ANGELICA INTINI è nata e cresciuta a Noci, paese in provincia di Bari. Attualmente vive e lavora a Milano. Si è laureata in Scienze dei Beni Culturali, all’Università degli Studi di Bari e in Pittura e Nuove Tendenze, all’Accademia di Belle Arti di Bari. Inizia a fotografare nel 2017 usando la fotografia come mezzo di comunicazione e cura. Si concentra inizialmente sull’autoritratto per esplorarsi ed esplorare il mezzo fotografico. Ad oggi, la fotografia di Angelica Intini tratta tematiche legate al corpo, alla geografia esteriore e interiore, concependo il luogo come motore emotivo. La sua ricerca prevede spesso l’intervento del caso come elemento fondante della composizione fotografica, grazie alla tecnica dell’esposizione lunga. Attraverso memorie collettive e archetipe, vaghe e sfumate, remote e contemporanee, la fotografia di Angelica Intini parla per tutti tramite il suo corpo, i suoi movimenti, il suo processo di decostruzione e riconoscimento. Ha pubblicato due libri fotografici: “Io non ricordo” (2022) con Pietre Vive Editore, “Fosfene – Confessioni nulle” (2023) con Psicografici Editore e ha preso parte a diverse mostre collettive. Attualmente è concentrata sul suo ultimo progetto fotografico 25.550 – selfportrait, che sarà in mostra per la prima volta a maggio, in cui documenta la perdita dei suoi capelli.
𝗖𝗼𝗺𝗲 𝗻𝗮𝘀𝗰𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝘁𝘂𝗮 𝗼𝗽𝗲𝗿𝗮?
Il gesto è semplice, anche meccanico, la macchina fotografica cattura ed io manipolo. L’opera nasce cogliendo elementi dal reale ed io tiro fuori elementi del mio vero. La fotografia è un mezzo, sono diversi anni che cerco di entrarci in confidenza. Sovente abbiamo un bel rapporto, altre volte no. Fotografo quello che conosco, che mi è famigliare o qualcosa che voglio profondamente conoscere; in entrambi i casi, finisco col riconoscere me stessa.
𝗖𝗼𝘀’𝗲’ 𝗽𝗲𝗿 𝘁𝗲 𝗹’𝗶𝘀𝗽𝗶𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲?
Il fare. Mi capita di avere delle epifanie, veri momenti in cui traggo linfa da cose che non si vedono ad occhi nudo, si percepiscono; ma l’ispirazione viene facendo, non è qualcosa di trascendente: più fotografo, più penso, più leggo, più ho fame, più ho voglia e così via. Quindi l’ispirazione per me è fotogra-fare. In virtù del fare, tutto può divenire una ispirazione.
𝗤𝘂𝗮𝗹𝗶 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗽𝗿𝗼𝘃𝗶 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗿𝗲 fotografi?
È una domanda semplice ma dare una risposta sincera per me è complesso. Sono diversi anni che annoto quello che provo mentre fotografo, perché mi piace comprendermi. Le emozioni sono contrastanti e dipendono molto dal mio stato d’animo di quel periodo o momento: ansia, gioia, anche disgusto e rabbia quando sento di non aver tirato fuori quello che avrei voluto. Il sentimento predominante che nutro nei confronti della fotografia in generale – e dell’atto – è soprattutto l’amore. Sono dovuta scendere a tanti compromessi, sto facendo pace con pregiudizi e aspettative malsane. Non nascondo che conciliare vita lavorativa scolastica e fotografia non è per niente semplice, a tratti spossante, ma l’appagamento che provo mentre fotografo o osservo una mia fotografia stampata non è quantificabile ed è amore (do ut des).
𝗨𝗻 𝗮𝗿𝘁𝗶𝘀𝘁𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝘁𝗶𝗺𝗶 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗮𝗿𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲?
Sono tante le artiste e gli artisti che stimo, non posso parlare solo di una persona, cadrei nell’idolatria. Non conoscendole davvero, stimo la loro arte e sono grata che mi abbiano trasmesso idee, conoscenza, emozioni. Penso a Shirin Neshat, a Louise Joséphine Bourgeois, a Claude Cahun, a Gina Pane, a Ketty La Rocca; penso a Tina Modotti, a Letizia Battaglia, a Cindy Sherman, a Sarah Moon; penso alle grandi filosofe, scrittrici, poetesse come Hannah Arendt, Susan Sontag, Virginia Woolf, Wisława Szymborska. Potrei continuare a lungo, ma ora penso soprattutto alle donne artiste che hanno dovuto faticare per essere viste, ascoltate, accolte e per creare “una stanza tutta per sé” dove lavorare, essendo davvero chi volevano essere. Loro hanno tutta la mia stima, perché mi hanno indicato la strada.
𝗣𝗿𝗼𝗴𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗳𝘂𝘁𝘂𝗿𝗶?
Sono concentrata sui progetti-presenti. Non penso molto al futuro, cerco di navigare per piccole tappe già visibili e darmi obiettivi smart. Poi ho sempre trovato piacevole incontrare l’imprevisto, perché mi permette di cambiare ed io amo cambiare, soprattutto cambiare idea. Comunque, a maggio inaugurerà una mostra collettiva di artiste al quale prenderò con gioia parte e presto daremo notizie specifiche in merito.