PAOLA TRATZI

PAOLA TRATZI

Sono nata il 29 settembre 1976, una data che richiama il titolo di una nostalgica canzone di Lucio Battisti. Cresciuta nell’hinterland milanese, con un legame profondo verso la terra di mio padre, la Sardegna, ho sempre portato con me l’influenza di due mondi tanto diversi quanto complementari. Fin da bambina ero una creativa, estremamente curiosa e attenta ai dettagli, desiderosa di lasciare la mia impronta in ogni attività. Ho frequentato il liceo artistico, dove ho appreso le basi del disegno, della sperimentazione e della creazione. Affascinata dalla storia dell’arte e dalla straordinaria ricchezza artistica italiana, sognavo di diventare restauratrice. Tuttavia, le vicende familiari non mi hanno permesso di trasferirmi a Firenze per studiare restauro, così ho deciso di partire per la Spagna. A Barcellona ho vissuto alcuni mesi incerti sul futuro, ma ho iniziato a lavorare, allestendo fiere e dedicandomi alla decorazione. Questi anni lontani da casa sono stati un periodo di sperimentazione e crescita, in cui ho coltivato la mia indipendenza. Ma il richiamo delle mie radici era forte: sono tornata in Italia, dividendomi tra la Lombardia e le estati trascorse in Sardegna, una terra che mi rigenera a livello ancestrale. Nonostante le molteplici esperienze lavorative, per anni ho avvertito un senso di inadeguatezza, come se ogni nuova occupazione mi allontanasse sempre più dalla mia vera essenza. Nel 2007 sono diventata madre, un evento che ha cambiato profondamente la mia vita. Mi sono dedicata alla famiglia, dipingendo quasi di nascosto, come se quella parte di me fosse da relegare al passato. Nel 2012 è nato il mio secondo figlio e, nel 2015, il mio matrimonio è giunto al termine. Gli anni successivi sono stati complessi: mi sono dedicata ai miei figli come unico genitore, cercando di ritrovare un equilibrio. Una voce interiore continuava a ripetermi: “Sei una creativa, hai sempre affrontato tutto con fantasia. Puoi farlo ancora. Usa il tuo talento.” Nel 2023, ho finalmente preso coraggio. Ho acquistato nuovo materiale per dipingere e ho lasciato che le mie mani guidassero il processo. I colori hanno iniziato a fluire spontaneamente, come se avessi sciolto un nodo che io stessa avevo tenuto legato per anni. Mi sono resa conto di aver bloccato la mia espressione artistica, auto-sabotandomi. Da quel momento, ho intrapreso un percorso creativo che spazia dall’astratto all’espressivo. Alcuni lavori strizzano l’occhio alla street art, e ho deciso di firmarli come Mysoul_Art_Colors, un nome che rappresenta la mia anima, la mia arte e i miei colori. Oggi le mie opere trattano principalmente tematiche legate al mondo femminile: sono narrazioni visive rivolte alle donne, pensate per creare connessioni e riflessioni. Una delle mie creazioni più significative è “Io e te”, un’opera sul tema della dipendenza affettiva. Qui, la protagonista si rivolge a sé stessa, affermando: “Io torno a prendermi me stessa e riparto da me.” Il dipinto raffigura una donna nel presente, accompagnata dalla sua anima del passato e dal suo volto del futuro, simbolo di rinascita e cura di sé. Nel 2025, ho reso omaggio al film di Özpetek “Diamanti” con una tela ispirata alla cooperazione femminile e alla forza delle connessioni tra donne. Le mie opere non vogliono essere semplici decorazioni né dimostrare talento tecnico: ogni tela è una narrazione, un punto di partenza per spunti di riflessione sulla realtà. L’arte, per me, è uno strumento per stimolare il pensiero, dare voce alle molteplici versioni di donna che sono e che incontro. Con Mysoul_Art_Colors, esprimo la mia anima attraverso l’arte e i colori, convinta che ogni pennellata possa raccontare una storia e creare un dialogo con chi osserva.

Quando è iniziato il tuo percorso artistico?

Il mio percorso artistico era semplicemente privato, ho sempre dipinto e disegnato ovunque, ho restaurato e decorato mobili, creato decorazioni per eventi fieristici, suggestioni visive nel verde. Ma non mi sfiorava l’idea che potesse essere riconosciuto all’esterno come un lavoro di valore. Dal 2023 ho iniziato a vendere le mie opere.

Cosa significa per te il legame con la Sardegna? Come questa terra ti influenza, sia a livello personale che artistico?

La Sardegna per me rappresenta la forza, le mie radici autentiche, la resilienza del femminile. E’ la terra dei ricordi d’infanzia, del tempo a contatto con la natura. Il tempo in   Sardegna si trasforma, diventa più lento in sincrono con il vento e il mare. La stessa routine che cerco per dipingere, che mi permette di staccarmi dalla realtà e portarmi nel mondo dell’immaginario.

Qual è stato il momento preciso in cui hai capito che dovevi tornare a dipingere? Puoi raccontare cosa ti ha portato a rompere i blocchi che avevi imposto sulla tua arte?

Ho capito che dovevo tornare a dipingere una mattina d’autunno, spinta da mia figlia che insisteva da un po’, ho ritratto una donna con il viso nascosto da fiori, mi sono   stupita dell’intensità che trasmetteva, da li non mi sono più fermata, ero un fiume in piena. Come se avessi dentro tante cose da dire e avessi taciuto tutta la vita.

Cosa rappresenta per te il nome Mysoul_Art_Colors? Ha un significato simbolico più profondo legato al tuo percorso?

Il nome mysoulartcolors nasce dalla necessità di far comprendere che la mia arte viene dall’anima, volevo fosse chiaro che questa entità che esce sulle tele proviene dal   profondo. In un certo senso mi distacco dal mio nome e cognome per essere la mia versione più autentica. Paola è la donna concreta che intorno a me vedono le persone,   quella che cresce 2 figli da sola, che sa essere pratica. Voglio firmare le mie opere con la versione di me più ancestrale, mysoul è strega, poetessa, danzatrice di sogni, libera di  esprimersi e senza schemi. La mia firma rappresenta la mia libertà artistica.

Parlaci dell’opera “Io e te”: cosa ti ha ispirata a creare un pezzo così personale?  Come hai deciso di rappresentare il tema della dipendenza affettiva?

Ho trattato il tema della dipendenza affettiva perchè ne ho sofferto in prima persona in passato, questa tela nasce dopo aver conosciuto una donna che mi ha raccontato la   sua storia di dipendenza affettiva ed esserne uscita. Io e te è un tatuaggio che lei ha sul braccio, rappresenta un monito che ha voluto imprimersi sulla pelle dopo aver fatto   terapia per anni. E’ una dipendenza subdola e difficile da riconoscere soprattutto su se stessi. Io e te parla a queste donne, porta un messaggio di speranza, mostra quello che è la donna nel momento in cui rinuncia a se stessa ma mostra anche come si possa uscire   facendo un lavoro su se stesse e sulla propria autostima.

Quali sono le tematiche femminili che senti più urgenti da raccontare attraverso l’arte? E cosa speri che le donne provino osservando le tue opere?

Le tematiche che affronterò sono quelle legate alla rinascita femminile, in campo lavorativo, la cooperazione tra donne che diventa forza autentica, la forza mascherata dalle   fragilità che ci attribuisce il sistema. La voglia di rivalsa delle nostre unicità come nell’opera LET IT BE, ho rappresentato il momento in cui la donna si libera da schemi imposti   e viene allo scoperto mostrando il suo volto, in parte (perchè rimane libera di far vedere ciò che vuole). Affronterò il tema dell’emotività femminile che non significa debolezza. Nella tela “piccolo cuore” una ragazza tiene il suo cuore in mano a simboleggiare quanto lo abbia portato   all’esterno, ma allo stesso tempo torna a prendersene cura.

Come definiresti il tuo stile artistico? Quali influenze o esperienze hanno contribuito a definirlo?

Spero che le donne si possano riconoscere nelle mie opere e possano trarne forza per raggiungere i loro obiettivi. 

Qual è stata la reazione più significativa o sorprendente che hai ricevuto da qualcuno che ha osservato una tua opera? Ti ha fatto vedere il tuo lavoro sotto una luce diversa?

A dicembre una donna brasiliana mi ha scritto che si ritrovava nei volti da me dipinti, in particolare aveva riconosciuto sè stessa in una tela e si era commossa. Mi ha raccontato la sua storia e la sua rinascita emotiva, il titolo di quest’opera è una parola presente anche all’interno della tela ” AMATI” rappresenta un volto di profilo che esce da una coltre di vegetazione e va verso una nuova se. L’opera è stata venduta e si trova in Francia, nonostante questo ho instaurato un rapporto di amicizia con questa donna che mi segue con affetto dal Brasile e si rivede nei volti   femminili che dipingo.

C’è un artista, un’opera o un movimento artistico che ti ha particolarmente ispirata nel corso degli anni? Se sì, come questa influenza si riflette nel tuo lavoro?

Le artiste che mi ispirano sono Alda Merini con le sue poesie, Frida Khalo con le sue suggestioni, Nazim Hikmet, Tamara de Lempicka artista innovativa e straordinaria.

Come affronti il processo creativo quando lavori su una nuova tela?
Parti da un’idea precisa o lasci che il tuo istinto ti guidi completamente?

Il processo creativo ancora oggi per me è una scoperta, la tela bianca spesso mi crea un senso di vuoto difficile da gestire, inizio raccogliendo intorno a me silenzio e lasciando fare all’istinto, come se tirassi fuori dalla tela una sensazione che ha bisogno di essere definita. Da li avviene una trasformazione, inizio a vedere cosa o chi voglio liberare e dipingo. Ho creato opere che sono state per me una sorpresa fino alla fine, come se mysoul riuscisse a staccarsi da Paola per entrare a essere solo quelle mani che usano spatole e colori, una emozione intensa che non so come spiegare. Questo credo sia fare arte, esprimere liberamente una parte di sè, non è necessario mostrare un talento, quanto avere una predisposizione a staccarsi dal se razionale per entrare nell’irrazionale.

Hai un sogno o un progetto specifico per il futuro della tua carriera artistica? Ad esempio, mostre, collaborazioni o tematiche che vorresti esplorare di più?

Il mio unico progetto consiste nell’esplorazione di temi che non ho ancora trattato e nella volontà di portare il mio messaggio. Ho partecipato a 3 collettive durante il 2024 , a   Firenze, Milano con Artaporter  una piattaforma che porta l’arte a contatto con il pubblico. Ho esposto in Puglia all’evento “Mediterraneo” di Giovinazzo a cura di Art M Gallery, con la storica dell’arte e curatrice Antonella Merra.  Credo di partecipare ai prossimi eventi nel 2025 in fase di progettazione. Sto approntando il mio nuovo spazio di lavoro per iniziare a lavorare su tele grandi, mi concentrerò sullo sguardo delle donne, che vorrei diventasse parte della mia firma. Un dettaglio di riconoscibilità. 

Descriviti in tre colori.

Il colore che più mi rappresenta, è assolutamente il turchese in tutte le sue infinite declinazioni, l’azzurro del cielo, del mare, il colore del vento per come lo immagina mysoul è di un turchese infinito. Il colore del mio mare mi ha acceso gli occhi e in ogni opera la mia anima va a cercarlo. E poi il rosso che per me rappresenta la determinazione, la volontà, la vita, è presente nelle mie “donne”, rosso è spesso il tocco conclusivo. La decisione dell’esserci. Altro colore che uso è il nero, fondamentale per mettere un confine, per segnare o identificare qualcosa di netto. Non amo particolarmente definirlo colore ma ha la sua funzione narrativa. 

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