Alessia Lucrezia Ancilla Leoni, in Arte Leonia, nata in Valle Camonica, 1992. Artista eclettica che da sempre lavora orientando la sua ricerca intorno ad una forte concezione provocatoria ma al contempo sensibile alle aree umanistiche della vita. Alchimia, Spiritualità, Esoterismo, Religione, Eros e Fruizione dell’Opera d’Arte sono i pilastri portanti della sua ricerca, seppur trattati attraverso diversi medium e periodi. Dopo il Liceo Artistico consegue la laurea presso L.A.B.A – Accademia di Belle Arti di Brescia – con una visione a 360 gradi relativa al mondo dell’Arte. Pittura, Disegno, Scrittura, Fotografia e Tatuaggio sono per lei medium intercambiabili che le permettono di spaziare e sperimentare a seconda del concetto che vuole andare a trattare poichè la scelta dello strumento non è un fine ma un atto di rispetto nei riguardi della Creazione. Dopo aver conseguito il periodo astratto di “Nigredo” rifacendosi al famoso periodo Alchemico dell’ “opera in nero” e ad illustrazioni erotiche, ad oggi è intenta nel portare a termine la corrente figurativa “INRI” (Igne Natura Renovatur Integra – La natura si rinnova interamente nel fuoco – ) dove ogni opera è accompagnata da poetica scritta col tentativo di andare a sradicare i dogmi religiosi al fine di rieducare al Sacro. Da qui rappresentazioni dedicate a Maria Maddalena, La Morte, Lilith (Adamo) ed Eva, Ri-nascita, Ambula ab Intra..fino ad arrivare a Lucifero, momentaneamente in fase di realizazzione.
“Sussiste un profondo divario – specialmente in questo periodo storico – tra Arte e Società. L’Arte non deve essere circoscritta esclusivamente all’interno del perimetro museale, continuando ad operare su piani troppo enigmatici.. i quali, seppur di valore, risultano poco comprensibili ad occhi estranei al settore. Per questo insisto sull’andare a risanare il dialogo tra osservatore, Opera ed Artista. […] È di fondamentale importanza per me spiegare le mie Opere, trattare tematiche delicate, rieducare alla fruizione dell’opera d’Arte, scardinare i tabù.. perché credo che, solo in questo modo, L’Arte potrà far finalmente cadere il velo di Maya. […] L’Arte resterà sempre e solo l’unica arma di Pace per la Rivoluzione.. per questo non dev’essere bella ma piuttosto provocatoria al fine di smuovere le Coscienze”.
Cos’è l’Arte per te?
Rispondere a questa domanda non è cosa da poco: un solo quesito accompagna l’Arte sin dalla sua nascita, un quesito alla quale non si è mai riusciti a dare risposta se non esclusivamente attraverso teorie e/o riflessioni razionali, se non attraverso un’ideologia di un contenitore il quale abbraccia in sé svariate forme ed oggetti. Domandarsi cosa sia l’Arte equivale a chiedersi che volto abbia L’Esistenza o, ancora, sarebbe come sfidare l’Eterno al fine di trarne le sue misure: lo si può ipotizzare ma tale supposizione è e sarà sempre imprigionata da una limitazione poichè volendo trattare di sostanze sottili, eteree e impalpabili, la mente umana dotata di forma fisica e conseguenti restrizioni, non ha la capacità di poter cogliere la fragranza del Sacro. Mi chiedo, perchè riusciamo ad usare l’Arte come nome ma non a definirla come concetto? Non abbiamo una regola (il concetto di Arte) da applicare agli oggetti, ma solo gli esempi che lo esibiscono (le Opere d’Arte). Un’Opera d’Arte ci fa avvertire un qualcosa di indefinibile, qualcosa che non si può ridurre al semplice supporto materiale che costituisce l’oggetto ma piuttosto una sostanza che ci porta ad andare verso e percepire l’Oltre, un qualcosa che ci porta al di là delle facoltà mentali al fine di varcare le porte del Sentire, il quale, per sua natura, non ha limitazioni. Quando guardiamo un’Opera, subito percepiamo “qualcosa in più”, quasi fosse circondata da un’Aurea, da una Magia, dandoci la sensazione di far parte di un mondo Spirituale al di là della presenza di un Credo o di un non-credo insito nell’osservatore. Non a caso quando informandoci di attualità sentiamo notizie di Opere distrutte, percepiamo una strana sensazione, una ferita cardiaca, quasi come se fosse stato violato quello strano mondo dello Spirito cosi lontano ma al contempo vicino a noi. Grazie a questa “eccedenza di senso”, la nozione più adatta a cogliere l’Essenza dell’Arte è allora quella del Mistero. Nell’attimo in cui tentiamo di conoscere, creare o interpretare un’Opera d’Arte, di conseguenza ci è possibile accrescere il nostro Essere; proprio da qui, infatti, deriva la Potenza dell’Arte: essa è in grado di mutarci poichè attraverso una domanda, esige una risposta. l’Arte allora è ciò che attraverso il filone del non conosciuto, del Mistero, dell’enigma e del segreto conduce alla Conoscenza grazie alla fecondazione della Coscienza. Arte per me è il secondo nome di Dio; e non è forse Dio il più grande Creatore, il più grande Artista dell’intera Esistenza?
Quando e come è iniziato il tuo percorso artistico?
Non c’è mai stato un inizio vero e proprio, ricordo che andavo all’Asilo tenendo tra le mani mia madre e ogni volta che potevo, con grande fermezza le dicevo che da grande avrei fatto Arte: ricordo inoltre di non aver mai pronunciato il termine “Artista” poichè già a quei tempi ritenevo tale termine troppo grande per essere usato. Ad oggi noto come sia sulle labbra di tutti, come sia divenuto un termine “usa e getta” dove è abbastanza avere un talento innato per definirsi tali. Credo piuttosto che ”Artista” equivalga ad essere Illuminati: L’Artista è colui che è capace di Spiritualizzare la Materia, di cogliere dal Cosmo sostanze sottili e riportarle in Terra al fine di rieducare la società.. ho dunque sempre preferito tenere salda l’umiltà. Ad oggi, in ogni caso, credo che sapere sin dall’infanzia il perchè si sia venuti al mondo sia un’immensa fortuna seppur al contempo la responsabilità che deriva da tale consapevolezza spesso possa incutere timore: negli anni ho allora percorso ogni mio singolo passo verso l’Arte come se fosse la mia “stella polare”. Già agli esami delle elementari ricordo di aver fatto una tesina dedicata a Marcel Duchamp dove per me fu subito un colpo di fulmine grazie alla sua poetica cosi provocatoria e al contempo così ferma nel rieducare alla fruizione dell’Arte – ormai a quei tempi già andata persa -.
Come scegli il medium giusto per esprimere un determinato concetto? Ci sono criteri specifici o è un processo più intuitivo?
Il processo creativo è una sinfonia, un gioco di polarità: Intuizione e logica legata a tecnica e composizione sono le note principali dove però l’intuizione ha sempre una percentuale, un volume lievemente più alto. Ho notato nel corso degli anni che c’è una forza più grande che mi guida prendendomi per mano: prima di realizzare un’Opera essa deve prima attraversarmi interiormente poichè è inutile dar forma e vita ad un qualcosa se prima non è affiorato in Coscienza. Risulta un vero e proprio atto magico: mi arriva il tema da trattare e quel tema, misteriosamente, inizia a prendere forma nella mia vita portandomi persone ed esperienze legate allo stesso. Per la realizzazione della stessa ci metto all’incirca 9 mesi: si tratta per me di una vera e propria gestazione dove solo l’ultimo atto consiste nel darle forma fisicamente; i mesi precedenti sono tutti dediti ad un processo interiore dove all’apparenza risulta che io non stia “lavorando” quando, in realtà, il mio operato è presente 24 ore su 24. La scelta dello strumento è allora legato al rispetto e alla percezione del tema che si vuole andare a trattare al fine di renderlo più incisivo possibile: è qui il potere dell’Arte poichè essa è priva di perimetri e dunque Libera. La musica ha il potere di attraversarci anche quando non lo vogliamo, la pittura di scavalcare le regole del visibile e del reale, la fotografia di esaltare il tangibile, il mondo del cinema e del video di dilatare i momenti, la scultura di togliere materia per dar vita all’invisibile, la scrittura di essere la lirica della parola. Ad oggi il medium che più prediligo è comunque la grafite, non solo perchè mi permette di ottenere effetti che per la conoscenza della mia mano sono al momento i più consoni ma anche per rieducare alla Sacralità dell’Arte, per riportare agli antipodi: non è forse stata la matita, così come l’uso di un semplice legnetto il primo atto umano che diede forma al proprio sentire?
Il tuo periodo “Nigredo” si ispira al processo alchemico. In che modo senti che l’alchimia influisce sulla tua pratica artistica e sulla tua visione del mondo?
Vivo l’Alchimia e l’Arte come un’unico Essere e seppur si creda che il cammino sulla via dell’Alchimia sia un libero arbitrio, in realtà, tutti noi, volente o nolente, ne facciamo parte. Come è noto in Alchimia, la Grande Opera Alchemica rappresenta quel sentiero iniziatico che l’alchimista stesso percorre al fine di realizzare la Pietra Filosofale, vale a dire il suo vero Sè. Si tratta di un percorso scandito da tre tappe fondamentali note anche come “trasmutazioni alchemiche”. In ordine prendono il nome di Nigredo, Albedo e Rubedo. Si tratta di trasmutazioni che delineano i vari stadi di coscienza – collettiva ed individuale – necessari per l’evoluzione dell’Essere Umano. Tali fasi si caratterizzano e delineano la vita, la creazione, sia che queste si manifestano inconsciamente o consciamente. Per tale motivo gli alchimisti scelgono di percorrere questa strada attivamente, poichè è l’unica vera via per il risveglio dell’Anima. Alchimia ed Arte sono allora due “entità” le quali seppur con nomi diversi prendono forma dall’interno per riversarsi all’esterno, per questo sia nel processo creativo che nella mia vita privata il lavoro alchemico è sempre presente. Dalle esperienze che si delineano nel mio cammino, in sordina estrapolo la simbologia di fatti e momenti vissuti per riversarli in Arte. Ho realizzato un’opera (seppur del periodo “INRI”) che parla proprio di questo; il titolo dell’opera è AMBULA AB INTRA, un termine alchemico che significa “Muoviti dall’interno”.
Riporto allora la poetica della stessa:
“Io sono te e tu sei me, e dovunque tu sia,
là io sono, e sono disseminato in tutte le cose,
e da qualsiasi parte tu voglia tu puoi raccogliermi,
ma raccogliendo me raccoglierai te stesso.”
(Osiride , “Testo dei Sarcofagi”)
Per lunghi secoli l’inganno umano è stato quello di protrarre inesorabilmente la propria ricerca al di fuori di sé stesso, così come Scienza e Religione sono stati strumenti aridi al fine di trovare risposte sterili alle grandi domande esistenziali. Ma se davvero si desiderasse attraversare la Porta Stretta, se davvero si desiderasse divenire custodi della Grande Conoscenza Cosmica rimasta occulta ai più, allora è da Alchimia ed Arte che ci si dovrebbe far fecondare poiché Il loro Spirito si tesse nell’impalpabile e non è forse nell’impalpabile che sprigiona la Vita ? La Fonte che vi affannate a cercare erompe da dentro, non fuori.. poichè non vi può essere Conoscenza senza prima passare dalla Coscienza.
La tua arte affronta spesso temi legati all’Eros e alla Spiritualità. Come riesci a bilanciare o conciliare questi due aspetti nelle tue opere?
Così come Alchimia ed Arte sono un’unica cosa, lo stesso equivale per l’Eros. Lo stesso Cosmo in cui noi tutti siamo inseriti è stato generato dell’energia erotica grazie alle due polarità definite in oriente “Yin” e “Yang”, Maschile e Femminile.. ed è proprio nell’unione di questi due, in questa forza di attrazione e repulsione che ogni cosa ha preso vita. Volendo parlare di centri energetici e conseguenti chakra, il secondo chakra (posto all’altezza del pube) si rifà proprio alla sessualità e alla capacità di creazione. Per la Natura non vi è dunque differenza: è infatti dall’Utero, centro della sessualità, che si sprigiona la Vita e dunque la Creazione. l’Eros è un magnete che grazie al potere di attrazione diviene forza Creatrice, il movente che da vita e forma a tutte le cose presenti: sta a noi scegliere se poter far uso dell’Eros nella sua carnalità o su piani più elevati.. e non è forse proprio la Passione il fuoco che muove l’Artista? Personalmente, allora, l’Eros non è solo carnalità.. trovo Eros in moltissime sfaccettature del creato, in primis nella Poesia intesa in senso lato: dal suono di un tuono, la forma di alcune radici degli alberi, dalla sinfonia di alcune note allo sguardo o sorriso di uno sconosciuto/a.
Con il progetto “INRI” stai lavorando per rieducare al Sacro. Quali reazioni speri di suscitare nel pubblico attraverso queste opere?
Cerco di prendere distanza dalla speranza o dall’aspettativa di una reazione poichè il mio intento potrebbe andare a limitare il sentire dell’altro e nella fruizione dell’Arte è importante mantenere saldo il rispetto, senza rischiare di contaminare.. è qui il primo piccolo passo verso il Sacro: intuire lo spazio dell’Opera come se si entrasse in un tempio. L’Opera è “mia” nel momento in cui la sto creando, appena è terminata e poso la matita à allora del mondo: per questo spesso preferisco farmi piccola e lasciare spazio e tempo a chi la osserva: io sono solo un mezzo, nient’altro. Quando tengo delle esposizioni cerco allora di stare il più da parte possibile, innalzando in me il silenzio e la delicatezza.
Lascio che le persone siano libere di ascoltare e percepire spontaneamente: solo se lo desiderano possono avvicinarsi a me per avere “altro”. Nonostante questo ogni Opera è accompagnata dalla sua poetica, un piccolo quadretto che accompagna il quadro figurativo. Ciò che mi piace notare è come le persone dopo aver osservato l’Opera fanno un piccolo passo in più per leggere cosa c’è scritto. È in quel piccolo atto che mi meraviglio poichè constato quanta “Fame di Sentire” ci sia ed è proprio questo che mi spinge ad andare avanti. Alle volte noto come ci sia davvero un’energia sottile che attrae L’Opera lo sguardo su di sè: io non faccio niente, mi metto da parte.. e le persone vengono chiamate dall’Opera come se fosse un magnete. Ricordo inoltre che qualche anno fa, una donna, dinanzi ad una di esse scoppiò spontaneamente a piangere.. è un ricordo che per me resterà indelebile.
Hai accennato a un’opera su Lucifero. Come intendi rappresentarlo e quale messaggio vuoi trasmettere con questa figura spesso controversa?
Per quest’Opera ho scelto di restare nel silenzio e non parlarne troppo finché non sarà conclusa. Solitamente le altre Opere in fase di creazione le facevo vedere (seppur a persone intime) ma ho notato come in quest’atto io perdessi energia. Lucifero si trova nel mio studio al momento coperto da un velo.. mi piace molto il fatto di tenerlo celato. Per quello che posso dire il tentativo non è quello di ricreare la solita iconografia conosciuta dell’angelo caduto ma piuttosto di ribaltare la simbologia. Lucifero è l’Opera che più di tutte mi ha smosso interiormente.. prima mi ha condotta in una profonda crisi dove ho toccato con mano tutte le mie ombre..sino ad arrivare ad oggi dove mi sta impregnando di tutta la sua Luce e Conoscenza. Lucifero, infatti, come è noto ad alcuni.. significa “Portatore di Luce” così come veniva definito “Stella del mattino”: non è colui che porta il male ma colui che punisce il male. E non è forse il male quella forza che ci aiuta a Evolverci? Cosa saremmo se fossimo ancora nell’Eden, dove tutto era bello e perfetto senza sfide capaci di forgiarci ? Qui, allora, credo che si possa cambiare tutta la visione.
Ogni opera figurativa di “INRI” è accompagnata da una poetica scritta. Come avviene il dialogo tra l’immagine e il testo durante il tuo processo creativo?
La poetica scritta arriva da sola poco dopo che l’Opera è stata conclusa.. come se dopo quei 9 mesi di gestazione interiore e fisica di realizzazione facessi un “aggiornamento di sistema” e spontaneamente le parole sgorgassero dal mio Sentire. Alle volte diviene una vera e propria chiamata alla quale non posso non rispondere: arriva una forza che mi porta ad accantonare qualsiasi cosa io stia facendo in quel momento e mi impone di scrivere; Conoscendo quella forza, non posso far altro che farmi canale e risponderle “eccomi”.
La tua arte sfida i dogmi religiosi. Hai mai incontrato resistenze o critiche nel tuo percorso artistico? Se sì, come le affronti?
Di norma è difficile che io abbia ricevuto critiche ma si, è capitato. Ad alcuni al di là dei temi che vado a trattare non piace la ripetizione dello sfondo nero, scelta per me fondamentale per rimettere in risalto la figura come racchiusa in un abbraccio, mantenere una coerenza tra le varie Opere e per dare una nota di Mistero in più al tutto: ho un debole per il nero e ad oggi non ho intenzione di modificare la mia scelta. Credo fortemente che l’Arte debba provocare, non essere comoda.. e se per alcuni il nero “è troppo” ciò significa che quest’ultimi faticano a entrare in contatto con le loro ombre interiori.. per me è onorevole sapere che quel fastidio è per gli stessi motivo di analisi interiore. Altri invece non comprendendo nel profondo il motivo che mi spinge ad andare a trattare queste simbologie, mi dicono di cambiare tematiche.. ma non potendo riversare sull’altro tutto ciò che mi muove e mi attraversa semplicemente accolgo la critica e resto nel silenzio. Riesco inoltre a discernere se è una critica dettata da credenze e paure inculcate dalla società o è una critica costruttiva: in questo caso la accolgo ancor più in totale apertura. Ricordo che in università “sgridavo” i professori perchè mi dicevano sempre che ero “brava” e a me quel “brava” non era mai piaciuto.. sapevo mi servisse dell’attrito per progredire nell’Arte. In ultimo quando ho comunicato ad alcuni che avrei realizzato un’Opera su Lucifero mi hanno consigliato di stare attenta ma proprio perchè hanno una visione dello stesso dettata dai dogmi questo “stai attenta” è stata proprio la forza che mi ha convinto ancor di più a realizzarlo.
Maria Maddalena è una figura centrale nel tuo lavoro. Cosa rappresenta per te e quale ruolo gioca nel tuo intento di rieducare al Sacro?
L’Opera di Maria Maddalena si è sicuramente presa una grande parte del mio Cuore: non solo per una Storia intima e personale tra me e questa figura ma anche per la forte dose di rivoluzione e provocazione che porta nel mondo; è infatti stata l’apri fila di tutte le Opere che ne sono conseguite: da donna conosciuta come “prostituita” ho tentato di raffigurarla in tutta la sua Sacralità. Noto infatti come essa dinanzi alle persone divenga un magnete: in moltissimi mi chiedono l’acquisto seppur io respinga sempre l’offerta. Come ho scritto nella poetica che la accompagna e che al momento non potrei definire meglio, riporto quanto segue:
MYRIAM DI MAGDALA – Maria Maddalena
“Perché Io sono la prima e l’ultima.
Io sono l’onorata e la disprezzata.
Io sono la prostituta e la santa.
Io sono la sposa e la vergine.
Io sono la madre e la figlia.
Io sono le membra di mia madre.
Io sono la sterile e molti sono i miei figli”
(Incipit da Inno a Iside)
Saturando la sua storia attraverso il vissuto del suo utero, si è inquinata la Sacralità che vi È è in Lei. Si è tramandata la falsa informazione che il Sacro, specie in rapporto al Femminile, sia proporzionale alla capacità di resistere al Piacere. Ma il Sacro non lo si può teorizzare.. il Sacro lo si può solo – Sentire -. “Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa,” il mantra con la quale battersi il petto, rafforzando ad ogni colpo la consapevolezza di un io-bambino peccatore. Nei Secoli è stata innalzata la Crocifissione in sfavore della Resurrezione, tramandando Senso di Colpa, Peccato Originale, dovere e pena.. l’iconografia stessa li proclama Santi, ma perchè dalle loro raffigurazioni non traspare mai Beatitudine? Le religioni sono servite per iniettare credenze, le quali servono a limitare la libera espressione dell’Essere Umano: Pregare una Donna come Maria Maddalena, avrebbe condotto ad esprimere la propria capacità di Creare. Riconoscersi in una Donna che si veste di Gioia, avrebbe insegnato l’Arte della Libertà. Apprendere da una Maestra che Sa condurre all’Estasi, avrebbe reso vano ogni tentativo di sottomissione. Raccontare di una Donna Fertile, avrebbe rieducato all’idea di Purezza ed Innocenza. Una donna Amante ed Apostola, avrebbe portato sul sentiero dello Spirito fuori la religione. Una donna gravida di Gesù, avrebbe reso noto il Sacro Grall. Una donna che consola il peccato, avrebbe cancellato l’Origine del Male. Quest’Opera non vuol perciò essere un inno alla Donna, poichè non sussiste vendetta, proclamazione né rivendicazione, da parte di Colei che profuma di Compassione. Il mio vuol essere un umile atto di Riportare alla Luce. Myriam è in ogni Uomo ed in ogni Donna poichè il Femminile non è colei che partorisce.. Il Femminile è colui si è partorito. Lasciate dunque che le vostre Acque si rompano…
Guardando al futuro, come immagini che si evolverà la tua pratica artistica e quali nuovi temi ti piacerebbe esplorare?
Cosi come l’Arte si impregna del Mistero io stessa preferisco restare nell’imprevedibile. È già complesso per me “visualizzare” quale sarà la composizione della prossima Opera, figuriamoci immaginare cosa realizzerò in futuro o come si evolverà il tutto. Si tratta sempre di una chiamata e sono sicura arriverà con i tempi e le modalità più consone. Ho Fede totale nell’Arte, mi affido a Lei con gli occhi bendati.
Come desideri che il pubblico si relazioni con le tue opere? C’è un modo ideale in cui speri che vengano interpretate o vissute?
Come ho risposto in una delle domande precedenti, cerco di distanziarmi il più possibile dal desiderio e dalla speranza di un qualche tipo di riscontro e/o interpretazione. Non posso sperare che vengano interpretate come vorrei poichè il potere dell’Arte è proprio l’aspetto della sua totale libertà: molti nel guardare le mie Opere mi comunicano cosa provano e spesso mi stupisco perchè mi donano una chiave di lettura che neanche io avevo preso in considerazione. Questo lo trovo bellissimo poichè è motivo per me di indagine interiore su un qualcosa che mi era sfuggito. Certamente l’unica cosa che mi auguro è che vengano vissute e fruite con rispetto: non tanto nei miei confronti ma nei confronti di se stessi poichè se davvero si ha “sete” di Sentire, di venire penetrati dall’Arte non è possibile cogliere i Misteri di un’Opera mentre si beve una birra o c’è rumore tutt’intorno.. per quello esiste il bar o il centro commerciale. L’unico desiderio che ho è allora che vengano vissute nel Silenzio – interiore ed esteriore – e cioè in totale apertura e vulnerabilità poichè è solo in questa postura d’esistenza, in questo stato d’essere che possono accadere magie.
Sogno nel cassetto?
Ho molti progetti in mente ma al momento preferisco non elencarli perchè li ritengo innovatori e non è il momento per me di renderli pubblici. Una cosa che mi piacerebbe molto però sarebbe che le mie Opere girassero il più possibile: questo non per divenire “famosa” o essere “qualcuno”.. non avrei alcun problema a restare nell’anonimato. Desidero che le Opere girino al fine di fecondare più Coscienze possibili, per portare l’osservatore sulla soglia dubbio, al porsi la domanda: “e se non fosse tutto qui?” L’Arte si basa sul dialogo, sul messaggio, sul portare l’osservatore al confine di se stesso: per questo non voglio vendere le Opere originali poiché esse finirebbero in una casa privata e perderebbero il loro potenziale. Sono però aperta alle vendita di copie originali e numerate.