Mi chiamo TOMMASO D’AGUI’ e sono un ragazzo di 27 anni di Suzzara, in provincia di Mantova. Ho frequentato e mi sono diplomato presso il liceo artistico Giulio Romano di Mantova, ho poi proseguito gli studi presso l’Accademia delle Belle Arti di Verona, laureandomi in Pittura. È stata una esperienza altamente formativa che mi ha fatto comprendere e conoscere i veri valori dell’arte facendomi raggiungere i traguardi che mi ero prefissato. Sono affascinato in particolare dalla tecnica astratta poiché penso fortemente che l’astrazione sia la ricerca della libertà di pensiero e di sensazioni umane. Oltre alla pittura astratta eseguo anche tele personalizzate e dipingo vecchi oggetti ridandogli nuova vita (specchi, vasi e oggettistica da arredamento). Mi è sempre piaciuto utilizzare supporti e materiali diversi cercando di non standardizzare il mio lavoro. Se non altro il bello dell’arte è proprio non rendere nulla monotono e scontato. Inoltre ho partecipato a mostre collettive e realizzato progetti artistici sperimentando nuove tecniche.
Cosa ti ha spinto a scegliere un percorso artistico e come hai scoperto la tua passione per l’arte astratta?
La mia passione per l’arte è nata alle elementari, quando la mia maestra notò il mio potenziale e mi incoraggiò a seguire questa strada. In seguito, durante l’ultimo anno di medie, la mia famiglia e i miei amici mi hanno sostenuto nella scelta del liceo artistico. È lì che mi sono innamorato dell’arte, scoprendo nuove tecniche e stili, tra cui l’astrattismo, che mi ha catturato completamente.
L’Accademia delle Belle Arti di Verona è stata per te un’esperienza formativa importante. Qual è l’insegnamento più significativo che hai ricevuto durante quel periodo?
L’insegnamento più importante che ho ricevuto è stato quello della libertà: la libertà di esprimermi senza essere giudicato. Spesso ci si sente chiedere il “perché” di un’opera, ma in Accademia il motivo non era necessario. Eravamo tutti liberi di esplorare la parte più intima di noi stessi, e questo ha fatto la differenza nel mio percorso.
Parli dell’arte astratta come una forma di libertà. Come traduci questa idea nei tuoi dipinti?
Quando dipingo è come se mi isolassi dal mondo, entrando in una sorta di bolla di vetro. Quella sensazione mi permette di lasciare andare tutti i problemi e di concentrarmi esclusivamente su ciò che sto creando. Ogni opera diventa così unica, un’espressione autentica della libertà che provo nel momento stesso in cui dipingo.
Dipingere vecchi oggetti e ridare loro nuova vita è un concetto affascinante. Da dove trai ispirazione per questi progetti di recupero?
Tutto è iniziato durante il lockdown. Un giorno ho sentito il bisogno di fare qualcosa di creativo e ho deciso di dipingere un vecchio armadio. Da lì, ho iniziato a trasformare oggetti come vasi, specchi e complementi d’arredo. Mi affascina l’idea di ridare valore a qualcosa che sembrava destinato all’abbandono, trasformandolo in un pezzo unico e decorativo.
Hai partecipato a mostre collettive e sperimentato nuove tecniche. Qual è stata l’esperienza espositiva più significativa per te e perché?
Tra le tante mostre a cui ho partecipato, quella che ricordo con più emozione è stata a Roma, in un palazzo antico. Esporre le mie opere in un contesto così suggestivo è stato straordinario, ma ciò che mi ha colpito di più è stata l’attenzione ricevuta, culminata in un’intervista televisiva. È stato un momento di grande orgoglio e una spinta a continuare il mio percorso.
Usi materiali e supporti diversi nei tuoi lavori. Qual è stato il materiale più insolito o interessante con cui hai lavorato e quali sfide ha presentato?
Uno dei progetti più particolari è stato un quadro intitolato No Plastic. Si trattava di un dipinto antico coperto di acrilico bianco e scotch adesivo, come a “sigillarlo”. È diventato un simbolo contro l’abuso di plastica e il consumo indiscriminato. La sfida è stata trovare un equilibrio tra il significato profondo e l’estetica dell’opera.
Tra le tue opere, ce n’è una che consideri particolarmente rappresentativa del tuo stile o della tua filosofia artistica?
Non credo ci sia un’opera più rappresentativa di altre. Ogni quadro ha la sua storia e il suo valore unico. Quando vendo un’opera, provo sempre una leggera malinconia, perché conosco tutto il lavoro e le emozioni che mi hanno portato a quel risultato.
Come vedi l’evoluzione del tuo lavoro? Hai un progetto o una tecnica che sogni di esplorare in futuro?
Il mio lavoro è in continua evoluzione. Ogni giorno cerco di creare qualcosa di nuovo che possa sorprendere e suscitare emozioni. Al momento ho diverse idee che non vedo l’ora di concretizzare. Quando hai già chiaro nella mente il progetto, tutto il resto viene da sé.
Qual è il messaggio o la sensazione che speri di trasmettere a chi osserva le tue opere?
La serenità. Voglio che chi osserva le mie opere, o le possiede, percepisca una sensazione di tranquillità. Quando dipingo, devo essere felice di ciò che sto facendo, perché credo che questa energia si trasmetta attraverso il lavoro.
Collaborazioni e mostre collettive: come queste esperienze hanno influenzato il tuo approccio all’arte e il tuo modo di creare?
Le collaborazioni e le mostre mi hanno permesso di ampliare i miei orizzonti. Sono occasioni preziose per conoscere altri artisti, scambiare idee e trovare nuove ispirazioni. Sicuramente continuerò a partecipare a queste iniziative, perché arricchiscono il mio modo di pensare e di creare.
Hai un artista o un movimento artistico che consideri una fonte d’ispirazione particolare?
Durante gli anni in Accademia ho studiato molti artisti, ma quelli che mi hanno ispirato di più sono Banksy, Basquiat e Damien Hirst. Ammiro profondamente il loro lavoro, e sarebbe ipocrita dire che non mi influenzano. L’importante, però, è mantenere la propria impronta e unicità in ciò che si fa.
Se potessi esporre le tue opere in qualsiasi luogo nel mondo, quale sceglieresti e perché?
Mi affascinano molto le fiere itineranti, perché offrono un dinamismo che i musei non sempre riescono a garantire. Da anni seguo Art Basel, una delle fiere più prestigiose al mondo per l’arte contemporanea e moderna. Esporre lì sarebbe un sogno, un traguardo che mi sprona a non smettere di credere nel mio lavoro.