FRANCESCA NOBILE

FRANCESCA NOBILE Modica (Ragusa), 1980. Pittrice multidisciplinare, performer e insegnante di yoga, con un background nel campo delle pratiche filosofiche orientali finalizzato alla meditazione e alla crescita personale ed artistica. Nel 2004 si laurea con massimo dei voti e lode in pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze presentando una tesi su Anselm Kiefer. Nel 2006 consegue il Master in “Fashion Design and Concept Brand Image” presso l’Istituto Polimoda a Firenze, lavorando per la Maison Coveri, Ermanno Daelli e Marella Ferrera. Cura le mostre evento Contemporary (Art & street culture), Siracusa e Blackmusic, Ciminiere, Catania. Nel 2007 frequenta il Biennio Specialisti- co in Progettazione Grafica all’Accademia di Belle Arti di Catania. Le sue pratiche Yoga uniscono arte, danza e musica, generando un sincreti- smo di sperimentazioni sensoriali, ma soprattutto spirituali. Tutti i suoi lavori sono quindi il disvelamento figurativo di questo suo modo di essere e sentire. 

Cosa per te l’arte e come definiresti la tua?

L’arte per me è un ponte tra il mondo conosciuto e quello invisibile. Potrei definire la mia arte sicuramente solare, spirituale, da scoprire.

Come riesci a combinare la tua pratica artistica con l’insegnamento dello yoga? Ci sono tecniche o filosofie che si intrecciano tra i due ambiti?

Non ci sono tecniche o filosofie che si intrecciano specificatamente tra yoga e pittura, ma la mia pratica artistica e quella di insegnante di yoga si sono intrecciate naturalmente col tempo sia a livello pratico, che spirituale e concettuale.

In che modo il background filosofico orientale influisce sul tuo approccio all’arte e alla meditazione?

Influisce in tutto perché ormai fa parte del mio stile di vita e modo di pensare e agire nel mondo, sicuramente è un approccio molto orientale che però non tralascia le mie radici italiane, siciliane e ricche di varie dominazioni. Tutto questo è in me.

Hai presentato una tesi su Anselm Kiefer, un artista noto per le sue opere dense di simbolismo. Come ha influenzato il tuo lavoro e la tua ricerca artistica?

Nel 2003 quando ho fatto la tesi, Kiefer non era noto come adesso e non si trovavano informazioni in italiano per cui è stato un lavoro molto difficile. È stato proprio il simbolismo delle sue opere ad attirarmi a lui oltre alla grande emozione che provo sempre nel vedere le sue opere enormi cariche di materia.

Nel tuo percorso di moda e design, hai lavorato con grandi marchi come Coveri e Marella Ferrera. Come questa esperienza ha influenzato la tua espressione creativa in altre discipline, come la pittura o la performance?

È stata una breve parentesi che però ha sicuramente influenzato il mio lavoro nell’uso dei materiali quali pittura su tessuti vari e cuciture in molte delle opere.

Le tue mostre evento, come Contemporary (Art & street culture) e Blackmusic, esplorano la cultura urbana. In che modo la street culture ha influito sul tuo processo artistico?

Per queste due esposizioni ero stata chiamata come curatrice ed è stato molto divertente avvicinarmi alla street art, selezionare gli artisti, le opere e curare l’allestimento. Credo sia importante ogni tanto spostarsi dal proprio ruolo o dalla propria zona di comfort, aiuta a disidentificarsi e prendere maggiore consapevolezza di sè.

Puoi parlarci di come la musica e la danza influenzano le tue pratiche yoga e come questo sincretismo si manifesta nei tuoi lavori?

Musica e danza sono sicuramente per me delle grandi passioni e così come tutte le esperienze che faccio anche queste due influenzano molto il mio lavoro: nella pittura perché durante l’atto creativo danzo insieme alla musica dipingendo, nelle pratiche yoga perché spesso faccio dei canti ed utilizzo strumenti musicali per accompagnare le pratiche e indurre a un maggiore livello sia di introspezione che di consapevolezza.

Cosa pensi sia il ruolo dell’arte nella crescita personale e spirituale? Come vedi il collegamento tra l’atto creativo e l’auto-scoperta?

Ciascuno sceglie la sua Via, io ho scelto l’arte e lo yoga come mezzo di espressione e comunicazione col mondo e come mezzo di evoluzione personale. L’atto creativo è sempre un’auto-scoperta, uno specchio, un bisogno di guardarsi dentro e trovare il coraggio di portarlo fuori.

Il tuo percorso accademico è stato piuttosto vario, dalla pittura al fashion design e alla progettazione grafica. Come riesci a mantenere una coerenza creativa tra queste discipline diverse?

Non è tanto una coerenza creativa, quanto più una coerenza e basta che rispecchia semplicemente il mio modo di essere.  Qualsiasi cosa io stia facendo la prendo come strumento di crescita e osservazione. “Non importa tanto quello che fai, ma come lo fai”. Ho scelto la pittura e lo yoga perché le sento più vicine a me e gran parte delle mie esperienze extra lavorative convogliano comunque sempre in questi due mondi.

In quale modo il pubblico reagisce alle tue performance che uniscono arte, yoga e musica? Ci sono esperienze particolari che ti hanno colpito?

Il pubblico è sempre molto vasto… un pubblico pop reagisce sicuramente con curiosità ma anche con giudizio perché tendiamo spesso a giudicare ciò che non conosciamo; un pubblico che è inserito o conosce il settore spesso apprezza il mio lavoro. Le esperienze che mi colpiscono sono quasi sempre quelle dove accade qualcosa di apparentemente sconveniente per me perché mi danno modo di riflettere ed essere ancora più tenace oppure dí rivedere qualcosa, quindi mi piace rischiare e mettermi in gioco perché scopro sempre qualcosa di nuovo.

Quali progetti futuri hai in mente che uniscono le tue passioni per l’arte, lo yoga e la sperimentazione sensoriale?

Dipingere a più non posso e tanta pratica yoga! Essere gioiosa e ricordare di essere me stessa e vivere la mia vita nella sua autenticità ed unicità.

Descriviti in tre parole.

Solare, passionale, sempre in moto.

Sogno nel cassetto?

Una casa sul mare, la natura intorno, l’amore del mio compagno e dei miei figli.

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