GIULIA FARUFFINI

GIULIA FARUFFINI

Giulia, pittrice italiana nata a Lodi nel 1993, è un’anima sensibile e introversa che ha trovato nella pittura la sua forma più autentica di espressione. Fin da bambina ha coltivato la passione per il disegno, anche se la vita l’ha inizialmente portata su percorsi diversi: dopo il liceo scientifico, ha scelto di seguire il cuore laureandosi in Architettura al Politecnico di Milano, rifiutando le aspettative che la vedevano ingegnere. Dopo alcune esperienze lavorative in studi di architettura, ha capito che l’ambiente d’ufficio non rispecchiava il suo spirito creativo. Così si è avvicinata al mondo della moda e dell’artigianato d’eccellenza, lavorando come prototipista e modellista per borse d’alta moda. Il lavoro manuale e la cura del dettaglio le hanno sempre dato gioia, ma è stato durante la pandemia, nel silenzio del lockdown, che ha riscoperto davvero la pittura. Complice il tempo libero e un profondo desiderio di autenticità, Giulia ha ricominciato a dipingere, aprendo una pagina Instagram e ricevendo i primi apprezzamenti e commissioni. Un periodo di riflessione personale l’ha portata a scegliere di dare finalmente spazio a quel sogno accantonato: vivere d’arte. Nel 2023 apre la sua partita IVA come pittrice, trasformando la passione in professione. La sua pittura ad olio e a pastello secco nasce da un’urgenza viscerale di bellezza: è un continuo cercare poesia nelle forme della natura e nel quotidiano, un invito a rallentare e a nutrire l’anima. Le sue opere sono ispirate dalla meraviglia, da ciò che spesso sfugge allo sguardo distratto, e si propongono come lenti attraverso cui ritrovare senso e magia. Giulia espone le sue opere in locali e spazi culturali del lodigiano. Nel 2024 ha presentato una personale presso la Biblioteca Comunale di Casalmaiocco e nel giugno 2025 tornerà con una nuova mostra in un’altra biblioteca della sua provincia, continuando a intrecciare arte, bellezza e promozione culturale. Oggi vive pienamente il suo sogno, senza mai smettere di seminare, con la certezza che ogni scintilla di bellezza possa accendere una luce anche nei giorni più ordinari.

Cos’è per te l’arte?

Grazie per la domanda. Per me l’arte è espressione e ricerca del proprio sé e del mondo. L’arte è l’energia che si crea tra sé e il mondo, tra l’opera e l’artista. Per me c’è arte quando l’arte diventa occasione di espansione e ispirazione, quando è in grado di smuovere le  profondità del nostro mondo interiore, il proprio centro di gravità. Tutti noi siamo arte in potenza. La pittura è solo un mezzo espressivo, come lo è la musica o la danza. Ognuno può trovare il suo modo di liberare l’arte che contiene, come un’energia che passa da persona a persona, che ispira e invita l’altro a esprimersi a sua volta. Siamo un’unica cosa, ecco perché credo nel potere dell’arte di connettere ogni essere vivente ed è per questo che mi ispiro così tanto alla natura, da cui tutti proveniamo.

Com’è stato il momento in cui hai capito che volevi dipingere a tempo pieno? È stata una scelta istintiva o lenta e sofferta?

Nessuna delle due. È stata una scelta lenta, ma non sofferta. Soffrivo quando ripetevo a me stessa che il mio progetto fosse impossibile senza ancora averci provato. Mano mano che mi informavo, studiavo e acquisivo strumenti, poco alla volta ho guadagnato la sicurezza, che mi è sempre mancata. Vengo da una famiglia semplice, ho potuto studiare grazie alle borse di studio e ai sacrifici di mia mamma che ha sempre lavorato molto. Per questo motivo la scelta non è stata istintiva, ma ponderata su più fronti e con i piedi ben piantati a terra. La cosa difficile è stata staccarli quel po’ che basta per fare il “passo”, ma se ciò è avvenuto è stato anche grazie alle persone che mi vogliono bene e hanno creduto in me. Quando dopo anni di lavoro ho messo da parte qualche risparmio per iniziare, ho capito che era arrivato il momento per cui mi ero preparata e che non potevo più rimandare. Carpe diem!

Hai un forte legame con la natura e il quotidiano. C’è un luogo o un momento della giornata che senti particolarmente fertile per la tua ispirazione?

Il momento della giornata che preferisco è il mattino. Come si dice “il mattino ha l’oro in bocca”, ed è proprio così. Mi piace essere produttiva dal mattino presto. In inverno, quando è ancora buio, mi dedico ad attività di contorno, programmo le cose da fare sull’agenda, butto giù idee, preparo preventivi etc. Appena sorge il sole organizzo la postazione di lavoro, preparo i colori e il necessario per iniziare a dipingere. Questo lavoro dipende tantissimo dalla luce naturale, la luce migliore per poter dipingere. La sera per me è fatta di riposo.  Se arrivano delle idee, le appunto e ci lavoro nei giorni successivi. La creatività va ricaricata, come tutte le cose. 

La figura di tua madre emerge con grande delicatezza nel tuo racconto. Quanto ha influito sul tuo modo di intendere l’arte e la libertà creativa?

Si, ha influito molto. Come raccontavo, mia madre non mi ha mai fatto mancare affetto e sostegno, incoraggiandomi verso le mie passioni. Tuttavia, essendo una persona molto empatica (come lei), ho avvertito negli anni tanta sofferenza e tristezza in lei, sofferenza dovuta a tante cose, tra cui sicuramente l’aver dovuto chiudere un capitolo della sua vita che tanto amava. Questo credo per lei sia stato un trauma e, involontariamente, ha sempre proiettato su di me l’ombra dell’impossibilità di poter fare un lavoro artistico con serenità e sicurezza. Tuttavia, quando è stato il momento per me di scegliere, io mi trovavo in una situazione diversa dalla sua e ho potuto fare una scelta altrettanto diversa. Inizialmente questa scelta credo lei l’abbia vissuta con preoccupazione, come credo qualunque genitore assista al cambio di rotta di un figlio dopo anni di studio. Ma nel tempo ha saputo comprendere la mia scelta, vedendo quanta energia e impegno ci metto quotidianamente e con costanza, e soprattutto vedendomi felice. Oggi lei e mio marito sono i miei primi e preziosi sostenitori, sono sempre al mio fianco alle mostre, nei momenti di sconforto (che fanno parte del viaggio!) e nei successi.

La pandemia ti ha dato il tempo di tornare alla pittura: quanto pensi che il silenzio e il rallentare abbiano inciso sulla tua arte?

Ha influito tantissimo, era forse il silenzio di cui tutti noi abbiamo avuto bisogno per spegnere quel rumore di sottofondo che ci ha fatto dimenticare i nostri desideri (e sofferenze!) più profondi. Questa è l’epoca della superficie, dove tutto scorre. Il silenzio favorisce la profondità e ti forza a ritrovare un contatto con te stesso, oggi più che mai necessario per riconnetterci anche con gli altri e “afferrare” la nostra vita a piene mani. 

Hai scelto l’olio e il pastello secco come tecniche principali: cosa ti danno, rispetto ad altri mezzi? Cosa cerchi quando li usi?

Sono due tecniche che per me si completano, quando voglio riposarmi dall’una, mi rifugio nell’altra. La pittura a olio mi permette di ottenere profondità e complessità nella ricerca del colore. È una tecnica “lenta”, che ha dei tempi di essiccazione da rispettare. Una tecnica che insegna la pazienza e concede il tempo di lavorare con dettaglio alle proprie idee. Il pastello secco non richiede tempi di asciugatura e mi permette sia di realizzare schizzi e paesaggi di primo getto così come la creazione di ritratti dettagliati e vibranti. É una tecnica versatile, che si può anche lavorare con le dita, anche senza l’ausilio di pennelli. Il pastello secco è liberatorio, favorisce una gestualità più veloce e d’impressione, ma allo stesso tempo sa essere raffinato e delicato, per questo lo amo molto per eseguire i ritratti.

Dipingere bellezza per te è una necessità. Ma come reagisci nei giorni in cui quella bellezza sembra lontana o difficile da afferrare?

La bellezza che ricerco non è una bellezza estetica, la bellezza della cosmesi. Ricerco una bellezza che va in profondità, una bellezza che susciti commozione, non ammirazione. Per questo motivo non ci sono mai attimi in cui la bellezza non si possa trovare, è solo che siamo esseri umani e la bellezza spesso è sovrastata dal dolore. Ma anche il dolore nel tempo può trasformarsi e da esso possono fiorire atti di bellezza, e alla fine non è altro che amore. Nel 2014 ho perso la mia migliore amica per una malattia e nel 2020 un mio caro Zio con cui ho condiviso tanto. Il dolore è stato enorme in entrambi i casi. E stata dura tornare alla normalità e rivedere la luce, o pensare a loro senza dolore per tanti anni. Oggi questo dolore si è trasformato e il loro ricordo mi trasmette solo amore e bellezza. Rivedo la mia amica nei fiori più belli. Se la bellezza non si vede, non vuol dire che non ci sia o non tornerà mai più. Si può aspettare o cercare attivamente, e se la troviamo, portarla ovunque possiamo. Qualcuno diceva “La bellezza salverà il mondo”: è qualcosa che sto ancora imparando, ma la bellezza è prima di tutto un atteggiamento verso la vita.

Che tipo di rapporto hai con chi ti commissiona un’opera? Ti piace entrare in sintonia con loro o preferisci mantenere una distanza creativa?

Entrare in sintonia col committente è fondamentale per lavorare su commissione. Come dico spesso, creare su commissione è sempre un atto creativo, perché un’opera su commissione nasce dall’incontro tra due anime, la mia e quella del committente. Ho notato che alla fine chi richiede un quadro su commissione è una persona molto simile a me, una persona con cui condivido valori e visione della vita. In questo modo è semplice entrare in connessione, è un processo quasi naturale. Tuttavia mi è capitato di lavorare anche con clienti più riservati, ma con i quali si è creato comunque un ottimo rapporto di fiducia, che è il valore più importante e imprescindibile quando tratta di commissioni. 

Esporre in biblioteche e spazi culturali locali è una scelta che ha un significato? Cosa cerchi nel portare l’arte in quei luoghi?

Il primo motivo per cui ho scelto di esporre in Biblioteca è perché è un luogo in cui mi sento a mio agio e mi fa sentire a casa. Amo tantissimo leggere, da piccola mia mamma non poteva permettersi molto, ma una cosa era certa: almeno due sabati al mese mi accompagnava in libreria e mi invitava a scegliere qualcosa da leggere. Sono stata un’adolescente piuttosto solitaria, i libri erano la mia compagnia e lo sono tuttora, anche se vorrei dedicarci più tempo. Inoltre la creatività non è una fonte inesauribile e va costantemente allenata e nutrita. I libri sono un ottimo nutrimento per la fantasia, spesso mi è capitato di ispirarmi a dei mondi immaginati dentro ai libri per creare alcuni dipinti. Durante le mostre in biblioteca spesso associo al dipinto un testo scritto da me o un libro. Mi piace coinvolgere il bibliotecario e lo invito sempre a lasciarsi ispirare dal dipinto per trovare un libro da suggerire al pubblico. L’invito è quello di ritornare a dare valore alla lettura e alla cultura, far maturare un ritrovato interesse negli adulti e avvicinare i bambini alla lettura.

 Hai parlato di “una lente per cercare la bellezza”. Secondo te, l’arte può anche guarire, o almeno consolare?

Assolutamente sì. Lo scopo dell’arte è, secondo me, fare espandere la coscienza e consapevolezza di sé e del mondo. Solo attraverso la conoscenza possiamo “guarire” dai pregiudizi, dall’ignoranza e tornare a ragionare con la nostra testa. Conoscere è uno strumento potentissimo e liberatorio. Inoltre la conoscenza, se condivisa, è consolatrice. L’arte connette tutti noi, veicolando emozioni ed esperienze comuni, attraverso lo spazio e il tempo. L’arte non fa sentire solo nessuno, anche quando parla di solitudine. Un quadro può essere uno specchio in cui potersi ritrovare percorrendo la vita o il sentire di qualcun altro. Quando ci si rispecchia nell’opera di un artista, quando si guarda il quadro e dentro di noi esclamiamo “Ma questo sono io!” …ecco che “accade” l’arte.

Oggi sei “dentro il tuo sogno”, come dici tu. Che consiglio daresti a chi è ancora fuori dal proprio, ma lo sente chiamare forte dentro?

Oggi sono dentro il mio sogno, o meglio sono dentro il sogno di una Giulia di 20 anni, che oggi ne ha 31. Forse non sono la persona giusta per dispensare consigli perché sto ancora imparando a muovermi qui dentro. L’unica cosa che posso dire è di non credere a chi vi dice che è impossibile e che non ce la potete fare, non credete nemmeno a voi stessi, se lo pensate. Sembra una banalità, ma rimanere sé stessi è sempre la scelta giusta, soprattutto in ambito artistico. Non fate ciò che piace agli altri solo per le visualizzazioni, rimanete coerenti con ciò che siete, il prezzo da pagare potrebbe essere perdere la “magia” e la passione per ciò che fate. Fregatevene del mercato o agli schemi che vogliono etichettare qualsiasi cosa in una nicchia. Io sono dentro il mio sogno, ma per rimanerci dentro mi devo impegnare più di prima, soprattutto per non lasciarmi sopraffare da un sistema che premia la superficialità e l’intrattenimento, anziché la profondità e la riflessione. La nostra arte non parla a tutti, così come non si può piacere a tutti. Il mio consiglio è rimanere fedeli a sé stessi, solo così chi ha bisogno del nostro lavoro potrà trovarci. Senza dubbio consiglierei di tessere una rete di relazioni autentiche con altri artisti e non solo, anche poche ma solide e significative. Ad esempio, consiglierei Art Cast, una bella realtà che offre l’opportunità non solo di farsi conoscere ma di fare rete con gli altri artisti, un’opportunità molto bella da parte vostra e per cui vi ringrazio infinitamente.

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