VINCENZO CROCITTO

VINCENZO CROCITTO Nato a Bari il 25 settembre 1982, Vincenzo Crocitto ha intrapreso un percorso formativo e professionale variegato e ricco di esperienze. Dopo aver conseguito la maturità classica, ha ottenuto la laurea triennale in Scienze Storiche e Sociali, che gli ha fornito una solida base culturale. Nel 2007, Vincenzo ha avviato la sua carriera come redattore, dopo aver acquisito competenze nel settore dell’intrattenimento lavorando come animatore turistico. La sua passione per la comunicazione lo ha portato, nel settembre del 2008, a trasferirsi a Roma per seguire un master privato in Comunicazione e New Media, dove ha ottenuto anche un attestato di merito. Durante la sua permanenza a Roma, ha collaborato con la TPF TELEMACO, contribuendo come sceneggiatore alla realizzazione del docufilm “The Summit”, che è stato finalista nella categoria documentari al Festival di Berlino nel 2012. La sua carriera di redattore ed esperto di editing si è sviluppata fino a luglio del 2022, lavorando per numerose riviste nazionali specializzate nel settore dello spettacolo e della televisione. Tra il 2015 e il 2019, Vincenzo ha ricoperto anche il ruolo di segretario dell’Asd Atletico 2000, dimostrando la sua versatilità e capacità di adattarsi a contesti differenti. Nel luglio 2021, è tornato a vivere a Bari, dove continua a dedicarsi ai suoi progetti editoriali, ampliando il suo raggio d’azione. Appassionato di calcio, wrestling, serie TV e, naturalmente, scrittura, Vincenzo ha maturato una vasta esperienza come addetto ai lavori nel settore del gossip. La sua lunga carriera di articolista lo ha visto impegnato anche in ambiti come politica, attualità, cucina, cronaca nera, lifestyle e interviste, dimostrando una notevole capacità di trattare tematiche diversificate con competenza e professionalità.

Quali sono stati i momenti più significativi del tuo percorso universitario in Scienze Storiche e Sociali?

Il periodo universitario è stato quello della “spensieratezza” e della voglia di conquistare il mondo. Sono stato fortunato, sul mio percorso ho incontrato degli accademici strepitosi e la mia esperienza è stata intensa, indimenticabile. Il potere della cultura a portata di studente. L’esame che ricordo sempre con enorme piacere è stato quello di Storia Medievale, un vero ottovolante di emozioni, culminate con un buon voto. Sicuramente il momento più significativo è stato quello della laurea, una giornata memorabile, una grande emozione soprattutto per la mia famiglia.

Come l’esperienza come animatore turistico ha influenzato le tue competenze di comunicazione?

Sono sempre stato un tipo socievole, espansivo, a tratti logorroico. Sicuramente l’esperienza nel mondo dell’animazione ha perfezionato i miei tempi nel modo di comunicare, ha smussato gli angoli tipici dell’irrequietezza giovanile. Ho imparato a parlare davanti a un pubblico con in mano un microfono, vincendo una certa timidezza latente. Ho fatto tesoro di quelle esperienze. Facendo per qualche anno l’animatore ho potuto sperimentare sulla mia pelle che cosa significasse lavorare, rispettare delle gerarchie professionali e degli orari: non da meno poter guadagnare dei soldini tutti miei. Ho stretto amicizie importanti. Una grande soddisfazione. Ricordi bellissimi da custodire gelosamente per tutta l’esistenza.

Qual è stata la tua prima esperienza significativa come redattore e come ti ha formato professionalmente?

Lo stage svolto tra la fine del 2008 e il maggio del 2009 a Roma per la Telemaco mi ha permesso di lavorare sul campo, nel vero senso della parola. Ricerche, interviste, incontri, impedimenti, viaggi, litigi, notti insonni, risate. Nel mio bagaglio di esperienze è entrato davvero di tutto: come dimenticare la realizzazione, non senza intoppi, dell’inchiesta sul G8 di Genova che poi si è trasformata nel film documentario The Summit, finalista al Festival del cinema di Berlino nel 2012. Quante interviste “impossibili” ho realizzato, quanta gente ho incontrato durante quell’inchiesta. Però di quell’esperienza in stage rimane soprattutto la nascita di amicizie solide, uniche, con persone che sono nel mio cuore. Alcune di loro sono ancora pienamente nella mia vita e ne sono felice.

Puoi raccontarci una storia interessante o un aneddoto dal tuo lavoro come redattore per riviste di spettacolo e TV?

Indimenticabile il mio appostamento (con tanto di fotografo al seguito) fuori da un famoso albergo di Roma nell’attesa che arrivassero George Clooney ed Elisabetta Canalis che all’epoca facevano coppia fissa (dicembre 2009 se non ricordo male). Non siamo riusciti a portare a casa il servizio, ma che frullatore di emozioni quel giorno, mi sono sentito un vero reporter d’assalto.

Come il master in Comunicazione ha arricchito le tue competenze professionali?

Il Master alla Eidos ha dato una spinta decisiva per l’inizio della mia carriera di redattore. Ho lasciato Bari con una borsa di studio della Regione Puglia per trasferirmi a Roma con la classica valigia piena di sogni, poi diventati realtà. Ho acquisito conoscenze giornalistiche importanti, ho avuto la fortuna di avere degli ottimi maestri e l’esperienza in stage ha permesso di trasformare la semplice passione per la scrittura in un vero lavoro. Ha segnato il passaggio dall’età della giovinezza a quella della maturità.

Quali opportunità ha portato la tua permanenza a Roma nella tua carriera?

Alla città di Roma devo tutto: lì per 15 anni ho vissuto esperienze belle e brutte, sono caduto e mi sono rialzato, sono stato protagonista in diversi progetti editoriali di respiro nazionale e non solo. Ho conosciuto tante persone splendide, ho sperimentato il vivere fuori casa, ho iniziato una carriera redazionale di rilievo, ho avuto modo di essere me stesso, di combattere per impormi. Ho posto le basi per le classiche “solide realtà”, ma soprattutto Roma è la città dove ho conosciuto mia moglie e dove è nata mia figlia. Sono partito per la Capitale quando ero soltanto un ragazzino pieno di idee e sono tornato a Bari da uomo realizzato.

Cosa ti ha spinto a lavorare come segretario dell’Asd Atletico 2000 e quali competenze hai acquisito in quel ruolo?

Quando ho cominciato a lavorare per l’Atletico 2000 ero reduce da un periodo non troppo fortunato a livello professionale. Mi hanno accolto sin da subito come una persona di famiglia e io mi sento ancora tale perché l’Atletico 2000 e le persone che animano questa importante società, sono “famiglia” per me. Ho potuto lavorare nel mondo del calcio, capirne le dinamiche, inoltre ho acquisito soprattutto competenze gestionali che ho fatto mie. Quei quattro anni sono stati quelli della definitiva maturazione umana e lavorativa. Ho imparato tanto, ho dato tutto me stesso. È stata la mia isola felice, ho riso tanto, ho respirato, sono rinato grazie all’Atletico 2000.

Come riesci a bilanciare il tuo interesse per lo sport con la tua carriera editoriale?

Oggi non mi definirei un tipo sportivo per una lunga serie di motivi, ma da ragazzo, oltre ad amare con tutto me stesso il calcio, ho giocato a basket e mi piaceva sperimentare anche altre discipline sportive. Anche se a livello editoriale ho appena sfiorato il mondo dello sport occupandomi maggiormente di tv e spettacolo, mi piace rimanere informato quotidianamente soprattutto sul calcio. Poi, sono un tifoso, il mio idolo è Roberto Baggio, mi piacerebbe un giorno scrivere un libro su di lui.

Quali sono i tuoi progetti editoriali attuali a Bari e quali nuovi obiettivi ti sei prefissato?

In questo momento della mia vita sono concentrato sulla scrittura di libri: il telefono non squilla più così tanto come qualche anno fa, la crisi dei giornali ha toccato anche me. Purtroppo finché ci sarà gente che presta la propria opera gratuitamente sarà difficile trovare una collaborazione stabile e ben remunerata. Forse ho messo la parola fine sulla mia carriera redazionale, ma non di certo per colpa mia. Per questo motivo ho in mente un piccolo progetto imprenditoriale che spero di realizzare a breve. Intanto ho registrato un marchio e speriamo che la fortuna mi assista.

In che modo il ritorno a Bari ha influenzato la tua creatività e produttività?

Tornare nella mia città d’origine è coinciso con un nuovo inizio: ho potuto riabbracciare la mia famiglia e i miei amici storici dopo il duro periodo della pandemia. Ho avuto modo di stringere nuovi legami di amicizia con persone speciali. Il ritorno a Bari ha sicuramente riportato in vita una parte di me, quella della fanciullezza e quindi sono tornati alla luce migliaia di ricordi che sono un tesoro prezioso e sono fonte di ispirazione. Bari ha anche dato impulso alla creazione di nuove idee, al lancio dei miei libri. Bari è la mia città. Qui ho le mie radici, sono legato a Bari in maniera viscerale, mi sento parte del tessuto urbano e voglio dare il mio contributo. E poi qui c’è il mare, il mio elemento.

Come la tua passione per il calcio, il wrestling e le serie TV influenza la tua scrittura e le tue scelte professionali?

Le passioni influenzano positivamente la mia scrittura e mi aiutano nella stesura di storie e romanzi, anche quelli che non ho ancora portato alla conclusione oppure semplici riflessioni sul mondo. Sono parte integrante del mio vissuto lavorativo e lo saranno anche nel prossimo futuro. Le passioni rappresentano però anche il momento di svago, insomma quando metto in stop la giornata, i problemi e dedico del tempo a me stesso e alla mia famiglia.

Puoi condividere qualche esperienza significativa dal tuo lavoro nel settore del gossip e della cronaca nera?

Oltre al già citato appostamento a caccia della Canalis e di Clooney, ricordo con piacere la conferenza stampa di presentazione de L’Isola dei Famosi del 2010 a Milano. Ero molto intimidito quel giorno, mi sentivo stranamente inesperto: però, poi, avevo preso coraggio ponendo un quesito a Simona Ventura che, prima di rispondere, si era complimentata con me per la domanda. Quel momento mi ha trasmesso fiducia, ho avuto la consapevolezza di aver fatto bene il mio lavoro. Poi, con i miei articoli di gossip sono finito spesso nella rubrica Spetteguless di Striscia la Notizia. Come dimenticare una bellissima intervista al mio mito Jerry Calà, una chiacchierata divertentissima. Però le interviste più esilaranti le ho fatte a Cristiano Malgioglio, persona di grande ironia e simpatia. Durante la mia carriera ho intervistato tanti personaggi famosi da Mara Venier ad Amadeus, da Bruno Vespa ad Albano Carrisi. Una volta, da inviato al Roma Fiction Fest al posto di intervistarlo, avevo rincorso Emilio Solfrizzi per chiedergli un autografo. Invece, le inchieste e gli articoli di cronaca nera sono una palestra importante per perfezionare la tecnica di scrittura, le capacità di ricerca, indagine: si ha la possibilità di confrontarsi con esperti di criminologia e non solo. È stata una gavetta fondamentale.

Quali sfide hai incontrato scrivendo su tematiche diverse come politica, attualità, cucina, lifestyle e interviste?

A parere mio non conta l’argomento, ma la tecnica di scrittura. Se hai quella puoi affrontare (con la giusta preparazione si intende) ogni colore della cronaca. Le interviste, invece, sono un sentiero minato perché il tuo interlocutore potrebbe essere poco loquace, poco esaustivo o esattamente il contrario, parlando per ore senza mai centrare il senso della domanda. Le interviste sono imprevedibili, però ricche di adrenalina, autenticità. Il redattore bravo poi deve portare a casa il risultato non venendo meno alle richieste dei propri capi. Deve rispettare le lunghezze dell’articolo richiesto, le tempistiche di consegna, riportare solo quello che viene dichiarato. Rimanere attento agli spunti che una dichiarazione può trasmettere e non seguire un copione. Ribadisco, non è affatto facile perché quando intervisti qualcuno rischi di perdere mordente per paura che l’intervistato si possa offendere. Invece bisogna essere in un certo senso “distaccati”, educati e professionali, sempre.

Qual è il tuo approccio nel trattare argomenti così vari e come mantieni l’attenzione e l’interesse dei lettori?

Cerco sempre di scovare la notizia partendo dal fatto accaduto. Oggi catturare l’attenzione dei lettori è molto complicato, le notizie viaggiano veloci e spesso sono ripetitive e di difficile comprensione. Lavorare nel gossip sicuramente ha fatto emergere anche un certo lato ironico del mio carattere, ma sempre rispettando le regole del redattore. Vengo dalla scuola che mette al primo posto la completezza dell’informazione, senza mistificare titoli o deviare il lettore con fake news. Sono disgustato da quei giornali che commettono errori di proposito per accrescere le visualizzazioni.

Infine parlaci dei tuoi libri…

I libri sono un tassello fondamentale della mia carriera e sono arrivati quando sembrava che la scrittura non fosse più parte integrante della mia vita. Ho scritto due romanzi carichi di significato, due storie che toccano anche il mio vissuto in maniera velata: in questi due romanzi (Trent’anni in Panchina, il primo e Lacrime e sigarette, il secondo) racconto di amicizia, dolori, rinascite, ma non scrivo mai una storia cercando di arrivare forzatamente a un lieto fine. Credo e quindi lo scrivo, invece, che la vita toglie e poi restituisce con gli interessi, non aggiungo altro. Infine, qualche mese fa su suggerimento di un amico, ho scritto un libro di favole e filastrocche senza illustrazioni (Mamma…mi leggi una storia?), lasciando volutamente delle pagine bianche così da poter consentire ai piccoli lettori di disegnare i personaggi narrati. Un tentativo narrativo diverso dal solito. Scrivendo libri riesco a dare sfogo alla parte più nascosta del mio carattere, sono per me come una seduta dallo psicologo. Non mi pongo limiti o freni, mi sento libero

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