ROSA ELENIA STRAVATO (Martina Franca, 1991). Docente e operatrice culturale collabora con molte realtà culturali tra cui Agis Scuola e Anec Lazio e con i Laboratori di Equo e Non Solo di Fasano (Luoghi comuni di Puglia). Blogger per “Ho il sole a portata di cuore’, rubrica letteraria. Nel 2023 ha firmato l’atto unico “Un genio sostienibile” portato in scena l’I.C. “F. Severi” di Crispiano nell’ambito de “Il festival della Sostenibilità – III edizione” di Crispiano. Ha pubblicato “Agenda Book Pusher 2024” e “Cartoline Romane” a cura di Giulio Perrone Editore con cui, nel 2020, ha collaborato per i ” Quaderni di cinema”. Nello stesso hanno ha preso parte con il racconto “Torneremo a raccontarci le favole” al progetto “L’unico vaccino è l’amore” della Giacovelli editore ed ha preso parte al podcast “Parlo come un tarlo” a cura di Giovanni Dilonardo con un monologo teatrale. Ha collaborato come valutatrice testi per la casa editrice “I libri di Icaro”. Nel 2019 riceve il premio menzione speciale “Il Tiburtino” a cura della casa editrice Aletti editore con la poesia “29 ottobre”. Nel 2017 ha pubblicato con Giacovelli Editore la sua opera prima in prosa: “Tutti gli amori nella mia testa “. Trasferitasi a Roma nel 2010, nel 2016 si laurea con 110 e lode alla Magistrale in Spettacolo teatrale, cinematografico, digitale: teorie e tecniche presso l’Università La Sapienza di Roma con una tesi su “La Tempesta e i maestri del 900”. Nel 2016 frequenta la Scuola di scrittura creativa RaiEri presso la sede Rai di Via Teulada in Roma. Dal 2010 al 2017 frequenta i prestigiosi seminari di scrittura scenica a cura di M. L. Compatangelo. La passione per la scrittura, lo spirito critico la vedono come articolista per EinsteinJournal(2016-2017) per la sezione spettacolo: cinema, teatro, letteratura e musica. Collabora dal lontano 2010 con la Fondazione Paolo Grassi di Martina Franca e con il Festival della Valle d’Itria. Dal 2017 inizia l’avventura come formatore esterno della Fondazione Paolo Grassi di Martina Franca per i Progetti di alternanza scuola- lavoro del Liceo Classico “Tito Livio” di Martina Franca collaborando con Cristina Portolano (fumettista), Paolo Palazzo(compositore), Francesca Cosanti (illustratrice), Marco Bellocchio (attore). Nel 2014 debutta sul palcoscenico del prestigioso Teatro Argentina di Roma come attrice e co- autrice per “Il Ratto d’Europa” per la regia di Carlo Longhi. Docente di scrittura scenica e propedeutica teatrale presso il Laboratorio Urbano “Bollenti Spiriti” di Fasano e presso l’Udel di Martina Franca. Referente del progetto nazionale per la sezione di Martina Franca di Condivisione Italia. Collaboratrice e fervida sostenitrice delle attività culturali collabora con Carlo Dilonardo ed Eugenio Caliandro per la Prima e la Seconda Edizone del Valle d’Itria Corto Festival ove cura un laboratorio di storyboard per bambini e una retrospettiva su Antonio De Curtis focalizzandosi sull’opera “Miseria e Nobiltà” ed ha curato l’organizzazione e la gestione della seconda edizione del Valle d’Itria Corto Festival. Ha partecipato a numerosi concorsi letterari distinguendosi per originalità e ricercatezza, tra cui Il Premio Nazionale Valeria (2011), A Ottobre piovono Libri,(2010), Concorso Acli (2005), Concorso Unicef (2003).
Cosa ti ha spinto a diventare una scrittrice e qual è stato il tuo percorso per arrivare dove sei oggi?
Che domandone! Non mi definirei una scrittrice, ho un’idea molto alta della letteratura e del ruolo degli intellettuali che mi impone di restituirmi ai più come un’amante della scrittura. Una a cui piace combinare situazioni ed eventi mediante l’utilizzo e l’esplorazione della scrittura. Provengo da una famiglia in cui lo studio e la predilezione per la carta stampata è parte del DNA. Forse la scrittura non mi ha dato alcuno scampo da sé. È singolare: tutti i miei ricordi sono associati ad uno scritto, ad una frase; insomma a qualcosa che avesse lasciato una traccia scritta. Trascorrevo ore a contemplare i libri della libreria di casa di nonna, sfogliavo pagine e pagine, cercando chissà cosa: l’odore della carta stampata era la mia colonia con cui cingere ogni scansione della mia giornata. In fondo, la scrittura è stata, sin da che ne ho acquisito i rudimenti essenziali, il mio asso da giocare: riuscivo attraverso di essa ad entrare in contatto con gli altri. Costruire mondi alternativi, ipotizzare scenari da favola; era il mio gioco preferito che trovava sostanza nella visione di film e commedie. Ero affascinata dalla capacità dei film di restituire sentimenti, bellezza ed era come vivere dentro le pagine e dentro i frame di quello che avevo esperito. Il punto di svolta è stato durante la scuola secondaria di primo grado: io ero divenuta il collante della mia classe nel modo, per me, più semplice: l’invenzione e la costruzione di storie di varia natura. Lo ricordo con emozione quel silenzio quando, alla lavagna, mi si chiedeva di leggere una storia. É stata la lungimiranza delle mie docenti, la fascinazione per il rumore dei tasti e il profumo d’inchiostro che sentivo a casa dei miei nonni mentre le mie zie battevano a macchina, una Olivetti meravigliosa e fiammante, i loro scritti. Scrivevo storie che parlavano ai miei coetanei di quello che ci accadeva e risultavo accattivante, questo mi compiaceva moltissimo. È chiaro che, analizzando con fermezza quello che mi accadeva intorno, riuscivo ad esorcizzare e metabolizzare quella che era la mia condizione. Proprio durante le medie ho iniziato a partecipare a concorsi poetici e letterari ed ho iniziato ad avere dei riconoscimenti. Mi divertivo tantissimo quando venivo ingaggiata dai miei compagni di classe per scrivere lettere d’amore o messaggi appassionati: è stata una bella palestra! Ho vissuto storie d’amore complicate, rapporti disonesti ed altri idealizzati ma era stupefacente l’acquolina che sentivo e che sembrava ripetermi : “allora è questa la strada da percorrere!”. L’incontro, poi, con una compagnia teatrale ha sancito definitivamente il mio destino: a teatro mi sono innamorata delle dinamiche interne dei testi, ho letto brani ed epoche mediante il corpo, l’interpretazione e gli spazi battuti dagli attori. Questo mi ha portata, poi, a mettermi dietro le quinte e a cercare di riprodurre quello che, prima di me, avevano già compiuto i grandi maestri. Ho proseguito con gli studi umanistici: al Liceo ho avuto modo di maturare una certa avversione verso alcune restituzioni banalizzate della letteratura. Mi faceva rabbia l’interpretazione spocchiosa di alcune mie compagne di classe: restituivano la magnificenza della letteratura come una successione asettica di date, trame ed espedienti narrativi. Ho covato una sorta di avversione per la letteratura che però è sfociata in appassionati scritti e carte sparse che hanno reso percorribile, successivamente, l’avventura universitaria. Ho studiato “Letteratura, musica e spettacolo” presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma. Mi si è riaccesa la passione e mi sono risentita nella mia confort zone. Ho frequentato i seminari di scrittura teatrale a cura della prestigiosissima Maria Letizia Compatangelo, ho frequentato corsi ed iniziative a cura di illuminati docenti come Luciano Mariti, Paola Quarenghi, Roberto Ciancarelli, etc…E sono, altresì, entrata nella scuola di scrittura RaiEri. A Roma sarò sempre grata per avermi formata come essere umano e come professionista. Allo studio ho sempre affiancato l’esperienza sul campo, mi sono data da fare. Non la chiamerei gavetta bensì formazione utile et necessaria: per circa undici anni ho collaborato come assistente al coordinamento della produzione con la Fondazione Paolo Grassi di Martina Franca ed il Festival della Valle d’Ittria; realizzato iniziative culturali di vario genere con varie associazioni del territorio pugliese e nazionali come l’Agis scuola di Puglia e Basilicata e avuto modo di restituire l’amore per la scrittura in vari workshop. Sempre pronta ad ampliare la mia offerta conoscitiva, ho seguito la mia strada, ampliando gli orizzonti: ho respirato contesti pluriculturali e inclusivi. Dal contatto con gli altri e dalla sinergia con i bambini e ragazzi, è maturata l’esigenza di educare alla bellezza della parola; dunque mi sono attivata e formata per essere una docente. Una di quelle capaci di appassionare, far spendere i talenti dei propri studenti per renderli cittadini consapevoli del domani. Credo vivacemente nella bellezza delle parole ed è fondamentale, sopratutto in questa società complessa, restituire il giusto peso alle stesse. Chiaramente la strada da percorrere è in salita, lunga; non escludo il ritorno tra i banchi universitari o la possibilità di ampliare la mia formazione mediante vari corsi d’aggiornamento. È importante, mi preme sottolinearlo, il non sentirsi mai giunti al capolinea. La realtà è sempre fioriera di occasioni e gli imprevisti, le crisi ci educano alla possibilità, all’essere in azione in maniera divergente. Sono stata una ghostwriter e ricordo questa esperienza con una certa tensione. Insomma, essere un fantasma non era tra le mie prerogative ma è servito moltissimo alla mia creatività. Mettersi nei panni di un’altra persona, cercare di individuare le falle di una storia… Un’avvincente sorpresa. Ho anche collaborato con una casa editrice come valutatrice di testi e da questa esperienza è nata la voglia di spargere bellezza e invitare alla socializzazione attraverso la scrittura e la gestione di un blog chiamato “Ho il sole a portata di cuore”; potete spulciarlo perché ci sono varie suggestioni e non solo letterarie! È stato proprio mediante il blog e gli eventi culturali che ho individuato quella che, a mio avviso, sarebbe dovuta essere la mia casa editrice. E ho avuto, infine, il privilegio di entrare nella famiglia Les Flaneurs Edizioni che ha scelto di pubblicare il mio primo romanzo “Il profilo del Tempo”. Avevo già pubblicato una raccolta di racconti “Tutti gli amori nella mia Testa”e preso parte a varie antologie come “Il Tiburtino” e varie iniziative a cura della Giulio Perrone Editore con cui, spesso, continuo ad interagire in maniera costruttiva. Sono convinta che sia fondamentale formarsi in itinere, non darsi mai come conclusi. Affidarsi, poi, a dei professionisti è la chiave per comprendere e beneficiare di questa occasione immensa che è la scrittura e la condivisione. Il mondo dell’editoria è frequentato da gente che si affida all’approssimazione e questo, a mio avviso, è nocivo. L’arte della scrittura non è universale a parer mio: è selettiva ed infima, spietata e crudele. Non possiamo pretendere di essere tutti autori pubblicabili e l’arduo compito selettivo spetta alle case editrici che devono puntare, prioritariamente, alla qualità della parola e alla competenza dell’autore.
Puoi descrivere la tua routine di scrittura e come riesci a mantenere la disciplina nel tuo lavoro?
Vi vorrei raccontare la romantica scenetta da film in cui cui, ogni giorno per me inizia con una tazza di tè caldo, che mi aiuta a svegliarmi e a entrare nella giusta mentalità per scrivere. In cui mi siedo alla mia scrivania alle otto del mattino, puntuale come un orologio in modo da stabilire una routine e a segnalare al mio cervello che è il momento di mettersi al lavoro. Ma non è così! Quella è fiction e la realtà risuona più come una sorridente sveglia e una moltitudine di impegni a cui attendere. Vi svelo una cosa: non ho una routine definita. È qualcosa che accade perché fa parte di me, come respirare. Quotidianamente scrivo qualcosa. Certo, ora non mi immaginate come una leopardiana alla scrivania ma sono una a cui, necessariamente, le parole devono trovare spazio durante la giornata. E devono farlo fisicamente! Spesso sono pensieri sparsi e poi… Quando giungo a una certa consapevolezza, quando rispondo alla domanda: “ma che cosa voglio dire con questa storia”; allora mi dedico al planning dello scritto a cui voglio dare vita. Creo l’arco della storia, ne definisco obiettivi e individuo quelle che potrebbero essere le prospettive. Lavoro in maniera pedante alla strutturazione del personaggio: cosa fa, cosa vuole, come cammina, etc… In questo sono agevolata dalla formazione teatrale. Imposto anche degli obiettivi giornalieri di scrittura, solitamente un numero minimo di parole da raggiungere. Questi obiettivi mi danno un senso di progresso; trovo molto utile avere una scaletta del mio romanzo, in modo da sapere sempre cosa scrivere successivamente e non perdere mai di vista la trama principale. É funzionale, spesso, iniziare dal finale in modo da sviluppare la storia in maniera più organica.Alle volte, però, si hanno come delle illuminazioni. Capita che sei per strada ed un particolare accende la tua fantasia. Credo che, alle volte, sia il mondo a lanciarci segnali a cui dobbiamo dare un’occasione. “Il profilo del tempo”, ad esempio, è nato dall’osservazione di due sconosciuti davanti all’orologio ad acqua in Villa Borghese. La parte cruciale è – nella maniera più assoluta- la revisione ma per questo ho una strategia precisa. Dedico i pomeriggi alla rilettura e alla modifica dei capitoli già scritti, cerco di far passare almeno un giorno o due prima di rileggere un capitolo, in modo da poterlo vedere con occhi freschi e critici. Prendo appunti su ciò che funziona e ciò che non funziona, e poi lavoro sulle modifiche. È brutto, lo ammetto, limare ma è necessario! Mantenere la disciplina non è sempre facile, ma ci sono alcune cose che mi aiutano molto. Per esempio, ascolto musica dei cantautori e mi accompagno con le loro melodie quando scrivo. Leggo in loop e condivido i miei traguardi con amiche fidate. Infine, cerco sempre di ricordarmi perché amo scrivere. Ogni volta che finisco un capitolo mi sento felice, appagata. Questa è la mia routine di scrittura, un equilibrio tra disciplina e creatività che mi permette di avanzare costantemente verso il mio obiettivo di raccontare storie. Una cosa è certa: quando sono in fase creativa, esigo il mio spazio: nessuno può distogliermi o sperare di farlo. Sono dentro la storia e mi concentro e lascio il mondo fuori. Una catarsi personale, una coccola che mi auto- dedico.
Quali autori o libri hanno influenzato maggiormente il tuo stile di scrittura e perché?
Di me potrebbero dire: “era una divoratrice seriale di libri” e non avrebbero torto alcuno. Quindi, amici cari, preparatevi ad una elencazione infinita! Scherzo, dai!Cercherò di non ammorbarvi troppo, promesso. Gli autori che hanno scalfito la mia formazione letteraria sono stati: in primis Roald Dahl perché da piccola è stato il motore pulsante della mia fantasia. Crescendo ho avuto il privilegio di sporcarmi la fantasia con autori nazionali ed internazionali: ho letto tanti autori francesi come Baudlaire, Racine di cui ho divorato la versione della Fedra; Shakespeare con la sua potenza disarmante e l’abilità di dare poesia anche agli aspetti più tetri dell’animo umano. Sarah Kane è stata preziosa nell’arco della mia crescita, la sua “Psicosi delle 4 e 48” al pari, se non di più, della “Nausea” di Sartre mi ha dato l’occasione di vivere l’atto della scrittura come una vera militanza. Mi ha dato gli strumenti per essere libera e, alle volte, sovversiva. La triade composta da Oriana Fallaci, Alda Merini e Michela Murgia ha fatto in modo che potessi comprendere quanto rumore possano fare nella coscienza le parole, specialmente se scritte da donne. Folgorante il mio incontro con le opere di Goldoni, Svevo e Pirandello ai quali si è legata la lettura e lo studio delle commedie e delle poesie di Eduardo De Filippo. Lui è, a mio avviso, un autore che dovrebbe essere studiato attentamente da chiunque voglia occuparsi di scrittura. Ma su tutti c’è un autore a cui sento di dover dire “grazie” ed è Italo Calvino. Un autore che ha ampliato i miei orizzonti con la sua sperimentazione narrativa e la sua profondità filosofica. Libri come “Le città invisibili” e “Lezioni americane” mi hanno mostrato che la letteratura è un gioco infinito di possibilità, un labirinto di storie che si intersecano e si riflettono l’una nell’altra. Calvino mi ha insegnato l’importanza della struttura e dell’innovazione, sfidandomi a pensare fuori dagli schemi e a esplorare nuove forme di narrazione. Sono un’accanita estimatrice di Donato Carrisi: geniale la sua capacità di architettare le storie, di dare sostanza ai personaggi e solleticare le pieghe della mente umana. Haruki Murakami, un autore contemporaneo che mi ha colpito per il suo stile unico e la sua capacità di fondere il surrealismo con il quotidiano. Questi autori, ognuno a proprio modo, hanno contribuito a plasmare il mio modo di vedere il mondo e di raccontarlo. Mi hanno insegnato che la scrittura è un atto di esplorazione, di militanza e resistenza; una ricerca continua di verità e bellezza. Mi hanno ispirato a essere audace, a spingere i confini della mia immaginazione e a credere nel potere trasformativo delle storie.
Come sviluppi i personaggi e le trame dei tuoi libri? E qual è il tuo preferito?
Le storie e i personaggi sono, nella maggioranza dei casi, nati dall’osservazione diretta della realtà. Una volta qualcuno mi disse: “guarda che è stato tutto già scritto, devi solo trovare un punto di vista differente nel riferire le vicende”, ammetto di dover essere debitrice a questo qualcuno. La prerogativa della mia scrittura è restituire una possibilità al mio lettore: occasioni mancate, promesse non mantenute, innocente evasioni e perché no? Stuzzicare e alimentare tutte quelle voci che si mettono a tacere in virtù del “politically correct” e del buoncostume. Ognuno dei miei personaggi interpreta la propria storia: ha i suoi bisogni, i demoni interiori e cerca di risolvere il proprio conflitto. Nessuno è escluso, cerco di rimettere in moto sulla carta la molteplicità della vita. Mi piace creare storie in cui ci si possa riconoscere e che magari possano accompagnare la routine dei miei lettori che, più volte, hanno letto tra le righe qualcosa che non avrei mai potuto ponderare da me. Diciamo che reputo la scrittura un ponte tra me e gli altri: spesso mi viene detto che attraverso la mia scrittura riesco a far vivere il lettore quello che leggono; credo sia questa la ragione che muove le fila del mio modo di scrivere. Ognuno, del resto, deve in quanto essere umano adempiere al proprio destino. Solitamente si prendono le distanze da eroi come Ulisse ma a guardar bene… Tutti noi siamo esuli in viaggio verso la nostra Itaca. Nel romanzo “Il Profilo del Tempo” è l’imprevisto giocato dal fato a rendere la vita della protagonista una sorta di gincana verso la propria autodeterminazione. Ogni personaggio si mostra così com’è, nella propria colorita imperfezione e spesso non vuole trasmettere un messaggio edificante. No. Vuole accendere i riflettori sulle pieghe della complessità della natura umana. Mi affascina la complessità e cerco di restituirla nella scrittura.
Quali sono le principali sfide che affronti come scrittrice e come le superi?
Scrivere comporta una serie di sfide uniche che mettono alla prova sia la creatività che la determinazione. È importante sostanziare, saziare e rendere coerenti i propri mezzi. Perciò è d’uopo essere credibili. In prima istanza c’è bisogno di credere nelle proprie ragioni e poi capire se queste calzano sui personaggi e le loro logiche all’interno dell’opera. Non è una passeggiata di salute ma, di certo, impegna a non dare nulla per scontati. Frasi domande, spodestare le certezze, affrontare dilemmi: è un’altalena che bisogna saper gestire per non piombare nell’abisso. Ogni giorno è un nuovo incontro con me stessa e con il mio lavoro, e ogni sfida affrontata diventa una lezione preziosa. Bisogna, a mio avviso, interrogarsi spesso sulle motivazioni che ci restituiscono alla scrittura. È crudele, forse, ammetterlo ma perché dovrebbero ascoltarci i lettori se quello che stiamo per narrare è qualcosa di scontato? Bisogna affrontare i propri scheletri, cercare di supererai e fare tanto esercizio. È indispensabile porre attenzione a chi c’è stato prima di noi, aguzzare la vista e imparare a leggere la realtà. Insomma, si tratta di sentire la vita in maniera acuta, dando spazio a tutti i nostri sensi e senza aver paura di ciò che potrebbe accadere. È meschina la scrittura, sapete? Alle volte ferisce anche chi sta generando quella storia. Perché è chiaro, la scelta delle parole è da ponderare in maniera maniacale e si ha una potente responsabilità quando si scrive. Imprescindibile, dunque, il rispetto per chi ci dedicherà del tempo. La paura più grande? Essere scontati, banali. È qualcosa che può accadere e per tal motivo occorre il costante esercizio. Spauracchio universale, poi, è costituito dal blocco dello scrittore, è una delle difficoltà più frustranti e diffuse tra gli autori e anche tra gli studenti. Quando le parole sembrano sfuggire si avverte un senso di impotenza. Per superarlo, è interessante concedersi dei momenti di scrittura libera; a volte, un cambio di scenario – magari scrivere in un parco o in un caffè – può solleticare la creatività dormiente. La voce critica, quella che rimprovera costantemente e nutre la mia insaziabile ricerca di conoscenza, è spesso la mia croce e delizia. Ho imparato a mettere da parte il lavoro per un po’ e tornare a leggerlo con occhi freschi. Inoltre, ricevere feedback da altri scrittori o lettori di fiducia mi aiuta a comprendere meglio i punti di forza e di debolezza del mio lavoro, bilanciando la mia prospettiva spesso troppo severa. Mantenere alta la motivazione, chiaramente, non è sempre facile, soprattutto quando i progressi sembrano lenti. E allora che fare? Confrontarsi con gli altri, abbracciare gli imprevisti e dare un “se” a quelli ancora non messi in campo. Alle volte è un processo molto lungo e complesso, altre è una specie di lampadina che si accende e rende la chiave di risoluzione. La paura del giudizio è una costante compagnia, una preoccupazione. La pubblicazione di un nuovo lavoro è sempre accompagnata da una certa ansia. Tuttavia, ho imparato a vedere le critiche come opportunità di crescita. Non tutti apprezzeranno il mio lavoro, e va bene così. Le opinioni se costruttive sono un modo per migliorare, mentre quelle negative lasciano il tempo che trovano. Ogni difficoltà, a parer mio, è un’occasione per ripensare a ciò che si è e ciò che si potrebbe essere.
Puoi raccontarci di un progetto o di un libro particolarmente significativo nella tua carriera?
“Il Profilo del Tempo” è un progetto al quale sono legata in maniera importante perché è stata la realizzazione di un desiderio violento che mi accompagnava da anni e giaceva, sotto forma di appunti e note sparse, nei cassetti. È un progetto che ho interpretato, sin dal principio, come un atto di amore verso la città eterna. È vero, racconta della storia di Sara che inciampa nello sguardo di un perfetto sconosciuto e deve re-interpretare tutte le sue convinzioni in una nuova veste ma ciò che mi ha animato è stata la restituzione di una Roma da assaporare mediante i sensi. È un mosaico, a mio avviso, di scorci ignoti e noti in cui il lettore può scegliere di appartarsi. La descrizione dei tramonti sul Tevere, ad esempio, mi ha gratificato. Ogni volta che penso a quei tramonti, ritrovo il senso di appartenenza alla bellezza. Quella insolita, quella capace di fare la rivoluzione con la semplicità. È stato un progetto editoriale che ho proposto esclusivamente ad una casa editrice, Les Flaneurs Edizioni, perché volevo fosse la mia casa in cui crescere e sviluppare una maggiore consapevolezza nel mondo della scrittura. Questo progetto voleva essere, altresì, l’analisi di un pezzo di umanità che spesso viene letta in maniera impropria: ci sono studenti in crisi per gli esami universitari, gente che sceglie di svestirsi pur di diventare qualcuno nel mondo patinato dello show; chi trema dinnanzi alle scelte complesse, chi resta scioccato da un misero errore e chi vive l’esistenza come una passeggiata sul bagnasciuga di una spiaggia affollata. Si parla di esseri umani e c’è tanta umanità tra le righe: il rapporto tra la protagonista e le sue amiche è un tributo a quel valore autentico che è l’amicizia vera. Quella che ci spinge, oltre tutto e tutti, ad esserci per l’altro. Ci sono rapporti così forti da essere restituiti attraverso la fratellanza e credo che questi valori siano fondamentali in una società che educa all’’usa e getta. C’è la presenza dell’amore: quello romantico, scanzonato e passionale; quello che ferisce e si compiace della lealtà e si sgretola dinnanzi alle bugie e alla tracotanza. È stato un lavoro strutturato come una ricerca osservativa: ci sono personaggi che appaiono nella loro brillante solitudine ed altri che sgomitano per trovare un posto ma che vivono oltre la pagina. È un progetto che mi ha dato moltissimo ma ha saputo, altresì, mettermi in guardia da possibili interpretazioni arbitrarie. Decisamente, un progetto che mi ha portato a crescere e forse, implicitamente, è nato con questa missione.
Come gestisci il feedback e le critiche sui tuoi lavori?
Il rispetto è alla base di tutto assieme all’assertività. Quando ricevo feedback sui miei lavori, cerco di mantenermi aperta e ricettiva. Capisco che ogni commento, positivo o negativo, è un’opportunità per migliorare. Prima di leggere, preparo mentalmente me stessa per accogliere le critiche in modo costruttivo, ricordando che l’obiettivo finale è crescere come persona e poi come scrittrice. Ogni critica costruttiva mi aiuta a vedere i miei punti ciechi e a sviluppare nuove competenze. Ad esempio, se mi viene detto che i miei dialoghi non sono realistici, mi dedico a studiare e praticare la scrittura di dialoghi migliori. Vivere le critiche troppo personalmente può essere dannoso, quindi mi sforzo di vedere ogni commento come un’opinione sul mio lavoro, non su di me come persona. Quando ricevo critiche, analizzo attentamente ogni punto per capire se ci sono aspetti del mio lavoro che posso effettivamente migliorare. Mi chiedo: “è una critica congruente e costruttiva?”, “si sta riferendo al testo o alla persona?”. Diciamo che, nel mondo contemporaneo, siamo vittime tutti di facili commenti gratuiti e spesso cattivi. Dunque, la priorità diventa la tutela della propria integrità personale e professionale. Non bisogna, chiaramente, lasciarsi annientare ma capire cosa c’è di lucente e di oscuro nelle parole che ci vengono additate. Chiaramente, quando la critica costituisce un’offesa arbitraria e un giudizio di valore sulla mia persona… Conto fino a cento e più prima di rispondere. Mi prendo del tempo per riflettere su quanto detto e permettere a me stessa di elaborare le emozioni iniziali. Dopo un po’ di tempo, rivedo le critiche in maniera più distesa e obiettiva. Infine, cerco sempre di essere grata per il feedback ricevuto. Il fatto che qualcuno abbia dedicato del tempo a leggere e commentare il mio lavoro è un segno di interesse e impegno. Ringrazio chi mi ha offerto il proprio punto di vista, riconoscendo che anche le critiche più dure possono portare a un miglioramento significativo. Gestire il feedback e le critiche richiede equilibrio e maturità ma è attraverso questo processo che posso affinare le mie abilità e avvicinarmi sempre di più alla scrittrice che desidero diventare.
Quali temi o argomenti ti appassionano di più e trovi più stimolanti da esplorare nei tuoi scritti?
La scrittura mi restituisce al mondo e mi dona la sua imperfetta molteplicità. Già questo mi rende un’appassionata per natura! La mia scrittura è fortemente influenzata da un profondo rispetto per i lettori, un’attenzione particolare alle questioni sociali e un impegno costante nel superare le tipizzazioni. È un lavoro inclusivo, per me, la scrittura: rende la diversità della natura umana il mezzo ameno per vivere in maniera totalizzante. In tal senso, mi appassiona l’esplorazione delle emozioni umane. Credo che esse siano il cuore di ogni storia e cerco di trattarle con autenticità e rispetto. Nei miei scritti, mi piace scavare nelle sfaccettature delle relazioni umane, nei conflitti interiori e nelle esperienze universali che uniscono tutti noi. In questo modo, spero di creare personaggi realistici e profondi che i lettori possano sentire come veri e propri compagni di viaggio. Le questioni sociali sono un’altra area di grande interesse per me; trovo stimolante affrontare temi come l’uguaglianza, la giustizia sociale, i diritti umani e l’inclusività. Attraverso le mie storie, cerco di dare voce a coloro che sono spesso marginalizzati o non rappresentati adeguatamente. Spero che i miei scritti possano contribuire a una maggiore consapevolezza e comprensione delle diverse realtà e delle sfide che molte persone affrontano quotidianamente. Mi impegno a superare le tipizzazioni e gli stereotipi nei miei lavori. Sono consapevole dell’impatto che la letteratura può avere nel modellare le percezioni e le credenze, e per questo cerco di creare personaggi e trame che rompano con le rappresentazioni convenzionali. Voglio che i miei lettori vedano una varietà di esperienze e identità riflesse nei miei libri, in modo che possano sentirsi riconosciuti e rispettati nella loro unicità. Una volta, partecipando ad un seminario su Eduardo De Filippo, mi sono imbattuta in questa suggestione: “orecchie per guardare, occhi per sentire”. Illuminante pensare di scrivere la vita attraverso questa prospettiva capovolta, divergente. Mi piace sottolineare, nei miei scritti, l’interconnessione umana. Esploro come le vite delle persone si intrecciano in modi inaspettati e significativi. Mi piace svelare come piccoli atti di gentilezza, empatia e solidarietà possano avere un impatto profondo e duraturo. Credo che raccontare storie di connessione possa ispirare i lettori a vedere il mondo con occhi più compassionevoli e aperti. Sono affascinata dalla resilienza umana e dalla capacità di sperare e perseverare di fronte alle avversità. Attraverso le mie storie, voglio celebrare la forza interiore delle persone e il loro coraggio nel superare le difficoltà. Penso che queste narrazioni possano offrire conforto e ispirazione ai lettori, ricordando loro che, nonostante tutto, la speranza e la resilienza possono prevalere. Credo che questa predisposizione sia maturata, con il tempo, proprio leggendo i grandi della letteratura e annusandone la loro lungimiranza, sapienza. Scrivo avendo caldo il rapporto con i lettori. So che affidano a me il loro tempo e le loro emozioni, e cerco di onorare questa fiducia con storie che siano significative, ben scritte e rispettose delle loro intelligenze e sensibilità. Voglio che i miei lettori si sentano valorizzati e compresi, e spero che le mie storie possano toccare i loro cuori e le loro menti in modi profondi e duraturi. Vorrei innestare la curiosità nei mie lettori facendo della crisi una parola potentissima, generatrice, olistica.
Quali consigli daresti a chi vuole intraprendere una carriera nella scrittura?
Questo dovreste chiederlo ai maestri veri! È una domanda molto articolata e che ha addosso un profondo senso di responsabilità! Intraprendere una carriera nella scrittura è un viaggio affascinante e complesso, ricco di sfide e gratificazioni. C’è tanta strada da fare e molte nozioni da padroneggiare: senza formazione, a mio parere, non si può andare molto lontano. È un’occasione, la scrittura. Un modo per essere al mondo in maniera differente. Alcuni vi diranno che non è un lavoro, si sbagliano! È una professione complicatissima che, come tutte le professioni, vi porterà gioie e dolori. Non disperate! Non siete matti, avete scelto un terreno impetuoso da attraversare ma con gli strumenti giusti e una sana caparbietà, potrete affrontare il vostro viaggio! Consiglio numero 1: scrivi con passione. La scrittura richiede dedizione e amore per l’arte di raccontare storie. Lasciati guidare dalla tua curiosità e dal tuo desiderio di esplorare nuovi mondi e idee. Scrivi di ciò che ti appassiona veramente, perché solo così potrai trasmettere autenticità e coinvolgimento ai tuoi lettori. Consiglio numero 2: leggi molto, sii onnivoro di letteratura. Autori noti e ignoti, roba seria ed anche comica. C’è sempre da imparare! Leggere è essenziale per diventare un buon scrittore. Esplora diversi generi, stili e autori per ampliare i tuoi orizzonti letterari. La lettura non solo arricchisce il tuo vocabolario e la tua conoscenza, ma ti aiuta anche a comprendere le varie tecniche narrative e a trovare ispirazione. Consiglio numero 3: scrivi con regolarità; la costanza è fondamentale. Cerca di scrivere ogni giorno, anche se solo per pochi minuti. Stabilire una routine di scrittura ti aiuterà a mantenere la disciplina e a migliorare progressivamente. Non aspettare l’ispirazione: spesso, la scrittura migliore emerge dal semplice atto di sedersi e cominciare a scrivere. Consiglio numero 4: accogli le critiche poiché indispensabili per crescere come scrittore. Non temere il feedback e impara a distinguere le critiche utili da quelle che non lo sono. Usa i commenti per migliorare il tuo lavoro e non prendere le critiche come attacchi personali, ma come opportunità per crescere. Consiglio numero 5: dai voce alla tua voce; non cercare di imitare altri autori, ma lavora per trovare il tuo stile personale. Questo richiede tempo e pratica, ma è essenziale per emergere nel panorama letterario. Ricorda sempre che la la scrittura è un’arte ma anche un mestiere che richiede competenze tecniche. Studia le basi della grammatica, della struttura narrativa, del dialogo e della caratterizzazione. Partecipa a corsi di scrittura, leggi manuali e cerca di migliorare costantemente le tue abilità tecniche. La resilienza è cruciale: non arrenderti di fronte alle difficoltà e continua a perseverare nei tuoi obiettivi. Sii sempre curioso e aperto a nuove esperienze. La vita è una fonte inesauribile di ispirazione. Osserva il mondo intorno a te, ascolta le storie delle persone e trova ispirazione nelle piccole cose della quotidianità. Scrivi prima di tutto per te stesso; la scrittura deve essere una soddisfazione personale prima di essere un lavoro. Se scrivi ciò che ami e credi nelle tue storie, i lettori se ne accorgeranno e apprezzeranno la tua autenticità.
Descriviti in tre parole.
Davvero solo tre parole? Mmm… Eh va bene! Ci provo! Sono… Curiosa, appassionata e perseverante.
Progetti futuri?
Molteplici. Progettare è un verbo che mi si addice, sapete? Mi permette di non spegnermi mai. Mi aiuta a combattere la routine, l’assopimento e l’idea che tutto sia così e basta. Ho sempre lo sguardo proteso al domani. Mi piace dare una casa sicura alle idee che potranno nascere dalle occasioni che la vita mi offre quotidianamente. Attualmente sto lavorando a un nuovo progetto, un romanzo di formazione ambientato in Puglia. È la prima volta che scelgo come ambiente narrativo la mia Terra, ne ho proprio avvertito l’esigenza. È un progetto a cui tengo molto e che spero possa risuonare profondamente con i lettori, offrendo riflessioni significative sulla ricerca dell’identità e del proprio posto nel mondo. Continuerò a lavorare scrivendo opere teatrali destinate alle scuole e agli enti di formazione, improntate su tematiche sociali. In questi giorni ho dato vita a una piccola commedia, che avrà futuro immediato, presso lo spazio di Equo e Non solo di Fasano che ha per oggetto la riflessione sull’importanza della storia. Mi piacerebbe collaborare con qualche cantautore, magari per scrivere un videoclip o curare una sua biografia. Continuerò, chiaramente, a dare il mio contributo ospitando e presentando in vari format, tra cui il mio blog, autori ed artisti. C’è, poi, un’idea che mi frulla nella testa da tempo. È stata alimentata da qualche lettore e generoso giornalista. Mi piacerebbe rendere cinematografica “Il Profilo del Tempo”, lavorando in prima persona sulla sceneggiatura. Credo fermamente che le emozioni, le atmosfere e i personaggi di questo romanzo possano trovare una nuova dimensione visiva e coinvolgente attraverso il cinema. L’idea di vedere le mie parole prendere vita sul grande schermo è estremamente stimolante, e sto esplorando diverse opportunità per collaborare con registi e sceneggiatori che possano condividere la mia visione. E poi come si dice? Que sera, sera!
Congratulazioni per la freschezza espositiva e il contenuto non banale,per i riferimenti culturali che conferiscono spessore allo scritto e prestigio alla “divoratrice di libri seriale”,per la passione che nutre le parole e il costante elogio alla bellezza della cultura.
Chapeau e buon vento.