KIKKA

KIKKA

Federica, in arte Kikka, classe 83 è nata a Pescara in Abruzzo. Autodidatta. Si è appassionata al disegno da bambina grazie ai fumetti e cartoni animati che ora rivisita in chiave hardcore. Negli ultimi anni ha cominciato a sperimentare l’uso dei colori acrilici e del pennello. Tra le sue passioni, la body art e i tattoos, l’impegno politico e sociale, la musica rap e techno, i viaggi. Con la sua arte vuole trasmettere un messaggio e ironizzare su vizi e virtù della società. Ama rappresentare paesaggi e figure stilizzate e trasformare i cartoons stile BDSM e rastafari. Ha una anima libera ed è allergica agli schemi. Sperimenta l’uso dei colori su vari materiali: pietre legno e ceramica.

Cos’è per te l’arte? Come definiresti il tuo stile?

L’arte per me è innanzitutto libertà di espressione: è aperta a tutti, non discrimina ed è un mezzo per comunicare senza filtri. Definirei la mia arte perfetta nella sua sincerità, perché, pur non avendo una formazione tecnica accademica, ho molto da dire e tanta fantasia.

Cosa ti ha spinto a rivisitare i cartoons in chiave hardcore? È nato come un gioco o da una riflessione più profonda sulla società?

Amo i cartoons e i fumetti, in particolare quelli giapponesi. Ho iniziato a rivisitarli da adolescente, negli anni ’90, per gioco. Col tempo, però, sono diventati un mezzo di comunicazione per affrontare tematiche politiche e sociali che mi stanno a cuore. Attraverso questi lavori riesco a esprimere il mio pensiero in modo diretto e provocatorio.

Qual è stato il primo cartone animato o fumetto che hai trasformato in arte? Ricordi come ti sei sentita?

Ripensandoci, direi che ho iniziato con i personaggi dei Simpson e South Park. La prima volta che ho trasformato un cartoon in arte mi sono sentita finalmente libera di esprimere il mio estro.

Come si intrecciano il tuo impegno politico e sociale con la tua arte? C’è un messaggio ricorrente nelle tue opere?

Attraverso l’arte voglio trasmettere un messaggio, e spesso le mie opere si intrecciano con temi politici e sociali. Ad esempio, ho realizzato lavori per denunciare il genocidio palestinese e la violenza di genere. Il filo conduttore dei miei lavori è la pace e il rispetto dei diritti umani, il rifiuto della guerra e di ogni forma di discriminazione o intolleranza. Ma affronto anche tematiche più leggere, come la legalizzazione della cannabis o il BDSM, sempre con ironia.

Qual è il materiale più insolito su cui hai dipinto finora? Ce n’è uno che vorresti sperimentare in futuro?

Ho dipinto su tanti materiali diversi perché amo sperimentare: pietre, ceramica, legno, stoffa, murales… I più insoliti, forse, sono stati le conchiglie e le sneakers in pelle. In futuro mi piacerebbe provare a dipingere sulle foglie o sulle tegole dei tetti, usando materiali di recupero.

Il tuo stile è molto libero e anticonvenzionale: ti sei mai sentita censurata o in contrasto con le aspettative altrui? Come hai affrontato queste situazioni?

Sì, a volte sono stata censurata o ho ricevuto commenti negativi da chi trova alcune delle mie opere di cattivo gusto. Ma non me ne faccio un problema: se qualcuno non capisce l’ironia dietro il mio lavoro, pazienza. Credo che l’arte non si debba giudicare, perché è un mezzo per esprimere se stessi, che piaccia o meno.

La musica rap e techno sembrano influenzarti molto. Come si riflettono nella tua arte? Hai mai collaborato con musicisti?

Questi generi musicali hanno spesso influenzato la mia arte, e mi è capitato di creare lavori ispirati a brani o album. Ho anche collaborato con alcuni artisti musicali, realizzando disegni per loro.

C’è un viaggio che ti ha ispirato artisticamente? Dove e perché?

I viaggi sono sempre fonte di ispirazione per me. I paesaggi che amo rappresentare di più sono quelli dell’Africa e dell’Oriente, perché sono affascinata dalla cultura buddista. Ma non dimentico il mio Abruzzo, a cui ho dedicato diversi lavori.

Quali sono gli artisti o i movimenti artistici che ti hanno influenzata di più?

Mi lascio ispirare da molte correnti artistiche. Tra i miei artisti preferiti ci sono sicuramente Milo Manara, maestro del fumetto erotico, e Banksy, icona della street art. Anche se sono molto diversi tra loro, entrambi hanno influenzato il mio stile.

Body art e tatuaggi: hai mai pensato di diventare tatuatrice o di collaborare con un tatuatore?

Il mondo della body art e dei tatuaggi mi ha sempre affascinata. Ne ho diversi e mi sarebbe piaciuto diventare tatuatrice, ma essendo diventata mamma molto giovane ho dovuto dedicarmi alla famiglia e non ho avuto l’occasione di intraprendere quella strada.

Come immagini la tua arte nei prossimi anni? Hai un progetto o un sogno artistico da realizzare?

Non so esattamente come evolverà la mia arte in futuro, ma mi piacerebbe aprire una piccola attività dove creare e vendere le mie opere. Il mio sogno più grande, però, è portare l’arte nei luoghi in cui può davvero fare la differenza, come carceri, ospedali, case famiglia e RSA. Credo profondamente che l’arte sia una cura per l’anima.

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