LILIANA CARONE, autrice e illustratrice è nata a Bari dove vive e insegna nella scuola secondaria di primo grado. Impegnata in una intensa attività di promozione della lettura, accompagna le presentazioni dei suoi libri con disegni in diretta e laboratori artistici che coinvolgono bambini e adulti. Ha ricevuto vari premi, anche internazionali e ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Collabora con MATERìa, rivista di letteratura, arte, musica, storia, costume e società. In tanti anni di attività, con la sua “piccola matita” ben salda nella mano, ha accompagnato bambini e ragazzi alla scoperta di sè stessi e del mondo.
Cosa ti ha ispirato a diventare un’illustratrice?
Il desiderio di disegnare e raccontare per immagini si sono manifestati fin dall’infanzia. Sono stata una bambina molto timida e riservata e il mondo di fantasia che potevo creare con le mie mani, attraverso segni e colori, era un rifugio e nel contempo il modo per rendermi “visibile” agli occhi degli altri. Che soddisfazione, quando la maestra appendeva i miei disegni in classe! L’ho presa troppo alla lontana, forse…
Puoi descrivere il tuo percorso formativo e come sei arrivata a lavorare nel campo dell’illustrazione?
La mia “vocazione” è stata subito chiara: ho studiato al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti. Mi sono avvicinata al mondo dell’illustrazione frequentando la Mostra Internazionale di Illustrazione “Fantàsia” che per tante edizioni si è tenuta a Bari, grazie all’accurata organizzazione dell’associazione “L’Atelier di Mago Girò”. Vedere il lavoro degli altri illustratori, che all’epoca mi sembravano inarrivabili, e lavorare anche come guida per i visitatori che venivano all’esposizione, è stato molto importante. Ho avuto modo di osservare attraverso quelle opere, l’uso dei colori e delle tecniche, la composizione , i ritmi narrativi. È stata una scuola utilissima. Sono arrivata a pubblicare il primo albo illustrato partecipando al Concorso Internazionale Città di Schwanenstadt, bandito in Austria. Livio Sossi, il grande esperto di Letteratura per l’Infanzia, faceva parte della giuria e proprio durante la premiazione, mi mise in contatto con l’editore Lupo che pubblicò il libro nel 2009.
Quali sono le principali sfide che affronti nel tuo lavoro quotidiano come illustratrice?
La sfida è ogni volta quella di raggiungere equilibrio e armonia con il mondo creativo di chi usa le parole per narrare. Le mie collaborazioni sono state, in larga percentuale, con delle compagne di viaggio. Si sono create nel tempo delle “relazioni” durature che hanno dato buonissimi frutti.
Come descriveresti il tuo stile artistico e quali sono le tue influenze principali?
Si parla tanto di trovare il proprio stile che è sicuramente il risultato di uno studio approfondito, che non può prescindere dall’osservazione del lavoro degli altri. Quando mi rivolgo ai più piccoli non posso fare a meno di utilizzare contorni precisi e colori piatti e squillanti. Sicuramente, mi ritorna in mente la lezione di Nicoletta Costa. In altri casi, mi sono giunte suggestioni da Piet Mondrian e Marc Chagall. Quello che mi riconosco è un modo di raccontare chiaro e limpido, voglio essere compresa da chi legge le mie immagini.
Qual è il processo che segui quando crei una nuova illustrazione, dalla concezione all’esecuzione?
Se ci riferiamo alle illustrazioni per un albo o un libro, parto dalla lettura del testo che rileggo più volte e sottolineo nelle parti che colpiscono la mia immaginazione e che reputo essenziali. Poi procedo con la creazione dello storyboard, suddividendo in sequenze le parti del racconto. In questa fase eseguo degli schizzi sommari che servono a fissare l’idea di base che andrà via, via definendosi. Il processo subisce dei cambiamenti nel caso in cui io sia anche l’autrice del testo. In questa circostanza, può succedere che nasca prima l’immagine e poi il testo.
Puoi raccontarci di un progetto particolarmente significativo o memorabile a cui hai lavorato?
Sono molto legata al tema della Shoah che ho affrontato in due pubblicazioni, in entrambi i casi con la penna di Anna Baccelliere. L’albo più recente che abbiamo pubblicato insieme s’intitola “Fiume” ed è dedicato al ricordo delle foibe. Per la casa editrice Fasi di Luna ho ideato la collana dei libri/laboratorio, di cui ho curato i testi, le illustrazioni e le proposte laboratoriali.
Quali strumenti e tecniche preferisci utilizzare per le tue illustrazioni?
Utilizzo metodi manuali come il pastello, l’acquerello, il collage e la penna ad inchiostro. Sicuramente preferisco l’acrilico per la possibilità di ottenere colori brillanti e di correggere eventuali errori. Mi piace anche “mischiare” più tecniche nella stessa tavola.
Come riesci a trovare l’ispirazione per i tuoi lavori e a superare eventuali blocchi creativi?
Penso che il dono della creatività sia un mistero nel quale siamo immersi con profondo stupore…da dove nasce l’ispirazione? Cosa la favorisce? Abbiamo già parlato dello studio che certo aiuta ma non basta. A volte, poi, interviene l’insondabile a impedirci di proseguire sulla strada già tracciata e amata. A me è successo durante la pandemia e devo citare nuovamente Anna che mi ha “rimessa in moto” proponendomi di illustrare alcune sue filastrocche che abbiamo poi pubblicato sui social, per sottolineare importanti appuntamenti del calendario. In questo modo, abbiamo fatto buona compagnia a maestre e bambini che ci hanno tributato il loro affetto e apprezzamento. Siamo riuscite a riempire uno spazio di solitudine e paura con il ritmo delle parole giocose e i colori felici delle illustrazioni.
Quali consigli daresti a chi vuole intraprendere una carriera nell’illustrazione?
Di studiare e non mollare. E di partecipare ai concorsi di illustrazione che sono un ottimo modo per mettersi in gioco.
Quali progetti o obiettivi futuri hai in mente per la tua carriera di illustratrice?
Mi auguro di continuare ad illustrare libri per bambini e ragazzi.