Pittrice, scrittrice, art curator. Artista poliedrica ed eclettica, il suo motto è: “La mia vita è una missione creativa!” Alla passione della tela, si aggiunge quella della scrittura. Da tempo collabora con varie testate giornalistiche anche nella recensione di artisti. Nel 2021 pubblica: “ I Sassi della Memoria” e nel 2022 presenta alla fiera del libro di Roma il testo: “Diario d’artista “ che di seguito verrà presentato in tante città italiane e alla sala stampa caduti di Nassirya del Senato della Repubblica. Ha esposto alla Biennale di Venezia 2013, Al Museo Diocesano di Mantova, alla Casa del Cinema di Roma, alla Galleria Angelica di Roma, al Palazzo delle Arti di Napoli, alla Galleria Le Dame di Londra, Palazzo Ducale di Genova, Palazzo Petrignani di Amelia, Museo Dostoevskij di San Pietroburgo, Museo dell’Est di Maykop Federazione Russa, Centro di scienza e cultura Russa di Roma, alla Galleria Timeless di Taormina -Ambasciata del Bahrain di Roma, in Belgio, in Polonia e Uzbekistan e tante altre città e Paesi. È ideatrice e organizzatrice di mostre di pittura, di progetti interculturali di letteratura e di arti visive. Modera e presenta varie manifestazioni culturali nelle massime Sale istituzionali di Roma come il Campidoglio e il Senato della Repubblica. Ha ricevuto vari premi e riconoscimenti da Enti Istituzionali ed accademici. Collabora con vari festival del Cinema, Moda e Spettacolo.
Qual è stato il momento che ha segnato l’inizio della tua missione creativa? C’è un evento o un’esperienza specifica che ti ha portata a vivere l’arte in questo modo?
Ho espresso il mio talento fin dall’infanzia. Il primo premio, ricordo che lo vinsi a 9 anni in un concorso scolastico. Ho sempre sentito molto forte l’istinto per la pittura e non ho mai avuto dubbi nella scelta di studio e strada artistica. Certamente nel corso della vita ho avuto altri segmenti o pause che mi hanno tenuta ferma dal dipingere, anche se la passione creativa l’ho espressa in molti modi: la scrittura, la poesia e anche l’organizzazione. Ritengo che tutto ciò che si pensa e poi si realizza è un miracolo creativo. Il flusso spesso arriva anche in situazioni dove tutto sembra essere fermo e perso. Percepisco molto le persone e i luoghi e questo mi dà modo di vedere “missioni creative” in sinergia con più linguaggi si creano meraviglie. Naturalmente la passione non basta, occorre anche tanta competenza.
Come riesci a bilanciare la pittura e la scrittura? Trovi che queste due passioni si influenzino a vicenda?
Per esprimerle entrambe, ci sono dei periodi che mi dedico separatamente a queste due espressioni che mi accompagnano da sempre. Scrivere e dipingere richiedono dimensioni impegnative. Sono viaggi che non hanno stazioni intermedie. Scrivo per immagini e riesco sempre a raffigurare i personaggi e le ambientazioni con facilità descrittiva perché ciò che scrivo, lo vedo già nitida in fotogrammi. Personalmente non posso fare a meno di nessuna delle due.
Tra tutte le esposizioni internazionali, c’è un luogo o un evento che ti è rimasto particolarmente nel cuore? Se sì, perché è stato così significativo per te?
Il mio viaggio artistico interiore ama per sua famelica curiosità assorbire culture, luoghi ed espressioni artistiche di altri Paesi. Tutti i viaggi intrapresi mi hanno lasciato dentro qualcosa. Tante amicizie sono nate tra l’arte che poi è la mia vita. Ricordo meraviglioso di Sanpietroburgo. Ho sempre amato la cultura russa, in particolar modo la letteratura. Affascinante anche il viaggio in Uzbekistan tra Tashkent e Kokand dove ho partecipato ad un festival internazionale tra 700 artisti provenienti da tutto il mondo. Di questo Paese mi è rimasta impressa la curiosità verso l’arte italiana di bambini e ragazzi. Giovani che sapevano molto della storia dell’arte italiana.
Cosa ti ha ispirata a scrivere “I Sassi della Memoria” e “Diario d’artista”? Quali messaggi volevi trasmettere con questi libri?
Il primo è autobiografico e nasce come tributo e testimonianza affettiva verso i miei genitori, ma vuole essere anche un ricordo da lasciare ai miei figli. Amo molto la storia a prescindere dai contesti epocali, geografici e politici. La storia è conoscenza oltre la cultura. Ti permette di collegare al passato i fatti odierni per capirne maggiormente il perché e forse anche il divenire. Senza conoscenza del passato possiamo mal argomentare ciò che succede oggi. Diario d’artista invece nasce proprio come un confessionale nel riporre tutto quello che motiva, scoraggia, incoraggia e vede l’artista. Come si organizza una mostra, quando nasce un’opera e il suo percorso. Insomma tutto quello, dove l’artista si racconta oltre l’opera e il catalogo.
Hai collaborato con diverse istituzioni e Paesi: quanto è importante per te l’aspetto interculturale dell’arte? Come riesci a integrare culture diverse nei tuoi progetti?
E’ importantissimo. Ho sempre concepito l’arte pittorica non come un’opera d’attaccare alla parete o da mettere in mostra per sentirmi dire mi piace o non mi piace, bensì un percorso di approfondimento storico nelle varie culture del mondo. L’arte è un cammino dove non si hanno confini. Perlomeno io la vivo così. Sono una spugna in cerca di acqua, poi che sia salata o dolce non importa. La scoperta e lo studio ne fanno parte e logicamente le persone con le quali interagisco
Quali sono i temi principali che affronti nelle tue opere pittoriche? Ci sono messaggi ricorrenti che desideri comunicare al pubblico?
L’universo femminile è la tematica che esprimo da sempre. Credo che la Donna raffiguri il principio del mondo. E’ uno scrigno di bellezza, sensualità, intelligenza, maternità e soprattutto di forza. Mi piace esprimerla attraverso i suoi stati d’animo. Le donne che raffiguro sono tutte dal tratto deciso e dallo sguardo fiero. Non sono mai vittime.
Come nasce una tua opera? Parti da un’idea precisa o lasci che sia l’ispirazione del momento a guidarti?
Nasce sempre da una visione, soprattutto notturna. Non dipingo la notte, ma in essa trovo l’ispirazione e spesso le visioni da dipingere. Le mie opere sono spesso accompagnate da una ricerca storica: una rivisitazione della grande bellezza, la storia di Amedeo Modigliani e Anna Achmatova, ultimamente sto dedicando dei ritratti alle grandi artiste del passato purtroppo poco considerate nel loro tempo come la scultrice francese Camille Claudel. Ci sono opere che nascono in poco tempo, altre più ragionate nella composizione.
Hai moderato e presentato eventi in sedi istituzionali importanti come il Senato e il Campidoglio: qual è stata l’esperienza più memorabile in questo contesto?
C’è sempre un po’ di emozione quando si toccano ambienti altamente istituzionali, ma poi credo che ci siano delle regole universali che vanno bene ovunque. Mi riferisco alla serietà, competenza e rispetto. Delle varie presentazioni e convegni mi toccano in particolar modo quelli con risvolto sociale e dai contenuti culturali accompagnati dalla verità e dall’aspetto profondo di come si affronta la tematica in oggetto. Detesto i convegni preconfezionati.
Quale credi sia il ruolo dell’artista oggi, in un mondo in costante cambiamento? Come pensi che l’arte possa contribuire alla società contemporanea?
In questa epoca dove tutti fanno tutto ho molte difficoltà a capire dove stanno gli artisti e cosa lasceranno ai posteri. Ammetto che sono ferma a due secoli fa, quando ancora esisteva il concetto di studio e una coscienza più profonda nell’essere artisti. Oggi vedo tutto molto effimero e spesso politicizzato. Per dare un contributo artistico alla società tramite l’arte, bisognerebbe che l’arte fosse presa più in considerazione dall’intera società e potrebbe essere una strada per consolidare artisti più consapevoli del loro valore.
Hai un sogno o un progetto artistico che vorresti realizzare nei prossimi anni? Se sì, quale sarebbe?
Più che un sogno da realizzare in primis, mi piacerebbe una società contaminata dall’arte. Includere più arte nelle scuole e negli ospedali. Sensibilizzare gli alunni all’arte, non solamente quella pittorica. L’arte è un balsamo per l’animo e sviluppa il senso critico. L’arte dovrebbe accompagnare ed essere conoscenza per tutti a prescindere dagli studi intrapresi per diventare medico o ingegnere. Nella storia dell’arte si sviluppa la storia del mondo. Gli ospedali dovrebbero essere posti dotati di spazi colorati e con quadri appesi. Sale per ascoltare musica dal vivo e perché no, anche luoghi per dipingere.
E infine descriviti in tre colori.
I tre che principalmente uso nelle mie opere : l’oro perché mi piace portare preziosità, il nero che segna la vita e l’abisso della mia anima, il rosso per tutta la passione e vigoria che esprimo verso la vita.