LIVIO VIGNALE

LIVIO VIGNALE

Livio Vignale nasce a Bari il 6 novembre 1964 ed è impiegato nella pubblica amministrazione. Negli anni post diploma si divide tra i primi lavori e la sua grande passione, la musica. Sì iscrive alla SIAE superando gli esami di autore della parte letteraria e compositore non trascrittore. Compone più di cinquanta brani, ma il sogno nel cassetto è quello di scrivere qualcosa che resti “per sempre” negli occhi e nel cuore di chi gli vuol bene. Nasce così l’evoluzione nella scrittura di romanzi. “Oltre l’ultimo respiro” e il sequel “L’odio nascosto” editi dalla casa editrice Gruppo Albatros il Filo. Riceve la menzione di merito del Maestro Mogol per “I ragazzi di Braila” testo inserito in una antologia di autori vari edito da Aletti Editore.

Come hai trasformato la tua passione per la musica in una carriera nella scrittura?

Esattamente attraverso il termine passione, la stessa che dà voce alle mie parole. Che siano in musica o in romanzi, il desiderio irrefrenabile di potermi esprimere tramite l’arte.

Quali emozioni o esperienze personali ti hanno ispirato nella composizione dei tuoi romanzi?

Ognuno di noi ha scritto un best seller, la propria vita. Nasciamo e abbiamo davanti ai nostri occhi milioni di pagine bianche da riempire con il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro. Per quanto mi riguarda è innegabile che nei miei romanzi ho “parlato” molto di me e del mio vissuto, soprattutto della mia infanzia, trasferendo sul protagonista principale i ricordi di persone che non sono più al mio fianco e rendere a loro, in qualche modo, omaggio.

Cosa significa per te “scrivere qualcosa che resti per sempre negli occhi e nel cuore”?

Gli occhi e il cuore hanno il potere, rispettivamente, di guardare il bello che la vita ci offre quotidianamente e conservarlo nei propri battiti, provando a trasferirli al maggior numero di persone affinché ci si possa stringere in un unico, grande abbraccio. Un sogno che difficilmente può diventare realtà e allora ognuno, nel proprio piccolo, deve sforzarsi di lasciare in eredità più bene possibile.

Come è nata l’idea per “Oltre l’ultimo respiro” e il suo sequel “L’odio nascosto”?

Volevo misurarmi con qualcosa di diverso dalle mie canzoni, di più complesso. Non so spiegare come, ma nella mia testa è nata improvvisamente questa storia ambientata a Bari, la mia città natale, e giorno dopo giorno “vedevo” quello che scrivevo, come se i protagonisti e l’ambientazione li avessi al mio fianco. E in maniera naturale è nato anche il sequel “L’odio nascosto”, dando a quest’ultimo un respiro internazionale rimbalzando la storia tra Bari e il Messico.

Quali sono stati i momenti più significativi nel ricevere la menzione di merito dal Maestro Mogol?

Per me, cresciuto a pane e musica, è stata un’emozione indescrivibile. Non solo riceverla dal Maestro Mogol, di per sé già un grande onore, ma perché mi è stata conferita per il testo “I ragazzi di Braila” che ha fatto seguito ad una esperienza unica vissuta,  con mia moglie e i miei figli, in una casa famiglia in Romania. Esperienza che ha toccato la parte più bella dell’anima

In che modo la tua esperienza nella pubblica amministrazione ha influenzato la tua scrittura o il tuo modo di raccontare le storie?

Soltanto in ordine alla vita abitudinaria dei protagonisti dei romanzi che poi sfocia nell’imprevedibilità che la vita stessa offre.

Qual è il messaggio principale che speri di trasmettere attraverso i tuoi romanzi e le tue canzoni?

Nelle mie canzoni ho raccontato prevalentemente di amore in tutte le sue sfaccettature, nei romanzi un percorso più a 360 gradi. In entrambi i casi spero che arrivi il messaggio che abbiamo ricevuto un dono incredibile da assaporare il più possibile.

Ci sono nuovi progetti letterari o musicali a cui stai lavorando?

Musicalmente ho messo al momento la penna in stand by, mentre voglio cimentarmi nel campo letterario raccontando una storia diversa dalle precedenti. L’obiettivo e la speranza è di pubblicarla nel 2025.

Quali sono gli autori o i musicisti che ti hanno ispirato di più nel tuo percorso artistico?

Nell’arte non mi sono mai ispirato a nessuno in particolare. Dall’autore più sconosciuto, all’artista più affermato, mi emoziono e mi riconosco in una qualsiasi frase purché tocchi le corde del mio cuore. Se devo fare due nomi, Sidney Scheldon per la letteratura e Claudio Baglioni per la musica.

Come hai vissuto il passaggio dalla musica alla narrativa, e cosa ti ha dato di nuovo la scrittura rispetto alla composizione musicale?

Paradossalmente ho trovato più semplice scrivere un romanzo, pur nelle sue difficoltà, che una canzone. In quest’ultima in tre, quattro minuti devi concentrare tutto ciò che desideri esprimere in quel preciso istante a differenza del libro dove puoi spaziare e dilungarti a tuo piacimento.

Progetti futuri?

Continuare ad emozionarmi e, nel mio piccolo, emozionare con le mie parole. Quando ho iniziato a scrivere ho capito che nella maggior parte dei casi, quello che abbiamo non è ciò che speravamo di avere ma quello di cui abbiamo bisogno. E io ho bisogno di scrivere.

Un caro saluto ai lettori, ritrovatevi in un sorriso… – Livio Vignale

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