DANIELE DI NUNNO

DANIELE DI NUNNO

Daniele nasce a Canosa di Puglia il 9 settembre 1999. Fin da piccolo respira un’atmosfera creativa grazie ai genitori, che aprono un negozio di fiori durante i suoi primi anni di vita. Crescere circondato da colori e forme ha alimentato in lui una naturale passione per l’arte e, in particolare, per il disegno. Creativo per indole e insofferente alla monotonia, sin dall’adolescenza Daniele si trova davanti a una scelta importante: inseguire il sogno dell’arte iscrivendosi a un liceo artistico, oppure optare per un percorso più “sicuro”. Sceglie la seconda strada e inizia a lavorare come pasticcere, un mestiere che gli permette comunque di esprimere una certa vena creativa, soprattutto nella decorazione dei dolci. Tuttavia, il richiamo dell’arte non si spegne. Con il tempo, Daniele torna a dare ascolto a quel bambino che avrebbe voluto fare dell’illustrazione la sua vita. Decide così di iscriversi alla scuola di illustrazione Pencil Art, intraprendendo un percorso di studio e miglioramento personale per trasformare la passione in professione. Oggi continua a coltivare il suo sogno con determinazione, consapevole che l’arte, in tutte le sue forme, è la strada che sente più autentica.

Cos’è per te l’arte?

Per me l’arte è tutto ciò che possiamo immaginare e, al tempo stesso, riusciamo a riportare nella realtà. Che sia un dipinto, una frase, un pensiero, una scultura o un’illustrazione, l’importante è che venga da dentro. Che possa piacere o meno, se è autentica, è arte.

Qual è il primo ricordo che hai legato al disegno e alla creatività?

Un ricordo bellissimo alle elementari, durante l’ora di arte. L’insegnante ci portava nella sua aula, che sembrava più una bottega che una classe. Appena entravi sentivi il profumo delle tempere, c’erano disegni ovunque, pennelli, colori… È un’immagine che mi porto dentro con grande affetto.

C’è stato un momento preciso in cui hai capito che volevi fare dell’arte la tua vita?

Non c’è stato un momento unico, ma una serie di situazioni che mi hanno fatto riflettere su come volevo vedermi tra dieci anni. La vita è una e non c’è un limite di tempo per cambiare strada. Ogni volta che inizio a disegnare mi perdo completamente, il tempo vola. Ed è una sensazione che non voglio smettere di provare.

Quanto è stato difficile prendere in mano quel desiderio e dargli una seconda possibilità?

Come tutte le scelte importanti, ci ho pensato tanto. Ma oggi sono sereno: ho trovato un buon equilibrio. Continuo a lavorare come pasticcere e ho organizzato lo studio in modo da non dover rinunciare a nulla. Sto facendo ciò che amo, un passo alla volta.

Com’è cambiato il tuo rapporto con l’arte da quando hai iniziato a frequentare la scuola di illustrazione?

Senza dubbio ho sviluppato una maggiore autocritica. Studiando nel dettaglio, capisco meglio ciò che sto facendo. L’illustrazione non è solo disegno: è inquadratura, prospettiva, anatomia… Con la scuola riesco a mettere a fuoco tutto questo e a migliorarmi costantemente.

Quali artisti o stili ti ispirano di più nel tuo percorso di illustratore?

Sono cresciuto con i lavori di Tim Burton. Lo considero un visionario, un artista a 360 gradi. Amo moltissimo il suo stile. Mi ispira anche Peggy Doris Hawkins, pittrice statunitense famosa per i suoi soggetti con occhi grandi. Anch’io amo disegnare occhi esagerati: attirano, colpiscono, raccontano. Sono una delle prime cose che guardiamo in una persona.

Cosa speri che arrivi alle persone attraverso le tue illustrazioni?

Quando leggo un libro, creo nella mente i personaggi. Penso sia una cosa che fanno in tanti. Un illustratore, invece, li disegna e li offre a chi legge. Mi piacerebbe che i miei personaggi aiutassero le persone a costruire il loro immaginario. Se questo accade, se entro nel cuore di qualcuno con un mio disegno, è una magia. Voglio che nelle mie illustrazioni si sentano le emozioni: paura, amore, odio, felicità.

Che emozione provi quando guardi un tuo disegno finito e pensi “l’ho fatto io”?

Sono molto critico, quindi spesso lascio lì il disegno per un’oretta e poi lo riguardo. Se riesce a trasmettermi la stessa emozione di quando l’ho finito, allora so che mi piace davvero. A volte capita che mi senta soddisfatto subito, ed è bellissimo. Non tutto va analizzato: certe volte bisogna solo fidarsi dell’istinto.

Se potessi parlare col te stesso di 14 anni, cosa gli diresti oggi?

Gli direi di inseguire i suoi sogni, sempre, anche se sembrano difficili o impossibili. Meglio provare e fallire che vivere con il rimpianto di non averci nemmeno provato. La vita è tua, e se non ti butti, ti scivola via mentre guardi.

Hai un sogno artistico nel cassetto che ancora non hai realizzato?

Ovviamente il successo — ma penso sia un desiderio comune a molti. Uno dei miei sogni più grandi è illustrare il mio primo libro. È un obiettivo concreto che spero davvero di realizzare un giorno.

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