DANIELE MANFREDI

DANIELE MANFREDI

Daniele è un devoto del cinema horror, un esploratore delle inquietanti visioni di H.P. Lovecraft e un aspirante game designer con un’affinità elettiva per il Popolo dei Gatti. Scrive di ciò che striscia nell’ombra e si insinua nei sogni, tessendo storie con la dedizione di uno scienziato pazzo intento a dare vita alla sua creatura. Una volta completata, la osserva spezzare le cinghie, barcollare verso la porta e svanire nella nebbia della campagna emiliana. È autore della serie di librogame Arkham Dreams e di racconti disseminati tra pagine e incubi.

Cosa ti affascina di più nell’universo di H.P. Lovecraft?

Il rifiuto dell’antropocentrismo, tanto per cominciare. L’umanità è un frutto destinato a marcire sul ramo evolutivo dei primati, sempre che qualche bestiaccia non se lo mangi prima. Non c’è speranza per la nostra specie e questa inadeguatezza, questa impotenza difronte alle forze che regolano l’universo, si riflette in tutti i personaggi di HPL. Il loro smarrimento al cospetto degli orrori alieni sepolti nell’Artico è lo stesso che proviamo quando cerchiamo di guardare oltre il diorama assemblato dal nostro buon senso. Apprezzo moltissimo anche il suo amore per il macabro e quella vena poetica un po’ malinconica sospesa come le nebbie del bellissimo “The strange high house in the mist”, ma so che finirei per dilungarmi davvero troppo se dovessi parlarne qui.

Qual è il primo film horror che ti ha davvero segnato e perché?

Il primo film horror è stato “Profondo Rosso”, quando avevo più o meno sei anni, ma credo che a colpirmi davvero sia stata la saga di “Nightmare on Elm Street” del compianto Wes Craven. Del resto, è difficile immaginare qualcosa di più divertente di un maniaco morto e sepolto che fa a pezzi adolescenti in fregola con un set di coltelli avvitati su un guanto. Il personaggio di Freddy aveva un grandissimo carisma, e la creatività delle scene ambientate nel mondo onirico ha lasciato diverse cicatrici nella mia immaginazione. Cicatrici provocate da quattro lame arrugginite, naturalmente.

Come nasce la tua passione per il game design e quali sono le tue principali fonti di ispirazione?

Ho cominciato con giochi come “Brivido” e “l’Isola di Fuoco” per poi approdare ai librogame e al gioco di ruolo. Allora la scelta era piuttosto limitata, e c’era tutto il tempo per assimilare per bene i giochi su cui riuscivo a mettere le mani tra un Natale e l’altro. Studiavo i regolamenti, mi perdevo nelle illustrazioni, immaginavo storie per i personaggi spesso descritti in due righe sul retro della scatola. Mi divertiva parecchio quando ero un bambino, e ci riesce ancora adesso. Non so se ho una vera e propria fonte di ispirazione, ma adoro l’impostazione dark dei vecchi giochi Games Workshop. “Dungeonquest”, per esempio. Ho sempre trovato molto interessante l’idea di concludere la mia avventura con la faccia dentro un sacchetto di monete d’oro e un pugnale goblin nella schiena.

Il tuo processo di scrittura sembra molto viscerale e creativo. Qual è il momento in cui capisci che una storia è pronta per essere liberata nel mondo?

Non è mai davvero pronta. C’è sempre un personaggio che ha ancora qualcosa da dire, o un momento che merita di lasciare la Discarica del Sottinteso. Sono storie imperfette. Magari zoppicano un po’, oppure le braccia sono così lunghe che le dita sfiorano l’erba ai lati del sentiero. Forse non sono nemmeno granché a guardarle bene, ma sono abbastanza forti per cavarsela da sole. Io devo soltanto fare del mio meglio per assemblarle.

Arkham Dreams è un titolo evocativo. Cosa possono aspettarsi i lettori dai tuoi librogame?

Senza dubbio un bel po’ di personaggi grotteschi conditi con un’abbondante cucchiaiata di macabro e abbelliti dalle empie illustrazioni di Enzo Triolo. Il protagonista della serie è un Viaggiatore del Sogno, un individuo capace di esplorare la dimensione onirica e, con un po’ di fortuna, farne ritorno con tutti gli organi al posto giusto. Sfortunatamente, è anche un disperato, un disilluso e, in generale, il tipo di persona che attira l’attenzione degli ubriaconi violenti nelle taverne di montagna. Naturalmente, ci sono cose peggiori da quelle parti. Durante la serie, il lettore dovrà aiutarlo a ricostruire la storia della sua famiglia e decidere se accettare l’aiuto di alcuni improbabili alleati. Magari prima che le sue ossa mezzo sgranocchiate finiscano sul fondo di un pozzo.

Hai mai vissuto un’esperienza reale che ti ha dato la sensazione di essere dentro un racconto lovecraftiano?

Beh, se fosse successo davvero, immagino che in questo momento starei sbavando nell’angolo di una cella imbottita. D’accordo, ci sono comunque molto vicino, ma per fortuna a mettere in pericolo la mia sanità mentale sono soltanto le interazioni con gli individui della mia specie. Quindi devo rispondere di no.

Se potessi evocare una creatura dal mito di Lovecraft per un caffè e una chiacchierata, quale sceglieresti e perché?

Forse non si può definire esattamente “una creatura”, ma berrei volentieri un bicchierino con il Terribile Vecchio. Oh, sì. I marinai hanno sempre un sacco di storie interessanti da raccontare, soprattutto quando sono consumati e rugosi come la chiglia delle loro navi. Senza contare che porterebbe anche tutta la sua ciurma, magari chiusa dentro una scatola di scarpe con su una bella etichetta. Parleremmo dei suoi viaggi e delle cose fantastiche che ha visto nelle sperdute isole delle Indie Orientali durante la giovinezza. Arrivati alla terza bottiglia, gli domanderei della casa lassù nella nebbia e della porta che si apre sopra l’oceano. Ma credo che a quel punto sarei troppo sbronzo per dargli retta.

Quali sono i tuoi prossimi progetti e cosa possiamo aspettarci dal tuo lavoro in futuro?

In questo momento ho dato la priorità a un progetto sperimentale in parte collegato con Arkham Dreams. Si tratta di un lavoro piuttosto complicato, ma spero di portarlo a termine a breve. Una volta finito, penso di dedicarmi al nuovo volume della serie, ormai in ritardo di eoni. Nel frattempo, stiamo lavorando a un’antologia di racconti-gioco sempre in ambito horror. In futuro mi piacerebbe lavorare su un gioco da tavolo, ma per il momento resta soltanto un piccolo sogno…

Comments

No comments yet. Why don’t you start the discussion?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *