ANGELICA VITTONE

ANGELICA VITTONE

Angelica Vittone nata a Milano nel 1981, residente nei dintorni di Varese, è un’artista poliedrica che unisce la passione per la fotografia e l’arte visiva a una ricerca pittorica in continua evoluzione. Dopo un lungo periodo dedicato alla fotografia e all’esplorazione del mondo artistico, Angelica ha iniziato a dipingere circa vent’anni dopo la sua formazione artistica, dando vita a un percorso unico che si muove tra l’astratto e il figurativo. La sua arte si sviluppa attraverso una grammatica pittorica densa di significati e simboli, in cui ogni opera rappresenta un frammento di una narrazione continua, carica di emozioni e intuizioni profonde. Il suo approccio creativo è intrinsecamente legato al coinvolgimento dell’osservatore, come lei stessa spiega:

“Nei miei dipinti, chi osserva trova qualcosa di sé. L’essenza è per ognuno una personalissima e intima ricerca, con risultati talvolta inattesi. Vorrei trasmettere entusiasmo: i miei sono dipinti felici, come l’emozione che mi accompagna mentre creo.”

I dipinti di Angelica sono popolati da elementi ricorrenti che compongono racconti onirici e simbolici, spesso ispirati a storie vere o a emozioni universali che lei traduce in immagini potenti e poetiche. Con una sensibilità rara, Angelica dà voce a rievocazioni e suggestioni, creando un dialogo tra la tela e l’osservatore:

“Tra le righe sono tutte storie vere, anche se non tutte appartengono a me. Alcuni racconti, alcune emozioni risuonano così profondamente in me da sentire l’urgenza di dare loro voce. La pittura è il modo più libero e sincero che ho di esprimermi.”

Oggi, Angelica Vittone si sente pronta a condividere con il pubblico i temi e i simboli che abitano le sue opere, illustrandoli e commentandoli in un percorso che riflette la sua crescita personale e artistica. Le sue creazioni sono una finestra su un mondo interiore fatto di luce, emozione ed energia, in cui ogni pennellata è un invito a scoprire il proprio frammento di felicità e verità.

Cosa ti ha portato a scoprire la pittura vent’anni dopo la tua formazione artistica?

Situazioni di vita mi hanno portata a trascorrere molto tempo con me stessa, in solitudine. In quegli spazi di intimità sentivo l’esigenza di non trascorrere il mio tempo elucubrando, pensando e ripensando.
È bastato “staccare la matita dal chiodo” e disegnare sulle mie fotografie. Ho ricominciato così, un puro esercizio di leggerezza disciplinata, per l’appagamento del mio lato creativo, la soddisfazione di aver ravvivato la manualità assopita.
E questo è solo l’inizio.

Qual è stato il momento in cui hai capito che la pittura sarebbe diventata il tuo principale mezzo di espressione?

È il mio presente più presente, quello che mi fa desiderare di essere lì anche quando sto svolgendo altre attività.
Quando scrivo che dipingo per amore mi riferisco a questa sensazione.

Come scegli i temi e i simboli da rappresentare nelle tue opere?

Viaggiando, guardandomi attorno, ascoltando racconti e aneddoti, leggendo, talvolta sognando.
Successivamente mi dedico del tempo per la ricerca, per rielaborare gli stimoli e metterli su carta. Testi, bozze, schizzi, prove.

Qual è il ruolo delle emozioni nel tuo processo creativo? Parti da un sentimento specifico o le emozioni emergono durante la creazione?

Le emozioni nascono con l’idea e durante l’elaborazione della stessa, spesso le analizzo così tanto da temere di inaridirle.
C’è sempre un attimo di stasi per me, tra il prima e il durante.
È proprio mentre creo che le metto alla prova, è il momento in cui un sistema semplice le riconosce e un gesto istintivo le trasporta dalla “mano” alla tela. È tutto lì.

Hai mai ricevuto feedback sorprendenti da chi osserva le tue opere? Come influenzano queste reazioni il tuo lavoro?

Sorprendente è per me anche il più timido apprezzamento.
Che dire? È sempre incoraggiante la considerazione positiva. Provo gratitudine ed è un sentimento potente che genera sinergia tra le parti.

Quanto conta per te che l’osservatore trovi una parte di sé nelle tue opere?

Beh… è un feedback emozionante, è una connessione inattesa e fino a quel momento sconosciuta che mi consente di entrare in sintonia con le persone. Come avere “nuovi occhi”.

Puoi raccontarci un esempio di “storia vera” che ha ispirato uno dei tuoi dipinti?

“Need You – da una storia vera”,
il mio ultimo dipinto, ad esempio, rappresenta una storia di amicizia che colma una distanza continentale.
E mi soffermerei sull’intento che mi invoglia a raccontare “storie vere” di qualcuno, o le mie.
Accade quando nell’ascolto, percepisco il “momento interiore”, così definito, sentimento.
Sono i passaggi che si manifestano con gli occhi lucidi e il sorriso a colpirmi, sono così vivi!

Come trasformi racconti o rievocazioni in immagini? Esiste un metodo o è un processo più istintivo?

Esiste un metodo e la ricerca è un passaggio talvolta spinoso che non mi porta in linea retta e agevolmente a quel che vorrei rappresentare.
Una volta studiati i frammenti, i dettagli, mettere insieme i pezzi è quasi un gioco. Abbozzo tutto su carta poi guardo il risultato e lo riproduco nuovamente su carta senza guardare la mano, la lascio andare. Non con gli occhi si vedono i sogni. Decostruisco e ricostruisco creando dei luoghi altrove. Questa è la mia introspezione.
Sulla tela poi è tutta tecnica, movimento e divertimento.

In che modo la fotografia ha influenzato la tua pittura?

Penso di aver ereditato dalla fotografia il senso dello spazio, questa è una delle peculiarità che mi hanno attribuito.
Credo di avere una leggera paura del vuoto… (e lo dico ridendo), riempio spazi, creo finestre, studio proporzioni e composizioni.

Cosa stai lavorando attualmente? Hai in programma nuove mostre o progetti?

Ho un desiderio! Una SOLO EXHIBITION Chissà dove mi porterà questo nuovo anno!

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