ALESSANDRO PIZZUTO

ALESSANDRO PIZZUTO è uno Chef che sa tradurre molto bene lo strato sociale e culinario del territorio pugliese. Alessandro è diventato uno Chef dopo una lunga e inedita “gavetta” di vecchia scuola evolvendo anno dopo anno la sua proposta culinaria che parte dalla Puglia e prende forma con contaminazioni e influenze percettive internazionali. Donando ai suoi piatti un personale tocco di sensibiltà e amore passionale per la sua scelta di Vita. Grazie Alessandro, che tu possa essere un esempio di etica professionale per le future generazioni di cuochi. A te la parola. La mia avventura nel mondo della cucina è iniziata molto prima che io potessi rendermene conto. Sono nato e cresciuto in una famiglia dominata dalle donne, dove il cibo non era solo una necessità, ma un vero e proprio atto d’amore. Tra tutte, è stata mia nonna Lucrezia a segnare il mio percorso, a gettare le basi di quello che sarebbe diventato il mio destino. Lei cucinava per una delle famiglie più importanti di Bari, e io, piccolo e curioso, la osservavo incantato mentre trasformava ingredienti semplici in piatti straordinari, carichi di sapore e tradizione. Fu proprio in quella cucina che appresi la lezione più importante: l’amore per il cibo e il rispetto per le ricette della nostra terra, la Puglia. Non si trattava solo di nutrirsi, ma di mantenere vivo un legame con le nostre radici, con la storia della nostra famiglia e della nostra comunità. E così, quando fu il momento di decidere il mio futuro, il passaggio dagli insegnamenti di nonna Lucrezia agli studi alberghieri fu naturale e inevitabile. Gli anni successivi furono un continuo apprendistato, un viaggio tra le cucine di tutta Italia. Ogni esperienza mi ha insegnato qualcosa di nuovo, mi ha arricchito e preparato per il grande salto: il ritorno nella mia amata Puglia. Nel 2016, un’occasione unica mi si presentò davanti: collaborare con lo chef Antonio Scalera per l’avviamento di un prestigioso progetto ristorativo a Bari. Questo momento segnò un punto di svolta nella mia carriera. Le sfide erano immense, ma così anche le opportunità.In poco tempo, acquisii le competenze necessarie per gestire grandi brigate, un compito che richiede non solo abilità tecniche, ma anche una profonda comprensione delle dinamiche umane e una leadership empatica. Ma la mia crescita non si fermò lì. Parallelamente, iniziai un percorso di insegnamento e consulenza per il settore ristorativo. Volevo condividere ciò che avevo imparato, contribuire alla formazione di una nuova generazione di cuochi e ristoratori, e promuovere una visione più consapevole e sostenibile del cibo. La sostenibilità è un tema che mi sta particolarmente a cuore. Credo fermamente che dobbiamo sviluppare una consapevolezza comune sull’importanza del cibo per la nostra salute e per il benessere del pianeta. Utilizzando gli ingredienti in modo intelligente e riducendo al minimo gli sprechi, possiamo migliorare non solo la nostra vita, ma anche quella delle generazioni future. La cucina non è solo un’arte, ma una responsabilità verso la società e l’ambiente. Oggi, riflettendo sul mio percorso, mi rendo conto che la mia idea di cucina si basa su un equilibrio tra costanti e variabili. Le costanti sono radicate nella genuinità e purezza degli ingredienti, nel rispetto della tradizione e nell’attenzione alla sostenibilità. Le variabili, invece, sono influenzate dal mio stato d’animo, dalla mia creatività e dalla struttura in cui opero. Ogni piatto che preparo è un riflesso di questo equilibrio, un’opera che aspira a offrire al cliente un’esperienza sensoriale completa, che va oltre il semplice gusto. In questo contesto, la lotta contro lo spreco alimentare diventa essenziale. In un mondo in cui le risorse sono limitate, credo che sia di fondamentale importanza ridurre al massimo lo spreco e riutilizzare il cibo nei limiti del possibile. Questo non solo contribuisce a preservare l’ambiente, ma è anche un atto di rispetto verso il lavoro di chi produce e prepara il cibo. La mia arte culinaria è fortemente ispirata alla tradizione pugliese, ma non manca mai di un tocco di innovazione. Mi piace pensare alla mia cucina come a una forma di espressione astratta, simile a un quadro di Jackson Pollock, in cui gli ingredienti si mescolano in maniera apparentemente caotica, ma sempre con un senso profondo e una direzione chiara. Ogni piatto è un pezzo unico, che racconta una storia e offre un’esperienza diversa. Ora, sono ad un passo dal raggiungimento di un sogno: la Stella Michelin. Questa è una meta che sembra così vicina, ma allo stesso tempo richiede un impegno costante, un perfezionamento continuo. È un traguardo che rappresenterebbe non solo il riconoscimento del mio lavoro, ma anche l’apice di un percorso iniziato tanti anni fa nella cucina di nonna Lucrezia. E so che ce la posso fare. La passione, l’esperienza e l’amore per la cucina mi hanno portato fino a qui, e sono pronto a compiere l’ultimo passo per raggiungere questo ambizioso obiettivo. Il viaggio continua, con lo stesso entusiasmo e la stessa dedizione che mi hanno accompagnato fin dal primo giorno.

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