CARMELA PALERMO è una donna straordinaria che ha saputo trasformare una sfida personale in un’opportunità di crescita e di supporto per molte altre donne. Conosciuta oggi come “Carmela 3.0”, rappresenta la versione più aggiornata e migliore di se stessa, frutto di un percorso di rinascita e di empowerment. La sua storia prende una svolta significativa quando scopre di avere un cancro al seno. Inizialmente, Carmela è stata assalita da molte paure, temendo di dover rinunciare a tutto: al lavoro, alla vita sociale, e soprattutto alla sua passione per la moda e alla sua femminilità. Ma nonostante le difficoltà, ha deciso di non arrendersi. Determinata a mantenere un senso di femminilità, che stava inevitabilmente evolvendo, Carmela ha scelto di indossare un accessorio di moda per sentirsi sempre chic: il turbante coloratissimo. Questo accessorio, adattato con cura ai suoi look e alle circostanze, le permetteva di sentirsi alla moda anche in ospedale, dove tutti la conoscevano per questo suo vezzo. È così che è nata “la ragazza col turbante”, un soprannome vagamente cinematografico datole dalle altre pazienti incuriosite. Queste donne, ammirate dal suo stile, hanno iniziato a chiedere consigli e a complimentarsi, desiderando imparare a indossare i turbanti come lei. Da paziente oncologica, Carmela è diventata una trend setter. Spinta dall’entusiasmo e dal piacere che il cucire i turbanti le procurava, Carmela ha iniziato a produrne sempre di più. Prima ancora di terminare la chemioterapia, il suo progetto sartoriale, nato per sé e cresciuto per tutte, si è trasformato in un grande successo. In pochi mesi, il turbante è diventato un accessorio di moda per molte donne, calve e non, nella provincia di Bari. Le “Donne col turbante” oggi attirano l’attenzione per la loro bellezza e fierezza, sfoggiando un look super alla moda che appare anche sulle riviste patinate. Durante il suo percorso, Carmela ha compreso che la malattia non le ha fatto rinunciare ai suoi sogni e progetti, ma le ha dato l’opportunità di crearne di nuovi. Ha trovato una nuova missione: supportare altre donne che stanno affrontando la loro “parentesi tumore”. Si occupa dell’associazione “Ui togheter “ che fa capo all’istituto oncologico “Un filo D’aria“ che aiuta in generale chi ha bisogno. Inoltre collabora con il policlinico nella pediatria oncologica insegno a cucirsi il proprio copricapo ai bambini. Le sfilate con pazienti oncologiche sono state fatte all’ateneo di bari, all’istituto oncologico, al Sanpaolo, al museo Pino Pascali a Polignano.
Puoi raccontarmi come hai scoperto la tua passione per la moda e quando hai iniziato a interessartene seriamente?
Ho sempre avuto la mania delle riviste patinate ne divoravo alcune decine a settimana, sognando di essere un operatrice della moda, dato che i miei genitori avevano un laboratorio di confezioni. Questo sogno si realizzò nel periodo più buio della mia vita, quando iniziavo la chemioterapia che mi portava alla perdita dei capelli. Di lì ho dovuto trovare un un’escamotage per ingannare il momento buio e restare sempre “FASHION”. Ho iniziato a cucirmi turbanti coloratissimi e a riportare colore, bellezza e femminilità alla mia vita.
Quali sono stati i primi turbanti che hai creato e come hai scelto i loro design e colori?
Ho iniziato per me scegliendo MAXI FOULARD VINTAGE ( Il primo aveva una Fenice) passando poi ad uno stile più afro scegliendo tessuti che provenivano da più parti del mondo.
Qual è stata la reazione delle persone intorno a te quando hai iniziato a indossare turbanti coloratissimi durante il trattamento?
Alcuni di grande ammirazione altri purtroppo di sterile ignoranza e molti di “Pena”. Ovvio mi sono nutrita di stima anche da parte dei medici che mi incoraggiavano ad essere così reattiva.
Puoi condividere qualche aneddoto significativo o toccante riguardo le altre pazienti che hanno iniziato a indossare i tuoi turbanti?
In questi anni il turbante è stato simbolo di rinascita, di unione, di interazione e di legami: magico a tratti, ha dato la possibilità di CREDERE NEI SOGNI di conoscere tante donne di unirle in defilè organizzati negli ospedali. Pazienti oncologiche che sfilavano con la loro forza per dare speranza e non avere paura.
Quali sono state le sfide maggiori nel trasformare il tuo progetto sartoriale personale in un successo commerciale?
Nessuna sfida il passaggio da copricapo creato per esigenza a copricapo must è stato naturale ed immediato. Finalmente il mio sogno di fare moda si stava realizzando. Purtroppo molti hanno deturpato il senso stesso del mio Turbante clonandolo e sminuendo la sua essenza.
Come hai trovato l’energia e la motivazione per portare avanti il tuo progetto durante il trattamento?
Unica motivazione era Rinascere e non solo per me ma per tutte le donne con me e dopo di me nell’ affrontare la malattia che ti travolge, ti rende insicura, ti fa perdere la femminilità ma che forse se analizzi bene ti da un altra opportunità e ti fa scoprire la consapevolezza!
Hai collaborato con altri designer o stilisti nel corso del tuo percorso? Se sì, come sono state queste collaborazioni?
Ho collaborato con numerosi stilisti: Design Stylist, Organizzatori di eventi, Televisioni Nazionali e Regionali, Ho girato Docufilm sulla mia storia e videoclip su un brano di Nikaleo e ho insegnato ai piccoli pazienti oncologici del policlinico di Bari.
Quali sono i feedback più memorabili che hai ricevuto da donne che hanno indossato i tuoi turbanti?
Il più frequente nel commento è sempre “Grazie mi sento più sicura di uscire”.
Come vedi il futuro della tua attività di moda e quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Negli anni mi sono evoluta e ho iniziato a produrre T- shirt e copricapi estrosi per la moda per gli spettacoli oppure per le spose. Il futuro io non lo vedo io vivo sempre nel presente.
Puoi parlarci un po’ di più della tua collaborazione con “The Inner Make Up” e di come è nata questa partnership?
Ora sono Vicepresidente dell’ associazione ” Un Filo Daria” e ci occupiamo di aiutare chi è in difficoltà a causa di malattie e da circa 9 anni faccio parte di progetti legati all’ IRCSS di Bari. Mi impegno ad aiutare i bambini in terapia a costruirsi turbanti e collanine in tessuto per regalare loro momenti di spensieratezza.
Descriviti in tre parole.
Libera, Imperfetta, Innamorata del mio Tempo.
Progetti futuri?
Andare a vivere in campagna.