MARIA LUDOVICA CAELI

MARIA LUDOVICA CAELI

Maria è una giovane donna che ha affrontato numerose sfide nel corso della sua vita, molte delle quali l’hanno vista lottare contro se stessa. Con un passato segnato da difficoltà, ha imparato a fare affidamento sulla propria forza interiore e a dedicarsi agli altri, offrendo sempre il massimo di sé. Questa spinta ad aiutare gli altri nasce dalla sua esperienza di sofferenza e solitudine, che l’ha portata a sviluppare una profonda empatia verso chi si trova in difficoltà. L’arte e la scrittura sono diventati i suoi mezzi di espressione, attraverso cui esterna emozioni e pensieri che altrimenti sarebbero rimasti nascosti. Sebbene non si consideri un’artista, Maria Ludovica crede fermamente nel valore delle sue creazioni, che sono cariche di significato personale e destinate a chiunque sia disposto ad aprire la propria mente e riflettere. Sui social media, gestisce diversi account, come @verit_sul_sacro e @mlucaeli, attraverso i quali porta avanti battaglie sociali e culturali, cercando di promuovere un cambiamento di prospettiva. Il suo obiettivo è quello di contribuire a un’evoluzione della società, affinché possa diventare un luogo migliore. In particolare, si impegna nella lotta per i diritti e il rispetto della sua Famiglia Spirituale, il Clade Satanide, affrontando le menzogne e l’odio che gravano su di essa. Oltre a sensibilizzare attraverso i social, Maria Ludovica è anche coinvolta in progetti di informazione, come il progetto “Militanza Satanica” lanciato dall’Unione Satanisti Italiani. Le sue battaglie, portate avanti con orgoglio e determinazione, sono un atto di resistenza e di denuncia, un invito a riflettere sulla realtà e a sfidare le convenzioni, con l’intento di stimolare una maggiore consapevolezza e comprensione nel pubblico.

Cos’è per te l’arte?

L’arte per me è ciò che riesce ancora a far smuovere l’animo delle persone in una società di vuoti esistenti e robot dormienti. L’arte ha la capacità di trasmettere dei messaggi dinamici in una massa di menti statiche che hanno deciso di lasciarsi controllare dai più furbi e potenti. Non a caso la utilizzo nelle mie lotte, oltre che per semplice e necessario sfogo e/o momento di immersione spirituale e devozionale. L’arte è qualcosa che riesce ad andare oltre e può essere anche un’arma potente contro schemi, idee o situazioni che nessuno vuol vedere ma che dovrebbero essere attenzionati. Non a caso cercano di censurare l’arte: proprio perché essa viene utilizzata da menti che varcano soglie ancora inesplorate, cercando di risvegliare ciò che hanno cercato, invano, di farci perdere.

Cosa ti ha spinto a iniziare ad utilizzare l’arte e la scrittura come strumenti di espressione?

Sono una persona molto introspettiva e curiosa. Esploro vari ambiti e se ne trovo qualcuno che mi fa vibrare continuo a praticarlo. Se vedo che la cosa per me funziona, cerco di sfruttarla per cose finanche più grandi ed ampie che possano andare a beneficio anche di altri. Fa parte di me, nonostante non sempre veda di buon occhio il genere umano, non riesco a stare ferma sapendo che posso e voglio fare. Il mio bisogno di espressione sicuramente deriva da tutto ciò che ho sempre portato dentro e che ora vuole in qualche modo poter uscire e io lo lascio fare dando la forma che più gli si addice. Questo lo utilizzo anche per portare la gente a riflettere su vari argomenti sui quali io stessa rifletto, quindi ho deciso di non utilizzarlo solo per fini personali.

In che modo la tua esperienza personale di sofferenza e lotta influisce sul tuo approccio artistico e sulle tematiche che esplori nelle tue opere?

La sofferenza e la voglia di lottare sono come una forte scossa che mi fa dire che posso fare in modo che certe cose in futuro vadano diversamente. Poter far provare questa scossa, o qualcosa di simile, anche ad un singolo individuo (quindi non per forza ad un gran numero di persone) è già qualcosa di importante per me. Instillare un cambiamento, dargli una voce, una forma. Ad un qualcosa che viene consciamente o meno ignorato, dare lo spazio di poter dire di esistere e di meritare finalmente la giusta attenzione. Proprio perché molte delle cose che ho affrontato sono occultate in me, proprio perché non ho mai avuto paura di portarle a galla e lavorarci, tutto ciò che sta nel profondo, inferum, mi attrae e in certi casi ciò che sento voglio ricordarlo, scalfirlo, inciderlo e rappresentarlo, spiritualmente o artisticamente parlando. Il modo in ciò influenza il mio approccio all’arte è molto evidente ed è uno strumento per comunicare ciò che a volte non si ha il coraggio di dire, ed è così che inizio a parlare di lotta: ciò diventa spesso scomodo per certuni ed è giusto che sia così.

Puoi parlarci di più del tuo progetto Militanza Satanica e di come si inserisce nella tua visione del cambiamento sociale?

Militanza Satanica è un progetto lanciato da Unione Satanisti Italiani, della quale faccio parte, che come scopo ha quello di portare una reale informazione su ciò che è il vero Satanismo anche al di fuori dei social media. Un modo innovativo di mettersi in gioco per una causa molto grande ed importante che dura da molti millenni. È un progetto al quale ho preso parte fin da subito, dedicandovi la mia più totale cura ed impegno e che mi sta dando molte soddisfazioni. Lo ritengo un modo per incuriosire la gente ad espandere la propria mente e conoscenze su realtà ignote e stigmatizzate, come quella del Satanismo, senza scadere nel proselitismo religioso. Ciò che spero è che la massa si abitui al ricercare e così ad accogliere ed includere, raggiungendo una quasi libertà da quelle paure che esistono principalmente per le scarse o sbagliate e distorte nozioni, che portano ad immeritato e ingiustificato odio e violenza verso persone che non fanno assolutamente nulla di male rispetto ad altre.

Cosa significa per te battagliare attraverso i social media? Come affronti la responsabilità di trattare temi così delicati e potenti?

Per me ciò che ho fatto e che sto facendo ha un valore profondo che porto avanti gradualmente, ma con impegno e dedizione. Questa voglia di combattere deriva da una voglia lancinante di verità e giustizia che, anche se non dovessi riuscire a toccare io con mano, voglio poter lasciare a chi verrà dopo di me. Voglio poter dare un qualcosa di migliore ai miei discendenti, perché non vivano ciò che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo noi. La responsabilità di trattare temi così delicati e potenti la affronto con una forse esagerata attenzione e cura, ad un livello quasi maniacale nel non trascurare nessun dettaglio, nel cercare di esprimermi bene e di star utilizzando tutti gli strumenti a me concessi. È difficile, ma proprio per questo mi piace.

Come scegli le tematiche da trattare nei tuoi profili social e quali messaggi speri che i tuoi follower ricevano dalle tue opere e riflessioni?

Sono una persona che pensa molto, forse troppo. Mi guardo intorno, osservo, studio, metabolizzo e rielaboro. Ciò che ne viene fuori spesso decido di condividerlo sia con le persone a me vicine, quando possibile, e sia con estranei attraverso i social. In quest’epoca dove è molto difficile catturare l’attenzione su argomenti pesanti e profondi, che richiedono di mettere in moto il cervello e di dedicarvi molto tempo, dato che la gente preferisce un reel di pochi secondi che tratta di frivolezze, si cerca di trovare modi creativi che trasportano input che possano arrivare a tutti, in qualche modo. I messaggi che spero di lanciare riguardano soprattutto il riconoscere e lasciare andare tutto ciò che ha portato ad una involuzione della nostra specie, per poter progredire verso ciò che è esterno e interno a noi. Verso ciò che ci tocca da vicino e ciò che pensiamo sia distante. Una maggiore consapevolezza e voglia di fare che possano portare al Risveglio delle nostre Origini, al senso di tutto ciò che ci muove e che ci hanno fatto brutalmente dimenticare.

Come definisci il ruolo della creatività nella lotta per i diritti e la libertà di espressione? Ti consideri una portavoce di una causa attraverso il tuo lavoro?

La creatività ha un ruolo fondamentale che può ispirare nuove menti e diventare un esempio sano e coinvolgente da praticare. In un mondo dove ognuno copia ciò che vede senza saperne l’origine, il significato, il motivo, tutelare la vera e sana creatività e innovazione è molto arduo ma di particolare importanza, soprattutto se utilizzata per scopi più alti. Sì, oggi mi ritengo una portavoce di una causa o più cause che un giorno saranno interiorizzate, spero, e che saranno una possibile svolta all’interno della nostra società.

In che modo l’arte può contribuire ad abbattere pregiudizi o miti sociali che influiscono negativamente su comunità o famiglie spirituali come il Clade Satanide?

Come già detto, se si sa gestire bene, l’arte ha la capacità di arrivare al nucleo di certe circostanze e comunicarlo ad una vasta cerchia di persone che ne trarranno, in qualche modo, qualcosa che resterà loro dentro e che smuoverà in loro cose che erano rimaste da troppo tempo ferme. L’arte viene utilizzata anche per spiegare o persuadere. Un esempio è il modo in cui vengono raffigurati i Demoni e le Entità: dato che c’era il bisogno di allontanare le masse dagli Dèi delle Origini per poterle meglio controllare, quale metodo migliore se non il terrorismo, diffuso anche e soprattutto attraverso immagini inquietanti e disturbanti di creature mostruose che si distaccano completamente da ciò che erano realmente all’origine? Proprio come l’arte può nascondere e infangare, attraverso l’arte si può arrivare a riportare alla luce la vera essenza delle cose, la loro vera ed originale Natura, riportare chiarezza in ciò che è sempre stato chiaro, ma offuscato da un incolto desiderio e smania di potere assoluto che non ha portato a nulla se non alla devastazione.

Qual è il tuo obiettivo più grande come artista e attivista? Come immagini il futuro del tuo percorso e delle tue battaglie artistiche?

Il mio obiettivo più grande penso che sia quello di riuscire a smuovere le persone, di andare a toccare il tasto giusto perché si capisca che è tempo di agire per se stessi e per la comunità.
Il futuro delle mie battaglie certo non posso saperlo, ma in qualche modo sono forse riuscita ad andare più lontano di quanto mi aspettassi e ho intenzione di continuare questo viaggio sul fronte.

Cosa pensi del rapporto tra arte e verità? Le tue opere cercano di rivelare una realtà più profonda o di offrire una visione alternativa?

Il rapporto tra arte e verità può diventare ed essere qualcosa di molto contorto in base a chi e come le usa. Nel mio caso è un rapporto sincero, dato dalle mie esperienze e conoscenze apprese e messe in pratica. Con questo non intendo assolutamente dire di avere la verità assoluta in mano. Si tratta di esperienze e modi di vedere soggettivi e infatti spesso incoraggio il dialogo e il confronto nei miei profili social. Cerco semplicemente di costruire in maniera spontanea e sincera, basandomi sul mio Percorso. La ricerca di una verità più profonda è sempre presente in me e in quello che faccio.

Quali sono le difficoltà che incontri nel conciliare l’attività artistica con il tuo impegno sociale e le tue battaglie personali?

Spesso le tre cose vanno a braccetto e nascono da sé seguendo il loro percorso intrecciandosi, altre volte diventa davvero pesante e stressante essendo io un’umana con tanti impegni privati e pubblici, per così dire. Le difficoltà ci sono, a volte le creano le altre persone altre volte ce le creiamo noi stessi. Ma comunque mi piace pensare che tutto abbia uno scopo volto al farci evolvere e migliorare, quindi anche se dura e crudele a volte, accetto le cose per come devono andare con la consapevolezza che un giorno le lezioni apprese mi torneranno utili, per quanto è inutile nascondere che spesso è difficile vederla sempre così nel momento in cui sei giù infondo all’Abisso.

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