LIA CELLAMARE

LIA CELLAMARE Attrice di navigata esperienza, si divide tra cinema, teatro, TV e cabaret. In attività dal 1991 come professionista, ha intrapreso il percorso artistico e si è avvicinata al mondo dello spettacolo sin da bambina iniziando, a soli sei anni, a raccontare barzellette con grande sicurezza e suscitando l’ilarità di tutti. Dopo alcune esperienze teatrali, tra cui quella con la nota compagnia barese “La Differance”, Lia è stata la protagonista di varie sitcom trasmesse da importanti emittenti locali pugliesi, dal 1998 con il gruppo Very Strong Family su Telenorba (attualmente in replica), riscuotendo alti ascolti e conquistando fan ormai già di 3ª generazione. Nel 2005 ha frequentato il laboratorio di cabaret allo Zelig di Milano per affinare la sua tecnica. I suoi colleghi di laboratorio di comicità sono anche loro famosi: Bruce Ketta, Nadia Puma, Cinzia Marseglia, Teresa Mannino. Il suo percorso artistico così si è allargato anche alla tv nazionale, con varie esperienze su Rai Due dove ha rivestito il ruolo di attrice nelle ricostruzioni delle vicende narrate in trasmissione da Milo Infante e Laura Leofreddi, “l’Italia sul 2” e “ Galatea”. Il debutto cinematografico avviene nel 2004 con il cortometraggio di Pippo Mezzapesa “Come a Cassano”, ruolo comprimario nel film con produzione italo tedesca.

Hai iniziato a raccontare barzellette a soli sei anni. Come ha influenzato questa precoce esperienza la tua carriera nel mondo dello spettacolo?

Raccontare le barzellette è un ottimo metodo per allenare la memoria e mantenere i ritmi. È come andare in bicicletta e poi iniziare a guidare il motorino.

Puoi raccontarci qualche ricordo particolare delle tue prime esperienze teatrali con la compagnia barese “La Differance”?

La compagnia teatrale “La Differance” lavorava con testi classici. Io provenivo da compagnie teatrali baresi e da una sitcom famosa su Telenorba. È stata una bellissima esperienza recitare con attori dalla dizione impeccabile, che mi ha formato molto.

Sei diventata famosa con la sitcom “Very Strong Family” su Telenorba. Come è stato lavorare in quella serie e come ha influenzato la tua carriera?

L’esperienza di “Very Strong Family” la ricordo come un periodo spensierato, nel pieno della giovinezza. Ero già attrice dal 1991 e fresca di TV nazionale con la partecipazione alla trasmissione “La sai l’ultima?”. I ritmi lavorativi erano intensi, ma ci siamo divertiti molto, anche dietro le quinte.

Hai partecipato a varie sitcom trasmesse da importanti emittenti locali pugliesi. Qual è stata la tua sitcom preferita e perché?

Ho avuto la fortuna di partecipare a molte sitcom conosciute, tutte con ottimi ascolti. Ogni lavoro che ho fatto è stato una bella esperienza e sono affezionata a tutto ciò che ho potuto trasmettere al pubblico con la mia recitazione.

Hai frequentato il laboratorio di cabaret allo Zelig di Milano nel 2005. Cosa hai imparato da quell’esperienza e come ha affinato la tua tecnica comica?

Nel 2005, mentre vivevo e lavoravo a Milano per Rai 2 con le docufiction “L’Italia sul 2”, frequentavo di sera i locali dove si tenevano i laboratori di cabaret targati Zelig. Ho creato il personaggio della mamma di Antonio Cassano, molto apprezzato all’epoca. Vedere ridere il pubblico mi caricava di autostima.

Qual è stato il tuo momento più memorabile durante il periodo al laboratorio di cabaret con colleghi come Bruce Ketta e Teresa Mannino?

I momenti più belli sono sempre dietro le quinte. Vedersi tutti concentrati e poi, alla fine, scherzare fra di noi. Lì esce l’animo genuino, siamo creature senza filtri. Quando le luci del palcoscenico si accendono e il pubblico è pronto, indossiamo l’armatura, perché è una lotta tra intuito, memoria, controllo delle emozioni e capire se il pubblico si diverte.

Il tuo debutto cinematografico è avvenuto con il cortometraggio “Come a Cassano” di Pippo Mezzapesa. Puoi descrivere la tua esperienza su quel set?

Il mio debutto cinematografico è stato con il cortometraggio di Pippo Mezzapesa “Come a Cassano” nel 2005, appena rientrata da Milano. Sono stata chiamata a Bari per questo casting. Avevo già fatto il laboratorio di cabaret dove interpretavo la mamma di Cassano, quindi è stata una coincidenza. L’emozione più grande è stata vedermi al cinema in formato più grande rispetto alla TV. Era presente anche la mia famiglia. Poi questo cortometraggio veniva proiettato anche in aereo, e durante un viaggio a Miami mi sono vista nei monitor. È stata una bella emozione.

Quali sono le principali differenze che hai notato tra recitare in teatro, in televisione e al cinema?

Recitare in TV offre un bacino di utenza maggiore rispetto al teatro, dove si sente il contatto diretto con il pubblico. In TV e cinema la linea è sottile, perché i film nelle sale cinematografiche poi vengono trasmessi anche in TV.

Quali sono i progetti futuri a cui stai lavorando e cosa speri di ottenere nei prossimi anni della tua carriera?

Nei prossimi anni spero di continuare a lavorare in questo settore. Alla mia età, i ruoli, anche se secondari, sono sempre più ricercati, quindi spero di poter continuare a fare ciò che amo sin da ragazzina. Un artista non va mai in pensione. Finché ci sono memoria e voglia di stare sul set, si va avanti.

Cosa ti motiva a continuare a recitare e quali sono le principali soddisfazioni che trai dal tuo lavoro?

Le soddisfazioni derivano dal poter regalare sorrisi con la mia professione, anche ai più giovani, diventando un esempio. Coltivare talenti è importante per il futuro. Essere generosi aiuta ad aiutarsi.

Guardando indietro alla tua lunga carriera, c’è qualche ruolo o progetto di cui sei particolarmente orgogliosa?

Sono orgogliosa di tutti i ruoli che ho interpretato, anche come comparsa, perché l’umiltà ti rende eterno. Ogni esperienza è un bel ricordo da raccontare. Ho amato ogni ruolo, anche per una semplice battuta, perché è l’intensità che fa la differenza.

Che consiglio daresti a chi vuole intraprendere una carriera nel mondo dello spettacolo, sia in teatro che in televisione o al cinema?

Il consiglio per chi vuole intraprendere questo mestiere è di avere pazienza e molta devozione. È come una piantina che devi curare, perché dipende da te se sarà solo una pianticella o una foresta.

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