Mi chiamo Donatella Nitri, sono nata il 23 giugno 1977 a Bari, e nella vita faccio l’impiegata, ma da otto anni sono anche una food blogger. Tutto è iniziato quasi per caso, in un momento in cui mi sentivo annoiata e avevo voglia di dare una svolta alle mie giornate. Da sempre ero la persona a cui amici e conoscenti si rivolgevano per un consiglio su dove mangiare o quale locale provare, così ho deciso di trasformare questa passione in qualcosa di concreto. Ho aperto una pagina Instagram dove ho iniziato a condividere recensioni dei ristoranti che visitavo chiamandola Mimangiobari. Quella che era partita come un’idea semplice si è trasformata in un’avventura straordinaria. Oggi gestisco un blog tutto mio, www.donatellanitri.com, dove pubblico recensioni approfondite, consigli eventi e guide legate al mondo della ristorazione. Ho la fortuna di collaborare con tantissimi ristoranti e in passato di partecipare a programmi televisivi come Home Restaurant e Food Advisor. Il mio motto è sempre stato quello di dire la verità: credo che anche le recensioni negative, se espresse con tatto e rispetto, possano aiutare i ristoratori a crescere e migliorare. Il modo in cui si comunica fa la differenza, ed è per questo che cerco sempre di essere chiara, onesta e costruttiva nei miei giudizi. La soddisfazione più grande? Senza dubbio la mia community di follower. Sono loro a darmi la forza e la motivazione per continuare a raccontare il mondo della ristorazione con passione. Ogni consiglio che accettano, ogni messaggio di apprezzamento che ricevo, mi ricorda quanto sia speciale il legame che ho costruito con loro. La mia è una continua scoperta tra sapori, storie e autenticità. Perché dietro ogni piatto c’è un mondo che merita di essere raccontato.
Qual è stato il momento preciso in cui hai capito che Mimangiobari stava diventando qualcosa di più di un semplice passatempo?
Ho capito che Mi Mangio Bari stava diventando qualcosa di più di un semplice passatempo quando mi sono resa conto che, appena mi alzavo la mattina, il primo pensiero era rivolto ai contenuti da postare. Ogni giorno mi prefissavo obiettivi precisi e programmavo le visite ai locali nuovi da recensire, creando dei planning dettagliati e ben organizzati. Questo mi ha fatto comprendere quanto fossi coinvolta. La vera svolta, però, è arrivata con l’apertura del blog e, soprattutto, quando sono iniziate le prime collaborazioni. In quel momento ho capito che quello che era nato come una passione poteva trasformarsi in un progetto concreto e strutturato.
Come gestisci il confronto con i ristoratori quando pubblichi una recensione negativa? Hai mai ricevuto reazioni inaspettate?
In generale, le recensioni completamente negative non sono state molte, e raramente ho ricevuto reazioni forti o maleducate da parte dei gestori. Anzi, spesso sono proprio loro a contattarmi per chiedermi consigli su cosa migliorare nel loro locale o nel cibo che propongono. Tuttavia, c’è stato un episodio particolare che ricordo bene: in un locale dove l’esperienza era stata decisamente negativa, non solo per il cibo ma anche per l’attesa e il servizio, avevo segnalato i problemi alla signora che gestiva il posto. Lei si era scusata e mi aveva fatto uno sconto per il disagio, ma quando ho pubblicato una recensione onesta, in cui riportavo sia gli aspetti negativi sia il gesto di scuse, ha reagito in modo aggressivo. Ha iniziato a insultarmi pesantemente, arrivando a commenti personali di body shaming e bullismo sui social. Per tutelarmi, ho bloccato il suo profilo e ho coinvolto il mio avvocato, pronta a intraprendere azioni legali. Lei ha anche diffuso false accuse, sostenendo che avessi chiesto uno sconto per tacere, cosa assolutamente non vera. È stata una situazione difficile, ma per fortuna isolata. Questo episodio mi ha insegnato l’importanza di mantenere sempre la professionalità e l’integrità, anche di fronte a reazioni inaspettate.
Quali sono i criteri principali che utilizzi per valutare un ristorante?
Con il tempo, ho decisamente affinato i miei criteri di giudizio. Se all’inizio mi basavo principalmente sulla qualità del cibo, oggi, dopo anni di esperienza e tanti locali visitati, considero una serie di aspetti più ampi. Ovviamente la qualità del cibo rimane centrale, ma analizzo anche che tipo di locale sia: se propone un’idea innovativa, un menù diverso e originale, o se invece le proposte sono simili a quelle di altri ristoranti. Inoltre, valuto i costi: cerco di capire se i prezzi sono giustificati o meno in base all’esperienza offerta. Anche il servizio ha un ruolo importante, così come l’atmosfera generale e l’esperienza complessiva che vivo durante la visita. Tutti questi elementi insieme contribuiscono a formare un giudizio più completo e strutturato rispetto al passato.
Come è stato il passaggio da Instagram al tuo blog personale? Cosa ti ha spinto a creare un sito dedicato?
In realtà, non c’è stato un vero e proprio passaggio dalla mia pagina Instagram al blog. Il blog è stato un’aggiunta, un completamento della mia idea di essere una foodblogger. Oggi gestisco entrambi, anche se devo ammettere che il blog richiede molto più tempo e impegno rispetto ai social. Ho deciso di aprirlo perché, a differenza dei social, che non ti appartengono e possono cambiare o sparire, il blog è uno spazio completamente tuo, qualcosa che rimane per sempre e su cui hai il pieno controllo. Inoltre, sono una persona molto innovativa e mi piace rinnovare costantemente il blog. Spesso cambio le sezioni, lo riformo e aggiorno il layout; infatti, a breve ci sarà una nuova versione del blog. Il mio obiettivo è farlo diventare un punto di riferimento per tutta Bari, non solo per quanto riguarda il cibo, ma anche per gli eventi, le attività e tutto ciò che riguarda la città stessa.
Come hai vissuto l’esperienza di partecipare a programmi come Home Restaurant e Food Advisor? Ci sono stati momenti particolarmente memorabili?
Entrambe le esperienze sono state incredibili, ma molto diverse tra loro. Con FoodAdvisor è stato tutto più leggero, più semplice e “easy”. Invece, con Home Restaurant è stato più impegnativo: ci sono volute settimane per preparare tutto, e mi sentivo quasi ogni giorno con gli autori per definire ogni dettaglio. È stato un lavoro intenso, ma pieno di momenti memorabili. Uno in particolare mi è rimasto impresso: durante i due giorni di riprese, ero molto raffreddata e non stavo bene. Nell’ultima scena dell’ultima giornata ho avuto una crisi respiratoria e abbiamo dovuto interrompere tutto. Tutti si sono prodigati per aiutarmi, e quel momento, nonostante la difficoltà, mi ha fatto sentire davvero supportata. E rivedendomi e risentendomi si sentiva e vedeva tutto il mio star male.
Qual è stato il feedback più emozionante o significativo che hai ricevuto dalla tua community?
Ricevo tantissimi feedback positivi, quasi quotidianamente. Le persone mi ringraziano per averle indirizzate verso locali dove si sono trovate benissimo, e spesso, a loro volta, consigliano quei posti ai propri conoscenti. Questo scambio continuo è bellissimo e crea una connessione autentica con la mia community. Mi capita anche di incontrare follower per strada: spesso mi fermano, mi chiedono foto, e scambiamo qualche parola. Anche se non posso riconoscere tutti, sono sempre felice di questo contatto diretto. Inoltre, alcuni follower sono diventati veri amici nel tempo, e questo è qualcosa che mi riempie di gioia. E proprio per questo motivo spesso organizzo Reunion,cene e concorsi per loro.Voglio che si sentano parte attiva e non semplici utenti o numeri.
Quali sono le maggiori difficoltà che incontri nel bilanciare il tuo lavoro da impiegata con quello di food blogger?
La difficoltà principale è il tempo. Faccio un lavoro che, una volta terminato il turno, mi permette di dedicarmi all’attività di food blogger, ma il tempo rimane comunque limitato. Non riesco, ad esempio, a partecipare a tanti eventi che si svolgono di mattina, quando lavoro, e questo riduce la quantità di contenuti che posso produrre. Tuttavia, cerco di ottimizzare il mio tempo al massimo e mantenere alta la qualità di ciò che faccio.
Hai mai incontrato qualche storia sorprendente o commovente che hai scoperto durante la tua attività di food blogger?
Una storia che ricordo con emozione riguarda una ragazza che aveva vinto un contest che avevo organizzato. Il premio era una cena insieme a me, e durante quella serata mi ha raccontato che era una delle poche gioie che aveva avuto nell’ultimo anno, perché aveva attraversato grossi problemi di salute. Questo mi ha profondamente colpita e commossa. In generale, per quanto riguarda ristoratori, chef e proprietari di locali, non ho una storia specifica, ma amo quando riesco a percepire nei loro piatti il loro background, la loro vita, i loro ricordi. È qualcosa che rende tutto più speciale.
Quali consigli daresti a chi vorrebbe intraprendere un percorso simile al tuo?
Può sembrare un lavoro semplice, ma non lo è affatto. Bisogna essere sempre sul pezzo, attivi e performanti. È un’attività che non ha orari: devi essere disponibile e pronto in ogni momento. Inoltre, serve tantissima pazienza, perché i risultati non arrivano subito, e lo stesso vale per i guadagni. È un lavoro che richiede costanza, come tutti gli altri. Un’altra difficoltà è che si è sempre esposti alle critiche, e questo ti porta a dover rafforzare molto il carattere per riuscire a gestirle.
Hai in mente nuovi progetti o collaborazioni per il futuro? Pensi di esplorare altri ambiti legati al cibo?
Ci sono tanti progetti in cantiere, ma per il momento non posso svelare nulla. Vi invito a seguirmi sui miei canali, dove sicuramente ne parlerò al momento giusto. Posso dire però che il mio obiettivo è diventare un punto di riferimento per la mia città e, chissà, magari per tutta la Puglia.
Descriviti in tre parole.
Mi definirei solare, perché amo trasmettere energia positiva; dura, perché ho un carattere forte e determinato; e buona, perché cerco sempre di essere disponibile e di aiutare chi mi sta intorno.
Sogno nel cassetto?
Il mio sogno sarebbe fare questo lavoro come principale e andare oltre, non limitandomi alla Puglia o all’Italia, ma portando questa attività anche all’estero. Un sogno in particolare è quello di fare la food blogger a New York, una città che amo profondamente. Dal punto di vista culinario, New York è sempre sorprendente e stimolante, e mi piacerebbe raccontarne il lato gastronomico con la mia prospettiva.