ANDREA BRUZZONE

ANDREA BRUZZONE

Andrea nasce a Genova nel 1998. Laureato in Comunicazione e Didattica dell’Arte presso l’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, è attualmente laureando in Ricerca e Progetto per il Museo e i Beni Culturali all’Accademia di Belle Arti di Brera. Il suo percorso artistico ha inizio alla fine del 2021, da autodidatta, attraverso la pittura. Al centro delle sue opere c’è sempre il suo piccolo “IO”, una figura antropomorfica che rappresenta l’umanità nel suo rapporto con l’universo. Ogni creazione è un’espressione delle sue riflessioni, emozioni e domande, trasformandosi al tempo stesso in un messaggio universale. Bruzzone sintetizza la sua visione con una frase: “Noi siamo stati, siamo e saremo sempre gli stessi, ma sempre diversi.” Dall’alba della nostra esistenza a oggi, l’essenza umana non è mai cambiata: proviamo le stesse emozioni, ci poniamo gli stessi dubbi, solo i mezzi di espressione si sono evoluti. L’unica costante è la nostra unicità, e proprio per questo ogni “IO” nelle sue opere è unico, permettendo a chiunque di rispecchiarsi e identificarsi. Un tema centrale nella sua arte è la perfetta convivenza tra il microcosmo dell’“IO” e il macrocosmo dell’universo: due realtà che coesistono e generano la vita. Come afferma l’artista, “Noi e l’universo siamo la stessa sostanza, ma di forma diversa.” Attualmente vive e lavora a Milano.

Cos’è l’arte per te?

L’arte, per me, è la consapevolezza che non c’è futuro senza passato. Mi viene sempre in mente una frase che disse un mio professore della triennale: ” L’arte riflette e contrasta il tempo che vive”. Posso dire che l’arte è la manifestazione più profonda che abbiamo, forse il mezzo più diretto un mezzo per connettere le esperienze umane attraverso il tempo, creando un dialogo tra ciò che è stato e ciò che sarà. Non è un caso che la parola Arte ha confini molto labili.

Come è nata la figura del tuo “IO”? È stata una scelta consapevole o è emersa spontaneamente nel tuo lavoro?

La figura del mio “IO” è emersa spontaneamente nel mio lavoro. Durante il processo creativo, ho iniziato a inserire piccole figure umane stilizzate, gli “omini”, che rappresentano l’umanità in relazione all’universo. Questa scelta non è stata pianificata anzi, tutt’altro. Nella ricerca di uno stile personale, un giorno tracciai un segno su una tela e mio nonno che era lì vicino disse che sembrava il profilo di una persona. Da quel momento ho pensato potesse essere la mia “firma”, la mia identificazione in un mondo ricchissimo.

Cosa significa per te il concetto di “unicità” che caratterizza ogni tuo “IO”?

Il concetto di “unicità” che caratterizza ogni mio “IO” risiede nella rappresentazione dell’uomo come parte integrante dell’opera. Queste figure, sebbene simili, sono uniche in ogni contesto, simboleggiando l’individualità di ciascuno di noi e la nostra connessione con l’universo. Se ci pensiamo bene tutti condividiamo molte cose in comune, ma sono le nostre esperienze, il nostro bagaglio culturale e la nostra sensibilità a renderci unici.

Come il tuo background in comunicazione e didattica dell’arte influenza il tuo approccio alla pittura?

Il mio background in comunicazione e didattica dell’arte ha influenzato profondamente il mio approccio alla pittura. Mi ha fornito gli strumenti per analizzare e comprendere le diverse forme espressive, soprattutto di entrare nella vita (o almeno dalle fonti che abbiamo) di persone che hanno fatto della loro forza e fragilità la loro vita. Questo percorso mi ha dato la consapevolezza di essere parte di questo mondo permettendomi di essere me stesso.

Il tuo lavoro esplora il rapporto tra l’umanità e l’universo. C’è un’esperienza personale che ha ispirato questa visione?

Non c’è un’esperienza personale specifica che abbia ispirato la mia visione del rapporto tra l’umanità e l’universo. È piuttosto una riflessione continua sulla nostra posizione nel cosmo e sul modo in cui le nostre azioni influenzano e sono influenzate dall’ambiente circostante.

Nel tuo percorso artistico, c’è stato un momento in cui hai sentito di aver trovato la tua identità espressiva?

Nel mio percorso artistico, ho sentito di aver trovato la mia identità espressiva quando ho iniziato a integrare gli “omini” con il contesto circostante a rappresentare il macrocosmo esteriore ma anche quello interiore, essendo noi stessi degli universi.

Hai citato la frase “Noi siamo stati, siamo e saremo sempre gli stessi ma sempre diversi”. In che modo questo concetto prende forma visivamente nelle tue opere?

La frase “Noi siamo stati, siamo e saremo sempre gli stessi ma sempre diversi” prende forma visivamente nelle mie opere attraverso la ripetizione degli “omini”. Queste figure rappresentano la costante presenza dell’umanità nel tempo, mentre le variazioni nel contesto e nell’ambientazione simboleggiano i cambiamenti e le evoluzioni che attraversiamo.

Cosa speri che il pubblico percepisca quando osserva le tue creazioni?

Quando il pubblico osserva le mie creazioni, spero che percepisca una connessione tra passato e presente, e rifletta sulla propria posizione nell’universo. Vorrei che le mie opere stimolassero una consapevolezza della nostra piccolezza di fronte all’immensità cosmica, ma anche della nostra capacità di lasciare un’impronta significativa.

Quali tecniche e materiali utilizzi per dare vita al tuo mondo artistico?

Utilizzo tecniche miste, essendo autodidatta al momento ho sperimentato poco. Fin’ora ho unito acrilico con grafite, acquerello e pastello ad olio, penna e pennarello su legno. Tutto con un significato preciso, come ad esempio ho realizzato opere con figure a grafite e spesso non finite immerse un contesti con colori accesi; a significare come il corpo (grafite) un domani svanirà mentre le idee (colori accesi e materici) sono quelle che rimarranno.

Ci sono artisti o correnti che hanno influenzato la tua ricerca o con cui senti una connessione particolare?

Ho studiato tanti artisti e artiste e molte correnti. Da formazione teorica non è facile rispondere a questa domanda, perché trovo fascino dal bisonte rappresentato nella grotta di Lascaux circa 15 mila anni alla banana di Cattelan. Posso dire che mi mi sento molto vicino alla corrente dell’esistenzialismo, ma l’ispirazione sicuramente viene dalla curiosità per ciascuna epoca.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai in programma mostre o nuove sperimentazioni artistiche?

Per il futuro, ho in programma diverse mostre ma voglio, essendo autodidatta, studiare le tecniche tradizionali e non per ampliare il mio vocabolario artistico per trasmettere al mondo quello che sono.

Descriviti in tre colori.

Se dovessi descrivermi in tre colori, sceglierei il blu per rappresentare la profondità dell’universo, il rosso per la passione creativa e il bianco per la luce della conoscenza e della scoperta.

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