🇮🇹 Mi chiamo OLGA VENOSA, fondatrice e presidentessa di We Are Stronger, un’organizzazione di beneficenza Fondata nel 2017 in Inghilterra e Galles e nel 2019 in Italia con l’obiettivo di prevenire il bullismo e aiutare chi ha subito abusi fisici, verbali o molestie. Il mio impegno in questo campo nasce dalla mia personale esperienza di vittima di abusi sessuali e violenze per oltre dieci anni, fin dall’infanzia. Durante quegli anni difficili, lo studio e lo sport sono stati la mia fuga e la mia consolazione. Tuttavia, gli abusi hanno lasciato cicatrici profonde, creandomi una costante sensazione di paura, ansia e vergogna. Mi sentivo sola e vulnerabile, e questa vulnerabilità ha caratterizzato la mia adolescenza, rendendomi una facile preda per il bullismo e l’esclusione sociale. Ho sperimentato direttamente gli effetti devastanti che gli abusi possono avere su un individuo durante gli anni formativi. Il bullismo ha esacerbato i miei problemi, portandomi ad affrontare ansia, disordini alimentari, bulimia, depressione e pensieri suicidi. Per anni ho lottato con l’autostima e la volontà di prendere cura di me stessa, abbandonando persino gli sport, che erano la mia passione. Il percorso verso la guarigione è stato lungo e difficile. Ho imparato che non era colpa mia e che non dovevo vergognarmi di ciò che mi era accaduto. Una delle decisioni più difficili e importanti è stata parlare apertamente con la mia famiglia della mia esperienza. Nonostante inizialmente ci sia stato rifiuto e difficoltà nel confrontarsi con la realtà, ho ricevuto il supporto necessario da uno psicoterapeuta e da un nutrizionista per affrontare il mio disordine alimentare. Questo percorso mi ha portato a immergermi nello studio della psicologia, della neuro scienza, della meditazione, dello yoga e della danza, che sono diventate parte integrante della mia guarigione e del mio benessere. Oggi mi dedico pienamente a We Are Stronger, utilizzando la mia esperienza per ispirare e sostenere altre vittime di abusi. Sono convinta che con sincerità e apertura possiamo creare un ambiente in cui le vittime si sentano sicure nel cercare il supporto di cui hanno bisogno. Il mio obiettivo è rendere il mondo un posto migliore, uno dove ogni individuo possa sentirsi al sicuro e rispettato. Il mio viaggio dimostra che con determinazione, lavoro duro e supporto, è possibile superare le sfide più difficili e costruire un futuro migliore. Olga è anche autrice di due libri per ragazzi, il primo “La gentilezza è alla porta” per combattere bullismo e disordine alimentare in giovane età, il secondo “A cavallo della gentilezza” per sensibilizzare sul bullismo e disabilità. Uniamo le forze per un futuro più luminoso e compassionevole per tutti! La gentilezza, l’amore e il rispetto sono la chiave di tutto.
🏴 My name is OLGA VENOSA, founder and CEO of We Are Stronger Charity, organisation that I have founded in 2017 in England and Wales and in 2019 in Italy with the aim of preventing bullying and helping those who have suffered physical or verbal abuse of any kind. My commitment to this field comes from my personal experience of being a victim of sexual abuse and violence for over ten years since childhood. During those difficult years, study and sport were my escape and my consolation. However, the abuse left deep scars, creating a constant feeling of fear, anxiety, and shame. I felt alone and vulnerable, and this vulnerability characterised my adolescence, making me an easy prey for bullying and social exclusion. I experienced first-hand the devastating effects that abuse can have on an individual during my formative years. Bullying exacerbated my problems, leading me to deal with anxiety, eating disorders, bulimia, depression, and suicidal thoughts. For years, I struggled with self-esteem and the will to take care of myself, even giving up my passion for sports. The road to recovery was long and difficult. I learned that it wasn’t my fault and that I shouldn’t be ashamed of what happened to me. One of the hardest and most important decisions was talking openly with my family about my experience. Although there was initial denial and difficulty in facing reality, I received the support I needed from a psychotherapist and a nutritionist to address my eating disorder. This journey led me to immerse myself in the study of psychology, neuroscience, meditation, yoga, and dance, which have become integral to my recovery and well-being. Today, I am fully dedicated to We Are Stronger, using my experience to inspire and support other survivors of abuse. I believe that with honesty and openness, we can create an environment where survivors feel safe to seek the support they need. My goal is to make the world a better place, one where every individual can feel safe and respected. My journey shows that with determination, hard work and support, it is possible to overcome the most difficult challenges and build a better future. Olga is also the author of two children’s books, the first one “Kindness is all around” to fight bullying and eating disorders at a young age, the second one “Riding kindness” to raise awareness about bullying and disabilities. Let’s join forces for a brighter and more compassionate future for all! Kindness, love, and respect are the key to everything.
🇮🇹 Raccontaci della tua esperienza, cosa ti ha spinto a fondare We Are Stronger, dei tuoi libri e del tuo impegno quotidiano alla lotta conto gli abusi e il bullismo.
Ho subito abusi sessuali dall’età di sei mesi fino ai dieci anni, quasi ogni giorno, da parte del mio vicino di casa con il coinvolgimento della moglie. Questo ha avuto conseguenze devastanti sulla mia struttura psicologica, rendendomi vulnerabile al bullismo durante l’infanzia. Durante l’adolescenza ho sviluppato bulimia, ma oggi, grazie a un intenso percorso di crescita personale, ho superato molte difficoltà. Da 17 anni vivo a Londra, dove lavoro nel settore degli investimenti e nel 2017 ho fondato “We are Stronger Charity” un organizzazione di volontariato di supporto in Inghilterra, Galles e in Italia, dove svolgiamo le stesse attività, ma sviluppate in base alle differenze culturali. Il mio obiettivo principale è offrire sostegno e aiuto agli altri, perché non desidero che nessuno debba attraversare ciò che ho vissuto io. Nonostante la mia serenità attuale, sono stati anni estremamente difficili, difficili da descrivere a parole. Riguardo alle sfide più grandi che ho affrontato, posso dire che il più grande ostacolo è stato il crescere credendo che ciò che era sbagliato fosse giusto e che quindi io fossi sbagliata. Questa è anche la tragica realtà delle vittime di violenza infantile, che spesso si sentono sporche e sbagliate, indotte a credere di non essere degne di amore o rispetto. Nel mio caso, questo si collega anche alla mancanza di supporto familiare, in quanto quando ho confidato in mia madre a 16 anni e mezzo, lei mi ha rifiutato e ha agito in modo da farmi sentire ancora più colpevole. Questo mi ha portato a riflettere profondamente sulle dinamiche di supporto familiare nelle situazioni di violenza. Troppo spesso le madri rifiutano di vedere la realtà per paura o disperazione, il che perpetua ulteriormente gli abusi sui loro figli. Questo tipo di mancanza di supporto è devastante per le vittime di violenza, poiché insegna loro a non valere nulla e a credere che il resto del mondo sia più importante di loro stessi. Questo impatta negativamente su tutte le sfere della loro vita, comprese le relazioni personali e professionali. Per questo motivo ho fondato “We are Stronger ODV”: per educare e sensibilizzare già dai primi anni di vita, nelle scuole e tra i genitori, insegnando loro l’importanza di riferire qualsiasi forma di maltrattamento. Vogliamo creare una cultura in cui i bambini possano fidarsi degli adulti che li circondano e sentire di poter esprimere i loro dubbi senza timore. Gli insegnanti, in particolare, svolgono un ruolo cruciale come modelli positivi quando a casa manca un esempio positivo. Questa è la mia missione: offrire supporto e educazione per prevenire lo stesso trauma che ho vissuto e migliorare le vite dei bambini e delle famiglie che incontriamo. Lo sport e lo studio sono stati fondamentali per me. A dieci anni, ho trovato la mia via d’uscita da sola, sapendo che mia madre non mi avrebbe mai supportato positivamente. Con mio padre, non avevo un rapporto stretto perché avevo associato gli uomini a qualcosa di nocivo per me, quindi mi sono allontanata da lui. Ho trovato la mia strategia: chiudermi in camera appena tornavo da scuola, studiare fino a tarda notte così il vicino non poteva avere alcun accesso a me, perché sapevo che a mia madre importava il mio successo scolastico. Questo è diventato il mio rituale quotidiano fino alle superiori. Durante l’adolescenza, la paranoia ha iniziato a prendere piede. Mi chiedevo se tutti sapessero cosa mi era successo e se avrebbero giudicato. Nonostante tutto, lo sport è stato un salvagente. Eccellevo in tutte le discipline individuali. Nella pallavolo, per esempio che è uno sport di gruppo, non mi sentivo a mio agio, non tanto per l’altezza ma per il senso di appartenenza al gruppo, cosa che mi mancava in altri contesti. La danza e l’equitazione hanno continuato a darmi stabilità emotiva anche durante gli anni universitari. Viaggiare con Erasmus a 24 anni mi ha aiutato a distaccarmi da un ambiente tossico. La danza e il movimento mi hanno dato un rifugio sicuro e hanno innescato la produzione di ormoni positivi, migliorando il mio equilibrio emotivo. Nonostante tutto, mia madre non ha mai reagito positivamente alla mia situazione, mentre mio padre, dopo aver saputo, ha cercato di proteggermi. Ho fatto molta terapia e ho trovato sostegno anche in mio fratello e mio padre. La psicoterapia è stata fondamentale nel gestire il trauma e nel darmi gli strumenti per affrontare le mie sfide quotidiane. La nutrizionista è stata cruciale nel superare la bulimia, insegnandomi ad amare il cibo senza sensi di colpa. Il suo approccio umano e il supporto emotivo sono stati determinanti per il mio recupero. Il mio percorso di guarigione è stato un viaggio verso l’accettazione di me stessa e il rifiuto della mentalità di “non sei abbastanza”. Ho imparato che l’ascolto del corpo, la mindfulness e la meditazione sono strumenti potenti per mantenere l’equilibrio mentale e fisico. Ogni persona ha la propria chiave per il benessere, e la terapia è uno strumento essenziale per trovarla. L’esperienza mi ha insegnato che non possiamo cambiare gli altri, ma possiamo cambiare noi stessi per il nostro bene. Ho deciso di distaccarmi da una famiglia disfunzionale per proteggere la mia salute mentale, creando un legame più sano con mio padre. Il supporto degli specialisti è stato cruciale nel mio percorso di guarigione, dimostrando che il vero cambiamento inizia da dentro. Questa consapevolezza mi guida anche nel lavoro con “We are Stronger”, dove educare e sensibilizzare sono fondamentali per prevenire il trauma e offrire sostegno a chi ne ha bisogno. Allora, è stato un percorso naturale per me avvicinarmi prima con la lettura, un po’ di coaching diciamo, e poi sempre più approfonditamente perché parte della mia personalità ama capire il tecnico. Ho trovato il coaching troppo generico e superficiale, soprattutto per una persona con un trauma come il mio. Ho cominciato ad esplorare la psicologia per capire il comportamento umano. Questo è stato parallelo all’approfondimento nello yoga, nella meditazione e poi nelle neuroscienze dove ho trovato maggior comprensione del trauma e dinamiche legate ad esso, studiando il funzionamento del cervello e la sua interrelazione con la biologia. È fondamentale perché entrambi spiegano come ciò che pensiamo, mangiamo e facciamo influenzi profondamente il nostro corpo. Per esempio, mangiare caramelle, cioccolata, fritture porta a squilibri ormonali che possono contribuire alla depressione. Il concetto in inglese di “Chasing the Tales” descrive bene questo ciclo di depressione che porta a cercare sostanze non salutari, che a loro volta perpetuano lo stato di salute corporea non ottimale. Le neuroscienze mi hanno spiegato come ciò che faccio nel mio corpo influenzi direttamente il mio stato emotivo e fisico e viceversa. Ho imparato a chiedermi come posso aumentare i livelli di serotonina, ossitocina, ecc., sia attraverso l’alimentazione che con l’attività fisica o altre pratiche. Ho sperimentato personalmente eliminando il caffè, che aggravava la mia ansia, e ho iniziato a bere tisane fatte con erbe che aiutano a produrre gli ormoni positivi come la serotonina. Ho imparato queste cose con un po’ di ricerca e frequentando negozi specializzati a Londra, dove mi hanno insegnato anche come preparare le tisane con erbe pure e fiori. Oltre all’alimentazione, ho approfondito la meditazione, lo yoga e la mindfulness. Leggendo di più sulle neuroscienze, ho capito meglio perché certi eventi del passato continuano ad influenzarmi. Ho iniziato a interessarmi anche alla pedagogia e alla neuroscienza infantile, cercando di comprendere come certi modelli comportamentali si trasmettano attraverso le generazioni. Ho visto come esperienze traumatiche in gioventù possano influenzare la formazione di strutture non salutari nella mente, che possono portare a cicli di violenza e relazioni disfunzionali. In sintesi, ho imparato che interrompere questi schemi è fondamentale per non ripetere i medesimi errori. Le neuroscienze mi hanno aiutato a capire il perché di comportamenti passati e come posso intervenire attivamente per migliorare la mia salute mentale e fisica. È fondamentale essere trasparenti sulla mia storia. All’inizio dell’associazione, non ero pubblica; l’ho resa visibile su We are Stronger, dichiarando solo di aver avuto un’infanzia difficile. All’epoca, una psicoterapeuta italiana mi consigliò di non rivelarlo, dicendo che gli uomini non avrebbero voluto stare con me e che la gente mi avrebbe guardato in modo strano. Questa mentalità italiana è molto diversa da quella estera, dove è incoraggiato condividere la propria esperienza per dimostrare che non si è soli e che esistono strumenti e comunità di supporto. È cruciale ricevere supporto per non sentirsi isolati e per il proprio riscatto e dignità. Esponendo la mia storia il prima possibile, ho scoperto che mi liberava e faceva capire agli altri. Finalmente ero me stessa, senza dover indossare maschere di sicuro un gran vantaggio in ogni tipo di relazione. Anche se in Italia c’è ancora resistenza provinciale, ho trovato supporto all’estero e, anche l’anno scorso a Bari, ho raccontato la mia storia, a differenza di come faccio in Inghilterra. Alcuni non hanno capito, accusandomi di auto-vittimizzazione, ma ho ribadito che è essenziale parlare per rompere il silenzio. È triste vedere che alcune mentalità rimangono arretrate, come ho sperimentato anche con familiari che mi hanno accusata su Facebook per paura di essere giudicati. l e che ho dovuto allontanare. Questo riflette una bassa maturità e consapevolezza culturale, che non mi interessa. Gli ostacoli sono sia mentali, con il bisogno di lottare contro se stessi e vecchi schemi, sia sociali, con la resistenza provinciale. Ho dovuto affrontare molte battaglie personali, ma l’associazione We are Stronger Charity mi ha dato un senso di missione e di appartenenza. Siamo impegnati a promuovere la gentilezza, la comprensione e il rispetto attraverso libri educativi per scuole elementari da me scritti in collaborazione con specialisti e che affrontano il bullismo e altre tematiche correlate come i disturbi alimentari nel libro “La gentilezza è alla porta” e il rispetto alla diversità e disabilità nel libro “A cavallo della gentilezza”. Collaboriamo con specialisti per sviluppare contenuti che educano e prevengono, adattandoci ai cambiamenti sociali e tecnologici. Il nostro impegno non è solo educativo, ma anche pratico, offrendo supporto legale e psicologico, organizzando eventi per sensibilizzare e raccogliere fondi. Il nostro messaggio è di chiedere aiuto senza vergogna, riportare le ingiustizie e focalizzarsi sulle persone e sulle risorse che ci supportano. In conclusione, la nostra missione è guidata dalla gentilezza, dal rispetto e dall’empatia, elementi fondamentali per una società più inclusiva e consapevole.
🏴 Tell us about your experience, what inspired you to found We Are Stronger, your books and your daily commitment to the fight against abuse and bullying.
I was sexually abused from the age of six months until I was ten, almost every day, by my neighbour with the involvement of his wife. This led to devastating consequences on my psychological structure, making me vulnerable to bullying during childhood. During adolescence I developed bulimia, but today, thanks to an intense journey of personal growth, I have overcome many difficulties. For 17 years I have lived in London, where I work in the investment sector and in 2017 I founded “We are Stronger Charity” a voluntary support organization in England, Wales, and Italy, where we carry out the same activities, but developed according to cultural differences. My main goal is to offer support and help to others, because I do not want anyone to go through what I went through. Despite my current serenity, they have been extremely difficult years, difficult to describe in words. Regarding the greatest challenges I have faced, I can say that the biggest obstacle was growing up believing that what was wrong was right and therefore that I was wrong. This is also the tragic reality of victims of child abuse, who often feel dirty and wrong, believing that they are not worthy of love or respect. In my case, this is also linked to the lack of family support, as when I confided in my mother at 16 and a half, she rejected me and acted in a way that made me feel even more guilty. This led me to reflect deeply on the dynamics of family support in situations of abuse. Too often mothers refuse to see reality out of fear or desperation, which further perpetuates the abuse of their children. This type of lack of support is devastating for victims of violence, as it teaches them that they are worthless and that the rest of the world is more important than themselves. This negatively impacts all spheres of their lives, including personal and professional relationships. For this reason I founded “We are Stronger Charity”: to educate and raise awareness from the earliest years of life, in schools and among parents, teaching them the importance of reporting any form of abuse. We want to create a culture where children can trust the adults around them and feel they can express their concerns without fear. Teachers, in particular, play a crucial role as positive role models when there is no positive example at home. This is my mission: to offer support and education to prevent the same trauma I experienced and improve the lives of the children and families we meet. Sports and studies have been fundamental to me. At ten years old, I found my way out alone, knowing that my mother would never support me positively. With my father, I didn’t have a close relationship because I associated men with something harmful to me, so I distanced myself from him. I found my strategy: locking myself in my room as soon as I got home from school, studying until late at night so the neighbour couldn’t have any access to me, because I knew my mother cared about my academic success. This became my daily ritual until high school. During my adolescence, paranoia began to take hold. I wondered if everyone knew what had happened to me and if they would judge. Despite everything, sport was a lifesaver. I excelled in all individual disciplines. In volleyball, for example, which is a team sport, I didn’t feel comfortable, not so much because of my height but because of the sense of belonging to the group, something I lacked in other contexts. Dance and horse riding continued to give me emotional stability even during my university years. Traveling with Erasmus at 24 helped me detach myself from a toxic environment. Dance and movement gave me a safe haven and triggered the production of positive hormones, improving my mental balance and wellbeing. Despite everything, my mother never reacted positively to my situation, while my father, after knowing, tried to protect me. I did a lot of therapy and also found support in my brother and father. Psychotherapy was essential in managing the trauma and giving me the tools to face my daily challenges. The nutritionist was crucial in overcoming bulimia, teaching me to love food without guilt. Her human approach and emotional support were crucial to my recovery. My healing journey was a journey towards self-acceptance and rejecting the “you are not enough” mentality. I learned that listening to the body, mindfulness and meditation are powerful tools to maintain mental and physical balance. Each person has their own key to well-being, and therapy is an essential tool to find it. Experience has taught me that we cannot change others, but we can change ourselves for our own good. I decided to separate myself from a dysfunctional family to protect my mental health, creating a healthier bond with my father. The support of specialists was crucial in my healing journey, demonstrating that real change starts from within. This awareness also guides me in my work with “We are Stronger”, where education and awareness are essential to prevent trauma and offer support to those who need it. So, it was a natural path for me to approach it first with reading, self-help, and coaching books, and then more and more in depth because part of my personality loves to understand the technical. I found coaching too generic and superficial, especially for a person with a trauma like mine. I began to explore psychology to understand human behaviour. This was parallel to my exploration of yoga, meditation, and then neuroscience, where I found greater understanding of trauma and the dynamics associated with it, studying how the brain works and its interrelationship with biology. It is fundamental because both explain how what we think, eat, and do profoundly affects our bodies. For example, eating candy, chocolate, and fried foods leads to hormonal imbalances that can contribute to depression. It’s like “chasing the tale” this cycle of depression that leads to seeking unhealthy substances, which in turn perpetuate the state of non-optimal physical health. Neuroscience explained to me how what I do in my body directly affects my emotional and physical state and vice versa. I learned to ask myself how I can increase levels of serotonin, oxytocin, etc., both through nutrition and physical activity or other practices. I personally experimented it by eliminating coffee, which aggravated my anxiety, and I started drinking herbal teas, made with herbs that help produce positive hormones such as serotonin. I learned these things with a bit of research and by going to specialized shops in London, where they also taught me how to prepare herbal teas with pure herbs and flowers. In addition to nutrition, I studied and practised meditation, yoga and mindfulness. By reading more about neuroscience, I better understood why certain events from the past continue to influence me. I also began to take an interest in pedagogy, child neuropsychology and neuroscience, trying to understand how certain behavioural patterns are transmitted through generations. I saw how traumatic experiences in youth can influence the formation of unhealthy structures in the mind, which can lead to cycles of violence and dysfunctional relationships. In short, I learned that breaking these patterns is essential to not repeat the same mistakes. Neuroscience has helped me understand the reasons for past behaviours and how I can actively intervene to improve my mental and physical health. It is essential to be transparent about my history. At the beginning of the charity, I was not public; when visible on We are Stronger, I used to declare only that I had a difficult childhood. At the time, an Italian psychotherapist advised me not to reveal my past, saying that men would not want to be with me and that people would look at me strangely. This Italian mentality is very different from the one you get abroad, where sharing one’s experience is encouraged to show that one is not alone and that there are tools and communities of support. It is crucial to receive support in order not to feel isolated and for one’s redemption and dignity. By exposing my story as soon as possible, I found that it freed me and made others understand. I was finally myself, without having to wear masks, which is certainly a great advantage in any type of relationship. Even though there is still provincial resistance in Italy, I found support abroad and, even last year in Bari, I told my story, unlike how I do in England. Some did not understand, accusing me of self-victimisation, but I reiterated that it is essential to speak out to break the silence. It is sad to see that some mentalities remain backwards, as I also experienced with family members who accused me on Facebook for fear of being judged, family members I had to detach from for my sanity. This reflects a low level of maturity and cultural awareness, which does no longer affect me. The obstacles are both mental, with the need to fight against oneself and old patterns, and social, with provincial resistance. I have had to face many personal battles, but We are Stronger Charity has given me a sense of mission and belonging. We are committed to promoting kindness, understanding and respect through educational books for primary schools that I have written in collaboration with specialists and that address bullying and other related issues such as eating disorders in the book “Kindness is all around” and respect for diversity and disability in the book “Riding kindness”. We collaborate with specialists to develop content that educates and prevents, adapting to social and technological changes. Our commitment is not only educational, but also practical, offering legal and psychological support, organising events to raise awareness and funds. Our message is to ask for help without shame, report injustices and focus on the people and resources that support us. In conclusion, our mission is guided by kindness, respect and empathy, fundamental elements for a more inclusive and aware society.