FABIO MOLLICA

FABIO MOLLICA è un editore e giornalista che è nato e vive in Puglia, una regione da cui da giovane voleva fuggire per andare a scoprire il mondo. Poi il mondo ha scoperto la Puglia e oggi quel territorio da cui voleva scappare è divenuto il suo lavoro e forse anche la sua ossessione. Mollica infatti è l’editore e direttore responsabile dei magazine trimestrali Amazing Puglia e AmaBari, così come dei libri “Puglia, a love story” (realizzato in collaborazione con il fotografo Marco Falcone) e “Game Changers”, un progetto multimediale che ogni anno mette in risalto imprenditori e professionisti che con le loro aziende e con il loro operato stanno cambiando il Sud.

Chi è Fabio Mollica? Raccontaci qualcosa in più su di te.

Sono un giornalista, un editore e dunque un imprenditore, un appassionato di basket, di politica, di economia e ovviamente di Puglia, altrimenti non avrei dato vita a due magazine che raccontano il nostro territorio.

Da giovane desideravi fuggire dalla Puglia per esplorare il mondo. Cosa ti ha fatto cambiare idea e ti ha spinto a trasformare la tua terra natale nel fulcro del tuo lavoro?

Il matrimonio e il lavoro mi hanno trattenuto qui, la straordinaria rivoluzione pugliese iniziata venti anni fa ha reso me e credo la stragrande maggioranza dei pugliesi orgoglioso di vivere in questo pezzo di mondo che fino ad allora era sconosciuto. L’aver riscoperto la bellezza e le potenzialità di questa terra mi ha fatto pensare al lancio di un magazine di fascia alta in stile Monocle, il mensile a cui mi ispiro, per raccontare questo incredibile cambiamento e i suoi principali protagonisti. 

Come è nata l’idea di creare riviste come Amazing Puglia e AmaBari? Qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere attraverso queste pubblicazioni?

L’idea è stata proprio quella di mettere in vetrina tutti quelli che, con il proprio lavoro, le loro intuizioni e idee, facevano qualcosa per proseguire la rivoluzione pugliese. Il messaggio è che anche qui, in Puglia, si può fare tutto, si possono realizzare sogni e progetti. Il claim dei due magazine non è stato scelto a caso: la rivista per chi è orgoglioso di essere, o sentirsi, pugliese, o barese nel caso di Amazing Bari. È un claim che parla ai pugliesi ma anche a tutti gli stranieri che in questi anni si sono trasferiti qui e oggi si sentono anche loro un po’ pugliesi.

Hai collaborato con il fotografo Marco Falcone per il libro Puglia, a love story. Come si è svolta questa collaborazione e cosa pensi che le immagini possano comunicare della tua regione che le parole da sole non riescono a fare?

Era da un po’ di anni che qualche amico libraio mi aveva suggerito di fare un libro fotografico sulla nuova Puglia. Quando un giorno mi è capitato di vedere qualche scatto di Marco, un ragazzo straordinario, ingegnere aerospaziale con la passione per la fotografia, ho capito che era la persona giusta per realizzare quel libro. Nelle sue foto è evidente la luce pugliese, quella che ci abbaglia e ci scalda, ma anche la luce interiore dei pugliesi, quella che si concretizza nella nostra straordinaria ospitalità e ci porta ad aprire le porte delle nostre case, e i nostri cuori, a turisti e migranti.

Il progetto Game Changers mette in luce imprenditori e professionisti del Sud che stanno cambiando il territorio. Quali storie ti hanno colpito maggiormente e come pensi che questi “game changers” possano ispirare il futuro del Mezzogiorno?Con l’edizione in uscita quest’anno siamo arrivati a circa 150 storie di imprenditori e professionisti e davvero ogni storia è unica nel suo genere e ogni intervista ha qualcosa da insegnare sia ai giovani startupper che a chi, come me, fa l’imprenditore da 25 anni. L’ispirazione la puoi trovare nelle loro parole, ma soprattutto nelle loro storie e nel loro esempio. Davvero penso che Game Changers sia un libro ed un progetto utile. Anche se resta un prodotto di nicchia, che non raggiungerà mai la diffusione di “Puglia, a love story”.

Come giornalista ed editore, quali sfide hai affrontato nel promuovere la Puglia e la sua cultura in un contesto nazionale e internazionale?

Sia Amazing Puglia che AmaBari sono magazine che promuovono la Puglia ed il suo capoluogo. Raccontiamo solo storie belle, la cronaca e le polemiche le lasciamo ad altri. Tutte le pubblicazioni sono in italiano e inglese, proprio perché ci sentiamo un veicolo di promozione del territorio. Il complimento più bello che ci sentiamo spesso ripetere è: “Non pensavo ci potesse essere qui in Puglia un magazine così bello”. Ne abbiamo fatti due.

Come vedi l’evoluzione della Puglia nei prossimi anni in termini di imprenditorialità, cultura e turismo? Quali sono le potenzialità ancora da esplorare?

La strada è tracciata e indietro non si torna. Gli investimenti infrastrutturali in corso stanno ponendo le basi per continuare questo cammino e grandi gruppi internazionali stanno investendo in Puglia in tutti i settori, non solo in quello turistico. La grande sfida sarà liberarsi dell’economia assistita e dei grandi mostri industriali che hanno tarpato le ali a Taranto e Brindisi. L’altra grande sfida sarà estendere lo sviluppo economico dall’area barese, che è naturalmente privilegiata e più attrattiva, a tutto il resto della Puglia.

Hai vissuto in prima persona la trasformazione della Puglia in una destinazione internazionale. Quali sono, secondo te, i segreti di questo successo e quali sfide restano per mantenere questo livello di attenzione?

Il segreto non è in realtà un segreto: l’arrivo delle compagnie low cost e dei turisti ci ha aperto gli occhi. Ci ha svegliati. Sono stati loro a farci capire quanto questa regione sia bella. Quanto il nostro stile di vita piaccia al resto del mondo. Per restare attrattivi dobbiamo evitare gli errori commessi in altre destinazioni turistiche: l’aumento sconsiderato dei prezzi a fronte di servizi non all’altezza. E dobbiamo saper gestire i flussi ed il cambiamento: se tutti i borghi e le città diventano degli immensi B&B e i residenti abbandonano i centri storici, questi ultimi perdono l’autenticità e la loro bellezza. E il turista andrà a cercare posti più veri.

Come concili la tua passione per il giornalismo con quella di editore? Come riesci a mantenere viva la curiosità giornalistica mentre gestisci progetti editoriali di successo?

Quella è una cosa che fa parte di te. Per meno di un anno sono stato chiamato a fare il caporedattore di un quotidiano. Una esperienza costruttiva, ma restare tra quattro mura per 12 ore al giorno non faceva per me. Ancora oggi, a 55 anni, sento il bisogno di andare in giro per città e paesi a conoscere e raccontare persone e storie interessanti.  

Nel tuo percorso professionale, hai incontrato molti imprenditori locali. Quali caratteristiche ritieni siano fondamentali per avere successo nel contesto del Sud Italia?

Resilienza, anche se è una parola ormai abusata. E testardaggine.

Se dovessi consigliare a un giovane pugliese che sogna di fare carriera fuori regione, cosa gli diresti, considerando il tuo stesso cambiamento di prospettiva?

Di andare a fare le sue esperienze all’estero o al Nord Italia. È una straordinaria occasione per imparare e crescere. E anche per apprezzare la vita che facciamo qui in Puglia. Dove magari può tirare dopo qualche anno per avviare nuovi business. 

Sogno nel cassetto?

Più che sogni ho tanti progetti che spero di realizzare nei prossimi 5 anni.

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