MICHELE LOCONSOLE

MICHELE LOCONSOLE, professore e teologo barese, è Dottore in Sacra Teologia Ecumenica e docente di ruolo di Religione cattolica nella Diocesi di Bari-Bitonto. La tesi di Dottorato è stata pubblicata a Gerusalemme. Ha coordinato l’Ufficio Chiesa e Mondo della Cultura della Diocesi di Bari-Bitonto. Ha scritto undici monografie, il cui nuovo libro, in italiano e inglese è intitolato Storie e leggende nicolaiane. Ha poi pubblicato oltre venti saggi su riviste scientifiche nazionali e internazionali. È giornalista pubblicista e Guida Turistica europea. Dal 1997 ha condotto più di 1500 conferenze, principalmente sul tema della Sacra Sindone e della Corona di Spine di Gesù, della storia del Meridione d’Italia in rapporto con l’Oriente mediterraneo e su San Nicola. Attualmente è Past President dell’ENEC (Europe-Near East Centre) e Direttore del Progetto “San Nicola nel Mondo” per la Fondazione Nikolaos. Si occupa da anni di Turismo culturale, religioso e scolastico sul tema delle relazioni storico-religiose tra la Puglia e l’Oriente.

Qual è stato il punto di partenza della sua ricerca accademica sulla Sacra Sindone e sulla Corona di Spine di Gesù? 

Io mi sono laureato in Sacra Teologia presso la Facoltà Teologica Pugliese e ho conseguito il dottorato (ben 6 anni dopo la laurea) con pubblicazione della tesi a Gerusalemme. E in uno dei viaggi in Terra santa ho conosciuto la prof.ssa Emanuela Marinelli, la più nota sindonologa italiana, che mi ha avviato allo studio della Sacra Sindone. Ho cominciato così a indagarne ciò che più mi competeva, ovvero le varie tecniche di sepoltura giudaica al tempo di Gesù, al fine di verificare se il Telo funerario custodito nel Duomo di Torino possa essere stato per davvero un manufatto funerario del I secolo dopo Cristo; e lo studio esegetico della Sacra Scrittura, interrogando principalmente i passi neotestamantari che parlano della sepoltura di Gesù.  Sono nati così, nell’arco di un trentennio, ben quattro miei libri, degli undici ad oggi pubblicati, sulla Sacra Sindone di Torino, unitamente ai vari articoli scientifici e a numerose conferenze sempre sui temi sindonologici.    

Come ha influenzato la sua formazione in Sacra Teologia Ecumenica il suo approccio alla guida turistica europea e al turismo culturale? 

Devo dire in maniera determinante. Intanto perchè l’arte e l’architettura, e non solo di Bari, sono fondamentalmente d’ispirazione cristiana. Basti guardare le chiese o i musei, per farsene una ragione. In secondo luogo, perchè raccontare le storie delle città mediterranee significa raccontare il lungo e plurisecolare intreccio tra le culture orientali e quelle occidentali. Il Mezzogiorno d’Italia è la Porta d’Oriente, e la Puglia è il ponte naturale tra queste culture antichissime. Al cui tema mi sono dedicato moltissimo, la cui perla è il mio volume “La Puglia e l’Oriente”, prefatto dal grande storico italiano Franco Cardini. Solo qualche giorno fa ho avuto l’onore e il piacere di ritirare il “Premio Mediterraneo” dal Rotary Club Bari per l’edizione 2024. Pertanto, guidare i turisti o i pellegrini tra le città del nostro Mezzogiorno è fare con loro anche teologia, ovvero storia delle fedi, delle chiese, delle civiltà e dei popoli che hanno influenzato le culture e le tradizioni locali fino a raggiungere le pieghe più profonde e misteriose della nostra amata terra mediterranea.   

Il suo nuovo libro, “Storie e leggende nicolaiane”, sembra affascinante. Potrebbe condividere con noi un esempio di una storia particolarmente significativa su San Nicola che ha scoperto durante la sua ricerca? 

San Nicola è veramente un gigante. 6000 chiese a lui dedicate solo in Europa. Ben 300 nella sola area metropolitana di Mosca. É il santo dei mille record. Uno su tutti: il vescovo di Mira è stato il primo santo della Chiesa universale e morire nel suo letto. Fino a lui, infatti, tutti i santi sono stati proclamati tali perché uccisi per difendere la propria fede, ovvero martirizzati. San Nicola, invece, diviene santo per acclamazione del popolo, che lo eleva agli onori degli altari a causa della sua bontà e la carità, che, come vescovo, ha esercitato nella sua diocesi a cavallo tra III e il IV secolo d.C., inaugurando un nuovo modello di santità non più legato al martirio ma alla bontà, che tanta fortuna ha avuto nei secoli successivi fino a raggiungere i nostri giorni.  

Essendo stato Past President dell’ENEC (Europe-Near East Centre), quali sono stati i risultati più gratificanti del suo mandato in termini di promozione della comprensione tra le culture europee e quelle del Vicino Oriente? 

L’ENEC è stata per me una bella esperienza umana e culturale, oltre che di amicizia. Ho lavorato a vari progetti, tra cui mi piace ricordare la redazione del cosiddetto “Calendario comparato delle religioni monoteiste”, ovvero di un calendario a quattro colonne, in cui poter leggere contemporaneamente le festività religiose delle fedi mediterranee: l’ebraismo, l’islam, e la doppia variane cristiana, cattolica e ortodossa. Patrocinato dalla Fiera del Levante ha conosciuto una ventina di edizioni, oggi purtroppo non più pubblicate. Era uno strumento di conoscenza delle culture che, come è noto, è così fondamentale per l’amicizia e la reciproca comprensione tra i popoli della Terra.     

  Come gestisce il bilanciamento tra il suo lavoro come giornalista pubblicista e la sua attività accademica e culturale? 

Anche per questo ambito prevale l’unità: per me essere docente, guida turistica e giornalista è la stessa cosa. Parlo all’uomo d’oggi, nei suoi vari contesti, della bellezza della spiritualità, dell’arte e della profondità della storia plurisecolare delle civiltà mediterranee. Come pubblicista oltre ai miei undici libri e varie centinaia di articoli ho condotto per tre anni una trasmissione sul Vangelo domenicale con SE Mons. Francesco Cacucci, allora Arcivescovo di Bari, come pure l’ormai mia 15 edizione del commento maratona del bellissimo Corteo storico di San Nicola, che ogni 8 maggio ricorda e racconta la traslazione delle ossa del santo di Mira dalla cittadina dell’allora Asia minore a Bari nel lontano 1087. Varie sono state state anche le dirette e gli articoli delle visite papali nella nostra regione e i molti eventi ecclesiastici pugliesi e baresi in particolare.  

Qual è il progetto “San Nicola nel Mondo” della Fondazione Nikolaos e quali sono i suoi obiettivi principali? 

I progetti sono tanti, ma il più impegnativo, almeno per me, è quello di individuare, mappare e catalogare le oltre 6000 chiese presenti in Europa dedicate a San Nicola di Bari. Creare una rete unitaria è veramente una impresa di non poco conto. Siamo però a un buon punto ma il lavoro è ancora tanto da fare. Con l’aiuto di san Nicola cercherò di portarlo a un grado di compimento il più alto possibile nell’arco dei prossimi anni. Profitto a tal proposito per ringraziare il Presidente e l’intero staff della Fondazione Nikolaos che mi ha affidato vari anni fa questo delicato e importante ufficio.  

  

Ha avuto esperienze significative durante le sue oltre 1500 conferenze? C’è una conferenza che ricorda con particolare affetto o che abbia avuto un impatto significativo sul pubblico? 

Io ho cominciato a parlare in pubblico fin dal lontano 1994, giusto trent’anni fa. E tutte le conferenze sono state, almeno per me, significative. Sembrerà strano ma i primi 5 minuti sono per me ancora oggi difficili: parlare in pubblico non è facile, e l’emozione è sempre come quella della cosiddetta “prima volta”.  Poi, però, passa tutto e la parte che più preferisco sono le domande finali del pubblico e le chiacchierate post conferenza, anche via mail o messaggi telefonici. Per me fare conferenze pubbliche, oggi sui social, come Yuotube o Tiktok, è un servizio.   

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