AB ANIMABRILLANTE

AB ANIMABRILLANTE

Annalisa Blandamura nasce a Bari il 22 agosto 1973, ma è la terra di Manduria, tra vigneti assolati e profumi intensi, a fare da culla alla sua sensibilità artistica. In questo angolo autentico di Puglia, dove la tradizione del vino si intreccia con la poesia del paesaggio, Annalisa affina lo sguardo, assorbendo luce, contrasti e silenzi capaci di parlare all’anima. Tornata a Bari, consegue la laurea in Lingue, ma la parola non è l’unico mezzo espressivo che la appassiona. La sua creatività è poliedrica: esplora il canto, si lascia sedurre dalla pittura e osserva il mondo attraverso l’obiettivo della macchina fotografica. Ogni disciplina è una finestra su mondi interiori, una via per dare voce a un sentire profondo e in continuo divenire. Con spirito nomade e cuore curioso, attraversa l’Europa e si spinge oltre, dall’Oriente all’Occidente, lasciandosi contaminare da colori, simboli e tradizioni. Questo viaggio, sia fisico che interiore, arricchisce il suo immaginario e alimenta la ricerca di un linguaggio personale e autentico. L’arte, seppur a tratti silenziosa o relegata al tempo libero, non l’ha mai abbandonata. E proprio due anni fa, come in un’alchimia perfetta, prende forma AnimaBrillante: un progetto che fonde la passione per i gioielli ispirati alla natura con l’amore per la scultura. Resine traslucide e argento puro si trasformano in creazioni uniche, che sembrano racchiudere al loro interno il respiro stesso della vita. Il nome, AnimaBrillante, non è solo evocativo, ma profondamente simbolico: è l’essenza di un percorso, la luce interiore che prende forma, materia e significato. Un gioco di iniziali e di verità che riflette il desiderio di Annalisa di lasciare un’impronta luminosa e personale. Oggi, le sue opere non sono semplici ornamenti, ma gioielli d’autore, piccole sculture da indossare che raccontano storie di viaggi, emozioni e bellezza autentica. Con AnimaBrillante, Annalisa ha trovato la sua voce più limpida — e la sua arte, finalmente, ha trovato casa.

Cos’è per te l’arte?

Principalmente, è creare bellezza. Nonostante io sia consapevole che il concetto di bellezza sia profondamente soggettivo, credo che ogni artista trovi belle le proprie creazioni – è come se esistesse uno spirito collettivo artistico che, attraverso i nostri occhi e le nostre mani, riesca a generare una bellezza in qualche modo universale. Ciascuno di noi contribuisce con la propria visione unica, e insieme diamo vita a un mosaico di bellezza che parla lingue diverse ma tocca corde comuni. E poi è soprattutto espressione di me stessa. Quando creo, riverso nelle mie opere non solo le mie abilità tecniche, ma soprattutto il mio mondo interiore, le mie emozioni, le mie esperienze. È un modo per comunicare ciò che le parole a volte non riescono a esprimere completamente. C’è poi questo costante desiderio di cercare il bello in ciò che mi circonda. È come se avessi sviluppato uno sguardo particolare sul mondo, capace di scorgere bellezza anche dove altri potrebbero non vederla. E dopo averla individuata, sento l’impulso di traslarla nelle mie creazioni, di catturarla e trasformarla in qualcosa di tangibile che possa essere condiviso. Questo impegno continuo nel trasformare la bellezza percepita in bellezza creata è ciò che dà significato al mio percorso artistico. Non è solo un fare, ma un modo di essere nel mondo.​​​​​​​​​​​​​​​​

Manduria e la Puglia sembrano aver avuto un ruolo fondamentale nella tua formazione sensoriale e artistica. In che modo questi luoghi continuano a ispirarti oggi?

R Sono come impronte digitali nella mia sensibilità artistica. Crescere tra i vigneti mi ha insegnato a rispettare i tempi della natura e a riconoscere la bellezza nella pazienza – proprio come quando lavoro la resina e attendo che prenda forma. I colori della mia terra continuano a vivere nelle mie creazioni: il blu intenso del mare salentino si ritrova in alcuni smalti artistici che utilizzo, l’oro dei campi di grano nei dettagli metallici, il verde argenteo degli ulivi secolari nelle texture che creo. Ma è soprattutto la luce pugliese, così netta e definita, a influenzare il mio lavoro. Cerco sempre quella trasparenza e quella nitidezza nei miei gioielli, quella capacità di rivelare e trasformare che solo la luce mediterranea sa offrire. E poi c’è l’artigianato locale, con cui sono cresciuta: le ceramiche di Grottaglie, i ricami delicati, la lavorazione della pietra leccese. Da ragazza osservavo le mani esperte degli artigiani locali e oggi, quando modello la resina o lavoro l’argento, sento che sto continuando una tradizione di cura e maestria che appartiene alla mia terra. Non è un caso che molti dei miei pezzi evochino forme organiche e risultino materici – è il paesaggio pugliese che riemerge attraverso le mie mani, trasformato ma sempre riconoscibile, come un’eco visiva delle mie radici.

Hai esplorato molte forme espressive: canto, pittura, fotografia… cosa ti ha fatto capire che la scultura e il gioiello fossero il tuo “linguaggio definitivo”?
Le altre forme espressive esistono ancora nella mia vita, ma in modo più saltuario, come hobbies che visito occasionalmente. La scultura, invece, è stata un viaggio talmente profondo e intenso da diventare il mio linguaggio definitivo. C’è qualcosa nella tridimensionalità, nel dare forma concreta alla materia, che mi permette di materializzare le mie idee in un modo che nessun’altra forma artistica mi aveva concesso prima. E quando questo si è unito alla creazione di gioielli, ho sentito che tutto si completava perfettamente. L’amore per l’estetica, per l’immagine, per i gioielli – elementi che hanno sempre fatto parte della mia vita – si fondevano con la scultura in un’espressione che poteva essere non solo contemplata, ma indossata e vissuta. Cosa c’è di meglio che creare un’arte che diventa parte di chi la porta? Un’arte indossabile che racconta storie, comunica emozioni e viaggia nel mondo insieme a chi la sceglie.​​​​​​​​​​​​​​​​

Hai vissuto e viaggiato in diversi paesi. Qual è stata la scoperta culturale che più ti ha colpita e che ritrovi nelle tue creazioni?

R Ho viaggiato davvero tanto e non potrei dire che ci sia stata una singola scoperta culturale che ha avuto un impatto predominante sul mio lavoro. Piuttosto, è stata la ricchezza complessiva di queste esperienze ad aprirmi la mente a nuove forme e luci. Ogni luogo che ho visitato – da oriente ad occidente- ha contribuito in modo unico al mio senso estetico. In Turchia e Marocco sono rimasta affascinata dalle geometrie intricate e dai motivi ripetitivi; in Oman dalla raffinatezza dell’artigianato e dalle forme sinuose delle architetture desertiche; in Grecia dalla purezza delle forme classiche; in Thailandia e Malesia dai contrasti cromatici vibranti e dalle texture naturali. Le architetture coloniali di Cuba e Santo Domingo, i colori vivaci del Messico, l’eleganza austera dell’Austria, la natura selvaggia della Tanzania – tutto questo si è stratificato nella mia sensibilità artistica. Non cerco di riprodurre direttamente elementi folkloristici o tradizionali, ma le differenti tradizioni dei popoli che ho incontrato hanno sicuramente arricchito il mio approccio all’estetica e si manifestano in modo sottile e personale nelle mie creazioni. È più un’influenza che permea il mio lavoro piuttosto che un riferimento diretto a una cultura specifica.​​​​​​​​​​​​​​​​

Spiega ai nostri amici lettori come nasce una creazione.

Una creazione AnimaBrillante nasce sempre da un’emozione, da un ricordo o da un incontro con qualcosa che cattura il mio sguardo. Potrebbe essere la forma sinuosa di una foglia vista durante una passeggiata, un motivo architettonico che mi colpisce durante i miei viaggi, o persino un sogno che mi resta impresso al risveglio. Il processo inizia quasi sempre con schizzi su carta, dove cerco di catturare quell’ispirazione iniziale nella sua essenza più pura. Mi concentro particolarmente sulle forme, sui volumi e sulle texture, sapendo che saranno questi elementi a dare carattere al pezzo finale. Quando passo alla fase di modellazione della resina, lavoro con estrema attenzione ai dettagli strutturali. La resina per me è principalmente un mezzo per dare vita alla forma che ho immaginato – un materiale versatile che mi permette di esprimermi liberamente, consapevole che il colore in questa fase è solo temporaneo. Mentre preparo e modello la resina, mi piace lavorare in silenzio o con musica rilassante in sottofondo. C’è qualcosa di meditativo in questo processo, nel vedere come un’idea astratta prende gradualmente forma concreta tra le mie mani. Una volta che il pezzo in resina è pronto, lo affido agli artigiani della galvanica, anche questa un’arte molto interessante, che lo trasformano applicando l’argento a spessore. Questa metamorfosi finale è affascinante: la forma che ho creato mantiene ogni suo dettaglio, ma acquisisce la preziosità e la lucentezza dell’argento. La fase finale, quando ricevo il pezzo rivestito in argento e lo vedo per la prima volta nella sua forma definitiva, è sempre carica di emozione. È il momento in cui l’idea iniziale si completa, in cui la visione diventa realtà indossabile. Ogni creazione AnimaBrillante porta con sé questa storia di ispirazione, artigianalità e trasformazione. È per questo che non realizzo mai produzioni in serie – sarebbe come cercare di replicare un’emozione. E le emozioni, come sappiamo, sono sempre uniche e irripetibili, proprio come i miei gioielli.

Nel nome AnimaBrillante c’è un gioco tra materia e spirito. Quanto c’è di spirituale nel tuo modo di creare?

Nel mio processo creativo, lo spirituale è l’essenza stessa di tutto. Quando creo, la mia anima non solo esiste – brilla intensamente, illuminando ogni aspetto del mio lavoro. Non potrebbe essere altrimenti, poiché la creazione per me non è mai stata un semplice hobby o un’attività occasionale, ma un bisogno profondo e viscerale. Tutto è nato dal desiderio di rinascere. Avevo bisogno di trasformarmi, di ritrovarmi, e ho scoperto che il modo più potente era mettere in materia le mie idee. Ogni progetto è un ponte tra il mio mondo interiore e quello esteriore, un modo per portare alla luce ciò che vive dentro di me. Quando lavoro con le mie mani, quando do forma alle idee, sento una connessione con qualcosa di più grande. La materia diventa un veicolo attraverso cui l’anima si esprime. È un dialogo continuo tra ciò che sono e ciò che creo. Al termine di ogni sessione creativa, mi ritrovo fisicamente stanca ma spiritualmente colmata. Quella stanchezza fisica è un piccolo prezzo da pagare per la serenità e la soddisfazione che provo. È come se avessi compiuto un viaggio interiore e fossi tornata più completa, più in pace con me stessa. La spiritualità nella mia creazione non è qualcosa di astratto – è tangibile quanto i materiali che uso, presente in ogni scelta, in ogni gesto, in ogni opera completata.​​​​​​​​​​​​​​​​ E poi, AB AnimaBrillante come Annalisa Blandamura Insomma è il mio alter ego artistico che si è finalmente palesato!

I tuoi gioielli sono definiti “opere d’arte da indossare”. Cosa vorresti che chi li porta sentisse o vivesse?
C’è un’opera, tra quelle che hai creato, a cui sei particolarmente legata? Perché?

Non creo semplicemente accessori, ma piccole sculture che hanno una vita propria e che interagiscono con chi le indossa. Vorrei che chi indossa le mie creazioni possa sentirsi unico, speciale – proprio come già è ognuno di noi. Ogni persona ha una sua luce interiore, una sua unicità, e i miei gioielli aspirano a essere un mezzo per evidenziare e celebrare questa individualità. Desidero che chi indossa le mie opere possa sentire addosso la luce che emanano, possa sentirsi, appunto, brillante e gioioso. C’è qualcosa di magico nel modo in cui un gioiello può trasformare non solo l’aspetto esteriore di una persona, ma anche il modo in cui si percepisce. È come se quell’oggetto, con la sua presenza, possa amplificare una qualità già presente dentro di noi. Non si tratta solo di un elemento decorativo, ma di un dialogo silenzioso tra l’opera e chi la indossa, un dialogo che spero possa portare un senso di gioia e di connessione con la propria essenza luminosa.​​​​​​​​​​​​​​​​ Tra tutte le opere che ho creato, c’è effettivamente un anello a cui sono particolarmente legata. Non che non ami profondamente ogni singola creazione – sono tutte parti di me e con ciascuna ho un legame speciale. Del resto, nessuna delle mie opere arriva al processo di galvanica se prima non me ne innamoro completamente. Ma quell’anello… è stato il primo che ho realizzato. Ha una storia così intensa scritta in ogni sua curva. Quante volte si è rotto durante la lavorazione! Quante modifiche ho dovuto apportare, quanti momenti in cui ho pensato di non farcela. È stato testimone dei miei primi tentativi, delle mie insicurezze iniziali, ma anche della mia determinazione. Oggi quando lo guardo, vedo splendere non solo il metallo ma anche tutto il percorso che ho fatto. È come un diario tridimensionale dei miei inizi, delle difficoltà superate, della crescita che ne è seguita. Forse è proprio per questo che gli sono così affezionata – non rappresenta solo un oggetto bello, ma racconta la nascita di tutto ciò che sarebbe venuto dopo. In qualche modo, in quell’originalissimo anello che ora splende bellissimo, c’è la scintilla iniziale di AnimaBrillante, il momento in cui ho compreso davvero che potevo trasformare la materia e, attraverso essa, anche me stessa.​​​​​​​​​​​​​​​​

Come reagiscono le persone quando indossano una tua creazione per la prima volta? Ricordi un momento che ti ha particolarmente emozionata?

È un momento che osservo sempre con grande attenzione e curioisità e che mi regala ogni volta emozioni intense. Le persone rimangono prima affascinate dai modelli, dall’estetica e dai dettagli delle mie creazioni. C’è sempre quel momento di ammirazione iniziale mentre osservano il gioiello non ancora tra le mani. Ma è quando lo indossano che avviene qualcosa di speciale: rimangono sorpresi dalla leggerezza nonostante la presenza dell’argento. Questa è una reazione che vedo spesso: quell’espressione di meraviglia quando si rendono conto che un pezzo che appare così importante può essere indossato con tale comfort. E poi c’è la scoperta della lucentezza che le mie creazioni regalano all’incarnato, come se il gioiello e la persona entrassero in un dialogo luminoso. Un momento che mi ha emozionata più di altri è stato quando una mia cliente, dopo aver indossato uno dei miei pezzi, osservandosi allo specchio, ha esclamato entusiasta: “Non ho mai visto nulla del genere!”. In quelle parole ho sentito di essere riuscita davvero a creare qualcosa di unico, qualcosa che andava oltre le aspettative e che stabiliva una connessione autentica. È stato come se in quel momento tutto il mio percorso, tutte le difficoltà superate e tutta la passione investita trovassero la loro ragion d’essere in quella reazione spontanea e genuina.​​​​​​​​​​​​​​​​

Quali sono i tuoi sogni o progetti futuri per AnimaBrillante? Hai in mente nuove tecniche o materiali da esplorare?

I miei sogni per AnimaBrillante sono in continua evoluzione, proprio come le mie creazioni. Sento che questo percorso ha ancora tantissimo da offrirmi e, soprattutto, ho un forte desiderio di partecipare a mostre artistiche che possano dare visibilità al mio lavoro. Non semplicemente esposizioni commerciali, ma veri e propri eventi dove l’arte del gioiello possa essere apprezzata nella sua profondità espressiva. Un sogno che sto accarezzando con crescente intensità è quello di sbarcare all’estero. Sono profondamente orgogliosa del made in Italy che caratterizza ogni mia creazione – quell’impronta di artigianalità, qualità e storia che è parte del nostro patrimonio culturale. Portare questa tradizione oltre i confini nazionali, facendola dialogare con sensibilità diverse, potrebbe aprire nuove affascinanti prospettive. Per quanto riguarda le tecniche e i materiali… sai, non ho progetti rigidamente definiti. Come è sempre stato nel mio percorso, lascerò fare all’ispirazione e al caso. È proprio in quegli incontri non pianificati con un nuovo materiale o in un’intuizione improvvisa che nascono le mie creazioni più autentiche. Ho imparato a fidarmi di questo flusso, di questo dialogo continuo tra la mia anima e ciò che mi circonda. Sono consapevole che il viaggio è ancora lungo. AnimaBrillante è un progetto in divenire, un processo di evoluzione continua, proprio come lo sono io. Ogni creazione è una tappa di questo cammino, e sono curiosa di scoprire dove mi porterà nei prossimi anni.​​​​​​​​​​​​​​​​

Ti immagini un giorno creare una collezione ispirata a uno dei luoghi che hai visitato o a un viaggio in particolare?

In realtà, la mia arte è già profondamente intrecciata con tutte le mie esperienze di vita, compresi i viaggi che ho fatto – ogni luogo visitato, ogni cultura incontrata, ogni paesaggio ammirato è in qualche modo presente nelle mie creazioni, anche se non in modo esplicito. Le mie opere sono come archivi emotivi che raccolgono frammenti di tutti i luoghi che ho attraversato. Un colore visto in Marocco, una forma incontrata in Grecia, una texture scoperta in un piccolo borgo italiano… tutto questo nutre silenziosamente il mio immaginario creativo. Però sì, posso immaginare che un domani, visitando un nuovo posto che mi colpisca particolarmente o magari ritornando in un luogo già conosciuto ma scoprendolo con occhi diversi, possa nascere l’ispirazione per una collezione dedicata. Potrebbe accadere in modo molto naturale, come tutto ciò che creo. Magari sarà un viaggio che toccherà corde particolari della mia sensibilità, risvegliando immagini e sensazioni che chiederanno di essere tradotte in materia. Non forzo mai questi processi – so che quando l’ispirazione sarà abbastanza forte, sentirò quella spinta irresistibile a trasformarla in creazione. E allora quel viaggio, quel luogo, quella esperienza prenderanno forma attraverso le mie mani, diventando gioielli che ne racconteranno l’essenza.​​​​​​​​​​​​​​​​

Come vorresti che evolvesse il tuo rapporto con l’arte nei prossimi anni?

Davvero non ne ho idea! Scherzi a parte, come dicevo prima, non sono una persona che pianifica il futuro, tanto meno in qualcosa di così spirituale come io intendo l’arte. Sarebbe quasi un controsenso cercare di incasellare o prevedere dove mi porterà questo flusso creativo che vive di spontaneità e connessione profonda. L’arte per me è un viaggio di scoperta, non una destinazione programmata. Ogni pezzo che creo apre nuove porte, nuove possibilità che non avrei potuto immaginare prima. Il mio rapporto con l’arte evolve naturalmente, seguendo il ritmo delle mie esperienze di vita e della mia crescita personale. Forse dal gioiello passerò alle installazioni? Chissà… Magari un giorno mi sveglierò con la visione di un’enorme struttura che riempie una stanza invece che di un anello da indossare. O forse il gioiello stesso diventerà qualcosa di completamente diverso nelle mie mani. L’unica cosa che so è che continuerò a seguire quel richiamo interiore, quella scintilla che si accende quando un’idea chiede di essere materializzata. Il resto… lo scoprirò vivendo, creando e lasciandomi sorprendere.

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