MARIACHIARA DI MAGGIO

Mi chiamo MAKY DI MAGGIO e sono nata il 4 novembre del 1998. Mi sono laureata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bari, proseguendo i miei studi ad Urbino nel corso di Decorazione. La mia ricerca artistica ha mosso i primi passi attraverso la tecnica del collage, che mi ha permesso di dare una seconda vita a materiali altrimenti destinati allo scarto. In un secondo momento, mi sono approcciata anche alla poesia visiva perché ha rappresentato un perfetto connubio tra la mia ricerca artistica e la mia passione per la lettura. La lettura e l’elemento testuale sono ricorrenti; inseriti tramite dei gesti manuali ripetitivi e di lunga lavorazione, quali il cucito e la scrittura a mano. Il libro, nelle mie manipolazioni, perde la sua funzione di mezzo di conoscenza per diventare un  libro oggetto.  Attualmente la Fondazione d’Arti di Conversano mi ospita in una delle sue botteghe del progetto Vie D’Arti, dove ho l’opportunità di lavorare ed esporre i miei lavori. All’interno del laboratorio, organizzo inoltre eventi culturali, come cineforum e incontri di lettura.

Quando e come è iniziato il tuo percorso artistico?

Sin da bambina ho sempre nutrito una profonda curiosità verso i materiali. Ho sperimentato con il disegno, la pittura e il collage, fino a scoprire più tardi la calce, il ricamo e, soprattutto, la parola. La scrittura ha sempre rappresentato per me una dimensione complessa e invalicabile, poiché non riesco a concepire parole mie che desideri leggere. Per questa ragione, trovo piacere nel trascrivere testi altrui, come se fosse una forma diversa di scrittura. In questo modo, il segno grafico diventa protagonista, emergendo come elemento visivo centrale.

Parlaci di te, della tua passione e dei tuoi lavori.

Mi appassionano tutte le forme d’arte, dalla musica al cinema fino alla fotografia. Nei miei lavori, sia nel loro aspetto formale che concettuale, ricorro alla contaminazione proveniente da diversi ambienti. Ad esempio, rappresento l’aspetto scenico di un tronco trafitto nella ciclica lotta tra l’uomo e la natura oppure nel lavoro intitolato “Trascrivere la pazza della porta accanto su un libro di serie C” prendo in prestito il libro della Merini ricopiandolo su un altro libro. Questo gesto non solo priva della possibilità di comprendere entrambi i testi, ma trasforma il libro in un oggetto privo di funzione, convertendolo così in una scultura.

Che tipo di arte è la tua e come la definiresti?

Credo possa essere collocata nell’ambito dell’arte concettuale. La centralità dei miei lavori risiede nel processo piuttosto che nella loro fisicità, ciò che l’occhio percepisce è quindi una testimonianza del percorso. Un altro elemento chiave è l’aspetto meditativo , dato dalle tecniche impiegate, ripetitive e di lunga gestazione, come la trascrizione di libri o il ricamo. Questa dimensione meditativa si riflette nella mia ricerca artistica, creando un dialogo tra espressione e contemplazione interiore.

Cosa ti piace fare oltre alla tua passione?

Leggere, guardare film e raccogliere asparagi.

Descriviti in 3 parole.

Ambivalente, ironica e despota

Sogno nel cassetto?

Scrivere una sceneggiatura di immagini per dirigere un film citazionista.

Progetti futuri?

Sto progettando, assieme ad altri, un podcast dedicato all’esplorazione di varie tematiche culturali, che si propone di approfondire e mettere in luce le criticità e i punti di vista.

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