Mi chiamo Lisa Sgarbossa, sono nata il 7 settembre 1975 a Cittadella, dove vivo ancora oggi. Ho frequentato l’Istituto d’Arte, una scuola che sognavo fin da bambina. Ho sempre amato disegnare e passare il tempo giocando con colori e matite, che sono stati il mio passatempo preferito sin dall’infanzia. Questa passione, però, è rimasta per molti anni chiusa in un cassetto, mai dimenticata, ma sospesa. Tre anni fa ho deciso di riprendermi il mio tempo, iniziando un’avventura che ho chiamato “riciclo creativo”. Utilizzo bottiglie dismesse, di diverse forme e dimensioni, per dar loro nuova vita, trasformando ciò che altrimenti andrebbe buttato. Questo progetto rappresenta per me una doppia rinascita: non solo materiale, ma anche spirituale. Lavorare con questi oggetti mi riempie di felicità, soddisfazione e gratitudine. È una piccola salvezza in un mondo che, a volte, può sembrare tossico.
Cosa ti ha spinto a riprendere in mano la tua passione per il disegno e la creatività dopo tanti anni?
Arriva un momento nella vita in cui riflettere su se stessi non basta più: c’è bisogno di agire, di ritrovarsi. Per me è stato così… Dopo una vita fatta di responsabilità, lavoro, privazioni e, naturalmente, dopo essere diventata mamma di due figli meravigliosi, ho sentito che mi mancava qualcosa. Quel “qualcosa” erano i miei colori.
In che modo hai sviluppato l’idea di trasformare materiali riciclati in arte? C’è stato un momento particolare o un’esperienza che ti ha ispirata?
Sono sempre stata una persona fantasiosa e sognatrice. Un giorno dovevo allestire una serata etnica con un gruppo di percussionisti. C’era un bellissimo palco, luci, amplificatori… ma mancava qualcosa per creare l’atmosfera giusta. Ho deciso di dipingere delle comuni bottiglie di vino e trasformarle in candelabri. Il risultato è stato così bello che non mi sono più fermata: ho cercato bottiglie di forme e dimensioni particolari, sperimentato tecniche diverse, fino ad arrivare qui.
Quali sono le tecniche o gli strumenti che utilizzi per lavorare con le bottiglie e altri materiali riciclati? Hai imparato da autodidatta o hai seguito corsi specifici?
Le mie bottiglie non vengono solo dipinte: vanno lavate, staccate dalle etichette e preparate con un fondo bianco. Dopo vari tentativi, ho trovato uno smalto satinato che si presta a essere colorato con molte tecniche: acrilici, colori a cera, gessi, pennarelli a base d’acqua e alcool. Sperimentare con materiali e tecniche diverse è una parte fondamentale del mio lavoro e il mio processo è completamente autodidatta, basato su tentativi e intuizioni.
Come scegli i materiali da trasformare nelle tue opere? Hai preferenze specifiche, come il tipo di bottiglia o materiale?
Inizialmente mi accontentavo di comuni bottiglie di vino, ma sentivo il bisogno di qualcosa di più particolare. Così ho iniziato a chiedere ai locali bottiglie più originali e ho scoperto quelle del gin. Non so che sapore abbia, ma so che le bottiglie di gin sono tra le più belle che abbia mai visto; alcune sono vere e proprie opere d’arte.
C’è una delle tue creazioni che rappresenta particolarmente il concetto di “rinascita” o “seconda vita”? Perché è significativa per te?
Tre anni fa ho iniziato questo meraviglioso percorso di riciclo, con timore e incertezza, dovuti alla paura del giudizio degli altri e alle mie insicurezze. Ma con il tempo, dare nuova vita a qualcosa che era destinato alla discarica mi ha conquistata. Ho riciclato migliaia di bottiglie e, con loro, sono rinata anch’io. Ora ho una nuova consapevolezza, mi sento felice, completa e gratificata. Ho ritrovato quel pezzo di Lisa che era stato soffocato dalle rinunce e dai dispiaceri.
Come vedi la tua arte nel contesto dell’ecologia e della sostenibilità? Credi che il tuo lavoro possa sensibilizzare le persone a riutilizzare e a valorizzare i materiali?
Riciclare è meraviglioso, anche se non è facile trasmetterne il valore. Le mie bottiglie hanno fatto un piccolo miracolo: molte donne (e anche uomini!) si sono lasciate conquistare, e molte case ora sono decorate con le mie creazioni. Insieme, abbiamo creato una catena di sostenibilità che cresce giorno dopo giorno, alimentata dalla semplicità del fatto a mano.
Quali sono le emozioni o i pensieri che speri di suscitare nelle persone che vedono le tue creazioni?
Spero di trasmettere la voglia di osservare, condividere e apprezzare ciò che ci circonda. Il mondo è un dono: i fiori e la natura vanno ammirati, sono la mia fonte di ispirazione… così come le persone, le loro idee e i loro stili, che mi portano a creare le mie “lady”.
Come descriveresti il processo di “rinascita” spirituale che vivi attraverso il tuo lavoro? Cosa ti dà a livello personale ed emotivo?
Questa arte mi ha fatto rinascere, donandomi una spontaneità che non pensavo di avere. Da bambina ero timida e introversa, da adolescente vivevo nell’ombra. Ora mi sento libera: mi fotografo con le mie creazioni, creo reel sorridenti e scrivo liberamente tutti i miei pensieri. Le bottiglie sono diventate il mio unico e vero psicologo.
Qual è la tua visione per il futuro? Vorresti che la tua passione per il riciclo creativo diventasse un’attività principale o professionale?
Sì, per ora è un sogno, ma spero che un giorno possa diventare la mia vera professione. So che non è facile vivere d’arte, ma mi sento determinata a continuare a migliorare. Non ho paura del sacrificio, amo lavorare sodo e sentirmi gratificata. Sono ambiziosa al punto giusto e non mi fermerò. Tutto quello che vedete sulla mia pagina Instagram è il frutto del mio lavoro notturno, dopo aver concluso la giornata.
Come pensi che il tuo percorso artistico evolverà nei prossimi anni? Hai progetti o idee che vorresti realizzare?
Se dovessi sognare in grande, mi immagino con il mio piccolo negozio, una vetrina, un laboratorio, circondata da bottiglie di ogni tipo e, soprattutto, con il mio sorriso, simbolo di una sana libertà. E finalmente potrò dire: FINALMENTE!