CRISTINA CALVAGNO

CRISTINA CALVAGNO

Cristina Calvagno, in arte Siepper_draw, di origine sicule si laurea all’accademia di belle arti nel 2017 in Fotografia e Arti Tecnologiche, si trasferisce a Milano dove lavora come grafico per un’azienda del luogo, prosegue gli studi a Milano con un Master di due anni in Advance Digital Artist, mentre si unisce a piccoli realtà per la creazioni di videogiochi. Da 4 anni ha iniziato a pubblicare con la Tora edizioni come illustratrice per diversi titoli, sia Fantasy, Dark Fantasy che Cyberpunk, da 3 anni si è trasferita a Roma per lavorare all’interno della casa editrice come Project Manager e grafico, proseguendo il suo lavoro da Artista freelance con aziende e fiere del fumetto.

Da dove nasce il tuo nome d’arte? Ha un significato speciale per te?

Il mio nome d’arte nasce dall’unione di due personaggi di D&D che ho giocato con il gruppo della Tora Edizioni, nel periodo della pandemia. Sierra e Pepper, sono diventati “Siepper” o “Siepperina” (con i più intimi), è nato tutto in modo molto spontaneo e quando hanno iniziato a chiamarmi così anche dal vivo ho deciso che sarebbe stato un simpatico nomignolo, sicuramente nato dall’affetto e che quindi mi sarebbe sempre piaciuto, con l’aggiunta di “draw” sui social è diventato il mio nome d’arte.

Cosa ti ha spinta a specializzarti in Fotografia e Arti Tecnologiche? Hai sempre saputo che volevi lavorare nel settore artistico?

Sarò sincera, nell’innocenza dei miei 18 anni, ero convinta che avrei fatto animazione 3D è mentre controllavo corsi e ecc.. mi resi conto che al terzo anno della Laurea in Arti Tecnologiche ci sarebbe stata proprio quella materia. Peccato che avrei dovuto fare 2 anni di corsi misti e materie mai conosciute, forse un po’ eccentriche per certi versi, per poi scoprire che giusto il corso per cui mi ero iscritta era un pò FAIL. Ad oggi, probabilmente, avrei scelto con più consapevolezza, ahimè venivo da un paesello ed ero la prima della famiglia che affrontava l’università e quindi ho fatto le cose un po’ di fretta. Tutto sommato però è stato utile per capire cosa non volevo fare e quindi va bene così. Il settore artistico è stato sempre affascinante per me, anche se ho frequentato uno scientifico e i miei genitori avrebbero voluto vedermi medico o avvocato ecc..(lavori molto vecchio stampo) io ho scelto con il cuore, volevo un lavoro per cui essere felice e fiera, che portasse un in più nel campo creativo. Certo, erano pensieri d’adolescente, però sono ancora convinta che lavorare con la passione sia un mezzo per fare sempre il meglio.

Come ha influenzato il tuo trasferimento a Milano il tuo percorso creativo e professionale? Ci sono stati progetti o collaborazioni significativi che hanno segnato questa fase?

Milano è stata la città che mi ha sbattuto in faccia la realtà (fa pure rima), che mi ha fatto capire che la vita è dura davvero, che senza genitori e insegnati sei un numero, che le persone ti lasciano e che se vuoi una cosa te la devi andare a prendere con coraggio e volontà, se è possibile anche con la raccomandazione. Milano è stata la città dove ho iniziato a lavorare per potermi permettere un Master, provengo da una famiglia molto umile e non avevano i mezzi per supportarmi come artista. Mi sono rimboccata le maniche, sono partita come magazziniere e poi ho trovato lavoro come grafico in un’azienda di Antincendio (poco creativo, ma stabile). Sono riuscita a frequentare qualche workshop, poi dei corsi brevi e infine ho scelto un Master che mi ha aiutato a sviluppare meglio le mie qualità. Milano è stata fondamentale per trovare meglio me stessa è sicuramente una fase travagliata, ma decisiva per la mia nascita come illustratrice.

Puoi raccontarci qualcosa in più sulle collaborazioni con piccoli team per la creazione di videogiochi? Quali ruoli ricoprivi e quali lezioni hai imparato da queste esperienze?

Le collaborazioni più tossiche della mia vita. Ho conosciuto un tizio, ammetto che non ricordo nemmeno come, forse su uno dei gruppi di FB per illustratori, che aveva sicuramente passione e tantissima volontà di portare a termine i suoi obbiettivi. Ha radunato una venti-trenta artisti, tra cui io ed è partito tutto. Il mio ruolo era Concept Artist, a volte Illustratrice e altre Prompt Artisti ecc.. siamo partiti con un gioco e poi ne ha tirati fuori almeno 3-4 nello stesso periodo, da PC, come App sul telefono, un vero minestrone. Abbiamo lavorato 6-8 mesi insieme, tra alti e bassi, alla fine ho mollato. Sicuramente ho capito come NON si lavora in team e che le persone troppo egocentriche non sono i capi migliori. Una nota positiva e che poi con alcuni artisti del gruppo siamo rimasti in contatto e ci siamo scambiati un pò di lavori e di supporto, quindi tutto sommato poteva andare peggio. Ovviamente non è mai uscito nessuno di questi giochi, inoltre gli artisti scappavano continuamente da questo ragazzo, perché non pagava, ti umiliava e poi trovava subito altri artisti disponibili a credere nelle sue cavolate.

Come è iniziata la tua collaborazione con Tora Edizioni? Qual è stata l’illustrazione o il progetto che ti ha più entusiasmata finora?

Mentre facevo questi concept per videogiochi, su un gruppo per artisti, cercavano illustratori per un progetto collettivo, un artbook fantasy e io mi sono candidata. Per mia sorpresa ero stata inserita nella lista delle candidate accettate e poi ho iniziato a lavorare con questo gruppo di ragazze alla creazione del progetto. Una volta ultimato, abbiamo inviato il lavoro a diverse case editrici e poi la Tora ha risposto, parliamo di Giugno 2019. La Tora è diventata casa, ma devo dire che ci è voluta la pandemia perché prendessi confidenza con l’Editore e l’Art Director, entrambi oggi, miei ottimi amici. Il progetto che più mi ha entusiasmato è sicuramente la collana di Librigame, un tipo di prodotto per me era sconosciuto, mi ha veramente messa in contatto con un pubblico che adora il Fantasy, cosa che mi ha regalato grande soddisfazione, che mi ha anche portato diversi lavori, come la Locandina per Milano Comics di Settembre 2024, un grande onore per me.

Quali sfide e opportunità hai incontrato nel tuo ruolo di Project Manager e grafico presso la casa editrice?

La Tora è un luogo di crescita, capire il mondo editoriale, come funziona il processo di pubblicazione di un prodotto, come scegliere gli artisti e i loro progetti, come supportarli ecc.. sicuramente è e sarà un importante parte del mio percorso lavorativo, mi dà l’opportunità di vedere da vicino delle dinamiche che da cliente o autrice non vedrei mai. La sfida più grande è cercare di rimanere imparziali nelle scelte degli artisti, cercare di vedere se il progetto sul mercato sarà apprezzato, oppure no, nonostante possa entusiasmare a livello personale. Come grafico mi carico della parte estetica della Tora, ovviamente tra Baget e visone personale dell’editore io faccio tutto quello che è in mio potere per migliorare la casa editrice. Però devo dire che Gianluca Devoto è una persona che si fida del suo team e ci lascia tutti molto liberi.

Hai spaziato tra Fantasy, Dark Fantasy e Cyberpunk. Quale di questi generi senti più tuo e perché?

Il Fantasy sarà sempre il mio preferito. Immagino che sia così perché da bambina, quando ero chiusa nella mia micro cameretta, in una di quelle giornate in cui ero evidentemente la pecora nera della famiglia ecc.. il Fantasy è stato il mio compagno, è senza i libri, i cartoni e le storie di queste guerriere, maghe, nani, mostri e foreste incantate, io probabilmente mi sarei eclissata nel mio paesello e avrei smesso di vivere, ma sarei semplicemente andata avanti senza un sogno, o uno scopo.

Partecipare alle fiere del fumetto come artista freelance deve essere un’esperienza unica. Qual è stato l’incontro o l’evento che ti ha lasciato un ricordo speciale?

Andare in fiera è sempre emozionante, le prime volte spaventoso ahahah, tutta la gente che ti guarda, ti giudica ecc.. poi smetti di avere paura e ti rilassi, ti godi l’incontro con il pubblico, la gioia nei loro occhi, quel qualcosa che si accende quando gli spieghi il tuo libro, che sei l’illustratrice e il loro sgomento positivo nel vedere che esiste una persona che fa davvero le copertine dei libri, le illustrazioni interne, le grafiche. Certo, esistono anche tantissimi incontri spiacevoli, dove vedi un forte disagio dall’altra parte, o quando hanno paura di avvicinarsi, sono scortesi ecc.. siamo pur sempre umani. Sicuramente gli incontri più piacevoli li ho avuti al sud, dopo anni mi sono convinta a tornare all’Etna Comics, mi ha fortemente sorpreso scoprire che i miei conterranei erano il miglior pubblico che avessi. Dei ragazzini in particolare, sono tornati ogni anno per prendere i librigame e farsi la foto con l’artista (io), forse banale, ma per me è stato uno dei momenti che ricordo con più gioia. L’evento più bello è stato Milano Comics 2024, la fiera aveva promosso tanto la mia Locandina e devo dire che mi ha sorpreso vedere tanta gente appassionata di Sirene e molti sono venuti a trovarmi, sono stata ricoperta di affetto e complimenti, un vero successo per me.

Cosa consiglieresti a chi vuole intraprendere una carriera come illustratore o digital artist?

Di valutare bene il mercato Italiano e di non temere quello estero, di avere solide basi e sicuramente un buon impatto sui social, che ahimè ad oggi è un mezzo con cui ti valutano molte case editrici e aziende. Consiglio fortemente di studiare bene la nicchia in cui si vuole entrare, perché purtroppo è un mercato fortemente competitivo e bisogna avere anche qualche aggancio per iniziare.

Descriviti in tre termini o parole: una fantasy, una dark fantasy e una cyberpunk.

Palla di fuoco, Negromante, Arcane.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi come artista? Hai in mente nuove aree da esplorare o progetti inediti?

Vorrei spostarmi sui fumetti, porterò nel 2025 una graphic novel per ragazzi a Lucca Comics, sperando di trovare il tempo per ultimarla. Sicuramente vorrei approcciarmi anche a case editrici più grandi ed esplorare nuovamente il mondo dei videogiochi.

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