Violinista e compositrice, suona celtic-pop e new classica. Al fianco del cantautore Blindur, ha partecipato a tour e festival in Europa e negli USA, dividendo il palco con Damien Rice, Jonathan Wilson, Tre allegri ragazzi morti, Meg e molti altri. Nel 2022 entra nel catalogo di Believe classica come artista solista, mentre con Blindur pubblica dal 2018 con l’etichetta indipendente La Tempesta Dischi. Oltre a numerosi album e singoli, il violino di Carla ha suonato per colonne sonore di film e documentari, e per progetti internazionali come The Out Law Ocean e The Noam Chomsky Music Project del giornalista Ian Urbina (New York Times / National Geographic). Nel 2024 compone la sigla della seconda stagione di “Dragonlance: Dragons of Flames”, per il collettivo “Attori di Ruolo”. Nel 2025 affianca il collettivo Attori di Ruolo dal vivo, curando la sonorizzazione di un ambizioso progetto che porterà il Gioco di Ruolo per la prima volta in teatro in Italia. Dalla Milano fashion week al SXSW festival, da Napoli Svelata alla Contea Gentile, fino al Comicon Napoli, il violino di Carla non ha mai mancato di regalare vibrazioni speciali, creando atmosfere magiche e sognanti, tra new classica, elettronica e fantasy celtica.
Cos’è la musica per te?
È molto difficile rispondere a questa domanda, perché la musica per me significa tante cose: un’occasione di condivisione, anche con persone totalmente sconosciute; il canale preferenziale delle mie emozioni positive e negative; il biglietto sempre pronto che mi permette di intraprendere i viaggi e avventure sempre nuove. Insomma, il miglior modo per esprimere totalmente me stessa.
Il tuo stile fonde molte influenze, dal celtic-pop alla new classica. Come sei arrivata a sviluppare questo sound unico?
Nonostante il miobackground musicale affondi le sue radici nel punk rock, è stata la passione per la musica irlandese a condurmi al violino. La primissima cosa che ho suonato quando ancora non sapevo assolutamente niente è stato proprio un brano di musica irlandese, e chiaramente da quel momento non ho mai smesso di amare, esplorare e approfondire quello stile. Tuttavia con lo studio dello strumento sono venuta anche più intensamente a contatto con la musica classica, ed è impossibile non farsi influenzare da uno come Vivaldi! Oltre al mio percorso solista, ho inoltre condiviso il palco e lo studio di registrazione con vari progetti musicali, dove mi sono avventurata in stili ancora diversi e ognuna di queste esperienze ha lasciato un piccolo seme nel mio violino.
Hai suonato in contesti molto diversi, dai festival internazionali agli eventi legati al gioco di ruolo. Come cambia il tuo approccio alla musica a seconda del pubblico e dell’evento?
Come detto, la musica per me è comunicazione e quindi sostanzialmente, a prescindere dal contesto e dal pubblico, cerco sempre di aprire dei canali che mi permettano di trasmettere qualcosa a chi mi ascolta. È difficile dire qual è il contesto che preferisco, sono bellissimi i concerti intimi, ma sono altrettanto esaltanti i palchi dei grandi festival; è meraviglioso sonorizzare in teatro, ma è impossibile resistere ad una session in un pub irlandese!
Hai collaborato con artisti di fama come Damien Rice e Jonathan Wilson. C’è stato un incontro o un concerto che ti ha segnato particolarmente?
Hai citato due artisti e due occasioni che resteranno indelebili per sempre per me. In particolare, Damien è una persona speciale, con il quale negli anni ho avuto la fortuna di collaborare più volte. Quello che lui riesce a creare sul palco è pura magia e essere parte di quella meraviglia è una grande fortuna. Ho avuto davvero la fortuna di collaborare con tantissimi artisti, da giganti del rock fino a musicisti che per me sono stati riferimenti assoluti, come Rodrigo d’Erasmo degli Afterhours, con il quale ho composto e registrato delle orchestrazioni per l’ultimo album di Blindur. Però se devo pensare ad un concerto specifico nel quale è successo qualcosa di folgorante, non posso che tornare con il cuore con la mente al palco del Napoli Comicon 2024: lì è successo davvero qualcosa di unico!
Hai composto per colonne sonore e progetti internazionali come The Out Law Ocean. Come cambia il processo creativo quando componi musica per immagini o narrazioni?
In realtà per me è un processo molto naturale, perché anche quando compongo per me stessa ragiono molto per immagini e suggestioni. Mi piace immaginare situazioni, paesaggi e fotogrammi che mi guidano nella scrittura e nell’arrangiamento. Chiaramente quando le immagini esistono già, cerco di filtrarle e trasformarle in suono.
Il progetto teatrale con Attori di Ruolo sembra molto innovativo. Come sarà strutturata la sonorizzazione dal vivo e che tipo di atmosfera vuoi creare?
Mentre vi scrivo sono sul treno in direzione Milano, alla vigilia dello spettacolo a teatro con Attori Di Ruolo. C’è molta eccitazione, perché porteremo per la prima volta in Italia uno spettacolo unico nel suo genere, che metterà al centro l’aspetto più bello del gioco di ruolo: la teatralità. Per l’occasione, ho deciso di portare sul palco, oltre al mio violino, una discreta quantità di strumenti musicali particolari, scelti con cura per sottolineare elementi e atmosfere che potranno presentarsi durante la giocata. Al mio fianco, tra sintetizzatore, tongue drum, sonagli e campane tibetane, ci sarà Massimo De Vita, in arte Blindur, mio produttore artistico. La sonorizzazione sarà totalmente improvvisata e seguirà passo passo l’andamento dell’avventura messa in scena sul palco, questo richiederà un’immersione totale e un’attenzione estrema. Asseconderemo ovviamente la Lore creata da Fabio, master di Attori di Ruolo, che ha creato un’avventura ambientata in un’ atmosfera dark fantasy, tra templi in rovine, foreste nebbiose e combattimenti epici…
Hai avuto esperienze in festival come SXSW e Milano Fashion Week. C’è una differenza nel modo in cui il pubblico percepisce la tua musica in un contesto più mainstream rispetto a uno più di nicchia?
Parto dal presupposto che ogni volta che vengo invitata ad esibirmi, cerco sempre di adattare per quanto possibile la mia performance al contesto, questo mi permette di mantenere un canale preferenziale con chi mi ascolta e devo dire che fino a questo momento il risultato è stato sempre ottimo. Allo stesso tempo non posso non confidarvi che i contesti più di nicchia sono quelli nei quali mi sento maggiormente a mio agio perché è più facile incontrare subito l’interesse del pubblico, ma i grandi palchi sono sempre sfide importanti e occasioni per mettermi alla prova.
C’è un album, un brano o una composizione a cui sei particolarmente legata e che rappresenta al meglio la tua identità artistica?
Per rispondere al meglio a questa domanda, devo citare non uno ma due brani. I primo è Crystallize di Lindsey Stirling, un brano a cui sono molto legata e che è stato molto importante per il mio percorso artistico, tanto da diventare un must nei miei live set. L’altro è For the Love of a Princess dalla colonna sonora di Braveheart, una melodia che porto nel cuore e che per me è il perfetto esempio di come si possa comunicare con semplicità emozioni complesse e profonde; ogni volta che l’ascolto mi sento catapultata nei paesaggi scozzesi a me molto cari.
Se dovessi descrivere con tre parole l’effetto che vuoi ottenere con la tua musica, quali sarebbero?
Emozionante, entusiasmante, epico!
Sogno nel cassetto?
Avere la possibilità di realizzare un brano insieme a Lindsey Stirling.





Foto di Enrico Pascarella