Sono un brand designer classe ‘94 di Barletta, una città pugliese ricca di cultura e storia. Dopo il diploma di maturità scientifica ho proseguito gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia, dove ho conseguito sia la laurea triennale che magistrale. Sono profondamente legato alle mie origini, al mio territorio e alle idee che possono trasformare le persone e i luoghi. Dal 2018 faccio parte del team del TEDxBarletta, ricoprendo i ruoli di marketing coordinator e designer, e dal 2024 sono anche co-licenziatario dell’evento. Inoltre, sono il fondatore e art director di The Puglieser, una rivista che, ispirandosi al New Yorker, dal 2022 offre una narrazione intima e alternativa della Puglia, raccontando storie di persone e artisti che rendono unica questa terra. Mi piace l’arancione, il neoplasticismo, gli ASMR e tatuarmi le copertine degli album a cui sono più legato. Ma la cosa che mi piace più di tutto è credere negli altri.
Cosa ti ha spinto a scegliere il brand design come carriera?
E’ un’aspirazione che ho sempre avuto. Nei primi anni di scuola superiore coltivavo la grafica come hobby – banalmente, modificavo le texture grafiche dei giochi della PS2 – poi ho capito che quella era la mia strada. Fortunatamente.
Puoi raccontarci il tuo percorso formativo e le esperienze che ti hanno portato a diventare un brand designer?
Non ho un percorso propriamente artistico. Ho studiato al liceo scientifico e, prima di iscrivermi all’Accademia di Belle Arti, ho anche frequentato un anno di ingegneria civile al Politecnico di Bari. Il mio percorso nasce dall’essermi appassionato alla storia dell’arte alle superiori, cosa che mi ha permesso poi di conoscere l’ambito del visual e del brand design.
Quali sono le principali sfide che affronti nel tuo lavoro quotidiano come brand designer?
Negli anni il nostro lavoro si è evoluto tantissimo così come l’approccio alle varie commissioni e ai vari progetti, anche personali. La sfida più importante, a mio parere, è quella di entrare in empatia con il cliente e capire non solo cosa si aspetta da te come designer ma soprattutto come persona. E non è un aspetto scontato. Se sai entrare in sintonia con chi hai davanti, al 90% ci lavorerai bene e, soprattutto, senza intoppi.
Come descriveresti il tuo stile personale e come questo influisce sui tuoi progetti di brand design?
Prediligo uno stile molto minimale e geometrico, rispecchia la mia personalità essenziale e pragmatica.
Puoi spiegare il processo che segui per creare l’identità di un brand, dalla concezione all’implementazione?
Gli step canonici partono di sicuro dalla conoscenza approfondita del cliente e dalla creazione di un brief che risponda a tutte le domande del committente. Successivamente si realizza una moodboard stilistica ed iconografica che serve sia a me che al cliente per avere un’idea embrionale dell’identità. Poi si passa alla progettazione. Non passo dalla carta, ammetto candidamente di non saper disegnare. Una volta sviluppate le bozze le si sottopongono al cliente, che sceglie quella che più lo rappresenta e infine procedo alla declinazione del brand nei vari casi di utilizzo.
Quali sono gli elementi chiave che rendono un brand forte e memorabile?
Un brand che dura nel tempo è un brand che resiste al rapido susseguirsi dei trend della grafica. E soprattutto è un brand riconoscibile a una rapida occhiata, anche se il naming non è esplicitato.
Parlaci del progetto THE PUGLIESER.
The Puglieser è stata una delle cose più belle che abbia mai fatto in vita mia. Prendendo ispirazione dal New Yorker, rendiamo omaggio alla Puglia attraverso le opere di illustratori, creativi, fotografi, scultori pugliesi e non. Italiani e non. E lo facciamo utilizzando il mezzo della copertina di una rivista che, in realtà, non esiste. Mi ha dato modo di essere riconoscente nei confronti della terra che mi ha dato i natali, di restituirle ciò che mi ha dato quotidianamente. Mi ha permesso di girare la Puglia e conoscere tutte le sue peculiarità – molte delle quali sono sconosciute ai più – e di conoscere tante persone meravigliose, che ancor prima di eccellere a livello professionale lo fanno a livello umano. E di questo non potrò che esserne sempre fiero.
Quali tendenze attuali nel brand design trovi più interessanti o influenti?
Probabilmente non sono attuali ma influenti eccome: il minimalismo e l’uso dei doodle nelle identità visive. Anche l’implementazione delle AI nel design sta producendo tanti risultati iconici, ma è una cosa che va maneggiata con cura.
Descriviti in tre parole.
Pragmatico. Proattivo. Curioso.
Quali consigli daresti a chi vuole intraprendere una carriera nel brand design?
Di essere curioso, di studiare e di rimanere al passo coi tempi. Di contaminarsi continuamente ascoltando buona musica, leggendo un buon libro, visitando musei, guardando video interessanti, chiacchierando con chi non fa il lavoro del designer. E soprattutto di pensare di essere un privilegiato nel fare il lavoro che ama.