VERONICA CONDELLO nata a Saronno, classe 1988. Dopo una vita vissuta al nord, ha deciso di trasferirsi a Bari, e da dieci anni convive felicemente con il mare, i panzerotti e le mozzarelle, nonchè con il suo compagno, motivo scatenante di questo colpo di testa uscito così bene. Fin da quando ha memoria ha sempre disegnato, su qualsiasi superficie, fino a quando ha iniziato qualche opera su commissione, e dal 2019 ha deciso di dedicarsi oltre che all’illustrazione anche alla grafica, terminando un percorso di formazione di due anni in grafica e comunicazione.
Quando hai iniziato il tuo percorso artistico?
Attualmente mi occupo di grafica e illustrazione, oltre ad avere una componente creativa nei miei lavori è indispensabile seguire determinate regole e schemi, principalmente nella grafica, ma anche nell’illustrazione. Mi sono sempre occupata di arti visive: fin da quando ero piccola ho sempre disegnato, e più o meno dai vent’anni ho iniziato a realizzare i miei primi quadri su commissione, principalmente in acrilico. Da dieci anni, cioè da quando ho deciso di trasferirmi a Bari dalla Lombardia, collaboro con l’artista internazionale Tarshito, realizzando manualmente tele di dimensioni anche molto grandi, che girano poi il mondo. Durante il covid ho deciso di iniziare a studiare i programmi digitali per fare illustrazioni e grafica, mi sono iscritta a una scuola specialistica di grafica e comunicazione, e così ho deciso di sfruttare la mia creatività in progetti molto diversi dai quali ero abituata, come la creazione di loghi, brand identity, locandine siti web ma anche molto altro.
Parlaci della tua creatività, da dove trai ispirazione?
Nel mio lavoro la creatività è al servizio di ciò che funziona o non funziona, mi spiego meglio. Nella grafica e nella comunicazione è importante trovare il giusto equilibrio, è indispensabile che il servizio che offri e il prodotto che crei risulti in primo luogo funzionale, la creatività in questo caso deve quasi essere “dosata” perchè è indispensabile prima di ogni oltra cosa, che la comunicazione funzioni: ciò che il prodotto che creo ha da dire lo deve fare in modo semplice ed efficace. In un certo senso si mette più alla prova la creatività quando si hanno delle regole da rispettare, quindi per trovare la giusta ispirazione è necessario tantissimo studio. Studio di quello che voglio comunicare, di come altri lo hanno comunicato in passato e di come lo comunicano nel presente, cercando in fine di realizzare qualcosa di funzionale, bello e pulito. Questo vale per la grafica; per l’illustrazione ci sono forse meno “regole” e più fantasia, ma comunque anche in questo caso, l’ispirazione arriva dallo studio. Al momento ciò che mi aiuta di più in entrambi i casi (sia nella grafica che nell’illustrazione) è usare i libri per trovare delle reference (albi illustrati o libri di branding, poster, illustrazione), la ricerca visiva è fondamentale per trovare la giusta ispirazione. Molti dei progetti che seguo in realtà trovano la collaborazione di altre menti, spesso quella di Luca Desiderato, mio compagno e videomaker, e questo mi aiuta nella creatività e anche nell’esecuzione di un lavoro.
Come descriveresti la tua arte?
In realtà io non mi ritengo un artista, e ciò che creo è talmente diverso ogni volta, che quasi non risulta fatto dalla stessa mano. L’artista secondo me è una persona che riesce a trasmettere delle emozioni tramite il media che usa, e in ogni opera si riesce a trovare un comune denominatore, si riesce cioè a identificarne lo stile. Il mio modo di operare invece è diverso, anche quando illustro, disegno o dipingo, quando progetto un logo o un intero brand, la mia professionalità e creatività è al “servizio” del committente. Rispetto alla personalità di quest’ultimo, a ciò che desidera, io mi adeguo, non solo nel soggetto ma anche proprio nello stile.
Il lavoro che hai fatto e di cui ne vai più fiera?
Ma in realtà non c’è nè mai uno, mi rendo che quando vado fiera di un lavoro e passo al successivo, guardando indietro ai precedenti lavori penso sempre che ci sia qualcosa che potevo migliorare. penso sia normale. Il più delle volte i progetti fatti in gruppo sono quelli più stimolanti e che nel tempo continuiamo a darmi soddisfazioni. Uno degli ultimi è Making Of Magazine una rivista appena nata che parla di backstage del mondo audiovisivo con una grafica accattivante progettata in team, mentre se devo guardarmi indietro un bellissimo progetto del è stato quello di Luci su Vieste del 2021, 10 artisti chiamati a progettare 10 luminarie identificative di un Paese del Mondo.
Cosa ti piace del tuo mestiere?
Cambia sempre, è tutto in divenire, bisogna aggiornarsi costantemente, e questo è molto stimolante.
Sogno nel cassetto?
Non penso di averne uno nello specifico a lungo termine, cambiano spesso, perchè cambiano le esigenze, ma anche le cose che si amano fare.
Progetti futuri?
I progetti che stiamo portando avanti con la nostra associazione (https://www.culturelabs.it/) sono diversi con diverse tematiche: abbiamo il progetto DNAofMUsic che si occupa di fare divulgazione scientifica attraverso la trasformazione del codice genetico in musica, un bellissimo progetto ideato da Andrea Desiderato (biologo marino barese, ora professore all’Università di Łódź, in Polonia – https://www.culturelabs.it/dna-della-musica/); un altro progetto di cui andiamo fieri e che ho già accennato è https://www.makingofmagazine.it/ un portale con interviste esclusive ai tecnici del settore audiovisivo, che si occupa di raccontare il dietro le quinte di film e serie televisive, con tutorial e backstage dal mondo selezionati. Un progetto in cui crediamo e che al momento è anche il più impegnativo a livello di costanza e aggiornamento.