MAURO PICINNI LEOPARDI “Quetzal”, il cui nome artistico deriva da Quetzalcoatl, la leggendaria divinità serpente piumato della mitologia mesoamericana e dall’uccello tropicale dalle piume multicolori, è nato a Bari il 3 agosto 1959. Figlio d’arte, Quetzal ha completato gli studi classici prima di iscriversi alla facoltà di giurisprudenza. Parallelamente, ha iniziato a viaggiare, con soggiorni prolungati negli Stati Uniti e frequenti visite in Messico, Guatemala e Perù. Questi viaggi hanno profondamente influenzato la sua produzione artistica e letteraria, ispirata dai poeti e scrittori della Beat Generation. Durante questo periodo, Quetzal ha iniziato a esprimere le sue emozioni attraverso la poesia e il disegno. I suoi disegni, caratterizzati da un tratto nero deciso e senza ripensamenti, riflettono l’influenza di artisti come Mirò e Klee, ma con una figurazione centrata sui temi dei totem precolombiani. Questi totem sono figure emblematiche, circondate da una cornice di animali mitici e una vegetazione intricata, che si trasformano in immagini di ornamento e fiaba. Nel 1987, Quetzal ha deciso di abbandonare definitivamente la carriera forense per dedicarsi completamente alla pittura. Attualmente, si trova in una fase di ricerca personale, dove un segno nero dominante si combina con un ampio uso di colori primari puri e di forte impatto cromatico. Questi colori vividi emergono su sfondi bianchi lattiginosi, distese di ocra solare mescolate a sabbie del deserto, o intensi azzurri che si frantumano in mille goccioline, creando effetti di “Emulsione Galattica”. Quetzal non si considera né un poeta né un pittore nel senso tradizionale del termine. “Non penso di essere un poeta o uno scrittore,” dice, “e forse neanche un pittore. Io penso di aver semplicemente sollevato un coperchio, quello che ne è venuto fuori non è propriamente mio ma appartiene a tutte le creature di questo mondo meraviglioso. Per me l’artista è come un’antenna che capta delle frequenze, delle vibrazioni che galleggiano nell’aria, traducendole in qualcosa di più facilmente percepibile dalla sensibilità umana.” Quetzal crede che l’arte consista nel rendere manifesto ciò che è oscuro, nel rendere riconoscibile il mistero, lo stupore, la meraviglia e lo stato di grazia che pervadono l’universo. Nel senso di rendere riconoscibile il mistero, lo stupore, la meraviglia, lo stato di grazia che pervade l’universo e che difficilmente riusciamo a riconoscere, a riportare a galla, anche se è parte di noi.”
Cosa ti ha spinto a scegliere il nome Quetzal e cosa rappresenta per te questa scelta?
Ho scelto il nome d’arte Quetzal, che ha molteplici significati nella mitologia mesoamericana. Principalmente, rappresenta una divinità protettrice delle arti, ma è anche associato a una figura storica, Quetzalcoatl, il serpente piumato, re di Tula. La scelta di un nome d’arte è stata anche influenzata dal desiderio di distinguere le mie opere da quelle di mio padre, Gennaro Picinni, essendo figlio d’arte.
In che modo la tua famiglia, essendo figlio d’arte, ha influenzato il tuo percorso artistico?
Pur respirando arte nelle mura di casa, non ho subito pressioni per seguire una carriera artistica. Ho seguito un percorso tradizionale, frequentando il liceo classico e poi laureandomi in giurisprudenza. Tuttavia, l’ambiente familiare artistico ha sicuramente lasciato un segno nella mia formazione e nella mia sensibilità creativa.
Come hanno influenzato i tuoi viaggi in Messico, Guatemala e Perù la tua visione artistica e la tua produzione creativa?
A partire dagli anni ’80, ho iniziato a viaggiare in America Centrale, Stati Uniti e Sud America. Questi lunghi soggiorni hanno risvegliato in me una creatività latente, pronta a esplodere. Come ho scritto in una mia auto-presentazione, è stato come se si fosse sollevato un coperchio, lasciando uscire un fiume di creatività.
Quali sono state le esperienze più memorabili durante i tuoi soggiorni all’estero che hanno lasciato un’impronta nel tuo lavoro?
Durante i miei viaggi, che erano veri e propri pellegrinaggi e non semplici vacanze, sono rimasto affascinato dal mondo esotico e autentico di quei luoghi, entrando in contatto con l’anima delle popolazioni indigene. L’esperienza più memorabile è stata la partecipazione a una velada, una cerimonia sciamanica con funghi psichedelici condotta dalla famosa curandera Maria Sabina, meta di pellegrinaggio di artisti e cantanti rock dell’epoca.
Puoi descrivere il processo creativo dietro i tuoi disegni ispirati alle matrici Azteco-Maya?
Il processo creativo dietro un’opera d’arte per me è come un dono, un flusso di bellezza che già esiste e galleggia nell’aria. L’artista è come un’antenna che riesce a captare e rendere percepibile questa bellezza.
Quali sono le principali influenze artistiche che hanno modellato il tuo stile e come si riflettono nel tuo lavoro?
Le principali influenze artistiche sono state il mio background letterario, le lezioni di Mirò e Klee e, durante i soggiorni a New York City, sono stato affascinato dalla scena artistica del tempo. Visitavo spesso lo showroom di Keith Haring, che mi ha ispirato molto.
Cosa ti ha spinto a lasciare la carriera forense e dedicarti completamente alla pittura?
Quando ho compreso che la mia vocazione artistica era diventata preponderante, ho lasciato la carriera forense, che sentivo non mi realizzava pienamente. A distanza di tempo, penso di aver fatto la scelta giusta.
Come descriveresti la tua evoluzione artistica dal periodo iniziale alla tua attuale fase di ricerca personale?
All’inizio mi esprimevo con appunti di viaggio e disegni in bianco e nero, con una vena poetico-letteraria. Poi ho iniziato a sperimentare la pittura e il colore, acquisendo tecnica e abilità. Ora, sperimento anche la scultura, la fabbricazione di mobili, oggetti, lampade di design e la decorazione di auto, come la mia Smart dipinta a mano.
Hai affermato di non considerarti propriamente un poeta o un pittore. Puoi spiegare meglio cosa intendi e come percepisci il tuo ruolo come artista?
Non mi considero un pittore o un artista nel senso attuale del termine, che spesso è legato a regole di marketing e scandalo. Penso che l’opera d’arte debba essere percepita a prescindere dall’autore. Credo di aver semplicemente sollevato un coperchio, lasciando uscire un flusso di bellezza che permea l’universo.
Cosa speri che il pubblico colga e provi osservando le tue opere e quale messaggio vorresti trasmettere attraverso il tuo lavoro?
Non penso che l’arte debba veicolare un vero e proprio messaggio, ma dovrebbe stimolare un’emozione, una sensazione di gioia e armonia.
Parlaci del tuo ART RESORT a Montalbano.
Nel 2020 ho completato la realizzazione dell’Art Resort a Montalbano di Fasano. Ho creato una sintesi tra architettura, arte, pittura e design, realizzando un ambiente artistico ed emozionale. La struttura si divide in tre appartamenti: il Terra Gialla, dominato da tonalità calde e solari con ampio uso del legno e di elementi naturali; il Terrarossa, con colori vivaci e sanguigni della terra pugliese; e il Blu Ocean, una stanza delle meraviglie che dà la sensazione di essere immersi in un oceano, con luci ad effetto particolari. Dopo l’apertura, ho ospitato una famiglia di rifugiati ucraini, che mi hanno lasciato una bellissima recensione parlando dell’effetto quasi terapeutico di soggiornare nell’arte, per loro che venivano da una situazione emozionale devastante.
Progetti futuri?
Progetti futuri sono vivere la vita ed avere sempre la gioia e l’entusiasmo dell’inizio.
Un articolo bellissimo sotto tutti i punti: suscita la curiosità e parla profondamente di arte, di stili, di espressioni creative, di artisti, di viaggi, di esperienze.