Nata e cresciuta a Roma, trascorre un periodo cruciale della sua adolescenza, dai 13 ai 18 anni, in Kenya, un’esperienza che segnerà profondamente la sua formazione creativa. Pur non avendo frequentato scuole o accademie d’arte, il suo interesse per l’arte nasce fin da piccola, grazie all’influenza del padre, che lavorava presso l’Istituto Centrale del Restauro di Roma. In quel contesto, il contatto con opere e sculture in fase di restauro la affascina profondamente, ispirandola con la “nuova vita” che i pennelli sapevano donare a tele, marmi e opere dal passato ricco di storia. A soli undici anni inizia a dipingere, lasciando emergere la sua voce artistica. La sua espressione si manifesta attraverso colori e forme, in maniera istintiva e spontanea: un flusso creativo diretto dalla mente alla tela, senza filtri o riflessioni. Questa connessione con l’arte non l’ha mai abbandonata, e i numerosi viaggi intrapresi nel corso della sua vita hanno arricchito il suo stile, contaminandolo con influenze culturali e artistiche di diversi paesi. Il suo approccio alla pittura non è tecnico né progettuale, ma interamente istintivo e materico. L’urgenza espressiva che guida il suo lavoro si traduce in una pittura “fisica,” fatta di gesti istintivi e materiali insoliti. Colpisce le tele con scalpelli, incorpora legno, ossidi, stucco e polvere, trasportando sulla superficie frammenti di realtà. Il suo studio, situato all’interno di un laboratorio di restauro, diventa il luogo dove i materiali di scarto trovano nuova vita, integrandosi con le sue opere. La polvere di legno, ad esempio, si deposita sulle tele, spegnendo la lucentezza del colore fresco per creare tonalità offuscate dal tempo. Le sue opere nascono in pochi minuti, a volte in appena due o tre, guidate da un’urgenza interiore che varia in intensità. Elementi in metallo, come bulloni e ingranaggi, ricorrono frequentemente nelle sue tele, simboleggiando la sua “anima d’acciaio”: incastri perfetti, potenti e implacabili, che stritolano e soffocano, per poi dissolversi sulla tela. Attualmente, le sue opere sono esposte in maniera permanente presso la Borgo Pio Art Gallery a Roma fino ad aprile 2025. Inoltre, partecipa alla collettiva Contemporary Venice 2025 con due lavori. Ha recentemente concluso la partecipazione alla mostra Luci nel Buio – Save the Peace, organizzata in collaborazione con Borgo Pio Art Gallery e il Comune di Capranica Prenestina, presso il Tempio della Maddalena e Palazzo Barberini. Vive e lavora a Roma.
Cos’è per te l’arte? E che tipo di arte è la tua?
Per me l’arte è la massima espressione per l’essere umano, la maggior esaltazione di libertà, espressività e creazione mentale e fisica delle emozioni proprie più profonde, soprattutto latenti. Può essere tecnica, può avere metodo e conoscenza o essere del tutto improvvisata e istintiva. Non saprei dire che tipo di arte sia la mia. Piuttosto mi sento di raccontare cosa provo quando dipingo o creo le opere. Ho una espressività che non può essere racchiusa solo nel colore, non mi soddisfa, ho bisogno di dimensione e materia.
Come l’esperienza vissuta in Kenya durante l’adolescenza ha influenzato la tua espressione artistica e il tuo approccio alla pittura?
L‘esperienza in Kenya mi ha influenzato nell’apertura mentale, nella capacità di osservare le piccole cose, perdendomi nel dettaglio, nelle sfumature dei colori nella natura e i loro contrasti, il cielo azzurro intenso e il rosso della terra che utilizzo molto nella mia pittura. La concretezza, la durezza delle realtà che ho visto e l’energia di quella terra si manifestano sulle tele anche attraverso il materico.
Crescere in un ambiente legato al restauro ha chiaramente plasmato la tua sensibilità artistica. C’è un’opera o un’esperienza specifica che ti ha particolarmente colpito in quel periodo?
Ricordo che molto spesso mio padre mi portava a lavoro quando c’erano opere in restauro che potevo vedere attraverso i vetri a protezione tra le stanze dedicate al restauro e i corridoi. Ricordo un’opera imponente in restauro per un lungo periodo che mi divertiva vedere spesso osservando le migliorie settimana dopo settimana e si tratta della statua in bronzo del Marco Aurelio che è sita a Roma in Piazza del Campidoglio.
La tua pittura è istintiva e impulsiva. Come descriveresti il processo emotivo che vivi mentre crei una nuova opera?
Il processo emotivo se dovessi descriverlo lo rappresenterei come una valanga d acqua che rompe una diga e nel momento in cui la rompe per la troppa forza scorre via velocemente esaurendosi completamente verso valle, lasciando però il terreno bagnato.
L’uso di materiali come legno, ossido, stucco e polvere è molto peculiare. C’è un momento particolare in cui hai deciso di incorporare questi materiali nella tua arte?
Già quando ero adolescente e dipingevo ero attratta dalla pennellata ricca e densa di colore, spesso utilizzavo della sabbia che mischiavo con l’acrilico per dare rilievo al disegno. Per quanto riguarda i materiali come legno, ossido, stucco e polvere ho iniziato a includerli circa 9 anni fa, trovandomi a dipingere in uno spazio all’interno di un laboratorio di restauro di mobili antichi. Lì notavo il pavimento sempre pieno di polvere di legno e ho avuto l’idea, perché ogni materiale che trovavo soddisfava quello che volevo rappresentare, la polvere per opacizzare, gli stucchi per creare dimensione, gli ossidi leggeri e versatili ecc..
Quale viaggio o luogo ha avuto il maggiore impatto sulla tua evoluzione artistica e perché?
New York la mia seconda città dopo Roma, l’urbanistica e gli edifici mi hanno sempre impressionata per la stabilità e la forza che rappresentano e la grande armonia pur essendo così alti e imponenti. Sono stata diverse volte a New York e in una delle prime volte ho iniziato a sviluppare dei disegni a china e matita contaminati dalle geometrie della città.
Hai esposto in contesti prestigiosi come la Borgo Pio Art Gallery e la Contemporary Venice. Quali emozioni provi nel vedere le tue opere esposte in questi ambienti?
Le emozioni principali le provo quando le persone che vengono alla mostra si fermano davanti ai miei quadri a guardarli. Sono felice e provo gioia sia nel pensare che quel quadro possa piacere, sia nel caso in cui susciti disappunto o curiosità.
Com’è il tuo rapporto con il laboratorio di restauro dove lavori? Ti senti mai influenzata dal contesto in cui crei?
Principalmente si collega alla mia personalità alla mia forte parte cognitiva, all’autocontrollo mentale e all’equilibrio riflessivo. Assolutamente si, mi sento influenzata dal contesto in cui creo soprattutto per la libertà espressiva che mi trasmette. Il restauro è fatto di processi ben precisi e di grande manualità, i materiali utilizzati sono tanti e versatili e molti materiali da restauro li utilizzo nelle opere soprattutto quando voglio realizzare una forma ben precisa nella mia testa. L’utilizzo della molteplicità di polveri, solventi, olii e gomme mi permettono di soddisfare quell esigenza di espressione e soprattutto di rappresentazione della forma, incluso lo scalpello che spesso completa una tela o la incide per creare forme al posto del pennello. L’utilizzo è nella maggior parte delle volte istintivo e intuitivo.
C’è un messaggio o una riflessione che vorresti trasmettere attraverso il tuo lavoro artistico?
Il messaggio c è ed è quello con cui ho iniziato questo percorso, ovvero “ la mia non è arte ma è VOCE su tela”.
Dopo l’esposizione alla Contemporary Venice e alla Borgo Pio Art Gallery, quali sono i tuoi obiettivi o sogni artistici per il futuro?
Sicuramente continuerò a esporre in mostre, ce ne sono già due collettive in programma su Marzo, Aprile e Giugno. Inoltre mi piacerebbe fare una personale e esporre all’ estero in contesti diversi.
Descriviti in tre colori.
Rosso, blu, nero.
Sogno nel cassetto?
Portare i miei quadri in Francia e negli Stati Uniti.