GIANLUCA SOMASCHI

Gianluca Somaschi nasce a Milano nel 1971, in un ottobre che segna il passaggio tra estate e autunno, quando la luce si attenua e un brivido di tramontana può improvvisamente spezzare l’afa. Fin da bambino manifesta una spiccata sensibilità artistica: durante le elementari, mentre ascoltava le lezioni con le orecchie, le sue mani non smettevano di disegnare. Questo dualismo lo accompagnerà per tutta la vita, fino agli anni di formazione all’Accademia di Brera, dove perfeziona una visione che unisce istinto e tecnica. Disegnare non è mai stato per lui solo un desiderio intellettuale, ma una vera e propria necessità fisica, un atto spontaneo quanto respirare. Durante il periodo accademico, Somaschi partecipa alle sue prime mostre collettive, raccoglie apprezzamenti da insegnanti e critici, e si immerge nello studio dei grandi maestri, frequentando esposizioni e divorando libri. Tra i suoi riferimenti principali troviamo artisti come Keith Haring, Jackson Pollock, Michael Heizer, Mark Rothko e, in tempi più recenti, Alessandro Kokocinski. Accanto alla pittura, le esperienze come scenografo e arredatore per cinema, teatro e televisione hanno avuto un ruolo cruciale nella sua maturazione artistica. Da anni, Somaschi collabora stabilmente con Mediaset e il programma Striscia la Notizia, dove ha sviluppato una particolare attenzione per la commistione dei linguaggi e un’ironia pungente e visiva. Tra i suoi progetti più recenti spicca la curatela degli allestimenti del Museo di Striscia la Notizia, un’installazione permanente che ripercorre la storia del celebre telegiornale satirico, dalle origini a oggi. Oggi, Somaschi si presenta come un artista maturo, con una cifra stilistica ben definita ma in continua evoluzione. Al centro delle sue opere troviamo paesaggi e volti, ambienti e personaggi della quotidianità che, sulla tela, si trasformano in rappresentazioni teatrali. La superficie pittorica diventa così uno specchio di un mondo reinterpretato attraverso l’uso materico di colori saturi e linee incisive. La trasfigurazione della realtà è il cuore della poetica di Somaschi. I suoi ritratti, in particolare, scavano nell’essenza dell’umanità, restituendo sfumature di carne e anima. Le sue opere sono energia pura: vitalità che arriva diretta al pubblico, senza mediazioni o inibizioni. Questo lavoro, istintivo e sincero, nasce da un percorso interiore timido e schivo, ma profondamente autentico. Sulle sue tele, sentimenti ed emozioni emergono con forza: strisce di colore che ricordano tracce di sangue, pennellate come cicatrici, macchie di vernice che esplodono come lapilli di un vulcano. Sono segni di un conflitto quotidiano tra quiete e inquietudine, un caos calmo dove materia e idea, pensiero e gesto, si intrecciano. Le opere di Somaschi, come grida in cerca di una bocca, danno voce all’essenza più profonda della vita: uno spazio in cui l’autenticità trova la sua forma più pura.

Quando hai capito che l’arte sarebbe stata la tua strada? C’è stato un momento preciso o è stato un processo graduale?

L’arte l’ho sempre avuta dentro, disegnavo a qualsiasi ora e ovunque facendo poi liceo artistico e accademia di Brera.

Com’era il periodo all’Accademia di Brera? C’è un ricordo, un insegnamento o un incontro che ti ha segnato particolarmente?

Brera è stato un susseguirsi di emozioni legate ad una dilatazione del tempo nella quale fare, vedere e respirare arte erano la base.

Keith Haring, Jackson Pollock, Mark Rothko… come ti hanno influenzato? C’è un aspetto del loro lavoro che senti di aver fatto tuo?

Più che influenzarmi mi hanno arricchito e fatto capire che il loro modo di vedere le cose era il mio, nel senso che interpretare col colore gli stati d’animo è sempre stata la mia ricerca.

Kokocinski è un riferimento recente: cosa ti ha colpito di lui?

I volti, i personaggi che raffigura sono molto particolari e mi ci vedo x alcuni tratti e in alcuni suoi lavori con sculture immerse nelle tele, mi piace vederle uscire.

Lavorare come scenografo e arredatore per teatro, cinema e televisione ha influenzato il tuo modo di concepire la pittura? In che modo?

Il mio lavoro è artistico ma non ha influenzato in nessun modo il mio modo di dipingere.

Qual è il progetto televisivo o scenografico che ricordi con più affetto o soddisfazione?

Con paperissima sprint mi sono e mi diverto sempre molto perchè è un gioco, fare le scenografie è come dipingere una tela bianca.

Da dove nasce l’ispirazione per i tuoi lavori? Parti da un’idea chiara o lasci che sia il gesto a guidarti?

I miei lavori partono quasi tutti da un’idea, una foto, un ricordo ma poi mentre dipingo la mano e la mente viene deviata su altre forme.

I tuoi quadri esprimono un’energia forte e istintiva. Come riesci a bilanciare spontaneità e tecnica?

La mia tecnica è in realtà solo istinto di volere scavare e tirare fuori volumi e profondità.

Nei tuoi dipinti tornano spesso volti e paesaggi. Cosa rappresentano per te?

I volti sono assolutamente il mio essere, i paesaggi mi diverte farli quando ho poco tempo o mi trovo in posti che non sono il mio studio, infatti spesso sono fatti con pennarelli.

La tela come “quinta teatrale” è un’immagine suggestiva: come scegli cosa mettere in scena?

Metto in scena un’idea iniziale che deve essere padrona della scena, deve uscire dalla tela e stupire.

Che rapporto hai con il pubblico? Ci sono state reazioni o commenti alle tue opere che ti hanno sorpreso o colpito?

Col pubblico è sempre bello vedere le loro reazioni e non nego che quelle più belle sono gli apprezzamenti sulla forza del colore.

Pensi che i tuoi lavori debbano sempre trasmettere un messaggio preciso o preferisci lasciare spazio all’interpretazione?

voglio trasmettere sempre un messaggio chiaro ma poi ognuno ci vede quello che meglio crede soprattutto in quelli più astratti, il quadro è una relazione molto intima con l’osservatore.

Stai lavorando a qualcosa di nuovo? Hai mostre o collaborazioni in arrivo?

ho appena fatto lavori su commissione e ogni giorno può capitarne un’altra ma non collaboro con nessuno e non mi dispiacerebbe.

Come immagini che si evolverà il tuo linguaggio artistico nei prossimi anni?

Non so come si evolverà ma sicuramente non si fermerà e ogni giorno nuovo è una nuova avventura di colore, dimensione tele, dinamicità o staticità. Chi può saperlo. Mi piacerebbe avere un’agente che mi commissiona a vita i miei lavori e poter vivere solo di questo.

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