CRISTIANO PARISI

CRISTIANO PARISI

Cristiano, nato nel 1980 e cresciuto tra gli uliveti della Bassa Murgia, Cristiano Parisi porta con sé l’anima autentica della sua terra, la Puglia. Vive a Ginosa (TA), dove affonda le radici della sua storia, intrecciando tradizione e innovazione nel suo percorso di vita e lavoro. Figlio di un falegname e restauratore, il legno è stato il suo primo compagno di giochi. A soli otto anni impugnava già le sgorbie, affascinato dall’arte della lavorazione artigianale. Tuttavia, il suo cammino professionale lo ha portato a diplomarsi come geometra e a intraprendere una carriera nel settore delle energie rinnovabili, dove tutt’oggi opera con passione e dedizione. Ma è durante il primo lockdown che il richiamo delle origini si fa più forte. Per spezzare la monotonia di giornate sospese, riscopre il piacere di lavorare il legno e inizia a creare taglieri dal design ricercato. Ben presto, questa passione si trasforma in qualcosa di più grande: nasce la sua dedizione per la falegnameria artistica. Si specializza nella creazione di accessori unici, come papillon, pipe e, soprattutto, penne realizzate in legno d’ulivo, arricchendo poi il suo repertorio con legni pregiati provenienti da tutto il mondo. Nel 2023 dà vita al marchio “Lignea 74013”, un nome che racconta la sua visione: trasformare pezzi di legno destinati al fuoco in opere d’arte capaci di attraversare il tempo e lo spazio. Le sue penne, più che semplici strumenti di scrittura, diventano custodi di storie, legami tra passato e presente, tra la Puglia e il resto del mondo. Oggi, le sue creazioni hanno raggiunto i cinque continenti, portando con sé il profumo dell’ulivo e il calore delle mani che le hanno plasmate. Cristiano non si limita a realizzare oggetti, ma racconta emozioni attraverso il legno. Ogni sua creazione è un invito a scoprire la bellezza dell’artigianato, della sostenibilità e del valore che risiede nelle cose fatte con amore e dedizione.

Cos’è l’arte per te?

Per me, l’arte è l’essenza stessa della creazione, un equilibrio tra tecnica e ispirazione, tra precisione e passione. È la capacità di trasformare un pezzo di legno in un oggetto unico, carico di storia, bellezza e significato. Un dialogo con la materia. È il modo di lasciare un segno, di raccontare senza parole, di dare forma all’invisibile. È il tuo linguaggio, la tua firma, il tuo respiro.

Il legno d’ulivo è il cuore delle tue creazioni. Cosa ti affascina di più di questo materiale e quale storia racconta per te?

Il legno d’ulivo per me è molto più di un materiale: è una storia che attraversa il tempo, un testimone silenzioso di radici profonde e di una natura che resiste. Mi affascina la sua unicità, il disegno delle sue venature che sembrano raccontare segreti antichi, mai uguali, mai ripetibili. Ogni pezzo è diverso, vivo, carico di memoria.

Hai iniziato a lavorare il legno da bambino, ispirato da tuo padre falegname. Qual è l’insegnamento più prezioso che hai ricevuto da lui?

Mio padre mi ha insegnato a vedere l’anima in un pezzo di legno inanimato, mi ha insegnato a tenere gli attrezzi in mano e a saper dare forma alla mia fantasia.

Durante il lockdown, hai riscoperto la tua passione per la falegnameria. C’è stata una creazione in particolare che ti ha fatto capire che questa sarebbe stata la tua strada?

Il primo papillon in legno di Ulivo a forma di baffi, mi ha colpito il connubio perfetto tra estro ed eleganza.

Le tue penne sono arrivate nei cinque continenti. C’è una storia legata a una di queste vendite internazionali che ti ha colpito particolarmente?

Qualche tempo fa, un collezionista giapponese mi contattò per acquistare una mia penna in legno d’ulivo. Dopo qualche scambio di messaggi, mi raccontò che non era solo un appassionato di strumenti di scrittura, ma anche un amante della filosofia Wabi-Sabi, che trova bellezza nell’imperfezione e nel passare del tempo. Quando ricevette la penna, mi scrisse dicendo che le venature del legno gli ricordavano i rami contorti di un antico bonsai che aveva nel suo giardino. Disse che ogni segno sulla penna era come una cicatrice del tempo, un racconto inciso nella materia. Mi colpì il fatto che, pur vivendo dall’altra parte del mondo, avesse colto così profondamente l’anima di ciò che creo. In quel momento capii che le mie penne non erano solo oggetti, ma ponti tra storie, culture e sensibilità diverse.


Il nome “Lignea 74013” evoca radici profonde e un legame con la tua terra. Come hai scelto questo nome e cosa rappresenta per te?

Il nome “Lignea 74013” nasce dal desiderio di unire la mia arte al territorio da cui provengo. “Lignea” richiama il legno, la materia viva che plasmo con le mie mani, simbolo di tradizione, forza e bellezza naturale. “74013” è il CAP della mia città, un modo per ancorare ogni mia creazione alle mie radici, alla terra che mi ispira ogni giorno.

Lavori anche con legni pregiati provenienti da tutto il mondo. Come scegli i materiali e cosa cerchi di esprimere attraverso queste combinazioni?

Quando scelgo i legni per le mie creazioni, non mi baso solo sulla rarità o sul pregio del materiale, ma cerco storie, carattere, emozione. Ogni essenza ha un’anima diversa: alcune parlano di terre lontane, altre portano con sé il calore delle mie radici. Mi affascina l’idea di combinare legni di culture e luoghi diversi, intrecciando passato e presente, tradizione e innovazione. Ogni penna è il risultato di questa ricerca: un equilibrio tra forme, colori e storie che si fondono in un oggetto capace di trasmettere emozioni a chi lo tiene tra le mani.

Le tue creazioni trasformano il legno destinato al fuoco in opere d’arte. Cosa ti ispira di più in questo processo di “rinascita” dei materiali?

Ciò che mi ispira di più in questo processo è l’idea di dare una seconda vita a qualcosa che altrimenti andrebbe perduto. Ogni pezzo di legno porta con sé una storia, anche quello destinato al fuoco. Recuperarlo e trasformarlo in un’opera d’arte significa onorare la sua esistenza, preservare la sua memoria e renderlo eterno. È una sorta di rinascita: da scarto a creazione, da semplice materia a qualcosa che può emozionare, accompagnare qualcuno nella scrittura di nuove storie. Per me, questo è il cuore della mia arte: trovare bellezza dove altri vedono solo fine, e trasformarla in un nuovo inizio.

Se dovessi descrivere il profumo del legno d’ulivo con una sensazione o un ricordo, quale sarebbe?

Il profumo del legno d’ulivo mi riporta immediatamente a un ricordo d’infanzia: le estati passate nella campagna di mio nonno, sotto l’ombra di ulivi secolari. È un aroma caldo, avvolgente, con una nota leggermente speziata che sa di terra, di sole e di tempo.

Tra le tue opere – taglieri, papillon, pipe e penne – c’è un pezzo a cui sei particolarmente legato? Perché?

La prima pipa che ho realizzato, che poi è quella che continuo a usare attualmente, ne sono geloso. È la prima creazione che ho tenuto per me e non venderò mai, è stato amore a prima vista.

Il connubio tra tradizione e innovazione è centrale nel tuo lavoro. Come riesci a mantenere questo equilibrio nelle tue creazioni?

Mantengo questo equilibrio rispettando la materia prima e le tecniche tradizionali, ma allo stesso tempo sperimentando forme, finiture e dettagli innovativi. Ogni pezzo nasce da un sapere antico, quello della lavorazione artigianale del legno, ma viene arricchito da una visione moderna, dall’attenzione al design e dalla ricerca di nuove combinazioni di materiali. Per me, tradizione e innovazione non sono opposti, ma si completano: il passato dà profondità e autenticità alle mie creazioni, mentre l’innovazione le rende uniche e contemporanee. È così che ogni penna diventa non solo uno strumento di scrittura, ma un oggetto che porta con sé storia, evoluzione e identità.

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