GIULIANO GIULIANI classe 82, Bari, attore, conduttore radiofonico, Dj con un curriculum di tutto rispetto. Tra le sue partecipazioni troviamo pellicole e spettacoli teatrali tra cui “Viaggio a sorpresa – Road trip” – Regia R.Baeli, “Dell’eterno amore ho vergogna” Regia M. Paternoster – Carmen De Sandi, “L’ultimo paradiso” – Regia Rocco Ricciardulli, e tanto, veramente tanto altro tipo spot tv, corto e lungometraggi, regie teatrali, conduzioni radiofoniche, varie direzioni artistiche, responsabile delle giuria cortometraggi e laboratorio “Essere attori” dell’evento consolidato Bif&st.
Quando è nata la passione per la recitazione?
È nata quando ero piccolo, quando alle elementari inventavo il lavoro che svolgeva mio padre… il tutto nasceva perché andavo spesso a casa della nostra vicina e lei (Margherita) insieme ai suoi nipoti giocava insieme noi al casinò (gioco da tavola) ricreando un mondo inventato che ai miei occhi appariva magico è meraviglioso… stare in quella casa tutti insieme, giocare, esultare… che gruppo! Poi quando la mattina andavo a scuola e i maestri mi chiedevano che lavoro svolgesse mio padre, io rispondevo: “il biscazziere”, termine dialettale pronunciato da Margherita e che a me pareva altisonante e importante… ovviamente non sapevo il suo significato, tant’è che (puntualmente) i docenti chiamavano casa mia per assicurarsi che andasse tutto bene e che fossi “sano”… follia! Ovviamente quei docenti di fronte a quelle bugie bianche proponevano che forse ci sarebbe stato bisogno di uno psicologo ma lo psicologo rispondeva loro che forse avrei solo dovuto fare l’attore e di non preoccuparsi se un bambino di 6 anni ha tutta questa fantasia! Così ho cominciato a credere al mio mondo e viverlo secondo la mia natura.
Cosa ti ha spinto verso questo mondo?
Mio nonno: Matteo. Lui lavorava alla CineRiz (cinema Rizzoli) ma a 40 anni dopo un infarto fu costretto ad abbandonare… dopo quasi vent’anni riuscì però a ricostruire una carriera lavorativa diventando “l’uomo del Kursaal” insieme al buon Angelo Ceglie (AFC). Fu lui a farmi innamorare del Teatro: il profumo del velluto, il sipario, quel legno, la gente, le pellicole… devo tutto a quell’uomo!
Cosa ti attrae di più nell’interpretare un personaggio?
Ciò che mi attrae di questo mondo è l’opportunità di vivere più vite all’interno di una sola. Se potessi scegliere mi piacerebbe vivere per sempre per vedere l’evoluzione sociale della gente e per vedere cosa sarebbe in grado di creare (o distruggere) con la sua testa. Non sono mai stato un playboy da ragazzo anzi prediligevo gli amici e il gioco, agli incontri amorosi… tuttora credo sia così! Questo mondo rappresenta uno stato d’animo e la grande opportunità di rimane bambini nonostante la barba brizzolata. È la sensibilità all’ennesima potenza votata al prossimo e al suo cuoricino.
Ti piace piu’ il cinema o il teatro?
Non ho una preferenza. Mi piace mettermi alla prova cercando sempre di apparire “sincero” provando a creare un qualcosa di NON già fatto… Ci sono tanti interpreti e pochi artisti… tanta gelosia e frustrazione ma se provassimo a capire che al finale ognuno di noi investe il proprio tempo nella medesima arte, forse, saremmo più uniti e ci divertiremmo di più… purtroppo però pare che la legge de: “ce l’ho più grosso!” Abbia attecchito anche qui al sud.
Sei anche un autore, quale progetto porta la tua firma?
Nel 2004 approdai in una TV privata e insieme all’ottimo Francesco Monteleone (mio mentore) creammo un personaggio dal nome “Mangia mangia”… insieme a lui ho maturato la scrittura scenica e grazie ai suoi consigli e ai libri di filosofia letti e consigliati sempre dal buon Frank, ho maturato una mia scrittura che (ovviamente) è diventata una parte importante di me.
Sono un esistenzialista ma che quando vede le cose non andare come dovrebbero diventa empiricamente Nietzscheniano!
Hai avuto collaborazioni importanti? Quali e con chi?
Nella mia vita ho avuto la fortuna di conoscere tanta gente “famosa”, taluni dapprima che lo diventassero. Per anni ho lavorato sul mio timore reverenziale. Ai miei occhi apparivano come degli Dei ma quando ero con loro non riuscivo ad empatizzare… col tempo ho capito (venendo da una famiglia umile) che si trattava più di rispetto che di reverenza. Ho conosciuto Necrosius, Amelio, Giannini e tanta gente che mi ha insegnato qualcosa… farti l’elenco sarebbe una follia!
Prossimi impegni?
Lasciamo fare al destino!