Elsa. Artista Visiva. Nata nel 1977, vive e lavora a Milano. Si laurea in Psicologia e ottenuta la specializzazione come psicoanalista junghiana sviluppa contemporaneamente l’attività artistica. Dal 2021 si dedica solo al lavoro come artista visiva. Grazie agli studi di psicanalisi, psicoterapia e psicologia, le sue opere si contraddistinguono per una profonda progettualità in grado di far riflettere l’osservatore con un approccio creativo. La sua pratica artistica si basa sull’uso combinato di vari linguaggi visivi e diversi strumenti, esplorando la capacità di integrazione di più metodi per poter esprimere al meglio il proprio lavoro.
“L’immaginazione è un potente mezzo per capire dove siamo e chi siamo, quell’invenzione poetica può facilitare la riflessione e la comprensione dei problemi ambientali di oggi senza dover ricorrere al messaggio visivo esplicito dei media”.
Come la tua formazione in psicologia e psicoanalisi junghiana influenza il tuo processo creativo?
La mia formazione in psicologia e psicoanalisi junghiana influisce profondamente sul mio processo creativo. Comprendere l’inconscio ei simboli archetipici mi permette di esplorare temi complessi e universali nelle mie opere. Inoltre mi aiuta a guardare e criticare i miei lavori dal punto di vista dell’inconscio non solo personale ma anche collettivo. Questo approccio arricchisce la mia creatività, poiché mi consente di attingere una profonda fonte di significato e connessione umana.
Cosa ti ha spinto a lasciare la psicoterapia per dedicarti interamente all’arte visiva nel 2021?
Lasciare il mio lavoro di psicoterapeuta ha suscitato in me sentimenti ambivalenti: da una parte ero emozionata, dall’altra molto triste. Ma ormai non potevo più tappare le orecchie per non ascoltare quella voce, che si tramutò in una frase pronunciata da un giornalista di fotografia: “Sei pronta, hai tutto; non puoi lasciare che i tuoi lavori muoiano in un cassetto, così come il tuo talento.”
Quali sono i temi principali che esplori nelle tue opere?
Ho tre grandi temi. Dai lavori più sperimentali. Lavori in cui non c’è un messaggio preciso, sociale, ambientale o una presa di parte. Ho voluto creare questa parte per essere libera di fare un progetto anche senza uno scopo preciso ma che voglio condividere con voi. Lavori legati molto all’inconscio, che parla con l’inconscio, che lavora con le associazioni libere e che si spera non abbia una vera definizione perché se no la creatività si chiude. Ai temi legati alla femminilità, Non voglio essere di parte e non sostengo di essere una femminista convinta ma voglio solo raccontare la donna, e se devo fare, dire o mostrare qualcosa di scomodo lo faccio senza prendere parti o con giudizio. E poi c’è l’amore per l’acqua. Interesse primario è sempre stato valorizzare il concetto di acqua nel suo significato naturale, geologico, simbolico, spirituale, ecologico universale.
Ci sono artisti o correnti artistiche che hanno influenzato il tuo stile?
Beh la prima in assoluto è stata Sophie Calle. L’italiana Silvia Bigi e un’altra artista italiana Marisa Vanetti.
Che ruolo gioca l’inconscio nella tua produzione artistica?
L’inconscio gioca. L’inconscio gioca un ruolo fondamentale nella mia produzione artistica, e avere una comprensione delle sue dinamiche è essenziale. Permettetemi di fare un esempio: mentre lavoravo a un quadro, mi trovavo in uno stato di sofferenza emotiva. In quel momento, ho utilizzato colori molto intensi, in particolare un rosso vibrante. Col tempo, mi sono resa conto che a nessuno piaceva, probabilmente perché la sofferenza che avevo espresso era percepita anche dagli altri. Man mano che il tempo passava e la mia sofferenza si risolveva, il quadro cominciava a darmi fastidio. Così ho deciso di modificarlo: l’ho intagliato con il dremel, ricolorato, ma non sembrava mai andare bene. Alla fine, però, è emersa un’opera così bella che mi piacerebbe tenerla per me, perché ormai non parlo più della mia sofferenza; è diventato un quadro che può comunicare con tutti. In questo modo, l’inconscio gioca un ruolo cruciale nel mio processo creativo, trasformando esperienze personali in opere universali.
Come scegli i linguaggi visivi e gli strumenti da combinare nelle tue opere?
In base al messaggio del progetto.
Qual è il messaggio o l’esperienza che desideri trasmettere al pubblico attraverso la tua arte?
Non tutto è arte e non tutti sono artisti, leggete le biografie degli artist, comprate una mia opera d’arte.
C’è un’opera a cui sei particolarmente legata? Se sì, perché?
Ovvio non c’è ancora, le opere sono come i figli, li fai, li possiedi e poi sai che sono stati fatti per andare nel mondo e devi lasciarli andare.
Come vedi evolvere il tuo lavoro nei prossimi anni?
Si evolve senza di me poi lo vengo a sapere dopo, sono sempre l’ultima a saperlo. Cmq mi piacerebbe riprendere il video, magari un bel corto.
Hai progetti espositivi o collaborazioni in corso che ti entusiasmano particolarmente?
No per ora no sono in una fase di cambiamento quindi non so, accetto proposte.
Descriviti in tre colori.
Grigio bluastro. Verde lime. Bianco.





