CRISTIANO CAVEDON

CRISTIANO CAVEDON

Cristiano Cavedon, artista contemporaneo originario del Veneto, è attivo da oltre vent’anni nel mondo della pittura. Il suo alter ego, Astracapez, rappresenta un ideale di libertà creativa e ispirazione senza confini, una firma che accompagna ogni sua opera in un dialogo tra caos mentale e armonia visiva. La sua formazione artistica inizia nel 1992 al Liceo Artistico “Arturo Martini” di Schio, proseguendo con gli studi di arredamento d’interni. Questo percorso ha influenzato profondamente il suo lavoro, combinando pittura e architettura in un dialogo continuo tra linee, proporzioni e spazio. Dal 2015, Cavedon si ispira al dinamismo del cubismo e del futurismo, traslando frammenti di realtà in gesti spontanei e carichi di energia. La sua pittura è un viaggio tra emozioni e razionalità, un intreccio di materiali come metalli e tessuti che racchiudono storie e sensazioni. La sua tecnica si rifà all’Action Painting di Pollock e all’Informale di Emilio Vedova, dove il gesto pittorico diventa un atto vitale e liberatorio, in cui l’artista si immerge con tutta la sua personalità. Nel 2021, un ictus segna una battuta d’arresto nella sua produzione artistica, costringendolo a rivedere il suo rapporto con la vita e la creatività. Nonostante le difficoltà, Cavedon inizia a dipingere con la mano destra, trasformando il dolore in un nuovo slancio creativo. Le sue opere riflettono questa rinascita interiore, utilizzando colori e contrasti per esplorare la frammentazione e la ricostruzione dell’anima. Oggi, Cristiano Cavedon continua a sperimentare, creando opere che trasmettono una metamorfosi continua, un linguaggio di emozioni e sinestesie. Ogni tela è un viaggio verso la consapevolezza, un risveglio dell’anima che trova pace e armonia attraverso l’arte.

Astracapez rappresenta il tuo alter ego artistico. Cosa ti ha portato a creare questa figura e come influenza il tuo processo creativo?

Astracapez nasce semplicemente da un intuizione di un amico che una sera parlando delle mie opere ha unito il soprannome che mi porto appresso da una vita e cioè Capez, con il genere astratto che dipingo, da qui Astracapez. Non c’è un influenza particolare, se anche invertiamo gli addendi il risultato non cambia, sono sempre io. Un entità unica, complessa, difettosa e sfaccettata ma sempre io. La mia arte sono io ed io sono la mia arte, in simbiotica evoluzione.

Nel tuo percorso artistico, hai trovato maggiore ispirazione nella tecnica o nell’emozione? Come bilanci questi due aspetti nelle tue opere?

La tecnica è un mezzo per poter realizzare un qualcosa e per me serve a dare una forma alle emozioni. Sono un accanito sostenitore delle emozioni e dell’anima, nella mia arte la tecnica consiste nello sperimentare i materiali ed i colori, capirne l’interazione e apprenderne le caratteristiche per manipolarli in modo da fissare al meglio il travaglio emozionale interiore.

Il tuo lavoro mostra una forte influenza del cubismo e del futurismo. Quali sono gli elementi di queste correnti che trovi più affini al tuo linguaggio artistico?

Queste correnti mi hanno ispirato all’inizio dove vi ci trovavo dinamismo ed energia potendo rappresentare forme dinamiche, dare energia e movimento nei contrasti cromatici, iniettare di emozioni la realtà della quale non mi interessa la sua riproduzione fine a se stessa. A riguardo vi invito a leggere il mio Manifesto che trovate nel mio sito: www.astracapez.it

Dopo l’ictus del 2021, come è cambiato il tuo rapporto con l’arte e con il gesto pittorico? Hai trovato nuove sfide o opportunità nella tua pratica artistica?

L’ictus è stato uno spartiacque,una nuova opportunità di vita. Io ero mancino e sono rimasto paralizzato nella parte sinistra.. ho dovuto fare e tutt’ora sto facendo, un importante lavoro su me stesso, dentro e fuori.. L’ictus però mi ha dato la possibilità di rinascere e riscrivere tutto da zero con più qualità. Una nuova consapevolezza di essere, una nuova forza inarrestabile di cui ora le mie opere sono intrise.

I materiali che utilizzi, come i metalli e i tessuti, hanno un significato simbolico per te? Come scegli quali elementi incorporare in un’opera?

Le mie opere nascono come visioni che mi si presentano nella mente chiedendomi di dar loro vita e forma, scelgo semplicemente i materiali che mi permettono di rendere al meglio l’immagine che ho in testa ed a volte sono i materiali stessi a darmi degli input. Dare tridimensionalità all’opera ha per me il significato di dare più forza e rilevanza alle emozioni che contiene e vuole trasmettere, il bisogno di spingerle oltre la bidimensionalita’ per trasmettere al mondo tutta la loro forza.

Hai citato il “linguaggio psicologico” delle tue opere. Quali emozioni o messaggi speri di trasmettere al pubblico attraverso la tua arte?

I colori hanno una forza ed un linguaggio psicologico e nell’atto di dipingere l’uso di un colore suggerisce alla mente l’abbinamento con un altro. C’è un dialogo/dibattito continuo fra la parte razionale ed emotiva ed i colori fluiscono in maniera istintiva e simbiotica in questa comunicazione apparentemente casuale che guida la mano nella realizzazione dell’ opera. Io semplicemente libero questo flusso, uso la tela come uno specchio sul quale fissare l’anima, sulla tela mi mostro con tutte le mie forze e le mie fragilità. Quando mi commissionano un opera l’obbiettivo è di creare una relazione fra opera committente e l’ambiente dove verrà collocata, un valore aggiunto al living capace di trasmettere vibrazioni positive per chi ne godrà nella quotidianità.

L’Action Painting e l’Informale sono punti di riferimento per il tuo stile. Come pensi che queste influenze si mescolino con la tua visione personale?

L’action painting e l’informale(di J.Pollock ed Emilio Vedova)sono per me il canale naturale per il mio espressionismo astratto, si abbinano in perfetta armonia con la mia parte interiore, dopo l’ictus inoltre si è palesata una forma di dipingere più intensa ed intima. In un paio di opere monocromatiche della mia rinascita forte e’ stato lo stimolo e riferimento a Rothko del quale vidi un opera da ragazzo di cui ho ancora impressa la potenza comunicativa.

Il concetto di “sinestesia” è centrale nel tuo lavoro. Hai mai esplorato collaborazioni con altre forme d’arte, come la musica o la danza, per ampliare questa esperienza?

Mi è capitato in passato di abbinare la pittura con forme scultoree ed una cosa che mi piacerebbe fare, una di quelle idee che si tengono nel cassetto che prima o poi si vogliono realizzare, sarebbe dí dipingere in live accompagnato dalla musica di una band o di un dj, liberare il gesto pittorico condotto dalla musica, dai suoi cambi di ritmo e dal flusso emotivo generato.

La rinascita artistica dopo il tuo periodo di difficoltà è evidente. Qual è stato il momento in cui hai sentito di aver ritrovato pienamente la tua voce creativa?

Settembre 2023 e’ stata la chiave di volta quando, grazie alla spinta di una cara amica, ho preso in mano il pennello con la destra ed ho realizzato delle opere che ho voluto donare alle persone che mi erano state vicine durante il mio percorso. L’opera con la quale ho preso consapevolezza di questa nuova spinta creativa e’ stata Magma(la tela rotonda rossa)

Cosa significa per te “metamorfosi della realtà”? Come la traduci in immagini e colori nelle tue tele?

Questo è un concetto che spiego esaustivamente nel mio manifesto, e’ come intendo io la pittura. Ho sempre dato importanza alle emozioni e all’anima, la realtà per me è un pretesto, non è la protagonista. La realtà mi dà gli stimoli, entra in contatto con la mia persona e produce delle reazioni emotive che vado a trasformare in forme cromatiche, esse sono vive ed ogni persona che entrerà in contatto con l’opera la alimenterà ulteriormente con il proprio filtro interiore. La realtà così trasformata diventa eterna mente la’ fuori gli edifici si sgretolano ed i corpi decadono.

Guardando al futuro, quali temi o tecniche vorresti esplorare di più nella tua produzione artistica?

Nel futuro accoglierò tutte le opportunità che mi possano far crescere, collaborazioni o esperienze che mi portino a crescere ed evolvere come persona ed artista. Ogni incontro può essere una conoscenza acquisita in più anche in termini di esperienze artistiche(tecniche, percorsi, filosofie ecc.)

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