Ludovica, in arte VINO, classe 1994. Nata a Milano ,laureata alla facoltà di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Durante il periodo universitario si trasferisce in Valle d’Aosta e comincia nel 2018 a sperimentare con la pittura. Nel 2024 lascia il lavoro da cameriera per dedicare tutto il suo tempo alla produzione artistica. Artista d’ispirazione informale, sviluppa il suo studio pittorico attraverso una ricerca costante di equilibrio tra linee, colori e geometrie. La materia, reale o percettiva, è la protagonista delle sue opere, che appaiono come muri alterati dal tempo. Ludovica utilizza materiali di recupero, che sono implicitamente portatori di tempo. Nella sua produzione emerge anche la sua formazione più accademica con i nudi femminili.
Cos’è per te l’arte?
Per me è la cosa più naturale che ci sia. Disegno da quando riesco a ricordare, mi hanno stimolato e avvicinato all’arte fin da piccola. È parte integrante della mia persona e della mia identità.
Qual è stata l’ispirazione iniziale che ti ha spinto a passare dalla scultura alla pittura?
In realtà la frustrazione. Mi ero iscritta alla facoltà di Scultura immaginandola diversa. Aveva appesantito e incrinato il mio rapporto con l’arte o con quello che l’arte credevo che fosse fino a quel momento. Sentivo meno la spontaneità. La pittura è stata una reazione ed un mezzo per vivere di nuovo il processo creativo con spensieratezza. Quasi come un adolescente che si ribella ai genitori.
Come selezioni i materiali di recupero per le tue opere e quale significato attribuisci loro?
Per lo più ricerco elementi che possano creare una texture sulla tela (tessuti, corda, farine, cavi) per dare un aspetto più grezzo e materico alle tele. È uno degli aspetti che mi diverte di più. Prendere un oggetto “povero” e inusuale e camuffarlo, rendendolo qualcosa di nuovo.
C’è un’opera o una serie che senti particolarmente legata alla tua evoluzione artistica?
I miei “Totem”. Sono delle serie di tre piccoli quadretti che si possono girare e accostare a proprio gusto. non solo i primi quadri che ho venduto, ma quelli che ho venduto di più in assoluto. Il fatto che le persone li richiedessero mi ha spronato a credere un pó di più in quello che facevo e a credere che forse potevo trasformare la mie capacità artistiche in un lavoro.
Nella tua ricerca dei nudi femminili, cosa cerchi di esprimere attraverso questi soggetti?
I nudi sono la mia zona di confort ma anche una sfida. Se ho un foglio davanti ed una matita è automatico per me disegnare un nudo. Il corpo femminile è da sempre quello che
Ho riprodotto con più facilità. Con mia nonna disegnavamo e ritagliavamo sirenette quando ero bambina. Anche se non aveva mai studiato arte lei faceva dei visi stupendi. Volevo farli bene quanto lei. La sfida per me è migliorare sempre di più tecnicamente per Riuscire a dare ancora più espressività ai soggetti ma senza troppi fronzoli.
Quali sono i tuoi progetti futuri, ora che ti dedichi completamente alla produzione artistica?
Cercare di promuovermi il più possibile e di riuscire ad arrivare con i miei dipinti ad un pubblico più vasto. Imparare a fare meglio i reel sicuramente sarebbe un buon punto di partenza. L’obbiettivo è di far sì che possa continuare ad essere il mio lavoro full time.
Descriviti in tre colori.
Ocra, rosso ruggine e verde salvia. Come I miei totem, semplice, passionale, riflessiva e pragmatica.








