MIKELESS, nome d’arte di Michael Fortunati (classe 1983), è un artista e cantautore italiano con un percorso unico e sfaccettato. Nato come chitarrista rock-psichedelico, Mikeless ha sperimentato il cantautorato e l’arte di strada fino a definirsi oggi un “cantalooper,” artista che mescola musica dal vivo e loopstation per creare composizioni originali. Dopo due anni di studi alla scuola “Tampa Lirica” di Piacenza con l’insegnante Ettore Quaglia, ha proseguito come autodidatta, trovando nella loopstation la chiave per esprimere la propria identità musicale come solista. La sua svolta cantautorale arriva nel 2011 con l’uscita del primo disco autoprodotto, Mikeless. Nel 2015 inizia una collaborazione significativa con Melody Castellari (Taitu’ Music), che porta alla pubblicazione del disco Il Maniaco e del videoclip del brano Una lunga settimana. La partnership con Alkatraz Management nel 2018 segna un’ulteriore evoluzione con l’EP L’onda, in cui Mikeless sperimenta nuovi filoni musicali, questa volta con una band. Nello stesso anno vince il primo premio al concorso nazionale “Culturalmente Indiependente” a Bergamo, affermandosi come uno dei cantautori emergenti da seguire. Nel 2019 amplia il suo raggio d’azione attraverso collaborazioni con artisti di diversa provenienza, tra cui il rapper torinese Morrywood, l’attore Giovanni Rosa, e gli scrittori Barbara Garlaschelli e Gianluca Lanceri. Durante la pandemia del 2020, pubblica il singolo Caduta dentro un no, in collaborazione con Barbara Garlaschelli, un brano ispirato all’omonimo racconto della scrittrice. Il 2021 è l’anno di un progetto speciale con il pittore Giordano Floriancig, per cui Mikeless crea due brani musicali da associare a due opere esposte in mostra, oltre alla collaborazione con Visory Record Swiss per il lancio del progetto rock-rap-pop Selekim, cui appartengono i singoli Selekim e Nuvole (2022). A inizio 2022 pubblica il suo primo album strumentale, Galaxy Dust, una fusione di elettronica e chitarra, sotto l’etichetta Level49. Oggi, Mikeless continua il suo percorso con nuove sperimentazioni e progetti solisti, tra cui l’uscita del prossimo progetto Selekim in collaborazione con il regista piacentino Enrico Riscassi per un nuovo videoclip, confermando la sua poliedricità e capacità di innovarsi.
Come è nato il tuo soprannome “Mikeless” e cosa significa per te definirti un “cantalooper”?
Sai, mi ‘suonava bene’…ed aveva un significato doppio, con mic e senza Mike. Cantalooper perché la loopstation fa parte del mio stile solista ormai da tempo e quindi sono…un cantautore con loopstation.
Qual è stato il momento in cui hai deciso di lasciare le band e intraprendere un percorso solista? Che ruolo ha avuto la loopstation in questa trasformazione?
Non ho mai davvero lasciato l’esperienza band, ma mi sono focalizzato su me stesso anche per evitare quei problemi che nascono dalla difficile gestione di più teste che abbiano lo stesso intento. La loopstation è stata fondamentale per essere quasi una band solitaria.
Il tuo percorso è passato dal rock-psichedelico al cantautorato e ora include influenze elettroniche e rap. Come descriveresti l’evoluzione del tuo stile musicale nel corso degli anni?
La musica per me ha un sacco di sfaccettature, e mi piace tutto quello che è fatto bene e con passione, al di là del genere. Sono tutte influenze in cui ho esplorato e da cui sono affascinato.
Nel 2011 hai autoprodotto il tuo primo disco, “Mikeless”. Guardando indietro, quali sono state le sfide e le soddisfazioni principali di questa prima esperienza?
Il lanciarmi da solo, senza troppa paura di sbagliare, il riuscire a mettere ordine in tutte le prime idee musicali da solista che avevo, riuscendo ad avere anche un suono non troppo acerbo ed inesperto, e facendo intuire già uno stile, una mano ed un intento.
Hai collaborato con artisti di varia estrazione, come scrittori, attori, pittori e rapper. Cosa ti spinge a esplorare queste collaborazioni interdisciplinari, e come arricchiscono il tuo processo creativo?
In realtà, sono sempre stato molto curioso…tanto verso l’arte, ma anche verso la scienza e la fantascienza! Mi hanno sempre affascinato e stimolato gli artisti in generale, che creavano capolavori, opere capaci si farti viaggiare…e ho sempre voluto condividere queste emozioni con gli altri a cui piacevano ed imparare da loro.
Nel 2018 hai vinto il primo premio al concorso “Culturalmente Indiependente”. Quanto è stato importante questo riconoscimento per te, sia personalmente che artisticamente?
E’ stato importante perché non ho mai avuto tante ‘conferme’ come queste. Certo non ho mai fatto tanti concorsi, un pò per paura del giudizio forse e un pò perché l’idea di dover passare per una giuria, sembra sempre un pò contro natura per un artista.
Durante la pandemia, hai pubblicato un singolo legato al libro di Barbara Garlaschelli. Come hai vissuto il periodo di isolamento e in che modo ha influenzato la tua musica?
Appena prima della pandemia, stavo andando alla grande e mi mantenevo solo suonando, quindi quando si è fermato tutto, è stata dura…ma, come tanti, ho tenuto duro e ho provato a rimanere a galla, aggrappato ai live in streaming…ho scritto anche tanto. E poi ho avuto questa idea di creare un personaggio “digitale”, con cui rapportarmi alla nuova realtà, e con cui tirare fuori dal cassetto tutti quei brani un pò più rap, che sognavo di prendere in mano seriamente.
Hai recentemente pubblicato un album interamente strumentale, “Galaxy Dust”. Cosa ti ha ispirato a sperimentare con un progetto solo di musica elettronica e chitarre?
Era un ‘bisogno’, una voglia di soddisfare anche un altra parte di me, forse quella più ancestrale…le primissime cose che facevo da solista in effetti, erano strumentali trip hop ed elettro…dove si sentiva bene la passione per Massive Attack, Radiohead o Dj Shadow. Quindi è un ritorno alle origini, con la maturità di adesso. Era un mio desiderio creare un live con una proiezione, e sono contento di averlo realizzato, sfruttando un mese del 2022 in cui ero bloccato con la schiena e quindi allettato. Ora, sono prossimo alla terza data per questo progetto, dove ho rimontato e appunto musicato “Baraka”, documentario del 1993.
Ci puoi raccontare qualcosa di più sul progetto “Selekim”? Cosa vuoi trasmettere con questo nuovo mix di rock, rap e pop?
“Selekim” è proprio il personaggio digitale di cui ti parlavo prima. È il mio B-side project, quello con cui tirare fuori una parte un pò più “sincera e ribelle”, un pò più dark rispetto al cantautore Mikeless…da qui il nome…il contrario di Mikeless è Selekim.
Stai collaborando con il regista Enrico Riscassi per un videoclip. Come nasce la tua visione visiva per i tuoi brani, e quanto è importante per te creare un’immagine forte che accompagni la tua musica?
Con il bravissimo “Riska”, mio amico da 20 anni, abbiamo lavorato proprio al video di “Slowmotion” , il primo singolo di Selekim. Avevamo già collaborato per altri lavori e condividiamo un certo tipo di gusto “visivo”. Proprio perché nasceva come personaggio che voleva essere solo “digitale”, pensavo di dare buona importanza all’immagine e al video. Ho sempre avuto una grande passione pee i video, sono un figlio di Mtv, anni 90, 2000…e quindi videoclip su videoclip!
Quali artisti o esperienze hanno maggiormente influenzato il tuo percorso, dal rock alla musica elettronica fino al cantautorato?
Mi piace sempre dire che a ragazzino avevo questi dischi, e se ascolti un pò della mia musica, si sentono proprio le influenze. The Wall – Pink Floyd, The Blues Brothers, Dangerous – M.Jackson, Best of – The Manatthan Transfer, Jimi Hendrix Experience, Alex Britti – It.pop. Poi crescendo, sono arrivate tante band preferite tra cui Radiohead, Tool, Pantera, Massive Attack, Cinematic Orchestra, Prodigy, Aphex Twin, Rage against the machine, Limp Biskit, Faith no more etc etc e tra gli italiani, ho sempre avuto un debole per Roberto Angelini!
Guardando al futuro, hai già in mente nuovi progetti o sperimentazioni? In quale direzione pensi che si evolverà il tuo percorso artistico?
Ho attivato diverse collaborazioni in questi ultimi 2 anni. Abbiamo eseguito dal vivo 4 volte questo spettacolo teatrale sperimentale in trio con Matteo Fralli (pittore) e Giovanni Rosa (attore) dal titolo “Un concerto di meno in osteria”. Recentemente ho iniziato a collaborare con Marco Molaschi (mago-attore) e Valerio Airò (attore-comico), come creatore di contenuti audio per i loro video. Ed infine, da ottobre 2024 ho iniziato a collaborare con Mauro Mozzani (Cirque de Soleil-Manicomics) come spalla musicale in scena con lui nel suo “Bianco silenzio”. Quindi nel futuro, vedo sempre più musica nella mia vita, che è quello che ho sempre desiderato…