DAVIDE CEDDIA è un artista versatile. Cantautore, attore, autore di teatro e colonne sonore, scrittore di racconti, sceneggiatore, umorista e divulgatore della tradizione popolare pugliese, reinterpretata in chiave moderna e ironica. Da sempre impegnato nel sociale, ricopre il ruolo di direttore artistico della ONLUS “AMICHI” di M. Visaggi. Dal 2019 dirige laboratori creativi in scuole ed associazioni, e, dal 2023, coordina una compagnia teatrale con persone disabili in collaborazione con la Cooperativa Zip.h di Bitonto. Fondatore, voce e autore della band rock Camillorè, ha calcato importanti palchi, tra cui quello del Concertone del Primo Maggio 2010 a Roma e collaborato negli anni con band e artisti di rilievo. Ha pubblicato cinque album (3 con i Camillorè) e musicato opere cinematografiche e teatrali, tra cui la rivisitazione del testo “Gli Inquilini non hanno ricordi” di Dario Fo messa in scena da V.Signorile. Ha scritto un libro di racconti in vernacolo barese, “Pìinze che la capa tò”, ha partecipato alla raccolta “Baresi nel cuore” (Ed. Dal Sud) e ricevuto riconoscimenti come il Premio Matteo Salvatore Piedigrotta Barese per la migliore canzone (2014 e 2020) e il premio Un Certain Regard a Musicultura 2019. Ha partecipato a eventi culturali e festival di rilievo, come l’Uno Maggio Taranto e il Festival del Libro Sociale e di Comunità. In teatro, Davide è autore e interprete di numerosi spettacoli di teatro-canzone, tra i quali “River – Antologia di un Viaggio” e “E se fossi un Ghirigoro?”. Ha interpretato ruoli iconici, tra cui Amleto e Romeo nella commedia “Scèche-Spìrre” al Nuovo Teatro Abeliano di Bari, e il narratore in “1969” con The Wonders. Nel 2015 è intervenuto all’EXPO di Milano per un incontro dedicato alla tradizione culinaria pugliese e, nel 2016, è salito sul palco del TeatroTeam come ospite di Renzo Arbore per il comitato NO-TRIV. Nel cinema, ha recitato in cortometraggi, documentari e film TV. Tra i ruoli più recenti figurano un giocatore di carte in “Stolen Moments”, e un parroco eccentrico in “Per un pugno di like” su Amazon Prime. Negli anni ha interpretato ruoli in opere come “Teresa Dondolava”, “Over” e la serie di documentari storici “Edizioni dal Sud Presenta”. Con i Camillorè, ha vinto numerosi premi nazionali, tra cui il Premio Medimex 2011, e si è esibito in centinaia di concerti, aprendo per artisti come Caparezza, Bandabardò, James Senese, Edoardo Bennato e Gogol Bordello. La band ha partecipato a trasmissioni internazionali e festival come Bari in Jazz e Jailhouse Tour con Rai RadioUno. Dal 2014, i suoi canali social raccolgono milioni di visualizzazioni grazie a contenuti che mescolano comicità e cultura. Ha collaborato con Radio Popizz per il programma “LM12” e nel 2021 ha partecipato alla trasmissione comica “Palcoscenico” in onda su Telenorba. Nel 2023-24 ha condotto il programma quotidiano “Così t’impari” su TeleBari e RadioBari, confermandosi una figura di spicco nella scena culturale pugliese e nazionale. Nel 2024 ha condotto un laboratorio di teatro popolare nel progetto “Memoria è Futuro”, promosso dal Circolo “V.Maurogiovanni” in collaborazione con la Regione Puglia.
La tua carriera è straordinariamente variegata: cantautore, attore, autore, scrittore. Qual è il filo conduttore che unisce tutte queste arti?
Il filo conduttore è senz’altro la grande volontà di comunicare le mie idee, le mie emozioni, i miei sogni e proiettarle verso il mondo là fuori attraverso una canzone, una storia o una battuta.
La tradizione popolare pugliese è al centro di molte tue opere. Come riesci a mantenerla viva reinterpretandola in chiave moderna e ironica?
La tradizione popolare è l’essenza di quello che siamo. Il ponte tra ieri e oggi. Il dialetto è una lingua viva che si si mescola e muta anche in base alla realtà che si vive quotidianamente. La mia passione è osservarlo da vicino, studiarlo, giocarci “smontando e rimontando” l’etimologia e la derivazione linguistica di tante parole, sempre con rispetto e amore per quello che rappresentano.
Con i Camillorè hai calcato palchi importanti come quello del Concertone del Primo Maggio. Qual è stato il momento più memorabile della tua esperienza con la band?
Con i Camillorè ho vissuto esperienze incredibili, indelebili. Oltre al concertone a Roma, le soddisfazioni più grandi le abbiamo avute con le partecipazioni per i festival di Radio Rai, la performance sulla TV di stato Albanese e i tanti tour in giro per L’Italia. Ritengo che la cosa che resta indimenticabile è l’aver condiviso questo sogno ad occhi aperti con tutti quei fratelli che hanno suonato, seguito e amato la band.
Il tuo lavoro nel sociale, in particolare con la compagnia teatrale composta da persone disabili, è molto toccante. Cosa ti ha insegnato questa esperienza a livello umano e artistico?
M’insegna tutti i giorni quanto sia stato fortunato ad incontrare lungo il mio cammino la cooperativa Zip.h di Bitonto e tutte queste persone così ricche d’animo e dal cuore nobile. Hanno il talento della bellezza e della spontaneità. E sono diventati anche attori molto bravi e attrici promettenti. Assieme alle emozioni vissute con il Teatro Abeliano, i laboratori con varie associazioni come Amichi e tante altre realtà della nostra città, credo sia una delle esperienze artistiche e umane più belle e importanti per il sottoscritto.
Se dovessi scegliere un ruolo o un progetto che rappresenta meglio la tua essenza artistica, quale sarebbe e perché?
Le storie che si fanno musica sicuramente è ciò che più mi piace creare. La maggior parte del pubblico mi conosce principalmente per i video ironici e gli spettacoli umoristici e, questo, mi rende fiero e felice, ma la professione di cantautore mi rappresenta al meglio. Con la mia chitarra io sento a portata di mano, contemporaneamente, tutte le altre caratteristiche dei progetti artistici su cui lavoro.
Nel teatro-canzone trovi un equilibrio tra musica e narrazione. Come nasce un tuo spettacolo? Qual è il processo creativo dietro questa forma d’arte?
Inizialmente, penso e ripenso a quello che mi ha smosso dentro nel periodo prima della scrittura. Poi si “appiccia” qualcosa all’improvviso, come avrebbe detto in barese mio nonno. Un’idea, una musica, un monologo, a volte seri, a volte comici, e pian piano prendono forma la storie dello spettacolo e i collegamenti tra i vari passaggi.
Hai scritto un libro di racconti in vernacolo barese e ricevi consensi anche per i tuoi contributi alla letteratura. Qual è l’importanza del dialetto nelle tue opere?
“Pìinze che la capa tò” (Ed.Dal sud), Pensa con la tua, è un libro che è frutto di un amore irrefrenabile e molto forte con la mia terra. Come ho detto prima, nel dialetto, ritrovo il passato genuino che si fa presente e si proietta al futuro. L’attaccamento alla forma pura artistica del vernacolo mi fa sentire, ancora oggi, il profumo prezioso e le carezze dei miei nonni.
Sei stato sul palco di eventi prestigiosi come l’EXPO di Milano e Musicultura. Qual è il segreto per coniugare comicità, cultura e musica in contesti così diversi?
Io sono semplicemente me stesso sul palco. Nella vita, a volte faccio ridere, altre volte cerco dentro di me emozioni profonde. Tutto questo poi si trasforma in versi, rime o melodie che cerco di trasmettere sul palcoscenico.
Il tuo successo sui social dimostra la tua capacità di parlare a un pubblico giovane e digitale. Come scegli i contenuti da proporre? C’è un video che ti ha sorpreso per l’impatto che ha avuto?
Sul web e sui social, rispetto ai live show, l’approccio è totalmente diverso. Tutto deve essere più veloce, semplice da comprendere. Deve arrivare dritto al punto e colpire dai primi istanti. Un video che continua a sorprendermi ancora oggi, dopo 12 anni, è quello sulla scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo raccontata in dialetto.
Quali sono i tuoi progetti futuri? C’è qualcosa che sogni di fare e che ancora non hai avuto l’occasione di realizzare?
Tra i miei progetti futuri c’è la pubblicazione di un disco nuovo e un nuovo spettacolo dal vivo. Spero anche di pubblicare, a breve, una nuova raccolta di storie e racconti in rima. Tra i vari lavori scritti ultimamente , c’è anche una nuova commedia inedita di teatro-canzone per bambini. Mi piacerebbe portarla in scena prima possibile e di recitarla con mio figlio Edoardo.
Descriviti con 3 parole in dialetto barese (e traduzione)
Ho un sacco di difetti e tanti aspetti in cui devo migliorare, ma se dovessi definirmi in tre parole in dialetto barese direi: Brave uaggnòne, scegguannàre e che tanda fandasì (Leale, scherzoso e con tanta fantasia).
Foto del post di Daniele Notaristefano