Giuseppe è un artigiano trullaro originario di Locorotondo, una terra ricca di tradizioni e storia. Fin da ragazzo, ha imparato quest’arte antica grazie agli insegnamenti del nonno Giuseppe e del padre Domenico, figure che gli hanno trasmesso non solo le tecniche, ma anche l’amore per un mestiere unico e radicato nella cultura locale. Quella che era iniziata come un’eredità familiare si è trasformata nella sua più grande passione e, successivamente, in una professione. Giuseppe dedica la sua vita a preservare e valorizzare questa tradizione artigianale, mantenendo vivo un patrimonio che racconta la storia del territorio pugliese.
Qual è l’aspetto più affascinante di questo lavoro per te? Ci sono tecniche o strumenti tradizionali che hai mantenuto nel tuo lavoro, magari tramandati da tuo nonno o tuo padre?
Ho la fortuna di visitare luoghi abbandonati da decenni, come trulli e masserie. L’idea di scoprire come vivevano le persone in passato suscita in me un’immensa emozione. All’interno di queste meraviglie percepisco energia, profumi, colori, semplicità e amore. Uno dei miei obiettivi è mantenere quanto più autentiche possibili le tecniche di costruzione, compresi i materiali e gli attrezzi. Alcuni strumenti, infatti, sono stati tramandati di generazione in generazione, passando dalle mani di mio nonno e mio padre.
Qual è stata la sfida più grande che hai affrontato nel restaurare o costruire un trullo? Hai un progetto o un trullo in particolare che ricordi con orgoglio? Perché?
Ogni nuovo progetto è una sfida perché ogni trullo è unico, come un’impronta digitale. Una delle sfide più grandi e affascinanti è stato il restauro di un grande borgo di 42 coni, un lavoro che ha richiesto più di due anni e che ha segnato profondamente la mia vita. È uno dei miei più grandi orgogli.
Qual è il significato che si cela dietro le pietre di un trullo? Raccontaci un po’ della tradizione.
I trulli nascono come ripari agricoli per il bestiame e le persone. Sono costruiti in maniera pratica, utilizzando pietra calcarea, un materiale abbondante nella nostra terra, la Valle d’Itria. Gli agricoltori bonificavano i terreni per renderli coltivabili e con le pietre ricavate costruivano trulli e muretti a secco per delimitare le proprietà.
Come pensi che il tuo lavoro contribuisca a preservare la cultura e le tradizioni della tua terra?
Ho creato profili social per dare un’identità a quest’arte. Quando ho iniziato a lavorare con mio padre e mio nonno, mi colpiva il fatto che, al termine di un’opera, non ci fosse alcun riconoscimento. Si diventava invisibili, e questo non mi andava bene. Ho deciso di mostrare il nostro lavoro affinché tutti possano comprenderlo e apprezzarlo, contribuendo così a mantenere viva la tradizione pugliese.
Stai insegnando o vorresti insegnare quest’arte a nuove generazioni, così come è stato fatto con te?
Mi piacerebbe moltissimo insegnare, soprattutto ai più giovani. Sarebbe un sogno che si realizza.
Ci sono cambiamenti o innovazioni che hai introdotto nella costruzione o nel restauro dei trulli?
Non ho introdotto molti cambiamenti nel mio lavoro. Credo che ciò che rende unica ogni cosa sia farla con amore e passione.
Qual è la cosa più importante che hai imparato da tuo nonno e da tuo padre nel tuo percorso artigianale?
Da loro ho imparato che non si finisce mai di imparare. Nulla deve essere dato per scontato, perché c’è sempre qualcosa di nuovo da apprendere in quest’arte.
Cosa consigli a un giovane che vuole avvicinarsi a questa antica arte?
Sarebbe meraviglioso avvicinare i giovani a questo lavoro. In un’epoca in cui i valori si stanno perdendo, sarebbe bellissimo alimentare di nuovo l’amore per le tradizioni.
Come vedi il futuro dell’artigianato legato ai trulli in un mondo sempre più moderno e tecnologico?
Credo che l’uso delle nuove tecnologie, se fatto nel modo giusto, possa creare un perfetto connubio con l’artigianato. Dobbiamo smettere di mandare messaggi sbagliati basati sull’ostentazione della ricchezza. I giovani devono riscoprire il valore autentico delle cose.
Sogno nel cassetto?
Il mio sogno è creare scuole di insegnamento e rendere onore a tutte le persone che, con le loro mani, hanno creato opere giunte fino a noi. Nel mio piccolo, questa sarà la mia missione di vita, perché l’arte è una missione.