BIAGIO MONNO

BIAGIO MONNO (TOY BLAISE) è Nato a Bari il 4 febbraio 1972. Interior Designer di professione, Toy Blaise è un artista poliedrico che si definisce narratore più che pittore. Attraverso pittura, installazioni, video art e performance, esplora e denuncia le problematiche ambientali e sociali del nostro tempo. Lo pseudonimo “Toy” (giocattolo) e “Blaise” (traduzione in varie lingue di Biagio, derivante da bleso, “balbuziente”) riflettono il suo desiderio di raccontare storie con la semplicità infantile, senza parole, usando il linguaggio universale dei colori e materiali riciclati. L’artista muove i primi passi studiando le composizioni geometriche delle opere di Sandro Botticelli, ispirato dal modo in cui il maestro usava mitologia e allegorie per veicolare messaggi complessi e di denuncia. Le sue tecniche spaziano dall’uso di colori acrilici a materiali come cenere, sabbia, bicarbonato di sodio, pigmenti naturali, ferro e vetro, lavorati su supporti diversi come tela e legno. Toy Blaise si distingue per alternare pittura e arte materica a seconda dei temi trattati. Le sue opere, popolate da burattini che incarnano sentimenti puri e stati emotivi inconsci, raccontano storie oniriche della contemporaneità. Utilizza colori primari per creare rappresentazioni dei sentimenti umani piuttosto che ambientazioni reali. La sua carriera artistica inizia negli anni ’90 con la collaborazione alla galleria “Unione” di Maria Catalano. Nel corso degli anni ha lavorato con diverse associazioni artistiche, tra cui “Espressioni d’Arte di Ostuni” e il “Museo dei Pigmenti Naturali”. Attualmente è artista residente presso il Centro d’Arte Santa Teresa dei Maschi di Bari, sotto la direzione artistica di Miguel Gomez. Informazioni dettagliate sul suo percorso artistico, pubblicazioni e cataloghi sono disponibili sul sito ufficiale www.toyblaise.com.

Raccontaci meglio come nasce il tuo pseudonimo, Toy Blaise? Cosa rappresenta per te?

Lo pseudonimo Toy Blaise, nasce dalla unione di due parole Toy, che significa giocattolo e Blaise (tradotto in molte lingue significa Biagio), in realtà deriva dalla parola Bleso con il significato di Balbuziente. In pratica significa, colui che non può usare la propria voce, può raccontare una storia, attraverso le immagini, e la pittura è lo strumento che diventa gioco.

Cosa ti ha spinto a scegliere l’arte come mezzo per affrontare temi ambientali e sociali?

Negli anni ’80 sentii parlare del buco dell’ozono e dei danni del surriscaldamento globale, avevo tra i 16/17 anni e rimasi molto spaventato da questa cosa, poiché in quegli anni avevo già iniziato a dipingere, studiando i lavori del Botticelli, ma reinterpretandoli in una chiave moderna ho pensato da artista di documentare la contemporaneità, ma in modo giocoso, in modo da far riflettere al pubblico, ma nello stesso tempo divertirli.

Qual è l’opera che senti più rappresentativa del tuo percorso artistico e perché?

Non ho un’opera preferita, ma sicuramente le opere che parlano dei temi sociali, le sento più vicine a me. The strange phenomenon of bouncing water drops (lo strano fenomeno della goccia che rimbalza) nasce per una mostra personale sul tema dell’acqua, ma al contrario ho voluto invece associarla al sociale, raccontando come una minuscola goccia di un fluido, cadendo crea una forza incredibile. Questa opera parla delle difficoltà dei disabili e della capacità di sviluppare altri sensi per compensare le carenze.

Perché hai scelto i burattini come elemento ricorrente nelle tue creazioni?

Perché sono oggetti che ricordano in maniera più vicina l’uomo, i miei quadri parlano di pura emozione che provo nel descrivere un racconto e l’emozione non è un elemento fisico, quindi ho bisogno di un supporto che mimi i miei sentimenti.

C’è un artista o un periodo storico che ha influenzato particolarmente il tuo lavoro?

Sicuramente Alessandro Botticelli mi ha fatto riflettere molto su come raccontare delle storie attraverso la pittura, ma tutti i grandi artisti dall’inizio del 900 al 2000 mi hanno saputo insegnare molto.

Quali emozioni o riflessioni speri che il pubblico provi di fronte alle tue opere?

Io spero nella riflessione più che nell’emozione, però sappiamo che i colori influenzano molto il nostro umore, quindi ognuno proverà qualcosa di diverso ed io spero in questo che comunque provino qualcosa.

Come decidi quali materiali utilizzare per le tue creazioni? Segui un criterio o lasci che sia l’ispirazione a guidarti?

Man mano che inserisco i colori, cerco di capire che materiali inserire, tranne se devo lavorare totalmente a rilievo e parto dalla struttura.

Hai un rituale o un processo creativo che segui prima di iniziare un nuovo progetto?

Studio molto i personaggi che rappresenterò e nel mio immaginario cerco di essere loro e capire cosa provano. Dipingo quasi sempre scalzo

Cosa significa per te essere un narratore attraverso l’arte?

Ho bisogno di comunicare, io parlo veramente poco, l’arte mi aiuta ad esprimermi. Ma soprattutto i temi che racconto non hanno bisogno di composizioni, ma di parole, raccontate attraverso codici da decifrare e colori.

In che modo le esperienze della tua vita quotidiana influenzano il tuo lavoro artistico?

Molto, i temi sociali spesso nascono da esperienze personali, che mi fanno riflette nel mio piccolo, ma penso dopo di ampliare il mio punto di vista e da li inizio a documentarmi per completare i miei pensieri.

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