Federica Noà Caviglia è un’artista contemporanea, Interior Designer e calligrafa che vive e lavora a Roma, Italia. Da sempre appassionata di pittura, ha coltivato il suo talento fin dai tempi del Liceo Artistico, proseguendo poi gli studi all’Accademia di Belle Arti. Nel corso della sua vita, ha esplorato e sviluppato l’arte in molteplici forme, mantenendo sempre viva la sua creatività. Dopo aver formato una famiglia, ha continuato a dipingere e a esprimersi artisticamente, integrando la sua visione anche all’interno del negozio di abbigliamento che ha diretto come visual. Nel 2018-2019 ha deciso di approfondire ulteriormente le sue competenze, riprendendo gli studi in Interior Design e conseguendo il diploma nel 2021. Durante il lockdown del 2020, ha scelto di investire ancora di più nel suo percorso formativo, un’esperienza che l’ha arricchita profondamente sia a livello personale che professionale. Oltre alla pittura e al design, Federica si dedica con passione alla calligrafia e, di recente, ha avviato una collaborazione con un’azienda per la personalizzazione di blazer, dipingendo scritte a mano su capi unici. Oggi continua a dedicarsi alla sua ricerca artistica, creando opere che fondono pittura, simbolismo e significati profondi, con un’attenzione particolare all’estetica e alla spiritualità. Il suo stile pittorico esplora il significato simbolico e universale delle lettere dell’alfabeto ebraico, che integra nei suoi dipinti come elementi carichi di energia e significato. Tuttavia, ama sperimentare e cimentarsi in nuove tecniche e modalità espressive. Nel suo percorso ha realizzato anche opere pensate per l’arredamento, prive di elementi calligrafici, ed è sempre alla ricerca di soluzioni innovative. Negli ultimi anni ha iniziato a interessarsi al riciclo creativo, cercando di integrare materiali di recupero nelle sue creazioni. Questo rappresenta uno dei suoi obiettivi futuri: combinare arte e sostenibilità per realizzare opere che rispettino l’ambiente. Attraverso i suoi quadri, cerca di unire il visibile con l’invisibile, creando un ponte tra tradizione e modernità. Le sue opere combinano paesaggi, figure umane ed elementi naturali, arricchiti dalla presenza delle lettere ebraiche. Tuttavia, il suo percorso creativo è in costante evoluzione. Appassionata di storia antica, spesso ne trae ispirazione per le sue opere, ma guarda con curiosità anche verso nuovi orizzonti artistici. Pur mantenendo il suo legame con le lettere ebraiche, sente che la sua arte sta cambiando e si sta aprendo a nuove sperimentazioni. Tra le sue passioni più recenti, c’è l’arte pop, un linguaggio artistico che sta valutando di esplorare in futuro. Nel suo percorso artistico, crede fermamente che il lavoro di un pittore non finisca con il quadro, ma si completi negli occhi di chi lo osserva. Questa interazione rende ogni opera viva e personale. Federica Noà Caviglia concepisce l’arte come una costante ricerca di equilibrio e armonia. Per lei, ogni opera richiede un’intuizione profonda per riconoscere il momento esatto in cui è completa: un delicato bilanciamento tra il desiderio di continuare e il rischio di alterarne l’essenza. Ritiene che l’arte non sia solo un mezzo di espressione personale, ma anche uno specchio capace di riflettere l’anima di chi la crea e di chi la osserva.
Cos’è per te l’arte? E come definiresti la tua?
L’arte, per me, è un linguaggio universale, un ponte tra il visibile e l’invisibile, tra emozione e pensiero. È un mezzo per esprimere ciò che le parole spesso non riescono a dire. La mia arte è un intreccio tra segni e significati, tra forma e spiritualità. Attraverso le lettere ebraiche, creo composizioni che trasmettono energia e invitano alla scoperta di un mondo nascosto, ricco di infiniti significati.
Il tuo percorso artistico è molto variegato. C’è stato un momento specifico in cui hai capito che l’arte sarebbe stata il fulcro della tua vita?
L’arte ha sempre fatto parte di me, sin da bambina. Ho studiato al Liceo Artistico e poi all’Accademia di Belle Arti, ma è stato durante il lockdown del 2020 che ho sentito con forza il bisogno di dedicarmi completamente alla mia ricerca creativa. Quel periodo di introspezione mi ha portata a riscoprire il mio linguaggio espressivo, unendo pittura e calligrafia in un connubio che sento profondamente mio.
Le lettere ebraiche giocano un ruolo importante nei tuoi dipinti. Cosa ti ha spinto a esplorare questo simbolismo e come pensi che influenzi la percezione delle tue opere?
Le lettere ebraiche mi affascinano perché non sono semplici segni grafici usati per formare parole, ma racchiudono un significato più profondo. Ogni lettera è collegata a un valore numerico, e questo legame con i numeri è alla base della Kabbalah. Non ci si può improvvisare in questi studi: sono profondi e complessi, e solo chi li approfondisce per anni, se non decenni, può comprenderne appieno il significato. Questo aspetto mistico e simbolico arricchisce la mia pittura, trasformando ogni opera in un dialogo tra forma e significato, tra visibile e invisibile. Le lettere non sono solo elementi decorativi, ma veri e propri veicoli di energia e conoscenza, capaci di evocare emozioni e connessioni spirituali in chi osserva.
Hai iniziato a interessarti all’arte pop. Cosa ti affascina di questo linguaggio artistico e come pensi di integrarlo nel tuo stile?
L’arte pop mi affascina per la sua capacità di comunicare in modo diretto e immediato, utilizzando colori vibranti, immagini iconiche e riferimenti alla cultura contemporanea. Sto esplorando il modo in cui questo linguaggio può fondersi con la mia ricerca sulle lettere ebraiche, creando un contrasto tra antico e moderno, tra la sacralità del segno e l’impatto visivo della pop art.
Durante il lockdown hai scelto di investire ulteriormente nella tua formazione. Come ha influito questo periodo sul tuo approccio creativo e sulla tua visione dell’arte?
Il lockdown è stato un momento di pausa forzata che mi ha permesso di approfondire la mia ricerca artistica e sperimentare nuove tecniche. Ho studiato Interior Design, un percorso che mi ha aiutata a sviluppare una visione più strutturata dello spazio e della composizione. Inoltre, ho avuto il tempo di riflettere sulla mia arte, rafforzando il legame tra il mio lavoro e la mia identità artistica.
La sostenibilità è un tema che ti sta a cuore. Come immagini il futuro del tuo lavoro in relazione al riciclo creativo? Hai già qualche progetto in corso?
Credo che l’arte abbia anche una responsabilità verso l’ambiente. Mi interessa il concetto di recupero e trasformazione, sia nei materiali che nelle idee. Già ora utilizzo spesso supporti di recupero e mi piace dare nuova vita agli oggetti attraverso la pittura. In futuro, vorrei sviluppare un progetto più strutturato che unisca la mia ricerca artistica alla sostenibilità, magari attraverso installazioni o opere realizzate con materiali di recupero.
Nel tuo percorso hai lavorato anche nell’ambito del visual merchandising. In che modo questa esperienza ha influenzato il tuo modo di concepire lo spazio e la composizione nelle tue opere?
Lavorare nel visual merchandising mi ha insegnato a vedere lo spazio come un elemento fondamentale della comunicazione visiva. Ho imparato a bilanciare colori, forme e proporzioni per creare armonia e attrarre lo sguardo. Questo approccio si riflette nei miei dipinti, dove la composizione è studiata per guidare l’osservatore attraverso un percorso visivo.
Se dovessi descrivere la tua arte con tre parole, quali sceglieresti e perché?
- Simbolica, perché ogni segno e ogni colore ha un significato preciso.
- Intuitiva, perché nasce da un dialogo interiore e si sviluppa spontaneamente sulla tela.
- Evolutiva, perché è in continua trasformazione, come un viaggio che segue il mio percorso personale e creativo.
C’è un’opera, tra quelle che hai realizzato, che senti particolarmente significativa per il tuo percorso? Se sì, perché?
Sì, c’è un’opera che sento particolarmente vicina: Metamorfosi. È stata una delle prime in cui ho davvero sentito di aver trovato il mio linguaggio, unendo pittura e lettere in un equilibrio perfetto. Racchiude molte delle mie ricerche e delle mie emozioni ed è stata un punto di svolta nel mio percorso artistico.
Hai detto che il lavoro di un pittore si completa negli occhi di chi osserva l’opera. C’è stato un commento o una reazione di un osservatore che ti ha particolarmente colpita?
Sì, una volta una persona mi ha detto che, guardando una mia opera, ha percepito un’energia particolare e ha compreso il significato delle lettere e di ciò che trasmettono. Per me è stato un momento emozionante, perché significa che il mio lavoro comunica qualcosa di profondo, al di là dell’aspetto estetico. Ogni osservatore porta con sé la propria sensibilità e il proprio vissuto, e vedere come le mie opere risuonano in modo diverso in ognuno è una delle esperienze più belle dell’essere artista.
Guardando al futuro, c’è un progetto o una sfida artistica che sogni di realizzare?
Mi piacerebbe portare la mia arte in spazi nuovi, magari attraverso installazioni più immersive o collaborazioni con altri artisti. Uno dei miei sogni è esporre in una grande fiera internazionale, per far conoscere il mio lavoro a un pubblico sempre più ampio e creare connessioni con altre realtà artistiche.
Descriviti in tre colori.
- Blu, perché rappresenta la profondità, la spiritualità e la ricerca interiore.
- Oro, perché simboleggia la luce, l’energia e il valore che attribuisco ai dettagli.
- Verde, perché è il colore della crescita, del rinnovamento e della connessione con la natura, ma anche della speranza e dell’equilibrio.
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