CARLA PUGLIANO vive e lavora a Varese, La sua ricerca, tra tradizione e innovazione, esplora temi universali come solitudine e riscatto, attraverso corpi e volti. Il suo processo creativo unisce razionalità e intuizione, in una continua evoluzione artistica. Attraverso una tecnica magistrale che fonde tradizione e contemporaneità, Carla Pugliano dà vita a opere cariche di significato e viscerale intensità. Pennellate precise si alternano a gesti istintivi, raccontando temi universali come la fragilità, la solitudine, ma anche la forza del riscatto e la ricerca di senso dell’esisistenza. Con un master accademico internazionale sotto la guida del Maestro Roberto Ferri, Carla ha affinato una tecnica pittorica riconosciuta e apprezzata a livello internazionale.
“La mia arte nasce dall’urgenza di raccontare ciò che spesso resta nascosto sotto la polvere della quotidianità : i silenzi, le ansie, le fragilità, ma anche la resilienza e il riscatto dell’essere umano. Abbiamo un incessante bisogno di respirare e trasmettere emozioni autentiche, di creare con umiltà e forte passione, superando le barriere del tempo e dello spazio. Ogni pennellata è per me un atto di ricerca interiore, un dialogo tra razionalità e intuizione, tra materia e visione,” spiega Carla Pugliano. “Credo che l’arte abbia il potere di creare connessioni profonde, di narrare ciò che non può essere detto a parole e di spalancare nuove prospettive sul mondo. Ogni opera è un tentativo di catturare la complessità dell’essere umano, un invito a immergersi, a emozionarsi, a dialogare con se stessi e con gli altri” Questo approccio è evidente nei suoi lavori, dove la pittura figurativa e l’astrazione si fondono attraverso velature, spatolate materiche e pennellate istintive, creando un racconto visivo che riflette la complessità dell’esistenza.
Esposizioni principali:
- 2024: 60ª Biennale d’Arte di Venezia – Padiglione Grenada
- 2023: Biennale di Lisbona, Florence Biennale, Fondazione Modigliani di Roma
- 2022: Ossimori dell’Anima – Sacro Monte di Varese con Daniele Radini Tedeschi
- 2021: Biennale di Milano, L’Accento sull’Arte – Roma
Riconoscimenti:
- Leone d’Oro alla Triennale di Venezia 2024
- Premio Arte e Cultura 2024 presso la Camera dei Deputati
- International Career Award 2024 – Palazzo Malaspina, Firenze
VITTORIO SGARBI ha inaugurato la sua prima personale presso la Galleria della Pigna a Roma, e che ha apprezzato le opere di Pugliano in diverse altre esposizioni ( tra cui ALL’AMBASCIATA DEL BARHEIN e VILLA REALE DI MONZA) ha definito le sue creazioni come “danze visive che catturano l’invisibile, lo spirito delle cose che conducono l’osservatore in una dimensione intima e quasi musicale.” lodandone la capacità di armonizzare tecnica notevole e narrazione emozionale.
“L’arte di Carla non è autoreferenziale, ma rivolta a tutti” ha affermato in un’intervista DANIELE RADINI TEDESCHI “va bene la perfezione della maestria, della Tecnica pittorica, qui davvero notevole, però ci deve essere dietro un bel messaggio e questo messaggio di Pugliano, così incisivo e pregnante per i nostri tempi, la rende una protagonista importante della contemporaneità.
Come il master accademico con il Maestro Roberto Ferri ha influenzato il tuo stile e la tua tecnica pittorica?
Il master con il Maestro Roberto Ferri è stato fondamentale per affinare il mio linguaggio artistico. Mi ha insegnato a padroneggiare la tecnica classica con un rigore accademico, ma anche a spingermi oltre i confini, esplorando nuove modalità espressive. La sua attenzione al dettaglio e alla bellezza anatomica ha arricchito il mio approccio alla figura umana, facendomi comprendere come trasmettere emozioni profonde attraverso ogni gesto pittorico.
Il tema del riscatto è centrale nelle tue opere. C’è un evento o un’esperienza personale che ti ha spinta ad approfondire questo argomento?
Il tema del “riscatto” nasce da un’esigenza personale di superare momenti di fragilità e trasformarli in forza creativa, tutti noi abbiamo un tempo in cui le questioni irrisolte si affacciano e devono trovare una ragione dell’essere esistite e l’energia dell’essere cambiate. È un percorso che riflette non solo esperienze di vita, ma anche l’osservazione di chi mi circonda. Mi interessa raccontare la resilienza come processo universale, mostrando che anche nelle difficoltà più oscure si può trovare quella ”molla emotiva” che spinge ad agire perché la necessità di evolvere e conoscere il prossimo capitolo della propria esistenza è più forte delle possibili paure.
Come riesci a bilanciare la razionalità e l’intuizione nel tuo processo creativo? C’è una fase che predomina o sono sempre in equilibrio?
Razionalità e intuizione si alternano nel mio lavoro. La fase iniziale è spesso più razionale, quando studio la composizione o definisco i dettagli tecnici. L’intuizione emerge durante l’esecuzione, quando lascio che il gesto e l’emozione guidino la pennellata. Un equilibrio generato dal mio “punto di rottura” quando incontro la necessità di dar sfogo anche al lato più istintivo che sfocia in un impulso artistico da assecondare con immediatezza prima che sfugga Questo mi permette di alimentare entrambi i lati della mia personalità artistica.
Le tue opere esplorano emozioni profonde come la solitudine e la fragilità. Come trasformi questi temi universali in immagini visive?
Cerco di dare forma visiva alle emozioni attraverso gesti, cromie, simboli e atmosfere. La solitudine può emergere in una figura isolata, in un contrasto cromatico o in un gioco di luci e ombre. La fragilità invece si manifesta nella texture, nelle linee sottili o nella rappresentazione di corpi che sembrano sospesi tra forza e vulnerabilità spesso sospesi in contesti più astratti.
Qual è il significato del “dialogo tra materia e visione” nel tuo approccio alla pittura?
Per me, il dialogo tra materia e visione rappresenta l’incontro tra il tangibile e l’intangibile. La materia, come la texture e il colore, è il mezzo attraverso cui la visione, cioè il messaggio o l’emozione, prende forma. È un processo in cui la fisicità del gesto pittorico si fonde con l’intento poetico.
Hai detto che ogni pennellata è un atto di ricerca interiore. Puoi descrivere il tuo stato d’animo o il processo mentale durante la creazione di un’opera?
Ogni pennellata è un momento di connessione con me stessa. È come un dialogo intimo in cui esploro emozioni, ricordi e desideri, vissuti miei e altrui. Mi lascio trasportare da ciò che provo in quel momento, cercando di trasformare il caos interiore in armonia visiva. È un processo catartico e meditativo al tempo stesso.
In che modo la tua tecnica fonde tradizione e contemporaneità? Ci sono elementi specifici che rappresentano queste due dimensioni?
Unisco la tradizione accademica, con la sua attenzione ai dettagli e alla perfezione formale, a elementi contemporanei come l’uso di texture innovative, astrazioni o composizioni non convenzionali. Questo contrasto crea un ponte tra passato e presente, con l’intento di rendere le mie opere senza tempo.
La resilienza è un tema che appare spesso nel tuo lavoro. Quali elementi visivi o tecnici utilizzi per trasmettere questa forza interiore?
La resilienza si riflette nei contrasti: una figura che emerge da un fondo scuro, un colore vibrante che rompe un’atmosfera cupa, o un gesto pittorico deciso che sembra voler ricostruire ciò che è stato spezzato. Ogni elemento suggerisce che c’è sempre una forza vitale pronta a rinascere.
Il tuo approccio alla pittura sembra avere una forte componente emotiva e psicologica. Hai mai considerato di lavorare su temi legati alla psicoterapia o al benessere emotivo?
Sì, il legame tra arte e benessere emotivo mi interessa molto. Penso che l’arte possa essere un mezzo potente per esplorare e trasformare le emozioni. Mi è capitato di incontrare persone “borderline” che hanno mostrato estrema sensibilità difronte alle mie opere, entrandoci completamente e trasferendomi emozioni nuove che non avevo considerato. Questo mi ha fatto capire quanto beneficio possa trasmettere l’arte.
Qual è il messaggio più importante che speri di trasmettere al pubblico attraverso la tua arte?
Spero che le mie opere ispirino chi le osserva a riflettere sulla propria forza interiore e sul valore delle emozioni che devono emergere, sempre diventando il proprio punto di forza.
C’è una tua opera che consideri particolarmente significativa per il tuo percorso artistico? Se sì, quale e perché?
Potrei sceglierne una tra quelle già prodotte, ma in realtà la più significativa è sempre quella che ho in testa di realizzare. È l’idea ancora informe, il desiderio incessante di spingermi oltre me stessa, di rompere continuamente gli schemi per evolvermi. È una fame di qualcosa in più, una sorta di chimera che forse non si coglierà mai del tutto, ma che alimenta quell’agitazione euforica che mi proietta sempre in avanti.
Hai menzionato che l’arte ha il potere di creare connessioni profonde. Qual è stata la reazione più memorabile del pubblico alle tue opere?
Una delle reazioni più memorabili è stata di una donna che, osservando una mia opera intitolata “La misura del tempo”, ha iniziato a piangere. Mi ha raccontato che si era rivista nella figura dipinta, percependo un senso di liberazione e riscatto. Quel momento mi ha colpito profondamente, perché ha confermato il potere dell’arte di parlare un linguaggio universale e toccare corde intime anche senza parole.
In che modo il tema della “polvere della quotidianità” emerge nelle tue opere? C’è una metafora visiva che utilizzi per rappresentare questa idea?
La “polvere della quotidianità” si manifesta attraverso elementi sfuocati o frammenti di figure che sembrano dissolversi. Spesso utilizzo texture che evocano la sensazione di disfacimento, come velature trasparenti o spatolate materiche che interrompono il realismo. È una metafora visiva per rappresentare il peso del vivere quotidiano e il desiderio di trascenderlo.
La fusione tra pittura figurativa e astrazione è una caratteristica del tuo lavoro. Come decidi quando integrare l’una o l’altra?
La scelta nasce dal contenuto emotivo che voglio trasmettere. La figurazione è per me il tramite per raccontare l’umano in modo diretto e tangibile, mentre l’astrazione mi permette di esplorare l’intangibile, il sogno, o il conflitto interiore. A volte lascio che sia il processo creativo stesso a guidarmi, creando un dialogo tra ragione e istinto.
Il tema della solitudine è presente nelle tue opere. Lo consideri un elemento personale o universale?
La solitudine è entrambi. È personale, perché ogni artista lavora immerso nel proprio mondo interiore, ma è anche universale, perché tocca tutti noi in momenti diversi della vita. Attraverso le mie opere cerco di mostrare la solitudine non solo come vuoto, ma anche come spazio fertile, un terreno dove si genera riflessione, trasformazione e rinascita.