PRALINE COSMICHE

PRALINE COSMICHE

Praline Cosmiche è uno street artist che ha coltivato sin dall’infanzia una profonda passione per il disegno e i graffiti. Fortemente influenzato dalle icone degli anni ’80, dai fumetti, dall’estetica fantascientifica e dal mondo dei videogiochi, assimila e reinterpreta queste immagini in chiave contemporanea. Il suo percorso artistico ha preso vita nel contesto urbano, per poi evolversi sulla tela, con uno stile di matrice pop caratterizzato da colori vividi e tematiche di denuncia sociale, etica e ambientale. Le sue opere nascono dal contrasto tra l’attualità e i simboli dell’America capitalista di un tempo, un’epoca in cui tutto sembrava possibile e la spensieratezza dominava il tessuto sociale. Attraverso un linguaggio visivo ironico e talvolta cinico, Praline Cosmiche porta avanti una personale vena attivista, utilizzando tecniche sempre nuove e sperimentali. Accanto ai mezzi classici della street art, come spray, stencil e acrilici, introduce strumenti non convenzionali per arricchire le sue composizioni: griglie per effetti ottici, sacchetti e spugne per dare profondità e geometria, detersivi per creare texture casuali e suggestive. Con un percorso artistico autonomo e fuori dagli schemi, il suo lavoro è una fusione di street art e pop art, un’espressione di rivolta e consapevolezza collettiva. Attraverso la nostalgia e il richiamo all’immaginario dell’infanzia, Praline Cosmiche invita il pubblico a riflettere sulla società contemporanea con uno sguardo critico, ma anche giocoso e coinvolgente.

Cos’è per te l’arte?

Per me l’arte è semplicemente un mezzo per riuscire a connettermi ad altre persone e trasmettere i miei pensieri e ciò che amo.

Le icone anni 80 e il mondo pop sono al centro del tuo immaginario artistico. Cosa ti affascina di più di quell’epoca e come le rielabori nelle tue opere?

Per me le icone anni 80 non sono i soliti Batman o Superman che vediamo di continuo nelle gallerie d’arte oggi, ma sono le icone dell’arte della musica e della moda che hanno fatto la storia di quell’epoca ad affascinarmi. Nelle mie opere cerco di rielaborare le loro idee più che semplicemente la loro immagine, nell’arte mi ispiro ad artisti pop come roy lichtenstein ma anche ad artisti metropolitani come rammellzee o futura, nella musica mi ispiro all’ hip-hop e tutta la cultura che ci gira attorno mentre nella moda a stilisti come Fiorucci o moschino.

La tua arte è un mix di nostalgia e critica sociale. Come bilanci il lato giocoso e colorato con i temi più impegnati?

Uso principalmente il colore, trovo che per quanto un tema possa essere angosciante e triste con i colori giusti verrà percepito come divertente e allegro.

Usi materiali e tecniche convenzionali come griglie, sacchetti e detersivi. Qual è stata la scoperta più inaspettata nel tuo processo creativo?

All’inizio usavo tutti materiali facilmente controllabili, con il tempo mi sono reso conto inaspettatamente che anche se alcune tecniche sono impossibili da controllare il loro risultato per quanto inaspettato può bilanciare alla perfezione l’insieme dell’opera stessa.

La street art è spesso effimera, mentre la pittura su tela è più duratura. Come cambia il tuo approccio tra il contesto urbano e quello più tradizionale?

Per me dipingere in un contesto urbano è puro sfogo, non deve essere perfetta ma istintiva mentre su tela cerco sempre di mantenere una pulizia e una perfezione che mi soddisfi.

Hai parlato di una “riflessione contemporanea” che nasce dal contesto tra il sogno capitalistico dell’anno 80 e le sue problematiche attuali. Quale messaggio speri che il pubblico colga maggiormente dalle tue opere?

Alcune delle mie opere sono pensate ad un pubblico specifico, ed il messaggio che spero maggiormente venga colto sia la mia vicinanza alla loro lotta personale.

L’ironia e il sarcasmo sono elementi ricorrenti nel tuo lavoro. C’è un’opera a cui sei particolarmente legato perché incarna perfettamente questo stile?

Si ed è in possesso ad un’collezionista romano si intitola “i’m not crazy” e raffigura salvador dalì su un fondo quasi psichedelico, ne sono particolarmente legato perché è stata realizzata appositamente per un’esposizione assieme a delle opere del medesimo artista all’interno di una galleria d’arte che detiene i diritti in Italia di alcune sue opere dove non mi sono piaciute alcune scelte del gallerista, e mi sembrava perfetto portare un’opera che sulla carta poteva risultare contrastante con le regole della galleria.

Come street artist, interagisci direttamente con lo spazio urbano. C’è un luogo o una città in cui hai dipinto che ti lasciato un segno particolare?

Io mi definisco uno street artist “etico” ciò significa che non dipingo mai su muri illegalmente ma sempre su superfici autorizzate, non ce un luogo specifico che mi abbia lasciato un segno ma una superfice in particolare ed è un lavoro che ho realizzato assieme ad un altro artista su una fiat panda 4×4 customizzata per la hot wheels legend tour che ha girato tutta Italia.

L’inclusione di elementi che richiamano l’infanzia è centrale nel tuo lavoro. C’è un simbolo o un personaggio che ritorna spesso nelle tue opere?

No, non c’è un personaggio o un simbolo che ritorna spesso nelle mie opere ma ci sono alcuni pattern che richiamano le grafiche di ciò che amavo della mia infanzia.

Se potessi collaborare con un artista o un movimento che ti ispira, chi sceglieresti e perché?

Ho la fortuna di collaborare direttamente o indirettamente con moltissimi artisti, ma se dovessi fantasticare mi piacerebbe collaborare con Maurizio Cattelan, perché fu proprio lui a farmi avvicinare al mondo dell’arte, tra il 2010 e il 2014 abitavo a Milano in un condominio dal contesto sociale degradato circondato da situazioni costanti di disagio come “prostituzione, spaccio e violenza” Cattelan aveva un appartamento al piano superiore nella mia scala che usava come “pensatoio” una volta ogni tanto, e lo ricordo benissimo affacciato alla sua finestra ad osservare tutto quel disagio che abitava nella struttura mentre io lo vivevo giorno dopo giorno; quindi, credo sarebbe interessante miscelare la realtà con un costrutto sociale.

Il tuo percorso è autonomo e non canonico. Quali sono le sfide più grandi che hai affrontato nel mondo dell’arte?

Io ho iniziato a fare arte che non sapevo disegnare e non avevo nessuna conoscenza storica dell’arte in generale e credo che studiare e studiare e studiare sia stata la sfida più grande, per fortuna la passione mi ha aiutato ad assimilare benissimo tutto ciò che mi passava per le mani.

Comments

No comments yet. Why don’t you start the discussion?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *