DOMENICA MAURONE

DOMENICA MAURONE

Domenica vive a Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, da quasi sette anni. Si è trasferita lì nel 2018 da Reggio Emilia, dove ha vissuto per gran parte della sua vita, per motivi di lavoro. Di professione è medico radiologo. La sua passione per il disegno è nata durante gli anni del liceo, periodo in cui realizzava soprattutto ritratti a carboncino e pastelli. Tuttavia, con l’inizio dell’università prima e l’impegno professionale poi, ha messo da parte questa inclinazione, pur continuando a coltivare il suo amore per l’arte. Dopo la pandemia, un periodo particolarmente impegnativo per tutti e soprattutto per gli operatori sanitari, ha sentito il bisogno di rallentare i ritmi e di riconnettersi con se stessa. Questa necessità l’ha spinta a esplorare nuove forme di espressione artistica per dare voce alle emozioni più profonde. Sebbene non avesse mai utilizzato pennelli o spatole prima, Domenica ha deciso di sperimentare tecniche pittoriche diverse, con l’obiettivo di creare opere originali capaci di comunicare i suoi sentimenti. In quanto pittrice autodidatta, ogni suo quadro rappresenta una sperimentazione, una sfida personale e al contempo un gioco creativo in cui emergono la sua visione e la sua anima. Nel corso di quest’anno ha partecipato alla sua prima mostra collettiva, intitolata “Ri-composizioni”, curata dalla storica dell’arte Elisabetta La Rosa, con la quale collabora attivamente.

Cos’è per te l’arte?

L’arte è un mezzo per esplorare la mia anima e per connettermi con gli altri su un livello più profondo. E’ un linguaggio che va oltre le parole, capace di smuovere sensazioni e sentimenti e mi permette di esprimere in modo autentico il mio mondo interiore. Sono sempre stata riservata e timida, non è mai stato facile raccontarmi agli altri. I miei dipinti sono un modo per far conoscere la mia visione della vita. Vedo l’arte come un viaggio intimo ma anche universale, che può creare un ponte tra me e il mondo.

Cosa ti ha spinto a riprendere l’arte dopo tanti anni e a sperimentare con pennelli e spatole, nonostante non le avessi mai usati prima?

La creatività ha sempre fatto parte di me, anche se ho smesso di disegnare. Ho cominciato per caso a usare gli acrilici, volevo creare un quadro per la mia casa. Verso la fine della pandemia mi sentivo come bloccata, era stato tutto surreale e drammatico e forse questo mi ha spinto a cercare dentro di me delle risorse per uscire da questa situazione. Avevo bisogno di colore e luce. Ho sempre amato sperimentare e così ho provato, anche sbagliando tante volte, finché non sono riuscita ad ottenere il risultato che volevo.

La tua esperienza come Medico Radiologo ha influenzato in qualche modo la tua visione artistica o le tematiche delle tue opere?

Il mio lavoro mi porta ogni giorno a contatto con la malattia e questo ti insegna a vedere le cose da una prospettiva più ampia, a dare il giusto peso ai vari eventi della vita. Credo che questo mi spinga a trasmettere un messaggio di positività e di speranza. L’atteggiamento verso la vita secondo me influenza le nostre giornate e può fare la differenza. 

Durante la pandemia ci sono state emozioni o immagini particolari che ti hanno ispirata nella creazione dei tuoi quadri?

La pandemia ha stravolto tutti noi e ha messo a dura prova gli operatori sanitari. L’emozione prevalente è stata la paura di abbracciare mia figlia quando rientravo a casa dal lavoro, a volte mi sentivo sopraffatta da questi sentimenti. Per sopravvivere ho dovuto cercare dentro di me la forza di andare avanti sperando anche di riuscire a infondere speranza e coraggio negli altri. Nei miei dipinti cerco di trasmettere un messaggio positivo, di amore per gli altri e per la vita.

Come descriveresti il tuo stile pittorico? Ci sono tecniche o materiali con cui ti senti particolarmente in sintonia?

La mia tecnica pittorica può assimilarsi a quella materica, adoro dare spessore al colore e lasciare visibili spatolate sulla tela. Prediligo gli acrilici per la brillantezza dei colori e non posso far a meno del color oro che per me rappresenta la luce. La tela è il supporto che preferisco, mi piace riconoscere la trama sotto il colore, che fa parte essa stessa dell’opera.

La mostra mostra ri-composizioni è stata la tua prima esperienza espositiva. Come hai vissuto questo momento e quali riscontri hai ricevuto dal pubblico? 

Il mio primo evento espositivo è stato molto entusiasmante, la location era bellissima, ricca di affreschi e di storia, farne parte seppur per un attimo è stato bellissimo. La cosa più emozionante è stato leggere il commento alla mia opera sul catalogo della mostra, scritto dalla curatrice Ellsabetta La Rosa, che è riuscita a leggermi dentro. Ho conosciuto alcuni artisti molto interessanti e ho avuto riscontri positivi riguardo le mie opere.

Essendo autodidatta, quali sono state le maggiori sfide che hai affrontato nel tuo percorso artistico?

Ogni approccio è stato una sfida, soprattutto perché non avevo una formazione che mi permettesse di conoscere i materiali che usavo, sono andata a istinto e ho sperimentato molto. Sapevo che risultato volevo ma non come ottenerlo. Ho letto molto e ho prediletto colori e materiali professionali in modo da avere la massima resa. All’inizio avevo pochi strumenti, ricordo di aver lavorato una pasta acrilica con un vecchio cucchiaino per rendere l’effetto desiderato.

Ci sono artisti o movimenti pittorici che ammiri particolarmente e che influenzano il tuo lavoro?

Uno degli artisti che ho amato di più fin dal giovane è Claude Monet, per l’uso del colore e la sua capacità di catturare la luce. Ma amo anche alcune opere di Gustav Klimt, per il suo uso dell’oro, che anch’io adoro. In realtà non so cosa mi influenza, probabilmente un insieme di artisti che nemmeno io saprei elencare.

Qual è il significato che cerchi di trasmettere attraverso le tue opere? C’è un messaggio o un’emozione ricorrente?

Il messaggio è sempre positivo, di speranza e luce, ma voglio anche spiegare quanto può arricchirci la diversità, quanto l’imperfezione possa talvolta spiccare e illuminare tra tante perfezioni. Con alcune opere ho voluto celebrare le nostre fragilità, da cui può nascere qualcosa di inaspettato e meraviglioso. Le insicurezze si possono vincere quando comprendiamo la nostra unicità. 

Hai dei rituali o delle abitudini particolari quando dipingi? Ad esempio, ascolti musica o preferisci il silenzio?

Quando dipingo preferisco essere sola e lasciarmi accompagnare dalla musica. Lascio andare i miei pensieri e faccio fluire le mie emozioni sentendomi libera da tutto. A volte non so cosa dipingerò, parto con uno o due colori e mi lascio guidare dall’istinto.

Hai già in mente nuovi progetti artistici o mostre a cui ti piacerebbe partecipare in futuro?

Ho tanti progetti in mente, che per scaramanzia non rivelerò. Il mio sogno è quello di fare una personale, che fino ad un anno fa non avrei nemmeno immaginato. E’ incredibile come le cose possano cambiare in poco tempo.

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