spessore. La Compagnia Nikolaus mi ha aiutata a crescere e a rendermi indipendente. E’ grazie a queste esperienze che ho cominciato a scrivere spettacoli miei. Le mie esperienze nelle Orchestre sono state indimenticabili. Non posso dire che una sia stata più bella di un’altra. Ho lavorato con musicsti professionisti e tanto mi basta. Vi racconto un breve episodio divertente (anche se sul momento ci è sembrato tutt’altro). Ero in Calabria per un a produzione lirica. Ero stata chiamata per ricoprire il ruolo di Nella nel Gianni Schicchi di Puccini. Era la mia prima esperienza nel mondo della lirica. Prima avevo fatto solo dei concerti lirici, accompagnata da una ventina di elementi. Qui si trattava di un’orchestra vera. I miei colleghi erano splendidi, mi misero subito a mio agio. Le prove furono abbastanza buone (eccetto l’ultima, dove Gianni Schicchi voleva andar via, per “incomprensioni” con il direttore d’orchestra). Durante la prima, il direttore d’orchestra non alzava lo sguardo dal leggio, e quindi non avevamo gli attacchi. Panico. Dopo qualche minuto di sudori freddi, ecco arrivare il nostro salvatore, un artista che si sarebbe esibito dopo di noi in Pagliacci, che ci diresse e tutto andò bene. Quell’estate persi 5 kg e qualche anno di vita.
Come descriveresti la tua esperienza nel frequentare corsi di Dizione e Recitazione organizzati dall’Istituto di Formazione Universicard di Bari? Quali competenze hai acquisito che sono state particolarmente utili per la tua carriera?
Le esperienze formative di qualità sono sempre importanti. Quei corsi mi hanno aiutato ad acquisire più sicurezza nella recitazione, grazie allo studio approfondito della dizione. Grazie a questo percorso sono riuscita ad eliminare quei piccoli difetti di pronuncia tipici della quotidianità.
Hai partecipato a numerose rassegne teatrali e collaborato con registi come Aischa G. Müller. Qual è stato il tuo ruolo più impegnativo e come lo hai affrontato?
A mia memoria non ricordo un ruolo che non mi abbia causato varie ansie. Sono per natura una perfezionista e ne consegue un lavoro di studio e di ricerca infinito, anche per le piccole cose. Il ruolo più impegnativo che ricordo è stato il personaggio di Penelope in “Tu sol del tuo tornar perdesti il giorno”, recitativo tratto dall’opera “Il ritorno di Ulisse in patria” di Claudio Monteverdi. L’esibizione durava una decina di minuti, ma furono i minuti più intensi della mia carriera, non solo perché era la mia prima produzione indipendente, ma anche perché il testo era molto difficile e lungo, e la canzone che avrei cantato, anche. Sulle note di Cancao do mar di Dulce Pontes danzava una ballerina e i vari movimenti dovevano andare a tempo col mio canto. Impresa quasi impossibile che rendemmo possibile e che ci dette la possibilità di esibirci in vari teatri della Puglia. Fu molto bello.
Parlaci della tua esperienza nella composizione della colonna sonora del cortometraggio “Loko Motiv”. Come è stato il processo creativo di scrivere ed eseguire “Train”?
Un mio vecchio amico mi coinvolse in questo progetto. Mi disse che le mie composizioni un po’ “ansiogene”, sarebbero state perfette per il corto di cui si stava occupando.
Vidi alcune scene e fu subito magia. La regista, Aischa G. Müller, adorò il mio lavoro e lo definì “perfettamente fuori di testa”. A me fece solo che piacere.
Come è nata l’idea del trittico musicale “Notturne imperfezioni” per la fiction “Mark, piccolo detective”? Puoi descrivere il processo creativo dietro questa composizione?
Della colonna sonora se ne stava occupando Gianni Ciardo. Poi mi dissero che alla fiction mancavano quei suoni di tensione, di mistero, i suoni tipici delle miei composizioni che, nel frattempo, avevano fatto il giro del web. E così nacquero “Notturne imperfezioni”. Le musiche vennero inserite proprio in alcune scene di grande tensione emozionale. Ne fui felice.
Qual è stata la tua esperienza come attrice protagonista nella fiction pugliese “Prima dei tuoi occhi”? Come hai preparato il tuo ruolo?
E’ stata un’esperienza fuori dal mondo. Era la prima volta che mi trovavo circondata da telecamere. Ero terrorizzata. Imparai il copione delle scene a memoria, non dormendoci la notte. Provai davanti allo specchio varie intonazioni, gesti, sguardi. Tuttavia scoprii che una stessa frase dovevo ripeterla per tutte le inquadrature che il regista richiedeva e con la stessa intenzione/intonazione. Per fortuna, avendo orecchio musicale, questa parte non fu così complicata. Furono invece difficili alcune scene un po’ più “intime” in cui dovevo mostrare una sensualità che non mi si addiceva. Riuscii a tenermi la vestaglia addosso, ma la scena del bacio non potetti evitarla. Che imbarazzo! Anche perché l’attore era stato un mio collega in teatro e quasi non ci parlavamo. Insomma.. non so se oggi accetterei ancora un ruolo così.
Hai collaborato con numerosi artisti famosi come Tony Esposito e i New Trolls. Qual è stata la collaborazione più memorabile e cosa hai imparato da essa?
La collaborazione con Tony fu casuale. Ero in tournée con Roberta Faccani (ex Matia Bazar) nel tour “Stato di grazia”, come sua corista. Ero solita ad aprire anche i concerti e fu così che Tony mi sentì e mi disse “Ma tu sei troppo brava per fare solo la corista”.
Mi volle anche nei suoi concerti . Lavoravo in parallelo sia con Roberta che con lui. Un’esibizione molto bella fu proprio alla Fiera del Levante dove Tony, durante un suo concerto, mi mise in mano il microfono e mi disse “Il palco ora è tuo. Fai quello che vuoi”, e fu bello, bello davvero. Mi sentii come quando duettai con Leon Hendrix a Roma. Ma anche questa è un’altra storia. Lavorare con i New Trolls è stata un’esperienza bellissima. Studiare Concerto Grosso con Vittorio De Scalzi e cantare al fianco di Nico Di Palo, penso non abbia prezzo. E di questo devo ringraziare chi mi scelse, il M° De Santis di Bitonto.
Insegni canto e dizione dal 2009. Qual è la parte più gratificante del tuo ruolo come insegnante?
Ho avuto tantissimi allievi negli anni. Alcuni hanno preso il volo, fanno parte di compagnie di musical importanti, hanno inciso dischi e partecipano a concorsi in tutta Italia. Già per questi motivi mi sento gratificata. Ma devo ammettere che la gratificazione più grande è sempre stata quella di vedere il sorriso sul volto dei miei allievi e l’amore e la gratitudine che sanno restituirmi con il loro impegno.
Scrivi spettacoli teatrali, musicali e cortometraggi. Qual è il progetto di cui sei più orgogliosa e perché?
Ogni spettacolo è parte di me, come un figlio. E dei figli si è sempre orgogliosi. Ma devo dire che uno degli spettacoli per cui mi sento molto orgogliosa è “I 7 peccati di un artista”, uno spettacolo musicale che sto preparando da circa un anno, che è legato ad un libro e ad un disco che uscirà a breve, la cui prima vedrà sul palco un attore molto importante.. ma non voglio svelare ancora nulla. Restate sintonizzati!
Stai per pubblicare il tuo primo disco solista “Modern Heart” e il tuo libro di poesie “Tra aria e asfalto, Sinfonia di pensieri op.83”. Quali emozioni e temi hai esplorato in questi due lavori?
E’ stato un lungo e sofferto lavoro introspettivo. Ho voluto inoltrarmi in quegli aspetti della psiche umana che si ha timore di esplorare. Anche le musiche composte da me, dal M° Francesco Paolo Luiso, da Vittorio Russo Frattasi e da Francesco Dimundo, riprendono un po’ il leitmotiv delle mie scritture. Ma non solo poesie: ispirandomi alle composizioni della musica classica ho abbinato le poesie ad alcune categorie musicali (notturni, intermezzi, minuetti e così via), associando i movimenti compositivi ai moti dell’animo. Nel libro ci sono, inoltre, le illustrazioni della talentuosa collega ed amica Valentina Amoruso, che ha colto perfettamente gli stati d’animo della mia penna.