GIUSEPPE GUIDA è un affermato comico e autore televisivo italiano, noto per le sue interpretazioni nelle prime edizioni del programma TV di Uccio De Santis “MUDÙ”, trasmesso su Telenorba e Teledue. Ha fatto parte del cast di “RIDO TV” su Telenorba 8 e ha recitato come co-protagonista nelle sitcom “IL CONDOMINIO DEI VELENI”, “MANUEL & KIKKA – The New Family 2” e “ALBERGO VERY STRONG”, andate in onda su Telenorba 7 e Telenorba 8. La sua carriera televisiva si arricchisce con numerose partecipazioni come ospite comico in programmi TV quali “UNA ROSA BLU”, “L’AIA”, “OCCHIO PER OCCHIO, DENTE… PERDENTE!” (Telenorba), “IO CAMPO – Comici allo sbando” (Antenna Sud), “SHOWMUNITI” (Teleregione Color) ed “HERPES SHOW” (Telebari). Nel 2007, Giuseppe è stato autore, regista e interprete del programma TV “LA STAMBATA” su Teleregione Color. Per 13 anni, Giuseppe ha brillato nel ruolo di “spalla comica” nel duo cabarettistico “I CIPSTERS” insieme a Gaetano Porcelli. Formatosi nel 1991, il duo ha intrattenuto il pubblico di teatri, villaggi turistici e strutture ricettive in Puglia, Basilicata, Calabria e Molise fino agli inizi del 2004. Dal 2004, Giuseppe Guida continua a esibirsi sia singolarmente, con spettacoli di cabaret come “Giuseppe Guida Live Show” e “UP & DOWN Live Show”, sia in coppia con Emanuele Tartanone. Con quest’ultimo, porta in scena lo spettacolo intitolato “Se ci sei… sbatti un polpo!”, basato sul classico schema comico di battute e repliche. Giuseppe Guida è una figura di spicco nel panorama comico italiano, capace di portare risate e allegria attraverso la sua lunga e versatile carriera artistica.
Come è iniziata la tua carriera nel mondo della televisione e del cabaret?
Da bambino e da adolescente ero incredibilmente timido. Ho scoperto quasi per caso che, recitando un ruolo diverso da quello che ero nella realtà, mi sentivo sicuro e riuscivo a sbloccarmi davanti alle persone (in quel caso, il pubblico), cosa che non mi accadeva nella vita quotidiana. Inoltre, fin da piccolo avevo una visione del mondo, o meglio, un sogno tutto mio: immaginavo un luogo dove tutti fossero amici, si rispettassero come fratelli, non si facessero del male, in sintesi, dove regnassero felicità e gioia. Con l’adolescenza, però, ho dovuto fare i conti con una triste verità: quel sogno non corrispondeva alla realtà. Questa consapevolezza mi ha spinto ad avvicinarmi al teatro, in particolare alla commedia e alla comicità, per cercare di essere io il “dispensatore” di quella felicità, allegria e leggerezza che non riuscivo più a percepire nel mondo e negli eventi quotidiani. È stato allora che ho capito che la mia “missione” sarebbe stata diffondere allegria, felicità e spensieratezza, mantenendo vivo quel sogno che avevo fin da bambino. Dopo circa 10 anni che facevo spettacoli di cabaret in giro nel sud Italia in coppia con Gaetano Porcelli (con il nome duo “Cipsters”), siamo stati chiamati da Uccio De Santis a far parte del progetto “Mudù”. Uccio voleva gente che sapesse stare sul palco e davanti ad un pubblico perché la sua idea era: “Nelle registrazioni si possono sbagliare anche molti ciak, ripeti la scena tante volte fino ad avere quella perfetta. Se poi il prodotto televisivo funziona e vengono fuori le serate live, lì non puoi permetterti di sbagliare: ho bisogno di gente che sa stare sul palco e che abbia esperienza”. Abbiamo così fatto parte delle prime edizioni storiche del Mudù, la 1 e la 2, dal 2001 al 2003. Da quel momento in poi iniziano importanti collaborazioni con altri registi e autori di sit-com realizzate per le più note emittenti televisive pugliesi.
Quali sono stati i momenti più memorabili delle prime edizioni di “MUDÙ” in cui hai partecipato?
Sicuramente la scoperta di quanto potente e importante possa essere la TV nel farti conoscere a tantissima gente nel giro di poco e, allo stesso tempo, avere la conferma che la gente “ama” coloro che sanno donare allegria e felicità in modo leggero, coloro che riescono a rischiarare con un sorriso il grigiore della quotidianità. Agli inizi delle registrazioni nessuno del cast immaginava che un prodotto del genere avrebbe dato tanta popolarità e successo a chi faceva parte di quel “carro trionfale” che era (e che è) il Mudù. Questo però ha fatto sì che nelle prime due edizioni (alle quali io ho preso parte) si affrontassero le registrazioni con più spontaneità, con uno spirito più scanzonato e con una divertente leggerezza. Cosa che, a mio avviso, si è persa con il tempo, perché poi quel format è diventato a tutti gli effetti un’immensa fonte di business: difficile affrontare le successive edizioni in modo scanzonato e leggero… Non trovi? 😉
Puoi raccontarci un aneddoto divertente dal set di una delle sitcom in cui hai recitato, come “IL CONDOMINIO DEI VELENI” o “ALBERGO VERY STRONG”?
Ti riporto un aneddoto davvero divertente legato al Mudù. Come molti sapranno, nel Mudù mettevamo in scena molte barzellette che vedevano protagonisti i Carabinieri. Ora cerco di riproporre la barzelletta così come fu registrata e messa in onda e poi ti racconto l’aneddoto divertente legato a questa barzelletta. La barzelletta era quella dello specchio magico che sapeva riconoscere quando una persona davanti ad esso affermava cose non vere o diceva bugie, nel caso di una bugia lo specchio faceva scomparire la persona che l’aveva detta. Per farla breve: davanti a questo specchio magico, per cimentarsi in una sfida, ci sono un soldato semplice, un infermiere e un appuntato dei Carabinieri. Tocca per primo al soldato fare un’affermazione che non sia una bugia, pena la scomparsa: il soldato si mette davanti allo specchio e dice: “Io penso che, per quelle che sono le mie capacità e le mie qualità, potrei essere un Generale dell’Esercito e non un semplice soldato”… Puff, il soldato scompare! Tocca all’infermiere, un po’ titubante: “Io penso che, per quelle che sono le mie professionalità e le mie competenze, non sono un semplice infermiere ma potrei essere un Medico!”… Puff, scompare anche l’infermiere. Tocca all’appuntato dei Carabinieri, ha molto timore, è indeciso, gli altri due sono spariti perchè hanno fatto delle affermazioni non vere, deve dire qualcosa che corrisponda alla realtà e alla verità! L’appuntato davanti allo specchio, si concentra e inizia a parlare: “Io penso…” Puff! L’appuntato scompare! FINE . Credo che il finale della barzelletta sia chiaro, no? Per lo specchio è una cazzata il fatto che un Carabiniere possa pensare! Bene, passiamo all’aneddoto: a distanza di qualche mesetto dalla messa in onda di quella barzelletta, alla fine di uno spettacolo live in una piazza, si avvicina a noi attori una coppia di persone anziane, marito e moglie, ci salutano e lui si presenta: “Piacere io sono Tizio, sono un comandante in pensione dei Carabinieri. Io adoro le barzellette sui Carabinieri, mia moglie ve lo può confermare, ho un libro di barzellette sui Carabinieri sul comodino, ogni sera ne leggo una. Voi siete fortissimi per come le mettete in scena però… beh, però stavolta devo farvi un appunto e dovete accettare la critica… “. Noi attori ci siamo guardati in faccia l’un l’altro con aria meravigliata. Il comandante dei CC in pensione riprende a parlare: “Beh, voi avete fatto la barzelletta dello specchio magico che faceva scomparire la persona che davanti ad esso diceva una bugia… ” E noi: “Ah, sì, sì quella barzelletta, carina… Vi è piaciutà?” E lui si fa molto serio: “No, a dire il vero no, vi devo essere molto sincero, sappiate accettare le critiche stavolta… mi piacciono tutte le altre barzellette che avete fatto ma in quella non mi siete piaciuti: avete fatto parlare il soldato e l’infermiere mentre all’appuntato dei Carabinieri non gli avete fatto dire nulla, non è corretto!”. Ti lascio immaginare cosa ci siam dovuti inventare per non ridergli in faccia: chi diceva “Madò, ho lasciato il borsone fuori dall’auto, devo andare!”, chi “Ho la macchina con il grattino scaduto, scusate!”… Insomma siam dovuti fuggire tutti via per non ridergli in faccia 😀
Come è nata la tua collaborazione con Gaetano Porcelli nel duo cabarettistico “I CIPSTERS” e quali sono stati i punti salienti della vostra carriera insieme?
Tutto è nato per caso in realtà: io avevo 21 anni circa, parliamo del 1991 (facendo due conti si scopre la mia età), all’epoca facevo piano-bar nei locali e mi dilettavo ad organizzare aventi e manifestazioni nelle piazze. Ero l’organizzatore di un evento che si teneva in piazza a Cassano delle Murge, avevo invitato come ospiti un imitatore e un duo comico, duo che non conoscevo di persona, me li avevano consigliati. Il duo era formato da Gaetano Porcelli in veste di spalla con Franco Balice che era invece il mattatore della coppia. Lavoravano insieme già da qualche anno. L’imitatore, un paio di ore prima dell’inizio della manifestazione mi chiede il favore di fargli da spalla per delle gag nella quali lui avrebbe dovuto imitare Vasco Rossi e io avrei dovuto fare cose di poco conto, con poche battute da parte mia. L’imitatore sapeva che, tutto sommato, ero in grado di parlare al microfono e stare davanti al pubblico in quanto mi aveva visto alcune sere prima mentre facevo piano-bar. Per non dilungarmi: i due componenti del duo comico quella sera, a conclusione del mio evento, hanno una discussione. Sembrava tutto rientrato, invece dopo qualche giorno mi arriva la chiamata di Gaetano Porcelli che mi dice: “Senti, ho visto l’altra sera che fai da spalla all’imitatore, giusto?”, Io: “Ma no, no! Mi ha chiesto lui quella sera di dargli una mano ma ho fatto davvero poco, perché?” Gaetano: “Sai, mi piace come fai la spalla, ho litigato con il mio collega proprio alla fine della tua manifestazione, vorrei una spalla e io vorrei provare a fare il comico, se ti va mettiamo su un nuovo duo”. Mai scelta fu più azzeccata per Gaetano: aveva un vis comica ineguagliabile e lo ha dimostrato nei 14 anni di lavoro accanto a me come duo Cipsters ma, soprattutto, quando è esploso con il suo personaggio del disturbatore nelle gag de “L’inviato sfortunato” nel Mudù dove Gaetano appariva dietro Uccio, quest’ultimo nelle vesti di giornalista, e salutava con la manina, vestito con un impermeabile color beige chiaro, occhialoni da talpa e un basco “schiacciato” sulla testa.
Cosa ti ha spinto a intraprendere la strada del cabaret e quali sono state le tue principali influenze comiche?
Cosa mi ha spinto credo di averlo ampiamente spiegato nella risposta alla prima domanda. Per le influenze comiche, uno su tutti: Jerry Lewis! Come si dice da noi al sud, “misi in croce”mia madre e mio padre quando seppi che Jerry Lewis avrebbe fatto tappa al Petruzzelli di Bari il 4 gennaio del 1984, avevo appena 13 anni e mezzo. I miei riuscirono a procurarsi due biglietti per il “Jerry Lewis Show” e andai a vedere dal vivo “Picchiatello” con mia madre! Un’emozione unica, indescrivibile e uno show fantastico da parte di Jerry Lewis e della sua Orchestra. Poi, a fine evento, “misi in croce” alcuni addetti al botteghino del Petruzzelli per avere una locandina dello show. Non potevano darle a nessuno, spiegarono che a fine evento tutto il materiale, anche quello affisso, andava restituito alla produzione, vero o bugia. Dissi che da lì non me ne sarei andato andato se non mi davano una locandina con sponsor Marlboro e il testone gigante di Jerry Lewis con tanto di data e luogo dell’evento. Chiaramente, data la mia enorme timidezza, come ho spiegato nella prima risposta di questa intervista, tutto ciò non lo dicevo direttamente agli addetti al botteghino, non riuscivo neanche a guardarli in faccia, lo riferivo in disparte a mia madre e mia madre faceva da mia portavoce. Chi la dura, la vince… Custodisco gelosamente quella locandina dal 1984!
Come è stato il passaggio dal lavorare in coppia con Gaetano Porcelli a esibirti singolarmente nei tuoi spettacoli di cabaret?
Purtroppo è stato un passaggio forzato: Gaetano aveva un tumore alla testa diagnosticatogli agli inizi del 1996, ha combattuto per anni contro il “mostro”, continuando a lavorare in coppia con me negli spettacoli live ma anche nei vari format televisivi per note e importanti emittenti pugliesi. A partire più o meno dal 2004 la malattia, purtroppo, ha preso il sopravvento e lui non era più in grado di fare spettacoli live e registrazioni. Ho dovuto prendere atto di ciò e mi son dovuto… rimboccare le maniche: fino a quel momento avevo sempre e solo fatto la spalla brillante in coppia con Gaetano Porcelli, era giunto però il momento di crearmi un mio repertorio comico sulle basi di quanto avevo avuto modo di sperimentare con Gaetano in circa 14 anni di attività e, attenendomi ai suoi consigli e insegnamenti, ho iniziato a buttare giù e poi provare e riprovare il mio primo repertorio comico e a fare le prime graduali e timide prove da solista davanti al pubblico. Non è stato facile: dovevo convincere tutti i manager che ci conoscevano come duo e che ci facevano lavorare da tantissimi anni, che anche da solista e senza un grandissimo mattatore del valore di Gaetano, ero in grado di strappare sorrisi alla gente. Alla fine son riuscito nella difficile impresa. Devo davvero molto a Gaetano e a quanto avevo avuto modo di apprendere lavorando accanto a lui per tanti anni. Voglio ricordare che Gaetano era più grande di me di circa 11 anni e, quando abbiamo iniziato a fare cabaret in coppia, io avevo 21 anni e lui circa 32. Lui aveva una grande esperienza e tante serate live alle spalle nel settore della comicità e dell’animazione turistica: per me è stato un grande maestro di Arte ma anche di Vita.
Quali sono le principali sfide che hai affrontato nel creare, dirigere e interpretare il programma TV “LA STAMBATA”
In tutta sincerità quando lavori con il cast di attori giusto, con colleghi che prima di esser tali sono anche grandi amici che si rispettano tra loro, difficoltà nel mettere in video gli sketch non ne hai affatto. I veri problemi e le difficoltà si hanno (e le ho avute anche per “La Stambata”) con coloro che affiancano gli artisti dal punto di vista manageriale e che badano, e non gli si può dare torto, a far “quadrare i conti” (ogni produzione ha i suoi costi), ad accaparrare sponsor, a porre limiti di minutaggio ecc. ecc. I problemi organizzativi, di fundraising e manageriali sono quelli più difficili da affrontare ma, anche in questo caso, se sei circondato dalle giuste persone, risolvi tutto al meglio.
Quali sono i tuoi prossimi progetti e obiettivi nella tua carriera artistica?
Credo sia una cosa comune a molto comici: sto scrivendo e preparando un progetto legato ad un cortometraggio drammatico. Molti comici riconoscono una profonda connessione tra la commedia e il dramma, ed è vero. Lo stesso avviene per me. La comicità spesso nasce dal dolore o dalle difficoltà, ed esplorare il dramma consente agli attori di attingere a queste stesse radici emotive da una diversa angolazione. Chi ha affermato: “Il comico è il tragico visto di spalle”, aveva pienamente ragione. E poi, in fondo, se dobbiamo dirla tutto, diventa anche una sfida artistica e io adoro le sfide.
Puoi condividere qualche consiglio per i giovani comici che aspirano a entrare nel mondo della televisione e del cabaret?
Divertitevi nel divertire gli altri e studiate, provate, sperimentate, studiate, e poi provate e poi studiate e poi studiate e infine… credeteci sempre senza mai arrendervi e, soprattutto, non fate questo lavoro (perché di lavoro pur sempre si tratta!) in funzione solo dei soldi e del successo a tutti i costi, in tal caso smettereste di farlo con il cuore e l’entusiasmo, diventerà tutto freddo e distaccato e il pubblico questo finisce per percepirlo e per un comico, per un artista, tutto ciò è deleterio.
Hai mai pensato di scrivere un libro o una biografia sulla tua carriera e le tue esperienze nel mondo dello spettacolo?
Mmmh, chi la leggerebbe la mia biografia? In verità ho pensato ad un libro che raccolga tutti gli aneddoti simpatici, bizzarri e divertenti legati a chi, come me, lavora nel settore dello spettacolo. Non una mia biografia ma un libro divertente nel quale ogni artista, dall’attore drammatico, a quello comico, al musicista, al cantante, al ballerino, si possa riconoscere. Questo può essere possibile perché vi è un unico denominatore che accomuna tutti gli artisti: nel nostro settore l’unica cosa certa è… l’incertezza di tutto.
Che ruolo ha avuto la tua famiglia nel supportarti durante la tua carriera artistica e come ha influenzato le tue scelte professionali?
Devo ringraziare in primis mia nonna materna, Anna, che oggi non c’è più, e che ha sempre creduto in me e mi ha sempre sostenuto in tutto ciò che ho fatto nel mondo dell’Arte, sin da quando ho iniziato a fare piano-bar da ragazzino. Poi devo ringraziare i miei genitori che non mi hanno mai ostacolato in questo anche se proprio d’accordissimo non erano sulla mia scelta di vivere di Arte, avrebbero preferito il cosiddetto “posto sicuro”. Infine devo ringraziare… il ragazzetto timido e sognatore che ero in gioventù: senza quella timidezza che ho voluto a tutti i costi vincere e senza quella voglia di sognare un mondo più bello, oggi non ci sarebbe nessun Giuseppe Guida che va in giro a dispensare sorrisi e allegria.
Ultima cosa, una barzelletta veloce?
La barzelletta più breve e veloce di tutti i tempi! Ascolta bene e dimmi se non fa ridere: “Cina!” Beh, non fa ridere? “Cina” non fa ridere? Strano, eppure lì hanno… tanto riso 😀