Alessandro (classe 1983), autodidatta e diplomato Perito Meccanico, ha dato inizio alla sua arte formando un duo artistico dal nome Drill Monkeys Art Duo nel 2012 e poi ha proseguito autonomamente da gennaio 2017. E’ un’avventura che lo ha visto operare con una tecnica alternativa: viti autofilettanti e pittura acrilica su pannello. Una strada che si inserisce nella necessità di dare tridimensionalità alle opere e di sconfinare ironicamente tra la scultura e la pittura. Le viti infatti sono poste a diverse profondità e formano piani diversi attraverso i quali le figure prendono forma. La tecnica della Screw Art è una tecnica non molto conosciuta, l’obiettivo principale è di far conoscere questo tipo di arte. Negli ultimi anni Alessandro è riuscito ad essere presente in Gallerie, Case d’asta, Fiere d’arte in Italia e all’estero e ad Eventi di Gala importanti di Beneficienza. L’originalità di questo lavoro è ovviamente la tecnica e l’effetto tridimensionale che si ottiene avvitando delle comunissime viti in varie profondità che dipingendoci sopra si trasforma in un’opera scultorea e pittorica contemporanea. Dal 2018 ho un contratto di collaborazione per le campagne pubblicitarie di un azienda di viti, Ambrovit spa. Unico Screw Artist in Italia.
Cos’è l’arte per te?
L’arte per me è una forma di espressione pura, un linguaggio universale capace di trasmettere emozioni, idee e concetti senza bisogno di parole. È libertà creativa, sperimentazione continua e una sfida costante nel cercare di trasformare materiali e tecniche in qualcosa di unico e riconoscibile.
Come è nata l’idea di utilizzare le viti autofilettanti nella tua arte? C’è stato un momento specifico che ha ispirato questa tecnica?
L’idea è nata in modo quasi casuale, come spesso accade nelle sperimentazioni artistiche. Volevo dare una nuova dimensione alla pittura, qualcosa che andasse oltre la superficie bidimensionale. Un giorno, osservando il modo in cui una vite poteva emergere da una tavola, ho avuto l’intuizione di usarla come strumento per creare profondità e volume, dando vita alla Screw Art.
La tridimensionalità è un elemento distintivo delle tue opere. Cosa rappresenta per te il confine tra pittura e scultura?
Nelle mie opere il confine tra pittura e scultura è molto sottile, quasi inesistente. Le viti creano un effetto tridimensionale che cambia a seconda dell’angolazione da cui si osserva il lavoro, unendo i due linguaggi in un’unica forma d’arte. Per me, questo approccio permette di giocare con la percezione dello spettatore e di rendere ogni opera un’esperienza visiva dinamica.
Quali sono le principali difficoltà tecniche che incontri nel realizzare un’opera con la Screw Art?
Le difficoltà tecniche sono molte. Ogni vite va posizionata con precisione per ottenere l’effetto desiderato, e la scelta della lunghezza e dell’orientamento influisce sul risultato finale. Inoltre, lavorare con un materiale metallico come le viti comporta un peso notevole per ogni opera, il che rende necessaria una progettazione attenta per evitare problemi strutturali.
L’uso delle viti conferisce un aspetto industriale alle tue creazioni. Quanto influisce la tua formazione da perito meccanico sulla tua arte?
La mia formazione da perito meccanico ha avuto un’influenza fondamentale sul mio percorso artistico. Mi ha insegnato a lavorare con materiali diversi, a progettare in modo preciso e a sperimentare con tecniche non convenzionali. Questo background mi ha dato la possibilità di combinare arte e tecnica, creando un linguaggio espressivo originale che fonde elementi industriali con il mondo pop e street art.
Quali soggetti o tematiche ti piace rappresentare maggiormente nelle tue opere?
I miei soggetti spaziano dall’arte pop ai personaggi dei fumetti, dalle icone della cultura contemporanea a soggetti ironici e provocatori. Mi piace giocare con colori accesi, con un’estetica che richiama la street art, e trasmettere energia e dinamismo attraverso le mie composizioni. L’idea è sempre quella di sorprendere e coinvolgere il pubblico.
Sei l’unico Screw Artist in Italia. Come viene percepita questa tecnica nel mondo dell’arte contemporanea?
Essere l’unico Screw Artist in Italia è sicuramente una sfida e un motivo di orgoglio. Il mondo dell’arte contemporanea è sempre alla ricerca di novità, e la mia tecnica viene percepita come qualcosa di originale e innovativo. Ovviamente, come per ogni forma d’arte che si discosta dai canoni tradizionali, inizialmente ci sono state delle resistenze, ma con il tempo ho ricevuto riconoscimenti e apprezzamenti anche da critici e collezionisti.
Hai esposto in diverse gallerie e fiere d’arte, sia in Italia che all’estero. C’è un evento che consideri particolarmente significativo per la tua carriera?
Ci sono stati molti eventi importanti, ma una delle esperienze più significative è stata sicuramente la mia partecipazione a fiere d’arte internazionali, dove ho potuto confrontarmi con artisti e collezionisti di tutto il mondo. Ogni esposizione è un’opportunità di crescita e di visibilità, e vedere le mie opere apprezzate anche fuori dall’Italia è una grande soddisfazione.
Collabori con un’azienda di viti per campagne pubblicitarie. Come nasce questa collaborazione e in che modo influisce sul tuo lavoro artistico?
La collaborazione è nata in modo naturale, perché il mio lavoro si basa proprio sulle viti. L’azienda Ambrovit ha visto le mie opere e ha capito il potenziale di una sinergia tra arte e industria. Questa partnership mi permette di avere accesso a materiali di alta qualità e di sperimentare nuove applicazioni della Screw Art, ampliando ulteriormente le possibilità creative.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai nuove sperimentazioni tecniche o artistiche in programma?
Sto sempre cercando nuovi modi per evolvere la mia arte. Attualmente sto sperimentando con diversi tipi di materiali e con nuove forme tridimensionali. Ho in programma esposizioni in gallerie internazionali e collaborazioni con altri artisti per progetti inediti. La sperimentazione è alla base della mia ricerca artistica, quindi il futuro sarà sicuramente pieno di nuove sfide e idee innovative.














